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mercoledì 21 gennaio 2015

Luciano Basso - 1978 - Cogli il giorno

TRACKLIST:

1. Cogli il giorno I
2. Mattino
3. Ruotare
4. Cogli il giorno II
5. Oliante

MUSICISTI:

Luciano Basso - Pianoforte, Synth, Vibraphone, Clavinet
Massimo Palma - Cello, Sitar
Gilberto Giusto - Sax Soprano
Franco Scoblan - Guitar
Oscar Dupré -  Double Bass
Leonardo Dosso - Bassoon
Giorgo Baiocco - Flute
Uerea Tonetta Badelucco - Vocal, Soprano
Stefano Guardi - Violin
Rossane Szamko - Violin

"La musica sempre muore e sempre rinasce; essa fa parte della nostra esistenza. Pertanto, non si può che continuare a interrogarla nella certezza di interrogare noi stessi e insieme una parte della nostra comune storia. Suoni come invito alla concentrazione, all’introspezione e alla “spontaneità" che la musica, in molti casi, ha da tempo perduta".  Questo si legge sulla home page del sito ufficiale di Luciano Basso a cui vi rimando cliccando qui. Luciano Basso, attingendo informazioni dal sito Italian Prog, viene ricordato tra i pochi artisti italiani operanti nell'elettronica. Questo disco segue a ruota quello di esordio, "Voci" (pubblicato nel 1976 e già postato sulla Stratosfera), considerato, a ragione, la sua prova migliore. In "Cogli il giorno" ritroviamo, seppur in misura minore, le atmosfere che permeavano l'opera prima del tastierista/compositore veneziano. Anche in questo caso troviamo 5 brani, con le tastiere dominanti intrecciate ai delicati suoni di flauto, violino, sitar, cello, sax. Le parti vocali sono affidate alla bellissima voce di Uerea Tonetta Badelucco. Un disco intimista, raffinato, che non vi deluderà. Per la cronaca, Luciano Basso ha continuato a sfornare dischi, nel corso del tempo, l'ultimo dei quali risale al 2008.


Link
 
Post by George

domenica 2 giugno 2013

Luciano Basso - 1976 - Voci

TRACKLIST :

 1. Preludio 
2. Promenade I 
3. Promenade II 
4. Voci 
5. Echo


LINE UP :

Luciano Basso - piano, organ, mellotron, electric piano, harpsichord
Luigi Campalani - violin
Riccardo Da Par - drums
Massimo Palma - cello
Mauro Periotto - bass guitar, double bass
Michele Zorzi – guitar

Questo disco di Luciano Basso, tastierista veneziano che incise gli ultimi due 45 giri con Il Mucchio, è un ottimo esempio di "progressive d'avanguardia"; per capire meglio di cosa si tratta vi rimando alla dettagliata recensione fatta da John Nicolò "JJ" Martin sul suo blog John's Classic Rock.

(da Classikrock.blogspot.it)

"Luciano Basso nasce a Venezia. A dieci anni si avvicina al suo primo pianoforte e a quindici intraprende gli studi di composizione e contrappunto presso il conservatorio della sua città natale. Negli anni che lo separano dalla sua attuale professione, insegnante di pianoforte, Basso inciderà almeno 8 LP, due album antologici e si costruirà un palmares assolutamente invidiabile come compositore, concertista e docente.

Dalla sua biografia apprendiamo che fu il primo musicista italiano ad eseguire i Keyboard studies di Terry Riley ricevendo un ottimo riscontro non solo da parte della critica specializzata, ma anche dallo stesso Riley.
Dal 1992 al 2000 sarà responsabile del catalogo classico della Ariston e nel 2004 verrà persino recensito ed elogiato in una guida monotematica di Billboard. Secondo lo stesso autore, la sua è una sorta di “musica di confine” nella quale si incontrano consonanze, sentimenti e compenetrazioni tra ambiti ed esperienze diverse, sino ad abbracciare una dialettica musicale assai poliedrica.
Tuttavia, malgrado gli intenti che potrebbero sembrare altisonanti, Basso non è affatto un musicista sopra le righe o disattento rispetto all’ambito pop, anzi:già dal suo primo lavoro del 1976 Voci. dimostrò di essere un compositore umano e sensibile non solo al multiforme panorama socio-musicale dell'epoca, ma anche un raffinato catalizzatore di almeno cinque anni di musica popolare e progressiva.

Voci è infatti una sintesi molto comunicativa e moderna di musica classica, elettronica, avanguardia e prog, ma non intesa come ricerca filosofica e intellettuale sulla falsariga di Pierrot Lunaire, Alfredo Tisocco o degli Opus Avantra, ma giocata su terreni più discorsivi che a tratti evocano persino i Pink Floyd, i Genesis di Selling England e gli Emerson Lake & Palmer. Il tutto senza dimenticare jazz, minimalismo e certi aromi cari al secondo periodo di Franco Battiato.

Il disco, eseguito in sestetto e prodotto per la discografica Ariston consta di cinque brani di cui i primi tre (Preludio + due Promenades) occupano la prima facciata in un continuum degno delle più blasonate prog bands inglesi e gli altri due (Voci e Echo) ci presentano invece il lato più romantico dell’artista veneziano.

Ad essere sinceri, alcune soluzioni melodiche e armoniche non furono propriamente quanto di più originale ci potesse essere nel mondo del prog sinfonico. Nella prima parte dell’opera i riferimenti ai Genesis di The battle of Epping Forest sono davvero lampanti e diversi richiami allo stile di Emerson potrebbero lasciare un po’ contraddetti (Promenade 1 e 2), ma appena voltato il disco la personalità compositiva di Basso emerge in tutta la sua pienezza.


La title track Voci è un continuo susseguirsi di affascinanti micro-strutture armoniche la cui base classica fa da supporto a tutta una serie di divagazioni che ora sono progressive, ora classiche, ora addirittura rock. Certamente molti passaggi sembrano un pò tirare per la giacchetta il vecchio prog delle Orme piuttosto che quello dei Pink Floyd , ma sia gli arrangiamenti che la loro progressione in seno al disco non lasciano alcun dubbio sulla consapevolezza dell’esecutore, al punto che la critica definì da sempre Voci come il suo lavoro più spontaneo ed ispirato. Sicuramente distante anni luce da ciò che era la musica movimentista del periodo, quella di Luciano Basso fu comunque una sintesi cosciente delle pulsioni che attraversavano l’Italia in quel momento. A riprova di ciò, persino l’impietoso critico Enzo Gentile parlò di una “brillante fusione di origini sicuramente dotte a infiltrazioni di avanguardia e di musica contemporanea”.

Personalmente, giudicherei questo lavoro come una geniale opera prima che non si lasciò sfuggire niente di almeno un secolo di musica da Wagner alla musica cosmica ma che allo stesso tempo, proprio per questa sua complessità non fu abbastanza incisivo rispetto ad una platea che in quel momento rivendicava novità molto più dirette e meno strutturate.

Diciamo dunque un gioiello nascosto da non perdere ma che a conti fatti, contò molto di più nel curriculum dell’autore che non nella storia del Pop Italiano

(recensione di John Nicolò Martin)

Buon ascolto e Dajeccosì!

LINK 

Post by Ya Hozna 

Thanx to John Nicolò "JJ" Martin

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