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sabato 29 aprile 2017

Serie "Battiato & Friends Special Fan Collection" n. 54 - Speciale "L'Ottava... ma ora ora non lotta più" Vol. 5 - Osvaldo Coluccino - 1988 - L'Ombra del mio Cuore (vinyl)


TRACKLIST:

Lato A
01. Around this Lake and below
02. I'll show my Sound

Lato B
03. My Home
04. Un passo dal Ponte
05. Around this lake


MUSICISTI

Osvaldo Coluccino - chitarre, tastiere, percussioni, voce
Michele Fedrigotti - tastiere in "Around this Lake and below"
Batteria e percussioni programmate da Marco Guarnerio


Et voilà! Quinto e penultimo capitolo della gloriosa serie "L'Ottava", ideata da Franco Battiato, di cui si è già a lungo parlato sulle pagine della Stratosfera. "L'Ombra del mio Cuore", mini LP composto da cinque brani, è stato pubblicato dalla EMI nel 1988. Testi e musiche sono di Osvaldo Coluccino, classe 1963, compositore e poeta originario di Domodossola. le cui musiche hanno avuto il privilegio di essere eseguite, tra gli altri, dal Nieuw Ensemble e dall'Ensemble Recherche  e di essere trasmesse da emittenti quali RAI Radio 3, ORF, France Musique e SWR. Ha scritto poesie fino al 2003, pubblicate su numerose riviste e su testi monografici. La sua discografia è piuttosto corposa e spazia da album sperimentali a dischi di musica vocale, orchestrale, da camera ed eletroacustica. Un intellettuale a tutto tondo che ben si inserisce nella collana di suoni sperimentali che è, per l'appunto, "L'Ottava".


Il disco è molto bello, con suoni distesi, tastiere e chitarre elettriche, e la voce di Osvaldo Coluccino a cucire la delicatezza dei brani. Si discosta "I'll show my Sound", che per i suoni e le parti vocali rimanda un po' al David Bowie anni '80. I brani sono quasi tutti cantati in lingua inglese. Lo accompagna alle tastiere nel brano di apertura una nostra vecchia conoscenza, Michele Fedrigotti, autore - insieme a Danilo Lorenzini - di uno splendido disco pubblicato nel 1979, intitolato "I fiori del sole", già postato sulla Stratosfera un paio di anni fa. Il disco, che non è mai stato ristampato in CD, non è di facile reperibilità, tant'é che è finito nella wishlist. La copia usata che ho trovato risente di qualche ascolto di troppo, forse un po' incauto, specie nel lato B. Mi dispiace, ma di più non si poteva fare. Il mini LP è suddiviso in due file, uno per ogni lato del disco. Ultima informazione: Osvaldo Coluccino ha un blog personale che vi invito a visitare. Se vogliamo completare la collezione manca all'appello il 6° album della serie "L'Ottava", "A casa di Ida Rubinstein", di Giuni Russo, anch'esso pubblicato nel 1988. Buon ascolto.



Post by George 

lunedì 20 marzo 2017

Serie "Battiato & Friends Special Fan Collection" n. 52 - Speciale "L'Ottava... ma ora ora non lotta più" Vol. 4 - Kudsi Erguner, Mahmoud Tabrizi Zadeh - 1987 - Sohbet



TRACKLIST :

1 - Naat (Lode del 17° secolo di Itrig)
2 - Kenentche (Da una melodia tradizionale iraniana)
3 - Semai (Da una melodia tradizionale turca)
4 - Sirto (All'ombra del cedro)
5 - Daire (Cerchio - Da una melodia del 14° secolo di cerimonia Dervischi - Ney)
6 - Frankein


Kudsi Erguner è, secondo quanto riportato da Wikipedia "oggi ritenuto fra i più importanti solisti al mondo di flauto ney, strumento di canna, di tradizione millenaria, celebre in tutto il mondo islamico, utilizzato, nell'ambito del sufismo, anche nelle cerimonie della confraternita dei dervisci mevlevi. È direttore dell'istituto Mevlana di Parigi, dove vive dal 1968. Numerosi i suoi cd pubblicati per case discografiche europee. Tiene stage internazionali, in Francia, Turchia, Spagna e Italia. Fra le sue collaborazioni, si ricordano quelle con Peter Gabriel, Maurice Béjart e con il regista Peter Brook". Mahmoud Tabrizi-Zadeh è un grande esperto di musica persiana e sufi. Ma non solo. Come Erguner, anche Zedeh ha collaborato con Peter Brook. I riferimenti, insomma, non sono distanti da quelli dell'editore di questi prodotti musicali....


Il loro lavoro edito da "L'Ottava" propone elaborazioni da musiche tradizionali di secoli passati. E' evidente che ascoltare queste musiche equivale a proiettarsi in atmosfere mistiche che profumano di oriente, ma non certo di un oriente olografico. Non è una musica da salotto. Qui la ricerca muove verso sentieri arditi. Il disco qui proposto testimonia con chiarezza la grande attrazione di Battiato per la mistica islamica. A questo punto confesso una certa inadeguatezza e impreparazione a dare ulteriori indicazioni. Aggiungo solo che anche questo Lp, edito dalla casa discografica di Battiato, non è mai ristampato su cd. La cover rimodulata a misura di cd è un pregevole lavoro del grafico Luigi Bellicchi. Buon ascolto.. se lo vorrete


LINK Sohbet emmepì
LINK Sohbet flacchete


Post by Antonio LM (All) & Capt (Mise en blog)


Post Scriptum by Capt - Qui per ora si conclude la Serie dedicata alla breve produzione discografica de L'Ottava. In realtà la mitica etichetta di Battiato produsse in tutto 6 album (e non 4 come erroneamente riportato su wikipedia): mancano all'appello "L'ombra del mio cuore" di Osvaldo Coluccino e "A casa di Ida Rubinstein" di Giuni Russo, entrambi del 1988: il primo è stato prontamente inserito nella wishlist della stratosfera, mentre il secondo è reperibile in commercio e non condivisibile.

sabato 11 febbraio 2017

Serie "Battiato & Friends Special Fan Collection" n. 50 - Speciale "L'Ottava... ma ora ora non lotta più" Vol. 3 - Saro Cosentino - 1988 - Saro Cosentino


Intro by Captain: era da un po' che mi frullava in testa l'idea di recuperare l'esigua produzione musicale de L'Ottava, storica casa editrice fondata da Battiato nel 1985 che, oltre a una ristretta numero di libri filosofici,  pubblicò anche alcuni interessantissimi lavori di musicisti vicini al Maestro catanese. Sei gioiellini molto lontani dal concetto di musica commerciale (forse il più facilmente assimilabile è proprio quello di Cosentino) che, dimenticati ai più, in questi anni non sono mai stati ristampati. E da chi poteva arrivare lo spunto giusto, visto che siamo nell'universo Battiato, se non dall'amico Antonio LM, già amato e ormai storico blogger stratosferico, con il quale penso di aver sfondato una porta già spalancata. La locuzione "L'Ottava... ma ora ora non lotta più", usata scherzosamente da Antonio in una sua mail, è diventata, suo malgrado, il titolo della sottoserie, o miniserie se preferite, all'interno della ormai colossale "Battiato Special Fan Collection", che è diventata, se vogliamo, una vera e propria enciclopedia sulla carriera live (e non solo) dell'artista siciliano. Dato che alcuni lavori erano già comparsi sul nostro blog, ed hanno i link ancora attivi, questa serie parte da qui con il vol 3. Ho ritaggato e rititolato i precedenti post dedicati a "L'Ottava", seguite il link my friends. Detto questo, mi eclisso e passo la palla al caro amico Antonio...


TRACKLIST :

1 - I vetri rosa della Casbah
2 - Viaggio chimico
3 - Gli amanti
4 - Immanuel Shalom
5 - A'Sciara - Fill (bonus track)
6 - A'Sciara - Marem (bonus track)


Musicista, produttore, autore. Dal blues degli esordi alla musica elettronica. Poi collaborazioni con i giganti della scena italiana e internazionale. Sue alcune liriche di brani celebri come "I treni di Tozeur" o "No time no space" di Franco Battiato e di alcuni gioielli sonori di Alice. Sua la produzione artistica di vari album del cantautore siciliano e di altri colleghi come Radiodervish, Milva, Ivano Fossati. Tra le tante collaborazioni, spicca quella con Peter Hammill e con molti altri artisti dell'area dei Real Word di Peter Gabriel. Insomma un artista di altissimo livello. Il suo esordio discografico avviene nel 1979 con la "Saro Cosentino entertainment blues band" di cui fanno parte Fabio Treves e Maurizio Angeletti.


Nel 1985 Battiato produce il 45 giri a firma del gruppo A'Sciara, composto proprio da Cosentino in collaborazione con l'arpista Vincenzo Zitello (altro nome di spessore). La musica celtica incontra l'elettronica per questi due brani che proponiamo come bonus track di questo album omonimo "Saro Cosentino".


Nel 1988 Battiato sceglie di editare 6 titoli coraggiosi di amici musicisti. Tra loro anche questo breve LP di Cosentino. Inutile nascondere le influenze che si celano tra i solchi del vinile. Il sound è quello di Battiato, i testi di Enrico Maghenzani (produttore di Battiato dal periodo della prima opera lirica "Genesi" fino a "L'ombrello e la macchina da cucire") pure. Come detto, sono 4 i brani di questo disco. Il primo e l'ultimo quelli che sembrano di maggiore rilievo. Non a caso furono questi ad essere presentati dal vivo nel corso della mi troppo lodata trasmissione "DOC" di Rai due. Qui è possibile rivedere una parte di quel programma in cui la musica era davvero protagonista, senza lustrini, classifiche, eliminazioni e x factor vari...


Qui il videoclip per la regia di Luca Volpatti:

  
I più attenti fan di Battiato noteranno frammenti vari estratti dai videoclip di Battiato dell'Era del cinghiale bianco... La qualità dei file audio non è ottima ma dignitosa. Risente di una digitalizzazione effettuata molti anni addietro. Buon ascolto... come sempre se lo vorrete. A.L.M.


LINK

 
Post by Antonio LM with a little Captain's breath

giovedì 12 gennaio 2017

Serie "Battiato & Friends Special Fan Collection" n. 47 - Speciale "L'Ottava... ma ora ora non lotta più" Vol. 2 - Giusto Pio - Alla corte di Nefertiti (1988) & Per un altro futuro (1992)


TRACKLIST :
1 - Alla corte di Nefertiti (14:26)
2 - Alla corte di Nefertiti - Frammenti (13:42)
 3 - Per un altro futuro - Parte1 (5:22)
 4 - Per un altro futuro - Parte 2 (7:24)


Due rarità musicali che riguardano il maestro Giusto Pio, figura di grande spessore artistico e umano. Dopo avere affiancato per anni Franco Battiato ed avere contribuito non poco a creare un suono capace di conquistare milioni di appassionati, il maestro di Castelfranco Veneto inaugura una nuova stagione della sua maturità artistica. Con alle spalle un LP piuttosto sperimentale come "Motore immobile" e 3 album strumentali capaci di conquistare le classifiche, Pio si avventura nella composizione di suite di grande fascino. E' come se la tastiera diventasse una tavolozza di colori e le partiture uno spazio in cui esprimere delle impressioni, prima ancora che narrare qualcosa. Non è un caso, forse, che Giusto Pio affianchi l'attività di musicista a quella meno nota di pittore.
"Alla corte di Nefertiti" è il primo LP del nuovo corso, edito dalla coraggiosa etichetta "L'Ottava" di Franco Battiato e mai più ristampato su supporto digitale. Una lunga suite in cui i suoni si susseguono, sempre in maniera piuttosto gradevole. Il materiale sonoro serviva come colonna sonora di una mostra di scultura dall'evocativo titolo "Molte bianche ali sospese sugli aquiloni". La seconda traccia ripropone alcuni temi della precedente ma in ordine sparso. Il disco, in tal senso, rappresenta quasi l'officina creativa di Giusto Pio. Il violino che lo aveva reso celebre riposa nell'ombra per dare spazio all'elettronica. Che lo stile compositivo sia cambiato lo rivela il lavoro seguente, "Attraverso i cieli" (ristampato in cd col titolo "Utopie") e questi 2 frammenti che proponiamo in questa sede. Ancora una volta musiche per una mostra che nessuno prima d'ora aveva messo su supporto. Ci auguriamo sia cosa gradita ai tanti ammiratori di Giusto Pio, artista immenso. Antonio.


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Post by Antonio LM with a little Captain's help

venerdì 4 gennaio 2013

Serie "L'Ottava... ma ora ora non lotta più" Vol. 1 - Roberto Juri Camisasca - 1988 - Te Deum

 TE DEUM :

1 - Te Deum (Camisasca)
2 - O Redemptor (sec. VII)
3 - Cantate Domino (sec. VII)
4 - Victimae Paschali Laudes (sec. XI)
5 - Alleluia (Camisasca)

IL TE DEUM DI FRATEL JURI

Il "Te Deum" è senza dubbio il disco più bello tra i 4 incisi da Roberto "Juri" Camisasca.
Un capolavoro senza confini. Di un rigore e splendore che ammaliano. Un lp edito nel 1988 dalla casa discografica di Battiato, "L'OTTAVA", che è ancora oggi introvabile ed oggetto di culto per gli appassionati. Juri lo incise su invito di Battiato dopo la lavorazione comune per "Genesi". Non è un disco qualsiasi. Qui l'anima dell'uomo, del ricercatore, del mistico e dell'eccezionale cantante, si ritrovano senza infingimenti od orpelli. E' l'essenziale che si canta e lo si canta in modo essenziale. In sala di incisione, Camisasca, che è ancora ospite del monastero, porta una sua icona, la cui immagine finirà come copertina del disco. La scelta per l'apertura e per coprire l'intero lato A ricade su un testo del IV secolo, il "Te Deum". Juri lo musica con grande rigore. Il risultato è un viaggio sospeso nella pace. Necessita, come il resto del lavoro, di un ascolto più che rilassato. Meditato nel senso orientale della parola. La musica non cambia molto nel lato b del 33 giri. Il cantore pesca nella tradizione del canto gregoriano e gli anni trascorsi al Monastero di Montefano, anche in questo senso, non sembrano trascorsi invano. Si comincia con "O redemptor", poi un grandissimo classico: "Victimae paschali laudes", che poi verrà spesso ripresa, in modo decisamente più ritmato in alcuni concerti. "Cantate domino" è una acrobazia vocale che porta prossimi alle stelle, complice anche la voce eccezionale di Donatella Saccardi che con il Coro "Fernando Paer" contribuiscono non poco alla magia dell'intero "Te Deum". Chiude, in segno di ringraziamento, un originale "Alleluia" composto proprio da Juri Camisasca. Al suo fianco, nella realizzazione di tutti i brani c'è un altro grandissimo musicista, Filippo Destrieri al quale è affidato e svolto con immensa maestria, il compito di creare da solo i tappeti sonori che rendono questo un disco "magico" e, per certi versi, perfetto. Il disco fu stampato in pochissime migliaia di copie. Nonostante le tante richieste, non è mai stato riedito. Avrebbe meritato più, molto di più, della divulgazione avuta.
Se ne parla con maggiore competenza della mia a questo LINK :

 Alcune note personali. Quando invitai Juri Camisasca a suonare nella mia città, lui mi disse, scherzando ma non troppo, che la sua condizione per accettare l'invito era quella di potere aprire il concerto con l'esecuzione live del "Te Deum". Ci teneva particolarmente. E aveva ragione. Per 15 minuti la cattedrale risuonò di quella magia. Come organizzatori, temevamo che il pubblico, magari non preparato e spinto solo dalla curiosità a partecipare, potesse scapparsene via. Invece, in un clima di palapabile e positiva tensione, Juri compì l'incantesimo. Mille e duecento persone immobili e, infine, l'applauso più sentito dell'intero concerto. Indimenticabile.
Un caro saluto (Antonio)

 IL "TE DEUM" DI FRATEL JURI 
(intervista tratta da "Famiglia Cristiana" n°3 del 1989, a cura di Fulvio Scaglione)

Un disco straordinario inciso da un musicista che vive da nove anni in monastero
"Quando sono entrato qui", racconta Roberto Juri Camisasca, "ho detto basta, con la musica non voglio più avere a che fare. E per un po’ di anni non ho più toccato strumento. Ho sofferto, ma pensavo che la via fosse quella. Ma davvero, cancellare i doni di Dio non è la strada giusta". Il "qui" è il monastero; la "musica" è la musica; la "strada"… molto meglio che sia lo stesso Roberto a spiegarci quale sia. Qualcuno (non molti, forse, perché la fama è labile e gli anni, certi anni soprattutto, sono passati) si ricorderà di lui: la prima metà degli anni '70, certa musica d'avanguardia, Demetrio Stratos e gli Area, Franco Battiato, Claudio Rocchi, quello stesso Vincenzo Zitello che, adesso, ammirano tutti come arpista nel gruppo di Ivano Fossati. Tra loro, anche Juri ("fu Franco a chiamarmi così, perché Roberto Camisasca non si sposava bene con quella musica sperimentale. Gli amici mi chiamano tutti così. Entrando in monastero, poi, ho ripreso il mio nome di battesimo") Camisasca. I concerti, i dischi. E un disco anche adesso, uscito da poche settimane e intitolato Te Deum.

Mi hai detto che questo tuo disco è una testimonianza. In che senso e di che cosa?
"E' una testimonianza nel senso che è una lode a Dio. Se uno loda Dio, vuol dire che lo sente; e poiché nella nostra società Dio non è percepito o è considerato come qualcosa di astratto, ecco che diventa necessario dare una testimonianza del contrario. La più gran lode di Dio è, evidentemente, la vita di ognuno. Ci sono però delle forme di comunicazione che vanno al di là del gesto e della parola. Un pittore può raffigurare il tramonto ma non è il tramonto che gli interessa, bensì l'emozione che quel tramonto gli ha dato. Io penso che la musica abbia, a questo proposito, qualcosa in più delle altre arti, perché è comunicazione diretta, senza la mediazione della materia, è l'emozione stessa che si fa sentire con la vibrazione del suono. Con questo disco, insomma, ho voluto far sentire agli altri il mio rapporto con Dio" 

Hai parlato di loda a Dio e di comunicazione: questo tuo disco è rivolto più a Lui o a noi ascoltatori?
"Naturalmente scattava anche la comunicazione orizzontale, perché il disco non lo facevo per me stesso ma per gli altri. Nei momenti in cui realizzavo il lavoro, però, ero in preghiera. Si tratta di trovare una zona, un angolo in sé stessi dal quale fare poi scaturire le cose. E' il discorso dell'ascesi: trovare la presenza di Dio in sé stessi. E per il cristiano è tutto qui, il regno di Dio non è una cosa che viene e che va, è in mezzo a noi, è in noi, devi solo scoprirlo. Diventa importante, dunque, quella che gli orientali definiscono "concentrazione" e che noi più spesso chiamiamo "raccoglimento": il disco l'ho cantato in questa condizione interiore". 

Chiacchierando, prima, hai detto: non sono nato in parrocchia. Che cosa intendi?
"Vedi, la mia storia è lunga, e credo si debba andar piano a parlare di certe cose. In un certo periodo della mia vita, verso i 24-25 anni…" 

Quanti anni hai?
"Ne ho 37. In quel periodo avevo le idee confuse. Facevo dischi, concerti, dopo il sessantotto c'era stata un'ondata musicale, ma non ero soddisfatto né di quel che ero né di come mi appariva la vita. Ho passato un periodo molto brutto, non avevo orizzonti. Poi c'è stato un intervento che mi ha fulminato, dall'oggi al domani ero un'altra persona. Ho preso ad essere sereno, la vita mi si presentava nel suo aspetto positivo. Non pensavo ancora a Dio. Ho cominciato a pensarci quando ho avuto certi segni: entravo in chiesa e mi sentivo bene. Nel caos di Milano le chiese erano per me diventate angoli in cui le persone potevano trovare un po’ di carica per vivere. E' stato molto normale, riaccostarmi a Cristo è stato come ritrovare una persona che avevo lasciato perdere, ma che non mi aveva lasciato perdere." 

E la scelta del monachesimo?
"Dio non ti chiama in un monastero ma ad un cammino di conversione, il monachesimo è un fatto interiore. Io allora mi chiedevo: che cos'è questa gioia che sento dentro? Pian piano mi sono ritirato dalla vita del mondo, rimanevo chiuso in casa e pregavo, perché volevo conoscere la faccia della pace che provavo. Infine, siccome la vita della città non mi bastava più, mi sono messo alla ricerca di un luogo di silenzio, di solitudine, che mi desse la possibilità di entrare in rapporto continuo con quella realtà interiore che pensavo fosse soltanto mia. Ho scoperto in seguito che apparteniamo tutti a quell'unica realtà, siamo tutti quanti figli di Dio. Ed allora, per tornare al fatto musicale, si sente il bisogno di mettere in circolazione certe voci. Ho scritto una canzone, Nomadi, che è stata cantata da Battiato e da Alice. La più bella soddisfazione che ho avuto è stata quando è venuto a cercarmi un ragazzo che mi ha detto: grazie a questa tua canzone è scattata in me la ricerca di Dio."

Da quanto tempo sei in monastero?
"Otto anni, quasi nove." 

Tutti qui a Montefano nel monastero di San Silvestro Abate?
"No, prima ho fatto quattro anni nel monastero di Praglia (Padova), per lo studio della teologia."

Che cosa ti pare, oggi, della vita del "mondo"?
"La percepisco come il soffocamento della realtà interiore. Questo non tanto per il dinamismo, per il frastuono della società, ma per la mancanza di armonia. Una persona che cerca Dio non deve stare necessariamente con le mani giunte dal mattino alla sera, la vita dell'uomo è molto concreta e comporta problemi anche grossi. Bisogna essere uomini, avere i piedi in terra, ma con le antenne rivolte verso la Fonte che dà la forza di andare avanti" 

Basta ritirarsi in un monastero per arrivare a questo?
"Assolutamente. Uno può ritirarsi in un monte e vegetare come un albero. Una volta che ti sei ritirato hai a che fare con te stesso, ed è lì che cominciano i problemi. Ci sono momenti di stanchezza, di cedimento: uno può avere slanci di ascetismo per qualche giorno, per un mese, per un anno, ma quando si parla di una vita la questione diventa complessa. Nella regola di San Benedetto, il monastero è visto come palestra spirituale: devi lasciarti perdere se vuoi incontrare gli altri. La vita di ascesi può portarti fino a un certo punto, poi lì ti accorgi che non riesci ad andare oltre, e ci vuole veramente la Grazia di Dio. Uno deve prepararsi a morire, sarebbe bello arrivare in punto di morte e dire: mi abbandono a Te, così come si è abbandonato Cristo. Ma è dura, è molto difficile. Questa però è la cosa che dovremmo fare tutti, monaci e no. E' la Chiesa che conta, il monachesimo è un aspetto della Chiesa." 

A che punto sei della tua strada?
"E' un momento molto particolare per me. Sto pensando di fare un altro passo, quello della vita eremitica. E' una dimensione che ho sentito molto fin dagli inizi, volevo entrare in una certosa. Poi sono successe molte cose… c'è in tutto un disegno di Dio, non può essere altrimenti. E' finito che in quella certosa, a Farneta (Lucca), non ci sono entrato. Mi dissero: è difficile, prova prima da qualche altra parte. Ed è stato un bene: la vita di comunità ha lavorato su di me in maniera determinante. Se mi fossi ritirato in un eremo nove anni fa, penso che sarei partito per la tangente. La vita eremitica è durissima, se non si hanno i piedi per terra…Intendo con questo la consapevolezza di certi problemi che solo convivendo con gli altri si può ottenere. Ora, però, mi sembra di avere necessità di recuperare un altro aspetto, quello della solitudine e del silenzio". 

La solitudine, il silenzio: e la musica?
"Ho ripreso la musica, la chitarra, facendo qualche canzone per il compleanno, l'onomastico, la professione di fede dei confratelli. L'ho ripresa con più lucidità. Penso che ogni tanto si possa suonare: per pregare. C'è un tipo di preghiera che consiste nell'entrare in contatto con Dio, sentire la Sua presenza. San Paolo dice che quando preghi è lo Spirito Santo che sta pregando dentro di te. Per arrivare a sentire questo, però, bisogna andare al di là di se stessi, oltre il proprio io. La musica ha, secondo me, una forza straordinaria in questo senso: seguendo il suono, arrivando al contatto del suono, diventando tutt'uno con il suono, puoi andare al di là del pensiero ed avere un rapporto molto forte con lo Spirito. Quando San Francesco diceva "Fratello Sole, Sorella Luna" o parlava con gli uccelli, sentiva la relazione che c'è fra tutte le creature. Questa relazione è la presenza di Dio nella creazione. La musica è un mezzo di contatto con la dimensione più profonda della nostra coscienza".
Roberto Juri ha scritto il suo Te Deum secondo i canoni musicali gregoriani, con un testo del VI° secolo. Alla stessa tradizione sacra appartengono i canti (O Redemptor, Cantate Domino, Victimae Paschali Laudes) del secondo lato del disco. E' un ascolto emozionante. L'avreste detto che è tutto inciso con l'elettronica e il computer?

 Post interamente a cura dell'amico Antonio, compreso suggerimento per intervista
Il buon captain, per metterci del suo, ma non andate a raccontarlo in giro, ha fatto il reup degli altri album di Juri, li trovate QUI e LA'

LINK Te Deum

By Captain & Antonio