Sbagliando, naturalmente, perché "Nudo e crudo" era un disco rock (Ugolino, nelle sue interviste, assicurava che il rock era una derivazione della tarantella), nervoso e rumoroso, aggiornatissimo con quelle che erano le nuove soluzioni del genere, e che quindi del rock attraversava gli stili di tendenza in predicato all'epoca, mantenendo comunque una sua compattezza (era quasi un concept) data sia dalla voce graffiante e oscura (che ricordava quella di Angelo Ravasini dei Corvi) sia dai testi che trattavano argomenti consequenziali. E l'accusa di qualunquismo rivolta ad Ugolino era, ad un'attenta analisi di quei testi, assolutamente priva di fondamento, a meno che per qualunquista non si intendesse designare il non allineamento nei confronti di quei movimenti culturali e sociali che facevano moda. Il qualunquismo rappresenta infatti l'esaltazione dell'uomo qualunque, laddove Ugolino era invece un fustigatore dell'uomo qualunque, di tutte quelle incongruenze che si associano ai concetti di progresso, benessere e proprietà privata, e dell'essere umano stesso, spregevole e furbastro animale di ben poco nobili vocazioni («Una volta la gente non capiva un bel niente / e sprecava giornate a passeggio nei prati / Per gli amici che aveva dava ciò che poteva / non riusciva a tradire per potersi arricchire / Noi che siamo dei furbi noi miriamo al denaro / per tre soldi vendiamo la persona più cara / Me che furbi che siamo»). Se dovessi inquadrarlo ideologicamente lo vedrei piuttosto come un primitivista anarchico provvisto di un forte senso del paradosso («Io sono nato nudo in mezzo a una foresta / non avevo addosso neanche l’ombra di un complesso / tanto a quell’epoca vergogna non ce n’era / Libero di fare tutto quello che volevo / e di adoperare quanto spazio mi serviva / sì, perché a quell’epoca la proprietà non c’era / Ora tutta quanta la mia vita è organizzata / sono come un piccolo robot meccanizzato / otto ore in casa sei in ufficio e quattro in strada / tutti i giorni vivere è fatica risparmiata»). O, meglio ancora, si può dire che nel «dialogo fra l'impegnato e il non so» di Giorgio Gaber, Ugolino potrebbe rappresentare il 'non so' laddove Maria Monti rappresenterebbe sicuramente l'impegnato. Musicalmente le canzoni passavano dalle sonorità tipicamente progressive di L'omino e Spingi e spungi (quest’ultimo brano, con i suoi attacchi hard e l’intermezzo delicatamente acustico e arpeggiato, potrebbe ben appartenere al repertorio di Genesis, Gentle Giant o King Crimson), a quelle rock’n’roll di Il vitello d’oro, a quelle country rock di Ma che furbi che siamo, a quelle folk rock di Povera Lucia e Kapò, a quelle esclusivamente folk di La parte bianca e Ali di carta. 1) L'omino 2) Spingi e spungi 3) Il vitello d'oro 4) Povera Lucia 5) La parte bianca 6) Kapò 7) Ma che furbi che siamo 8) Ali di carta 9) Un grande paese LINK |
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domenica 13 ottobre 2013
1973 Ugolino - Nudo e crudo
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