TRACKLIST :
1.
Preludio
2. Promenade I
3. Promenade II
4. Voci
5. Echo
LINE
UP :
Luciano Basso - piano, organ, mellotron, electric piano, harpsichord
Luigi Campalani - violin
Riccardo Da Par - drums
Massimo Palma - cello
Mauro Periotto - bass guitar, double
bass
Michele Zorzi – guitar
Questo disco di Luciano Basso, tastierista veneziano che incise gli ultimi due 45 giri con Il Mucchio, è un ottimo esempio di "progressive d'avanguardia"; per capire meglio di cosa si tratta vi rimando alla dettagliata recensione fatta da John Nicolò "JJ" Martin sul suo blog John's Classic Rock.
(da Classikrock.blogspot.it)
"Luciano Basso nasce a Venezia. A dieci anni si avvicina al suo
primo pianoforte e a quindici intraprende gli studi di composizione e
contrappunto presso il conservatorio della sua città natale. Negli anni che lo separano dalla sua attuale
professione, insegnante di pianoforte,
Basso inciderà almeno 8 LP, due album antologici e si
costruirà un palmares assolutamente invidiabile come compositore, concertista e
docente.
Dalla sua biografia apprendiamo che fu il primo musicista italiano ad eseguire
i Keyboard studies di Terry Riley ricevendo un ottimo riscontro
non solo da parte della critica specializzata, ma anche dallo stesso Riley. Dal 1992 al 2000 sarà responsabile del catalogo classico della Ariston e nel 2004 verrà persino
recensito ed elogiato in una guida monotematica di Billboard. Secondo
lo stesso autore, la sua è una sorta di “musica di confine” nella quale si incontrano consonanze, sentimenti e compenetrazioni tra ambiti ed
esperienze diverse, sino ad abbracciare una dialettica musicale assai
poliedrica.
Tuttavia, malgrado gli intenti che potrebbero
sembrare altisonanti, Basso non
è affatto un musicista sopra le righe
o disattento rispetto
all’ambito pop, anzi:già dal suo
primo lavoro del 1976 Voci. dimostrò di essere un
compositore umano e sensibile
non solo al multiforme panorama socio-musicale dell'epoca, ma anche un raffinato catalizzatore di almeno
cinque anni di musica popolare e progressiva.
Voci è
infatti una sintesi molto comunicativa e moderna di musica classica, elettronica, avanguardia e prog,
ma non intesa come ricerca filosofica
e intellettuale sulla falsariga di Pierrot Lunaire, Alfredo Tisocco o degli Opus Avantra, ma giocata su terreni più discorsivi che a tratti evocano
persino i Pink Floyd, i Genesis di Selling England e gli Emerson
Lake & Palmer. Il tutto senza dimenticare jazz, minimalismo e certi aromi cari al secondo periodo di Franco Battiato.
Il disco, eseguito in sestetto e prodotto per la discografica Ariston consta di cinque brani di cui
i primi tre (Preludio + due Promenades) occupano la prima
facciata in un continuum degno delle più blasonate prog bands inglesi e gli altri due (Voci e Echo)
ci presentano invece il lato più romantico dell’artista veneziano.
Ad essere sinceri, alcune soluzioni melodiche e armoniche non furono
propriamente quanto di più originale ci potesse essere nel mondo del prog
sinfonico. Nella prima parte dell’opera i riferimenti ai Genesis di The
battle of Epping Forest sono davvero lampanti e diversi richiami
allo stile di Emerson potrebbero lasciare un po’ contraddetti (Promenade
1 e 2), ma appena voltato il disco la personalità compositiva di Basso emerge in tutta la sua pienezza.
La title track Voci è un continuo susseguirsi di
affascinanti micro-strutture armoniche
la cui base classica fa da supporto a tutta una serie di divagazioni che ora
sono progressive, ora classiche, ora
addirittura rock. Certamente molti
passaggi sembrano un pò tirare per la
giacchetta il vecchio prog delle Orme
piuttosto che quello dei Pink Floyd
, ma sia gli arrangiamenti che la loro progressione in seno al disco non
lasciano alcun dubbio sulla consapevolezza dell’esecutore, al punto che la
critica definì da sempre Voci come il suo lavoro più spontaneo ed ispirato. Sicuramente
distante anni luce da ciò che era la musica
movimentista del periodo, quella di Luciano Basso fu comunque una sintesi cosciente delle pulsioni che
attraversavano l’Italia in quel momento. A riprova di ciò, persino l’impietoso
critico Enzo Gentile parlò di
una “brillante fusione di origini sicuramente dotte a infiltrazioni di
avanguardia e di musica contemporanea”.
Personalmente, giudicherei questo lavoro come una geniale opera prima che non si lasciò sfuggire niente di almeno un
secolo di musica da Wagner alla musica cosmica ma che allo stesso
tempo, proprio per questa sua complessità
non fu abbastanza incisivo rispetto ad una platea che in quel momento
rivendicava novità molto più dirette e meno strutturate.
Diciamo dunque un gioiello nascosto da
non perdere ma che a conti fatti, contò molto di più nel curriculum
dell’autore che non nella storia del Pop
Italiano"
(recensione di John Nicolò Martin)
Buon
ascolto e Dajeccosì!
Post
by Ya Hozna
Thanx to John Nicolò "JJ" Martin
P.S. LASCIARE UN COMMENTO E/O UN GRAZIE NON GUASTA MAI...