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giovedì 6 giugno 2024

Serie "Historic Prog Bands Live in Italy" - Capitolo 88 - Yes live in Padova, Gran Teatro Geox, 08.05.2024 (a great gift by Albe)

THE CLASSIC TALES OF YES TOUR 2024

Questa volta il nostro amico e collaboratore Albe (nonché presenza costante nei commenti) ha fatto un vero colpaccio: mi ha inviato i file con la registrazione audio dell'intero concerto degli Yes al Teatro Geox di Padova + 2 video. Insomma, tenuto conto che lo show risale all'8 maggio scorso si tratta veramente di una chicca da condividere con tutti gli amici della Stratosfera e gli amanti del grande prog britannico. Vero è che gli Yes "storici" sono oramai limitati al solo Steve Howe che, con le sue 77 primavere, non dà segni di cedimento. Naturalmente non nego di avere un filo di invidia per Albe che ha assistito a questo grandioso concerto. Per chi come me non era presente, così come nelle altre tappe del mini tour italiano (5 maggio a Roma, 6 maggio a Milano e 8 maggio, per l'appunto, a Padova) dovrà accontentarsi, si fa per dire, della registrazione audio. Ed ora veniamo alla tracklist.

Yes live in Padova, Gran Teatro Geox, 08.05.2024


TRACKLIST CD 1

01. Machine Messiah
02. It Will Be a Good Day (The River)
03. Going for the One
04. I’ve Seen All Good People
05. America (Simon & Garfunkel cover)
06. Time and a Word
07. Don’t Kill the Whale
08. Turn of the Century

TRACKLIST CD 2

09. South Side of the Sky
10. Cut From the Stars
11. The Revealing Science of God (Dance of the Dawn) / The Remembering (High the Memory) / The Ancient (Giants Under the Sun) / Ritual (Nous sommes du soleil)
12. Roundabout
13. Starship Trooper

VIDEO:

01. Roundabout
02. Steve Howe guitar solo


FORMAZIONE:

Steve Howe - electric and acoustic guitars
Geoff Downes - keyboards, vocals
Jon Davisob - lead vocals
Billy Sherwood - bass
Jay Schellen - drums


‘The Classic Tales Of Yes Tour’ ha visto lo storico gruppo presentare dal vivo molti dei suoi iconici brani tratti dall’influente e pionieristico catalogo dei membri della Rock and Roll Hall of Fame, un repertorio che copre oltre 50 anni di storia della musica, oltre ai brani dell’ultimo acclamato album, ‘Mirror Of The Sky’, pubblicato lo scorso maggio. L’artista Roger Dean si è unito al tour con una mostra d’arte correlata (non so se la mostra era in visione anche a Padova). Dean ha venduto in tutto il mondo più di cento milioni di copie delle sue magistrali opere d’arte, che raffigurano suggestivi paesaggi ultraterreni. Una di queste appare proprio sulla copertina del recente album della band. In occasione del tour 2024 Steve Howe, il cui sodalizio con gli YES è iniziato nel 1971 con la pubblicazione di "The Yes Album"  (prima di lui c'era Peter Banks), insieme a Geoff Downes, membro della formazione dell’era ‘Drama’ del 1980, sono affiancati da Jon Davison, voce principale degli YES da oltre un decennio (praticamente un clone di Jon Andreson). Completano la formazione Billy Sherwood al basso – scelto dal bassista originale Chris Squire – e Jay Schellen, – che ha lavorato a stretto contatto con lo scomparso Alan White – alla batteria.


Giornali, siti web e blog hanno dato ampio spazio a questa serie di concerti italiani, peraltro molto attesi dai fan. Prova ne è che sono stati tutti sold out. Vi riporto alcune parti della recensione del concerto di Padova così come l'ho trovata sul sito "Rock Nation" il 14 maggio scorso. Ringrazio e mi complimento con l'autore, Luca Cremonesi. Alcune foto me le ha inviate Albe, altre sono state scattate da Michele Arduini. la recensione completa la potrete leggere qui.


"Se ci fosse la possibilità di certificare i gruppi musicali con un bollino di qualità, come accade per i cibi pregiati, gli YES meriterebbero, senza dubbio alcuno, quello del Prog, in quanto sono una band a Denominazione di Origine Garantita e Controllata. Una vera DOGC insomma. A confermare quanto si va dicendo, c’è l’ulteriore alta qualità musicale della data di Padova al Gran Teatro Geox di mercoledì 8 maggio. Un plauso a chi ha deciso di portare questo tour anche nel nostro Paese, dove esperienze musicali particolari, soprattutto live, sono sempre più rare. Quello di Padova, nel dettaglio, è stato un concerto atteso fin troppo, dato che le contingenze che l’hanno funestato sono state tante: la pandemia prima, poi alcune tristi vicissitudini della band. Un live che era stato programmato quattro anni fa, e che l’8 di maggio si è finalmente svolto.


Venendo al concerto, si è trattato dell’ennesima piacevole conferma che gli YES portano avanti, con orgoglio e tenacia, la loro storia intrisa di suoni che oggi sembrano davvero lontani anni luce. Il Prog, infatti, appare sempre più una musica da epoca antica. Non solo per il pubblico che segue, dove non è presente un giovane sotto i 30 anni neppure a pagarlo; ma anche per la filosofia che si trova a sorreggere questo mondo sonoro. Al senso e significato di un’esperienza musicale che richiede pazienza e ascolto, si aggiunge la naturale complessità dei suoni che ne caratterizzano il mood. Quella degli YES è una band dal passato glorioso, che in parte viene ripercorso in questo concerto, con l’esecuzione di brani presi da alcuni degli album più significativi della loro lunga produzione, ma da sempre considerata di nicchia, quanto meno nel Bel Paese. 


Il concerto di Padova, fedele riproposizione di quanto messo in scena nelle altre date italiane, è stato composto da una scaletta di 13 brani, tutti della durata, in media, di 8/9 minuti. Delle vere e proprie galoppate con tastiere, giri infiniti di batteria, e lunghi soli di chitarra, suonati da una vera icona della musica contemporanea, e cioè Steve Howe. Il Nostro ha 77 anni compiuti. È magro come un chiodo, con il fisico di una persona anziana, tanto che se lo si vedesse a un semaforo, intento ad attraversare la strada, ci si attiverebbe per aiutarlo. E invece…E invece Howe suona per oltre due ore, senza l’aiuto di nessun altro chitarrista. Sorregge, da solo, tutto lo show, sia come presenza scenica, sia come ossatura dei brani proposti, cambiando almeno due chitarre all’interno di ogni singola esecuzione, senza scordare un passaggio con la Steel. Il tutto con un semplice aiuto solo per indossare le varie chitarre, più per rispetto dovuto che per vera esigenza generata da reali difficoltà, da un fedele tecnico che lo segue come un’ombra, e che conosce a memoria ogni suo movimento. Vederli lavorare così coordinati e in simbiosi, è quasi commovente.


Il concerto è uno show ben calibrato, nel quale trovano spazio pezzi presi da album di epoche diverse. I grandi classici, e cioè “Fragile” e “The Yes Album”, sono presenti con due pezzi a testa. In particolar modo la chiusura, affidata a “Roundabout” (da “Fragile”) e “Starship Trooper” (da “The Yes Album”), che strappano applausi a un pubblico composto, mai sopra le righe – se non per qualche ultras da stadio che fischia come se non ci fosse un domani, assordando chi si trova davanti. In sala c’era un pubblico preparato, colto e attento, formato da amanti ed estimatori della band, che accetta, quasi in modo rigoroso, di non usare troppo il cellulare, come richiesto all’inizio dello show. 


Il resto del concerto, come si diceva, è una bella perfezione, costruita e messa in scena da una band fatta di componenti che, a vario titolo, e in varie epoche, sono entrati a far parte del gruppo, ne hanno sposato a pieno filosofia e mondo sonoro. a prima parte dello show è più melodica, con tendenze marcate al Prog Rock, con alcune concessioni alle ballad, genere che spinge Howe a sfoderare anche chitarre spagnole. 
Quando accorda quella chitarra, e suona tutte le corde insieme, inevitabilmente si sente il tocco che ha caratterizzato la parte centrale di “Innuendo” dei Queen. “Going for the One” e “I’ve Seen All Good People” sono puro divertimento sia per chi ascolta, sia per il chitarrista, che non solo esegue in modo perfetto il compito, ma lo arricchisce di presenza scenica che non ti aspetti da un uomo che appare, all’uscita sul palco, molto precario. Dopo la cover di Simon & Garfunkel “America”, spazio al Prog nudo e crudo, con tanto di suite che determina il momento più intenso di quello show. 


A quel punto siamo tutti con le mani al cielo, perché non si può restare fermi davanti a così tanti suoni che, eseguiti tutti insieme, riempiono il Geox di Padova. Ci si rende conto che questa musica oggi non solo è fuori tempo, ma forse lo è sempre stata, ed è per questo che, tolto qualche anno di successo mainstream, è sempre e comunque rimasta un’esperienza musicale circoscritta a fan attenti. La chiusura, come già detto, è affidata a due grandi classici, ma anche a una coralità di intenti che è maggiore di quella che ha caratterizzato tutta l’esecuzione della serata. Sarà il valore intrinseco dei due brani, o sarà la consapevolezza che il live si avvia alla conclusione, ma il pubblico è tutto conquistato, e lascia andare le briglie. Senza eccedere, s’accende, si alza in piedi, e la scintilla del Prog torna a brillare"


CONCLUSIONI
E qui concludo io, facendo alcune riflessioni. Sono certo che Albe e tutti coloro che hanno assistito al concerto avranno provato delle belle e forti emozioni. Personalmente provo troppo affetto per questa gloriosa band per lasciarmi andare a critiche pesanti. Ci troviamo però innegabilmente di fronte ad una "cover band" di altissimo livello (e non è un caso isolato) che accompagna l'unico superstite della storica band, il chitarrista Steve Howe, ancora dotato di una tecnica mostruosa. Fuori Jon Anderson, Bill Bruford e Rick Wakeman, scomparsi Chris Squire e Alan White, cosa è rimasto oggi di questa bandiera del prog rock inglese? Vogliamo parlare di Jon Davison, ex Glass Hammer, l'ultimo cantante dalla voce praticamente uguale a quella dell'altro più celebre Jon? Ha senso ricreare con figure completamente nuove il marchio "YES" e il loro sound degli anni '70? Dal 1969 ad oggi la formazione degli Yes è stata più volte rimaneggiata, per mille ragioni, ma oggi, nel 2024, mi chiedo se abbia ancora senso proseguire con queste "operazioni nostalgia" oppure confinare i bei ricordi nella vasta produzione discografica. Credo che andrò a riascoltarmi "Yessongs". La domanda è questa: abbiamo ancora bisogno degli Yes? Certo, è bello riascoltare dal vivo "Starship Trooper" con la stupenda "Wurm" in coda, ma purtroppo non si può fermare l'orologio del tempo. Questo vale anche per numerose altre band (dagli Stones in avanti) con musicisti orami prossimi agli 80 anni. Il dibattito è aperto. Se sono stato troppo cattivo ditemelo nei comenti. Ultimo ringraziando ad Albe per la preziosa collaborazione. Da una veloce occhiata sul tubo e sul web mi sembra di non aver visto questo concerto pubblicato nella sua integrità. Bene così. Un'altra stelletta al merito per la Stratosfera. Buon ascolto, cari amici.


LINK Yes live in Padova 2024 - CD 1
LINK Yes live in Padova 2024 - CD 2
LINK Yes live in Padova 2024 - Video

Post by George - Music by Albe (thanks friend)


mercoledì 26 febbraio 2020

Serie "Historic prog bands live in Italy" - Capitolo 64 - Yes - Palaeur, Roma, 23 aprile 1974


TRACKLIST CD1: 

01 Firebird Suite
02 Siberian Khatru
03 And You And I
04 Close To The Edge



TRACKLIST CD 2:

01 Intro to Revealing Science Of God
02 Revealing Science Of God
03 The Ancient
04 Intro to Ritual
05 Ritual


LINE-UP:

Jon Anderson -  vocals, tambourine
Steve Howe - guitars 
Chris Squire - bass
Rick Wakeman - keyboards 
Alan White - drums


BREVE PREMESSA by GEORGE
Dopo una pausa durata un paio di settimane la Stratosfera riapre i battenti con un post d'eccezione. Ringraziamo l'amico e collaboratore della Stratosfera, Pelino, per avere curato la pubblicazione di questo grande concerto dedicato agli Yes. Suoi sono i testi così come i file e le immagini del concerto romano. I suoni sono stati ritoccati e migliorati rispetto alle altre (pochissime a dire il vero) registrazioni di questo concerto in circolazione. Voglio consolare Pelino per l'incompletezza della registrazione del concerto da lui sottolineata: nessun bootleg esistente contiene i due bis "Roundabout" e "Starship Trooper". Peccato però. Per il primo tour della band inglese, risalente al 1971, vi rimando a queste vecchie pagine della Stratosfera (qui). E ora passiamo la palla al nostro amico Pelino che, lo voglio ricordare con un pizzico di invidia, ci scrive dalla assolata Barcellona, dove vive e lavora da anni. Grazie ancora per questa meraviglia.


RECENSIONE by PELINO
Dopo la serie completa dei concerti italiani risalenti al tour del 1971, già apparsa sul blog tempo fa, viene qui proposto il concerto al Palazzetto dello Sport (alias Palaeur) di Roma del 23 aprile, unica data italiana e ultima della tournée della primavera del 1974 che promuoveva l'uscita sul mercato del mastodontico doppio album "Tales From A Topographic Ocean". Si trattava di un doppio LP con una suite collocata su ogni facciata, titanica impresa mai più ripetuta nell'ambito del progressive rock. La particolarità di queste suite, allo stesso tempo già sviluppata nel precedente capolavoro "Close To The Edge", è la forma originale di comporre un brano di durata superiore ai 15 minuti. Mentre la maggior parte dei gruppi prog si cimentava nell'impresa di comporre una suite cucendo canzoni e brani strumentali di pochi minuti fino a coprire l'intera lunghezza della facciata dell'album (si pensi a "Tarkus" degli E.L.P o a "Supper's Ready"  dei Genesis), gli Yes scelsero un approccio totalmente diverso, creando una canzone sola, ma iper dilatata, dove ogni strofa e ritornello veniva espansa fino allo spasimo. Questo garantiva loro una maggiore coerenza ed omogeneità nel generare un pezzo puramente sinfonico, perfettamente integrato. Resta in questo caso la domanda se la quadruplicata ripetizione dello sforzo compositivo non abbia influito sulla creatività e originalità degli artisti e della capacità dell'ascoltatore di resistere alle quattro facciate dell'album. Per questo motivo le opinioni e i gusti si diversificarono, persino tra gli incrollabili estimatori di questo grande gruppo prog. Le divergenze erano evidenti: alcuni gridarono al miracolo, altri storsero il naso di fronte a questo "tsunami" di sinfonismo, per di più condito da filosofie orientaleggianti e oscure inserite nei testi delle canzoni.


Gli Yes, impavidi paladini, si gettarono in un tour mondiale  dove presentarono nella prima parte del concerto l'intero album precedente, il loro zenith "Close To The Edge" (dove ancora erano relativamente contenuti, proponendo solo una suite e due mini-suite). Nella seconda parte la band suonò tre (inizialmente tutte e quattro) suite tratte dal nuovo doppio album, giusto per mettere alla prova lo spirito progressive dei fans e mostrare il loro grande  professionismo, riproducendo dal vivo questi giganti sonori. Dirò di più: la dimensione live permise agli Yes di improvvisare ed espandere a piacere gli orizzonti sonori, al di là delle tassative limitazioni imposte dal vinile. Ovviamente non potevano mancare due bis quali Roundabout e Starship Trooper (mancanti sul bootleg), sicuri cavalli di battaglia, giusto una ventina di muniti in più per culminare l'ubriacatura del concerto. E fu un successo non da poco, come documentato dalla registrazione del Palaeur.


Purtroppo la modesta qualità sonora e la incompletezza della registrazione non aiutano a farsi una idea esatta della serata. Vi sono però dettagli importanti quali l'esplosione di applausi all'inizio e fine di ogni canzone, in contrasto con il silenzio religioso del pubblico mentre gli Yes suonano, un rapimento mistico (e sensuale?) che cattura ogni singolo spettatore di un palazzetto stipato all'inverosimile (erano anni in cui le misure di sicurezza non prevedevano un limite ragionevole di assistenti). Era la coscienza interiore di partecipare ad un concerto letteralmente storico? O forse l'educazione al rispetto verso artisti inarrivabili?
Gli Yes ripagarono questa venerazione con un concerto coi fiocchi, meritando un encomio speciale per la loro capacità di eseguire alla perfezione brani di grandi difficoltà tecniche e lunghezza, fornendo nel contempo ampio sfoggio della loro capacità d'invenzione e improvvisazione. Per queste ragioni non si ascoltano rivisitazioni calligrafiche dei solchi vinilici.


Quest'ultimo aspetto, che rende godibile l'ascolto di ogni loro singolo concerto dell'epoca, può essere stato determinato sia dalla impossibilità di riprodurre sul palco la complessità di tutti gli impasti sonori che permette una registrazione multitraccia in studio, sia dalla competitività furibonda tra il tastierista Rick Wakeman ed il chitarrista Steve Howe. Tale competizione influirà sulla scelta di Wakeman di abbandonare il gruppo (fino al 1977). Pertanto questo concerto rappresenta l'ultimo atto di questa fase evolutiva degli Yes ed acquista un valore storico ancor più grande. Non manca d'altro canto un segnale delle contestazioni dell'epoca, con il coro di "Fuori, compagni, mettetevi a sedere" (o qualcosa dl genere), che interrompe la introduzione di Anderson a The Ancient e provoca fischi e urla di ritorno.


Un appunto necessario sulla registrazione, già apparsa sul web, ma qui ritoccata ad hoc: è incompleta visto che mancano all'appello i due bis ed alcuni intervalli ed introduzioni tra le canzoni presenti. I 90 minuti registrati corrispondo quindi alla lunghezza del nastro disponibile. Inoltre il registratore era monofonico (annullata la dimensione spaziale e ambientale della musica) e con un  limitato spettro che minimizza le alte frequenze. Per fortuna non sono presenti distorsioni da elevato volume sonoro, che in alcuni casi rendono inascoltabile registrazioni amatoriali come questa. Una attenta analisi (e lavoro scrupoloso) mi ha permesso di migliorare la resa sonora, aggiustando alla perfezione il tono e la lunghezza dei brani e rimuovendo, ove possibile, tutti i rumori molesti causati dal movimento del microfono, così come le improvvise variazioni di volume e di fase. Questo è quanto al momento disponibile, sufficiente per un ascolto godibile. Se qualche frequentatore della Stratosfera fosse in possesso di versioni alternative o migliori, materiale grafico e recensioni (introvabili sul web), sarà il benvenuto. Con questo ho concluso. 
Vi auguro buon ascolto.


LINK CD 1
LINK CD 2

Post by George - Words & Music by Pelino


giovedì 27 ottobre 2016

Serie "Historic prog bands live in Italy" - Capitolo 5 - Yes - Italian Tour 1971 (superpost)


I questa tornata sono protagonisti nientemeno che gli Yes, sicuramente tra o gruppi più amati dagli appassionati del progressive rock, longevi come non mai e ancora in grado di toccare le nostre corde emotive. Ebbene, gli Yes giunsero per la prima volta in Italia nel lontano 1971, in occasione del tour promozionale dello storico "The Yes Album" (3°album in ordine di tempo). Fecero tre soli concerti: il 9 maggio a Roma, il 10 maggio a Milano e ancora a Roma l'11 maggio (strano percorso...). Si esibirono nei teatri, per la precisione al Brancaccio di Roma e al Lirico di Milano. Tutti e tre i concerti sono qui documentati, per la gioia dei collezionisti e dei "completisti". Non sono degli inediti, però erano sparsi per il web. L'occasione è stata quella di raccogliere in questo superpost sia le registrazioni che le copertine e le immagini del tour. Ogni file contiene l'intero concerto (album wrap). Voilà! ! 


La scaletta proposta nelle tre serata è assolutamente identica e attinge a piene mani dal disco da poco pubblicato "The Yes Album" (19 febbraio 1971), un autentico capolavoro. L'apertura è affidata alla celebre "Also Sprach Zarathustra" di Richard Strauss, colonna sonora del film di Stanley Kubrick "2001 Odissea nello spazio"  (da qui il titolo 2001 indicato sulla copertina del bootleg del 9 maggio). Voleva forse essere il preludio ad un concerto "spaziale"? Parrebbe proprio di sì, ascoltando la grandezza e la freschezza degli Yes  in questi concerti della loro prima (o seconda?) era. In formazione ancora Tony Kaye alle tastiere (Rick Wakeman, ancora negli Strawbs, entrerà nell'organico nel giro di qualche mese per registrare il capolavoro "Fragile"). Troviamo invece la new entry Steve Howe, subentrato a Peter Banks proprio per le registrazioni di "The Yes Album". L'attacco di chitarra in Yours Is No Disgrace è da brivido. 


Le uniche concessioni al passato sono Everydays (composta da Stephen Stills) tratta da "Time And A Word" e America, una rivisitazione in chiave prog del celebre brano di Simon & Garfunkel, pubblicato dagli Yes come singolo nel 1971. Peccato veramente che in questo tour promozionale non venga proposto il capolavoro dell'album, Starship Trooper, che diventerà invece un punto fermo in tutti i successivi concerti degli Yes. Procediamo dunque con la presentazione di queste tre storiche performance, in ordine cronologico. Come potete vedere ho anche recuperato le copertine dei bootleg. La qualità delle registrazioni è assolutamente variabile: piuttosto scarsina quella del 9 maggio, dignitose le altre due. Caspita, mi accorgo ora che sono solo trascorsi 45 anni. Cosa volete che sia. 

Concert # 1:
 Yes - Teatro Brancaccio, Roma, 9 maggio 1971


TRACKLIST:

01. Also Sprach Zarathustra (2001 Space Odissey) Opening
02. Yours Is No Disgrace
03. I've Seen All Good People
04. The Clap / Classical Gas
05. Perpetual Change (incl. drum solo)
06. Everydays (incl. keyboards solo)
07. America


LINE-UP

Jon Anderson - lead vocals, percussion
Chris Squire - bass guitar, vocals
Steve Howe - electric & acoustic guitar, vocals
Tony Kaye - piano, organ, Moog
Bill Bruford - drums, percussion


Concert # 2
Yes - Teatro Lirico, Milano, 10 maggio 1971



TRACKLIST:

01. Also Sprach Zarathustra (2001 Space Odissey) Opening (cut)
02. Yours Is No Disgrace
03. I've Seen All Good People
04. The Clap
05. Perpetual Change
06. Everydays
07. America



Come si usava all'epoca, si tenevano due spettacoli nello stesso giorno,il primo alle 16,00 e il secondo alle 21,30. Scusate, avete notato chi c'era in cartellone in quel fantastico 1971?

Concert # 3
Yes - Teatro Brancaccio, Roma, 11 maggio 1971



TRACKLIST: 

01. Also Sprach Zarathustra (2001 Space Odissey) Opening
02. Yours Is No Disgrace
03. I've Seen All Good People
04. The Clap / Classical Gas
05. Perpetual Change / drum solo
06. Everydays part 1
07, Everydays part 2
08. America




E' tutto amici. Gli Yes ritorneranno in Italia nel 1974 per una sola data (23 aprile), al Palazzo dello Sport di Roma, in occasione dello stupendo "Tales from Topographic Oceans" tour. Prossimamente sulla Stratosfera. Per il momento vi auguro come sempre buon ascolto e buona abbuffata.


Link Roma, 9 maggio 1971
Link Milano, 10 maggio 1971
Link Roma, 11 maggio 1971

Post by George