prologo
questo post è rimasto "fermo" per tanto, troppo tempo...
non sapevo proprio da dove partire per introdurre i Franti, gruppo per me fondamentale e di assoluto valore artistico; ho pensato di farlo in modo indiretto e, perciò, mi scuso in anticipo per lo spazio "Stratosferico" che occupo nelle righe successive (sperando di non essere licenziato dal Capitano...;-)
premessa di Odiladilu
ho una certa età
(sigh!) e alle spalle quasi mezzo secolo di scelte musicali “coscienti”… i 45
giri e un mangiadischi che masticava tutto quanto passava dalla hit-parade… la scoperta dei long-playing (il 1° fu Led Zeppelin III) , del
registratore e delle trasmissioni radiofoniche alternative (“per voi giovani”, “popoff”…
fino alle radio libere) … sono cresciuto
leggendo quasi tutto ciò che di musicale
passava in edicola e nei circuiti di distribuzione "alternativa" (un vizio che mi accompagna tutt’oggi), ascoltando/comprando gran
parte della musica che vi circolava (ah, se solo avessi tenuto tutti i dischi
che mi son passati tra le mani…) : dal rock alla psichedelica, dalla west-coast
al progressive europeo, al rock-sudista, canterbury, il folk-jazz-rock-blues, la musica
“totale” tedesca, lo zehul franco-belga, il R.i.o., il punk, la "nuova onda",
la musica “industriale”, le musiche “del mondo”, l'avanguardia, l'impro... fino a quando decisi di dedicarmi quasi
esclusivamente alle produzioni musicali italiane (fine’80)... acquistando sempre, comunque, con lo sguardo obliquo della
passione per le note “strambe” e poco frequentate… pensandola, anche come una forma indiretta di sostegno.
Come qualsiasi altro appassionato ascoltatore, potrei citare decine e decine di gruppi a cui mi sento particolarmente legato e di cui ho seguito la vita artistica ma, per essere concreto e rimanere nella Stratosfera, posso dire di non aver mai amato gran parte dei gruppi che
solitamente sono in cima agli elenchi di letteratura storica riferita al periodo
progressive, i miei riferimenti erano altri (Dedalus,
Aktuala, Opus Avantra, Saint Just, Cidielle, Napoli Centrale ... ) e così è stato anche negli anni seguenti, con
la scoperta di nuove musiche “altre” (Art Fleury, Cudù, T.a.c., Confusional Quartet, Gronge,
Detonazione, La1919… ) e quelli successivi ancora (Dissoi Logoi, Ella Guru, Anatrofobia, Calomito, Mariposa...), e così via, fino ad oggi e spero... domani.
Ci sono però delle musiche, dei dischi che ti "cambiano la vita", perchè ti allargano gli orizzonti, ti offrono nuovi punti di osservazione, altre coordinate di riferimento...
qualcosa di nuovo forse, qualcosa da scoprire e leggere tra le pieghe dei suoni e delle parole, qualcosa che forse non conoscevi, ma che ti entra in profondità perchè ti appartiene... ed è sicuro che ognuno di noi ha avuto i propri di "incontri"...
per me avviene quando ricerca e sperimentazione musicale sono coniugate con l'anima sociale delle genti e del mondo, attraverso le loro storie e i nostri umori, con le loro voci e i nostri sogni... e se facessimo il solito giochino dell'isola deserta, o meglio, se dovessi tracciare un percorso ideale dei progetti artistici irrinunciabili, perchè son parte essenziale della mia vita... allora direi: gli Area per gli anni '70, i Franti (e progetti collaterali) per gli anni '80, le Officine Schwartz per gli anni '90, e poi, per il nuovo millennio... non sò... forse i Deadburger (se il loro triplo cd in arrivo confermerà le mie speranze...)
Perchè racconto tutto ciò?
intanto per evidenziare la mia assoluta e convinta parzialità nei confronti dei FRANTI e per accennare a qualche coordinata di future e "stratosferiche" proposte musicali... e poi, anche se non è mia intenzione aprire un dibattito sull'argomento e tantomeno su artisti, periodi e scene musicali, vorrei offrire, con questa premessa, qualche spunto di riflessione a chi frequenta "di corsa" questo spazio virtuale o, peggio, ne approfitta per fini personali poco nobili (leggi qui) ricordando loro che dietro al "post by...." c'è sempre una persona con la sua storia e le sue passioni, ma sopratutto gli Artisti con le loro musiche, i loro progetti, le loro fatiche (tante) e i loro sogni...
qualcosa di nuovo forse, qualcosa da scoprire e leggere tra le pieghe dei suoni e delle parole, qualcosa che forse non conoscevi, ma che ti entra in profondità perchè ti appartiene... ed è sicuro che ognuno di noi ha avuto i propri di "incontri"...
per me avviene quando ricerca e sperimentazione musicale sono coniugate con l'anima sociale delle genti e del mondo, attraverso le loro storie e i nostri umori, con le loro voci e i nostri sogni... e se facessimo il solito giochino dell'isola deserta, o meglio, se dovessi tracciare un percorso ideale dei progetti artistici irrinunciabili, perchè son parte essenziale della mia vita... allora direi: gli Area per gli anni '70, i Franti (e progetti collaterali) per gli anni '80, le Officine Schwartz per gli anni '90, e poi, per il nuovo millennio... non sò... forse i Deadburger (se il loro triplo cd in arrivo confermerà le mie speranze...)
Perchè racconto tutto ciò?
intanto per evidenziare la mia assoluta e convinta parzialità nei confronti dei FRANTI e per accennare a qualche coordinata di future e "stratosferiche" proposte musicali... e poi, anche se non è mia intenzione aprire un dibattito sull'argomento e tantomeno su artisti, periodi e scene musicali, vorrei offrire, con questa premessa, qualche spunto di riflessione a chi frequenta "di corsa" questo spazio virtuale o, peggio, ne approfitta per fini personali poco nobili (leggi qui) ricordando loro che dietro al "post by...." c'è sempre una persona con la sua storia e le sue passioni, ma sopratutto gli Artisti con le loro musiche, i loro progetti, le loro fatiche (tante) e i loro sogni...
quante volte la musica m'afferra,
mi solleva come un mare!
alla mia bianca stella mi volgo...
e sott'arco di bruma o nell'etere immenso,
e sott'arco di bruma o nell'etere immenso,
alzo la vela!
(Le musique - Charles Baudelaire ; acquerello di Hugo Pratt)
FRANTI "hard core folk band"
Franti, non un gruppo, ma dal'76 un progetto che ha coinvolto decine di persone attorno ad una espressione musicale il più possibile libera dall'autocompiacimento facile, dal commercio di noi stessi e dalle mode. Non siamo nè marziani nè puristi. Solo utopisti, il giusto. (dalla cassetta "a/b")
“…verso la fine degli anni settanta, un gruppo di
compagni torinesi accende la scintilla che prende il nome di Franti: “…il
cattivo del libro Cuore, quello che rompe i vetri a fiondate e non ascolta il
maestro, quello che ride quando il re d'Italia muore...” .
Un manifesto, più che un nome. Fanno musica semplice, che sa pensare di
testa propria e non cavalca le tendenze di mercato. per questo, e per il vizio
bastardo di non prostituirsi, di essere comunque diversi, si trovano tagliati
fuori da tutti i circuiti: quello tradizionale non li vuole perché gli sputano addosso ridendo tutte le sue
contraddizioni, quello alternativo neanche, in fondo per gli stessi motivi. Solo, per la strada, Franti è cantante e
pittore, saltimbanco e scrittore, sognatore e poeta. La poesia di Franti è poesia da strada:
cantano frasi raccolte dai manifesti e dalle scritte sui muri, le parole della
gente sull’autobus, suonano la colonna sonora della periferia della città
industriale. Non importa se Torino, Akron o Marghera, Bhopal o Leverkusen: la
città di Franti è il mondo intero. La musica di Franti è un giardino
immaginario: dentro ci sono Bob Dylan, Victor Jara e i Banshees, Robert Wyatt e
John Cale, Patti Smith e Francesco Guccini, Fabrizio De Andrè e i Crass. Il rock di Franti è una musica fatta a pezzi:
sono suoni ruvidi e ritmi spigolosi, presi da un mandala di innamoramenti ed
influenze. La confezione è sporca, ma
il messaggio è una luce vivida nel buio obbligatorio del culto del non-futuro. L’avventura di Franti dura lo spazio di una
stagione. Ma, a dispetto della
rivoluzione punk che finirà in fondo a un contratto con una major oppure
suicida in un trafiletto in cronaca, Franti riprende vita in nuove forme e
nuovi suoni. Nomi nuovi eppure sempre
diversi, come nuovi e sempre diversi sono gli anni che si susseguono: Howth Castle,
Environs, Yuan Ye, Panico, Orsi Lucille, Tirofisso, Kina, Ishi coinvolti in
incroci, riunioni, collaborazioni, sovrapposizioni…”
(Marco Pandin – ritagli e
remix da: A/Rivista Anarchica n.223, dicembre 1995)
"... abbiamo iniziato organizzandoci come gruppo aperto e variabile incentrato su tre compagni di scuola del liceo. Suonavamo un certo rock "cerebrale" , jazz sghembo, tentativi free. Suonavamo, ma sopratutto ascoltavamo: Area, Claudio Rocchi,, Stormy Six, Napoli Centrale, Ivan della Mea, la Marini, Claudio Lolli, Guccini, Zappa, Gong, Soft Machine e tanto jazz, in particolare quello più 'black & militant'... Archie Shepp, Ornett Coleman, Gato Barbieri, Coltrane, Ayler, Don Cherry.
Dal 1978 al 1982 abbiamo suonato quasi soltanto per noi o per i Circoli del proletariato (quel che ne restava...), poi 2 cassette ('a/b' e 'Luna nera'), pensandole come bottiglie nell'oceano, ma in molti risposero... era nata un'area musicale-politica con la quale siamo entrati in sintonia nonostante le differenze di età e di traiettorie: punx anarchici, centri sociali, riviste underground, radio autonome...."
(Stefano Giaccone - da "un percorso musicale libertario")
"... gruppo chiave della musica italiana, i torinesi Franti hanno rappresentato un caso del tutto atipico nell'ambito della scena underground autoctona, sia per quel che concerne le scelte stilistiche (vivaci e coraggiose, e mai legate a stereotipi), sia per la coerenza con la quale hanno sempre messo in pratica la loro filosofia indipendente, rifiutando le abituali logiche produttive, promozionali e distributive. Fin dagli esordi la band si è avvalsa di una struttura aperta a contributi esterni, ed è divenuta in breve tempo una sorta di fulcro per altre esperienze di comunicazione non solo sonora. In tale ottica vanno anche inquadrate la Blu-Bus e la Inisheer, le due etichette autogestite che hanno supportato l'attività dell'ensemble, e il successivo frazionarsi e ricomporsi del nucleo originario in una serie di gruppi satellite, tutti caratterizzati da una personalità ben definita e accomunati dalla purezza di intenti e dalla visione dell'arte come strumento di lotta politica e di crescita sociale... battezzatisi con il nome dello studente ribelle del libro Cuore, i Franti sono approdati al debutto discografico dopo ben sette anni di militanza al di fuori del music-business tradizionale con lo split lp F/C; l'album, condiviso con i Contrazione, ha efficacemente documentato il loro stile, imprevedibile negli accostamenti di rock, jazz, avanguardia, folk blues e punk, intenso e spesso struggente negli intrecci strumentali come nel canto assai evocativo di Lalli. I capitoli seguenti, il nastro Schizzi di sangue del 1985 (un'antologia di recitazioni affiancate a un tappeto sonoro di Giaccone e Picciuolo), il singolo Acqua di luna , il capolavoro Il giardino delle 15 pietre e il semi antologico Non classificato, hanno ampliato e definito con maggiore chiarezza il senso di un discorso davvero alternativo, libero da ogni condizionamento formale e dal giogo dei clichè...."
(Federico Guglielmi - da "Enciclopedia del rock italiano" Arcana editrice 1993)
( qui nel suo blog potete leggere anche una recensione dei Franti)
( qui nel suo blog potete leggere anche una recensione dei Franti)
"...... la fine di una spirale ne genera un'altra, se l'aquila ha abbastanza cielo per volare." A presto, FRANTI
così si congedavano nel libro-documento che accompagnava il loro box antologico
Non clAssificAto (3lp + mlp) , e così è stato davvero. Franti si è trasformato in tanti "nomi" a secondo delle musiche, dei compagni di viaggio e delle emozioni e ancora adesso se teniamo l'orecchio teso li possiamo riconoscere nei progetti solisti di Lalli e di Giaccone, ma anche in compagnia degli Airportman o nel progetto degli 'Elia...
per ulteriori approfondimenti sulla storia dei Franti vi suggerisco di andare QUI nel sito
di Marco Pandin dove potrete trovare pensieri, immagini, testi e cd di Franti e famiglia.
FRANTIgrafia
1982 - a/b (tape)
1983 - Luna nera (tape)
1984 - F/C (split lp Franti/Contrazione)
1985 - Luna nera (lp con 2 brani in più della cassetta)
1986 - Acqua di luna (singolo con 3 poesie sul lato B)
1986 - Il giardino delle quindici pietre (lp)
1987 - Non Classificato box (3lp con un lato di inediti + il mlp "Il salto dell'ascia sul legno")
1992 - Non Classificato (ristampa 2cd)
1999 - Non Classificato (ristampa 2cd + cd "Il lungo addio")
2006 - Estamos en todas partes (cd di inediti, demo e live)
il disco
"...i torinesi Franti hanno ultimato quello che senz'altro va considerato il loro lavoro discografico più ambizioso. Lo sfondo è costituito da questo immaginario giardino delle quindici pietre, luogo metaforico nel quale la realtà è come sfuggente, poichè mai e in nessun modo sono visibili tutte le pietre nello stesso momento. Una sfugge, sempre, o almeno così narra la fiaba/leggenda. Intorno a questo e altri concetti si svolge una ricca discussione a più voci, che viene eloquentemente documentata dalla ventina di pagine che avvolgono il disco vero e proprio, guadagnando all'opera meriti letterari, poetici e filosofici pari a quelli contenuti tra i solchi del vinile.... più distante di quanto mai lo sia stata in passato dal rock, la loro musica è oggi maggiormente incline a inflessioni jazzistiche, inquadrature impressionistiche, alle quali si aggiungono capitoli reggae e blues... forse l'analogia possibile è con la Liberation Music Orchestra di Charlie Haden piuttosto che con qualsiasi altro gruppo rock, per via della totale assenza di schemi preconfezionati, e di una musica prossima alla libertà espressiva pressochè assoluta...."
(Alberto Campo - da Rockerilla n.75 del nov.'86)
Scende la
puntina sul disco ed è uno squarcio nel cielo... sul testo poetico di
Linton Kwesi Johnson si sviluppa in tutta la sua folgorante bellezza "il
battito del cuore", una gemma emotiva che sintetizza bene il mondo dei
Franti: ritmi, suoni sghembi, poetry, militanza, collettivo..., seguono "Acqua di luna" (sountrack del film UNTREU di Mimmo Calopresti e Claudio Paletto, uscito poco prima anche su singolo) e "l'uomo sul balcone di Beckett", tese ballate esistenzialiste, magistralmente raccontate dalla voce di Lalli; e poi "Every time" : suddivisa in 2 parti da Attica... (a concludere il primo lato) ...a Soweto (che apre il secondo), una accorata denuncia del dolore nel mondo... con in coda il frammento dedicato "Ai-Negazione" che ci introduce all'hardcore di "Hollywood army" e che ci riporta sul terreno del rock&roll con "Big black mothers". Spiazzante e affascinante: "Micrò micrò" l'omaggio dei Franti a Demetrio Stratos (a cui Giaccone aveva appena fatto il verso...) apre la sequenza più "sperimentale" del disco: la strumentale "Elena 5 e 9" , la marcia poetica di "Nel giorno secolo" (su testo di Mario Boi) e la dolcissima "A suivre" della Joel Orchestra a chiudere magistralmente il disco.
A corredare il vinile, come sempre, i testi, le fonti, i pensieri, le collaborazioni e i dettagli della loro produzione: "L'autoproduzione e l'autogestione come strumenti per la comunicazione e le esperienze antagoniste"
TRACKLIST :
lato 1
01. il battito del cuore
02. acqua di luna
03. l'uomo sul balcone di Beckett
04. a) every time (da Attica... )
lato 2
04. b) every time (... a Soweto)
05. Ai 'Negazione'
05. Ai 'Negazione'
06. a) Hollywood army; b) Big black mothers
07. Mcrò Micrò - per Demetrio
08. Elena 5 e 9
09. nel giorno secolo
10. a suivre
FORMAZIONE:
Lalli (voce)
Massimo D'Ambrosio (basso el.; piano el.-trk9)
Vanni Picciuolo (chitarre)
Marco Ciari (batteria)
Stefano Giaccone (saxes, voce)
Pino "Ingegnere" (tromba - trk1)
Paolo "Plinio" Regis (piano el.- trk8, 10)
Toni Ciavarra (chitarra - trk9)
Livio Mandrile (trombone - trk10)
Paolo "Plinio" Regis (piano el.- trk8, 10)
Toni Ciavarra (chitarra - trk9)
Livio Mandrile (trombone - trk10)
Tecnici del suono:
Marco Cimino (trk 1,3,4,5,6,8,9,10)
Paolone Ferrari (aiuto al mixaggio trk 1)
Paolone Ferrari (aiuto al mixaggio trk 1)
Beppe Crovella (trk 2)
Marco Ciari (trk 7)
LINKMarco Ciari (trk 7)