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domenica 2 febbraio 2025

Quintorigo - Experience (2012)

 

TRACKLIST:

01. Foxy Lady (vocals Vincenzo Vasi) - 3:18
02. Fire (vocals Eric Mingus) - 2:44
03. Hey Joe (vocals Eric Mingus)  4:13
04. Angel (percussion Antonio Bianchi; vocals Moris Pradella) - 5:01
05. Spanish Castle Magic (vocals Eric Mingus) - 2:39
06. The Star Spangled Banner - 3:30
07. Purple Haze (vocals Moris Pradella) - 4:05
08. Third Stone From The Sun (percussion Antonio Bianchi) - 3:37
09. Intro (vocals & theremin Vincenzo Vasi)  1:34
10. Voodoo Child (Slight Return) (vocals Moris Pradella) - 3:37
11. Manic Depression (vocals Eric Mingus) - 2:39
12. Red House (vocals Moris Pradella) - 4:03
13. Gypsy Eyes (vocals Moris Pradella) - 3:25
14. Up From The Sky (piano Michele Francesconi) - 3:57


FORMAZIONE:

Valentino Bianchi – sax
Andrea Costa – violin
Gionata Costa – cello
Stefano Ricci – double bass

Ospiti:
Moris Pradella – vocals
Eric Mingus – vocals
Vincenzo Vasi – vocals , theremin
Antonio Bianchi – percussions
Michele Francesconi – piano


Grande Adix! Ancora un immenso grazie per questa ennesima sforbiciata alla wishlist. Questo CD dei Quintorigo, nonostante sia relativamente recente non è per nulla facile da reperire. "Experience" è uno dei vertici della produzione musicale del quartetto romagnolo. attivo fin dal 1992. Pubblicato nel 2012 dalla Metro Music Network rappresenta una vera e propria sfida. Non sono molti i musicisti italiani che si sono cimentati  bel repertorio di un mostro sacro, un virtuoso della chitarra elettrica come Jimi Hendrix. A maggior ragione se lo si affronta muniti di sax, violino e violoncello. Credo che molti di voi abbiamo avuto l'occasione di vedere una esibizione live dei Quintorigo. La prima volta che li vidi rimasi impressionato dal suono del violinista che ricreava alla perfezione l'assolo di chitarra di Ritchie Blackmore in  "Highway Star". Un virtuosismo elevato all'ennesima potenza. 


La band non è nuova a queste sfide: già nel 2008 dedicarono un intero lavoro al grande Charles Mingus, uno tra i giganti del jazz, con quell'inarrivabile "Play Mingus" che segnò una svolta nella carriera del quartetto. Non contenti, pubblicarono nel 2022 il seguito, quell'altrettanto notevole lavoro dal titolo "Play Mingus vol. 2". Sia i rifacimenti delle composizioni di Mingus così come quelle di Hendrix sono stati portati a lungo sui palcoscenici delle più importanti piazze italiane. 


Se volete riascoltarli in versione live vi rimando al vecchio post apparso sulla Stratosfera nel 2022 ("Nel vivo", un CD fuori commercio pubblicato nel 2004, dove già figurava in scaletta "Purple Haze") che ritroverete cliccando qui. Beh, che dire? I Quintorigo non finiscono mai di stupirci: La tracklist di "Experience" raccoglie il meglio della produzione artistica del chitarrista di Seattle, una sorta di Best Of, ed è una ver delizia ascoltare le elaborazioni di brani storici come Foxy Lady, Fire, Voodoo Chile, Manic Depression e molti altri.. Poteva forse mancare la celebre Star Spangled Banner, uno tra gli inni di Woddtosck 1969? Tra gli ospiti illustri nientemeno che il vocalist Eric Mingus, figlio del grande Charles. Decisamente interessante la presenza di Vincenzo Vasi, voce solista in un aio di tracce e grande sperimentatore nonché esperto nell'uso del theremin, una sorta di antico sintetizzatore  (per saperbne di più andate su questa pagina). Se avete voglia di approfondimenti, magari mentre siete all'ascolto di questo splendido CD, vi rimando alla recensione pubblicata sul sito "Mescalina" che troverete qui.


Il nostro incontro con i Quintorigo e con "Experience" si conclude qui. Un ultimo ringraziamento all'amico e collaboratore Adix e a voi tutti auguro il consueto buon ascolto.



Post by George - Music by Adix

lunedì 20 maggio 2024

Andrea Chimenti - Canta David Bowie (2017)

 

TRACKLIST:

01. Lazarus
02. Space Oddity
03. Lady Stardust
04. Quicksand
05. Thursday's Child
06. The Man Who Sold The World
07. Life On Mars
08. Rock'n' Roll Suicide
09. Wild Is The Wind
10. Starman
11. Fantastic Voyage
12. Yassassin
13. Where Are We Now
14. Heroes
15. Absolute Beginners


Non ci dimenticheremo mai di David Bowie. A distanza di 8 anni dalla sua scomparsa (era il 10 gennaio 2016, come passa il tempo) la sua immagine è più viva che mai. Prova ne sono le numerose ristampe  dei suoi successi passati, specie quelli della stagione anni '70, non ultimo il recentissimo boxset "Rock 'n Roll Star", composto da ben 5 CD + un Blue Ray che propone lo storico "Ziggy Stardust" in varie forme e versioni con molti inediti. Un po' caro ma per i collezionisti si tratta di un documento imperdibile. I brani di David Bowie sono stati proposti e "coverati" da decine e decine di artisti, stranieri e italiani, prima e dopo la sua scomparsa. Ci ha provato anche Andrea Chimenti, l'ex cantante dei Moda, gruppo aretino tra i più interessanti della scena new wave italiana, autori dal 1986 al 1989 di 3 album di ottimo livello, Ci occuperemo a breve dei Moda con una retrospettiva e la presentazione della loro discografia completa. Andrea Chimenti, dopo lo scioglimento dei Moda, ha intrapreso una carriera solista costellata di album e di singoli alcuni di di buona qualità, altri un po' meno (cosa abbastanza normale).


Da grande estimatore di Bowie, non potevo tralasciare un disco di così grande spessore. L'omaggio a David Bowie è stato registrato in due serate, il 16 e 17 maggio 2017 al Circolo ARCI di Fiesole (FI), in occasione della rassegna "Girone Jazz". Il 29 settembre 2017 l'album live venne pubblicato dalla Contempo Records in CD e doppio LP. Il disco documenta il concerto tributo a David Bowie che Andrea Chimenti portava in giro per l’Italia già da due anni (quindi prima della morte di Bowie). La formazione è la classica "chitarre, basso, batteria, tastiere", completata da un quartetto d’archi. Le 15 tracce del disco contengono versioni da brivido di classici del repertorio di Bowie, tra cui Life On Mars, Space Oddity, Starman, Wild Is The Wind, Heroes. Splendida, come sempre la voce intensa e densa di sfumature di Andrea. 


Chimenti non è nuovo a queste frequentazioni, basti ricordare che "Canto Pagano" dei Moda fu prodotto da Mick Ronson, per l’occasione anche autore di un pezzo esclusivo per il disco. Presentato in anteprima a Milano il 30 settembre 2017 in occasione del 3° Black Star Day e quindi il 28 ottobre a Firenze con un concerto al Teatro “Spazio Alfieri” (e successivo incontro con i partecipanti presso la sede Contempo), "Andrea Chimenti canta David Bowie" è il disco che conferma le enormi qualità interpretative di Andrea Un progetto sicuramente rischioso e non facile da realizzare. Il risultato è più che positivo. 
Buon ascolto.


PS anche se non ho utilizzato i suoi file, dal momento che possedevo già questo album, ringrazio comunque l'amico  Osel per l'invio.



Post by George

venerdì 17 febbraio 2023

Daal - Destruktive Actions Affect Livings (CD, 2011) plus Echoes (EP, 2011)

 

TRACKLIST:

01. Redroom - 2:30
02. Anarchrist - 7:00
03. Noises From An Interlude - 2:07
04. Level 6666 - 5:20
05. The Dance Of The Drastic Navels Part. II - 16:35
06. Cry-Hologenic - 4:07
07. Aglatarium - 4:15
08. Destruktive Actions Affect Livings - 10:00
09. Memories Of Old Pictures - 7:00


FORMAZIONE:

Alfio Costa / grand piano, Mellotron M400SM, Minimoog, Hammond organ, 
synthesizers, samplers
Davide Guidoni / drums, percussion, samplers

ospiti:
Salvo Lazzara / guitars, oud
Riccardo Paltanin / electric fiddle
Ettore Salati / sitar (track 4)
Alessandro Papotto / soprano sax
Bobo Aiolfi / fretless bass
Guglielmo Mariotti / bass, vocals


Ammetto di conoscere poco o niente i Daal e quindi ringrazio l'amico Marco Osel per avermi inviato i file di questi due lavori risalenti al 2011. In modo un po' svogliato ricordo di avere ascoltato qualche traccia dal loro primo CD (Disorganicorigami del 2009 per l'etichetta Mellow) ma nulla di più. L'ascolto più attento di questo secondo lavoro, in ordine cronologico, per la Agla Records, mi ha decisamente convinto. il duo Costa-Guidoni, insieme a numerosi collaboratori tra cui Alessandro Papotto, già nelle fila del Banco del Mutuo Soccorso, propone un prog elettronico all'insegna della sperimentazione, non di facile ascolto, ma dall'indubbio fascino. Nel campo del neo progressive rock i nomi di Alfio Costa e Davide Guidoni sono abbastanza conosciuti. Come si può leggere sul sito "Metallized" che nel 2011 pubblicò la recensione del CD "Alfio Costa è un tastierista di grande esperienza ed altrettanto grande perizia tecnica, all'opera già con Colossus Project, Prowlers ed altri; Davide Guidoni, dal canto suo, è un batterista/percussionista che è comparso nelle realizzazioni di Nuova Era e Aries, giusto per fare due nomi (in effetti i Daal vengono presentati come side-project), ed autore degli artwork di parecchi album". Tra l'altro il nome del gruppo, Daal, deriva dalle iniziaili dei due componenti, Davide e Alfredo. 


Proseguiamo con la recensione tratta dal sito "Metallized".
"Il disco  è stato presentato come genericamente prog, mentre fin dalle prime note di Redroom, è chiaro che questa etichetta va intesa in senso molto lato. Se è vero che l'impianto generale della musica è certamente tale, il risultato finale degli sforzi è il prodotto di una serie di profondissime contaminazioni in primo luogo elettroniche ed ambient, che portano ad un prodotto molto particolare. Potremmo vagamente descrivere il tutto come risultante da una ipotetica combinazione dei Tool con i Tangerine Dream, innestato su una base che è indubbiamente progressive, ma viene stravolta, cambiata, nascosta, anche da inserimenti Industrial, che rendono il tutto potenzialmente interessante tanto per i progsters di vecchia data senza i paraocchi, quanto per un pubblico che passa con disinvoltura dai Pink Floyd al Balletto di Bronzo, per poi magari finire la giornata con l'ascolto di qualcosa degli ultimi Ulver, tanto per fare un esempio.


La caratteristica principale di "Destruktive-Action-Affect-Livings" è il suo essere liquido, sospeso, sempre a metà tra sogno e (possibile) realtà, mediante l'uso accorto degli effetti elettronici e le dissonanze che parlano alla psiche, ma più ancora di quelli percussivi, sapientemente inseriti all'interno di un tessuto musicale le cui maglie sembrano sempre larghissime, ondeggianti, poco solide, ma in realtà costruito per guidare attraverso un percorso difficile da seguire (specialmente in un'ottica esclusivamente metal), che porta non fuori, ma dentro se stessi. Ed è proprio con il gioco di dissonanze intitolato Redroom che si apre l'album, il cui primo pezzo canonicamente identificabile come tale è la strutturata Anarchrist, dal titolo che vale da solo il prezzo del biglietto, per così dire. Dopo un altro passaggio come Notes From An Interlude, utile a stabilire pathos interiore nell'ascoltatore, è la volta di Level 6666, suite introdotta da un sitar indiano, che poi lascia spazio ad un oscuro pezzo tra il tribale e l'inquietante, che trovo molto riuscito. 


Chissà, forse se i Goblin fossero nati oggi, suonerebbero così. In The Dance of the Drastic Navels, Pt. 2 (la parte 1 era contenuta nel precedente "Disorganicorigami"), troviamo l'unica presenza della voce umana all'interno di un lavoro altrimenti completamente strumentale. Il canto onirico lascia poi spazio ad un altro pezzo dai forti accenti electro-prog. Destabilizzante il pianto dalla deviante evoluzione di Cry-Hologenic. Inquietante è il Jazz/Prog di Aglatarium, che parte in maniera quasi rilassata, per poi accelerare ed evolvere in qualcosa di ancora una volta vagamente nero, e comunque non certo rilassante. Della title tack si può dire tutto, tranne che non costringa a prestargli attenzione: i primi due minuti circa sono relativamente normali, e comunque all'interno del solco di intellegibilità tracciato dalla parte più canonica (si fa per dire) dell'album, ma il resto della suite è una interminabile provocazione sonora, che credo miri più a suscitare emozioni inconsce che a stabilire una vera e propria linea melodica riconoscibile. Memories of Old Pictures chiude il lavoro dedicando un brano ad un amico scomparso (cui Alfio dedica anche un lungo epitaffio all'interno del booklet), offrendogli un omaggio che spazia da atmosfere struggenti a passaggi più tipicamente prog; forse un omaggio ai gusti di chi non c'è più.


"Destruktive-Action-Affect-Livings" è un disco un cui nuotare, in cui muoversi con la libertà senza peso che l'acqua può offrire, lasciando libera la mente di interpretare le sensazioni sonore ed emozionali che le costruzioni musicali dei Daal sono in grado di offrire. Disco da approcciare quindi senza aspettarsi qualcosa di rigidamente inquadrato in uno schema ed all'interno di un genere preciso, ed al giorno d'oggi questa è probabilmente una qualità in sé".

Daal - 2011 - Echoes (EP / CD single)


TRACKLIST:
01. Echoes (including an excerpt of The Grand Vizier's Garden Party)

FORMAZIONE:

Davide Guidoni - drums, percussion, gong
Alfio Costa - keyboards, piano, synth
Flavio Costa - guitar
Guglielmo Mariotti- bass, backing vocals
Simone Cecchini - lead vocals
Salvo Lazzara - oud


Ad integrazione dell'album precedente pubblico anche questo CD single contenente un solo brano, ovvero la cover della gloriosa Echoes dei Pink Floyd, con qualche dissertazione alla Daal. Decisamente accattivante l'inserto di "The Grand Vizier's Garden Party" tratto dall'epocale "Ummagumma".
Prima di concludere ci tengo a ricordare che le immagini del post sono tratte dal profilo Fb del gruppo, che vi invito a visitare. La produzione discografica, iniziata nel 2009 proseguirà nel tempo alternando CD, EP e Compilation. L'ultimo lavoro risale allo scorso anno e si intitola "Daedalus". 
Con questo abbiamo concluso. Buon ascolto


LINK Destruktive Actions Affect Livings (CD 2011)
LINK Echoes (EP-mini CD 2011)

Post by George - Music by Osel (thanks)

martedì 3 gennaio 2023

Vince Tempera - The First Works part 1: Vince Tempera & La Macchina del Piacere (1970 - vinyl) + You've Got a Friend (1971 - vinyl)

 

Ben ritrovati, cari stratosferici amici. L'anno nuovo si apre con una retrospettiva dedicata ai primi lavori di Vince Tempera (all'anagrafe Vincenzo), noto tastierista milanese con alle spalle una lunga e articolata discografia. Per tracciare, seppur in breve, la biografia di questo artista ci vorrebbe un intero volume, per cui per gli approfondimenti del caso vi rimando ai numerosi siti web che ne descrivono il profilo musicale. Da parte mia cercherà di rimanere più aderente ai contenuti delle prime produzioni musicali di Vince che è raccolta in u arco temporale compreso tra il 1970 e il 1974. Questi gli album che verranno proposti nelle "due puntate": Vince Tempera & La Macchina del Piacere (alias The Pleasure Machine) del 1970, You've Got a Friend del 1971, La nottata (colonna sonora originale del film) del 1974 e Piano Piano, anch'esso del 1974. Questi ultimi due dischi saranno i protagonista della prossima puntata. Viene escluso da questa cronologia Art+Art Live (1973) in quanto già postato sul blog nel 2020 insieme a numerose bonus track (qui). Le informazioni che troverete di seguito, in particolare quelle sui Pleasure Machine, le ho attinte da Wikipedia. Infine: questo doppio post non sarebbe stato possibile senza il fondamentale aiuto dell'amico e storico collaboratore nonché benefattore, Frank-One. E' stato lui ad inviarmi i file degli introvabili e rari vinili You've Got a Friend e Piano Piano. Grazie per questo ennesimo graditissimo contributo. E qui inizia l'avventura.

Vince Tempera & La Macchina del Piacere (1970)

cover originale del 1970

TRACKLIST:

01. The Pleasure Machine
02. Classical Gas
03. Rain
04. Mas Que Nada
05. Let It Be
06. Everybody's Talkin'
07. Ticket To Ride
08. Ballad Of Easy Rider
09. Rain
10. Lay Lady Lay
11. The Windmills Of Your Mind
12. Sexual Resolution

cover ristampa del 1980

FORMAZIONE

Vince Tempera - piano, organo, vibrafono, clavicembalo
Ellade Bandini - batteria, congas, tamburino
Ares Tavolazzi - basso, chitarra elettrica, chitarra classica, violoncello

cove Mc del 1980

I Pleasure Machine nascono nel lontano 1969 a seguito dell'incontro tra due musicisti ferraresi, il batterista Ellade Bandini e il bassista Ares Tavolazzi, con il tastierista Vince Tempera. Messi sotto contratto dalla casa discografica Durium, incidono nel 1970 un primo singolo contente sul lato A la cover di "The Ballad of Easy Rider" dei Byrds e sul lato B "The Pleasure Machine", una composizione originale di Tempera. Il singolo passa del tutto inosservato così come il successivo 33 giri, arricchito da altri brani, in gran parte cover di grandi artisti stranieri. Il disco prenderà il titolo tradotto in italiano, ovvero "Vince Tempera e La Macchina del Piacere". Prima di entrare nei contenuti di questo album, vorrei ricordare che il trio Tempera-Bandini-Tavolazzi, con la collaborazione di Angelo Vaggi al basso (Tavolazzi  era alla chitarra), realizzò nello stesso anno (1970) l'album "Fourth Sensation", anch'esso decisamente raro, peraltro già presente sulla Stratosfera dal 2016. Guarda caso, anche allora fu Frank-One a fornirci il contributo. Lo troverete qui. Sono 10 brani con nomi femminili. Un gioiellino da riscoprire. 


"Vince Tempera & La Macchina del Piacere" è rimasto relegato in versione vinile. Pubblicato con questo titolo nel 1970 (con una splendida copertina che ricorda un quadro futurista), venne ristampato 10 anni più tardi, sempre dalla Durium, con copertina differente, sia  in formato LP che musicassetta con titolo in inglese, "The Pleasure Machine" che poi altro non era se non il nome ufficiale del trio. I contenuti erano esattamente gli stessi, 12 tracce, quasi tutte cover, riarramgiate dai tre musicisti in modo spesso molto originale. Addirittura vi sono due differenti versioni di "Rain" dei Beatles. Altre cover, tra le più significative, sono "Classical Gas" di Mason Williams e la già citata "Ballad of Easy Rider" dei Byrds. Non aspettatevi nulla di eccezionale. E' musica da intrattenimento, suonata con eleganza da tre musicisti ancora "in erba" che sbocceranno da lì a breve (Tavolazzi con gli Area, Bandino con decine di gruppi e Tempera...beh, di lui ci sarebbe veramente tropo da dire).  In quanto ai Pleasure Machine vale la pena ricordare che parteciparono alle registrazioni dell'album di Francesco Guccini, "L'isola non trovata" (incidendo anche una loro versione di "Asia") e subito dopo di "Terra in bocca" dei Giganti. Nel 1972, dopo avere contribuito alle registrazioni de "L'orso bruno" di Antonello Venditti, il gruppo si sciolse come neve al sole. 


Vince Tempera - You've Got a Friend (1971)


TRACKLIST:

01, You've Got A Friend - 4:06
02. Chicago - 3:13
03. Love - 2:14
04. It's Too Late - 3:55
05. Up Pops - 4:21
06. You've Got A Friend (finale) - 1:02
07. Mamy Blue - 3:45
08. Adagio in Do Minore - 3:54
09. Methilde - 4:23
10. Love Story - 3:21
11. A Song - 2:36
12. The Long And Winding Road - 3:19


FORMAZIONE:

Vince Tempera - piano
Ellade Bandini - batteria
Ares Tavolazzi - basso


E' il 1971 e per l'etichetta Columbia viene pubblicato il secondo lavoro di Vince Tempera dal titolo "You've Got a Friend". Il disco è attribuito al solo Tempera, anche se al suo fianco vi sono gli altri due compagni di avventura nei Pleasure Machine, ovvero Ellade Bandini e Ares Tavolazzi. Questo album è piuttosto raro e, come per La Macchina del Piacere, non è mai stato ristampato. Frank-One me lo ha inviato evidenziando l'usura che lo contraddistingue, tipica di un vinile che ha compiuto 51 anni. Anche in questo caso molte tracce sono cover di altri artisti, ad iniziare dalla title track composta da Carole King. Sempre dal repertorio della King troviamo "It's Too Late". Tra le mie preferite segnalo la cover di "Chicago" di Graham Nash (con tanto di coretto) e la immortale "The Long and Winding Road" dei Beatles. Vince Tempera infila tra i solchi qualche sua composizione (Love, Up Pops, Methilde, A Song). Non manca un particolare arrangiamento dell'Adagio in Do Minore di Benedetto Marcello. Purtroppo orchestrazioni e cori, non sempre azzeccati, appesantiscono la qualità degli arrangiamenti. Anche la scelta di alcuni brani lascia a desiderare, leggasi "Mamy Blue" e "Love Story". Non importa. Il disco va contestualizzato e apprezzato quantomeno per la sua rarità. 

Mc del 1971

Si conclude qui la prima parte della retrospettiva dedicata agli album di esordio di Vince Tempera. Come promesso, a breve seguirà la sezione conclusiva. Vi lascio con il consueto buon ascolto.


LINK La Macchina del Piacere (1070)
LINK You've Got a Friend (1971)

Post by George - Music by Frank-One & George (4 hands are better than 2)

martedì 26 marzo 2019

Caterina Caselli - 1972 - Caterina Caselli (the cover album - vinyl)


TRACKLIST:

Lato A
01. I've Been Loving You Too Long (Otis Redding)  2:58 
02. L'uomo del paradiso (Lady In Black - Uriah Heep)  3:50 
03. Per chi (Without You - Harry Nillson)  2:56 
04. Il silenzio vale più delle parole (We Have All The Time In The World - Louis Armstrong)  3:09 
05. Lady Eleonora (Lady Eleanor - Lindisfarne)  3:16 
06. Triste amore (Sad Lisa - Cat Stevens)  3:36 

Lato B
01. Come è buia la città (Ain't No Sunshine - Bill Withers)  2:15 
02. Tu sei mio padre (Son Of My Father - Giorgio Moroder)  2:21 
03. Meglio morire che perdere te  4:01 
04. Cuore ferito  3:45 
05. Ascolta mio Dio (Peppino Gagliardi)  2:30 
06. Ci sei tu  3:50 


Pubblicato in Italia dalla CGD  e in Canada dalla Columbia nel 1972, il quarto album in studio di Caterina Caselli porta semplicemente il suo nome, così come quello precedente datato 1970. La Caselli, oramai cantante matura, lasciatasi alle spalle il beat degli anni '60 e il suo celebre "casco d'oro", entra di prepotenza negli anni '70 con uno splendido album di cover, di grande classe, come è nello stile del personaggio. Le mani affondano in brani piuttosto eterogenei, rispolverando capolavori di Otis Redding, degli Uriah Heep (ottima la versione di Lady In Black), di Cat Stevens, di Harry Nillson. 
Assolutamente degna di menzione, anche per la scelta inusuale, è la cover di Lady Eleanor dei Lindisfarne. Solo tre brani portano la firma di autori italiani. E'anche presente una reinterpretazione di una canzone di Peppino Galiardi, Ascolta mio Dio. Dall'album venne tratto un singolo contenente Com'è buia la città / Ci sei tu, con due copertine differenti.



Inutile ricordare che il disco non ha mai visto la luce in versione CD. Non esistono nemmeno ristampe in vinile,  Grande Caterina, semplicemente emozionante,
Buon ascolto



Post by George

domenica 15 aprile 2018

Roberto Gatto - 2008 - Progressivamente: omaggio al Progressive Rock


TRACKLIST:

01. Watcher Of The Skies (Rutherford, Gabriel, Collins, Hackett, Banks) - 5:19
02. Matte Kudasai (Belew, Bruford, Fripp, Levin) - 6:37
03. Money (Waters) - 5:37
04. Episode One (Gatto) - 4:38
05. Sea Song (Wyatt) - 5:40
06. I Talk To The Wind (McDonald, Sinfield) - 5:37
07. Starting In The Middle Of The Day We Can Drink Our Politics Away
(MacRae, Wyatt) - 5:10
08. Progressivamente (Gatto) - 6:02
09. Trilogy (Lake, Emerson) - 10:04


MUSICISTI

Roberto Gatto - drums
Francesco Puglisi - bass, double bass
Roberto Cecchetto - electric guitar
Danilo Rea - piano, keyboards
Maurizio Giammarco - tenor saxophone, flute
Gianluca Petrella - trombone (tracks 2 to 5, 8)
Fabrizio Bosso - trumpet, flugelhorn (tracks 1, 6, 7, 9)
John De Leo - vocals (tracks 4, 5)


Roberto Gatto non necessita di grandi presentazioni. Batterista, romano di nascita, esordisce nel 1975 con il Trio di Roma insieme a Danilo Rea ed Enzo Pieropaoli, per poi collaborare con nomi prestigiosi tra i quali Mina, Lucio Dalla, Pino Daniele, Ornella Vanoni, Gino Paoli, Ivano Fossati, Riccardo Cocciante, Teresa De Sio, Gilberto Gil, Ennio Morricone. In ambito più strettamente jazzistico vanno citati i suoi lavori con alcuni nomi del calibro di Luca Flores, George Coleman, Enrico Pieranunzi, Lanfranco Malaguti, Chet Baker, John Scofield, John Abercrombie, Billy Cobham, Richard Galliano, Joe Zawinul, Pat Metheny. Ha inoltre ricevuto vari riconoscimenti come miglior batterista italiano, nel 1983 dal mensile "Fare musica", nel 1991 e nel 1992 da "Guitar club", e nel 1993 dalla rivista "Percussioni".  Sempre nel 1993 suona con il Perigeo nella reunion del gruppo a Umbria Jazz. Nel 1997 il direttore Laurent Cugny della francese Orchestre National de Jazz lo chiama per un tour in Francia ed alcune date in Italia. Ultimamente si dedica all'attività solistica e suona spesso con la formazione del trombettista Enrico Rava (fonte Wikipedia).


La scelta di Roberto Gatto di rendere omaggio ai grandi artisti del progressive rock internazionale e di reinterpretare in chiave jazzistica i loro brani è sicuramente coraggiosa, una "prova d'amore" come si legge nelle note di copertina. Dopo aver avere ascoltato un paio di volte il CD, devo dire che il risultato supera qualunque aspettativa, Il quintetto che accompagna Roberto Gatto è composto da professionisti di notevole spessore (Danilo Rea in particolare) e i suoni che escono dai solchi del disco sono di grande bellezza. Sottolineo l'originalità delle delle rivisitazioni di Watcher of the Skies, uno dei capolavori dei Genesi e, soprattutto, di Sea Song di Robert Wyatt (ricordate? era il brano di apertura di "Rock Bottom" del 1974), reinterpretata dalla magnifica voce di John De Leo, con un grande solo di trombone nella sezione finale. 


Le altre "cover" (anche se il termine è improprio) sono Matte Kudasi dei King Crimson era "Discipline" del 1981, Money dei Pink Floyd, I Talk To The Wind dei primissimi King Crimson (meravigliosa), Starting in the Middle of the Day, ancora di Robert Wyatt, tratta da "Little Red Record" dei Matching Mole (1972) e per finire Trilogy di E.L & P., di grande bellezza, posta a chiusura dell'album. Il disco include anche due composizioni originali, scritte da Roberto Gatto per l'occasione, Episode One e Progressivamente che ben si amalgamano col resto del concerto.. Ricordo che tutti i brani sono stati registrati dal vivo alla Casa del Jazz di Roma il 7 aprile 2008. 



Concludo con una considerazione prima di lasciarvi all'ascolto del CD. 
A fronte di "saccheggi" di brani prog, più o meno devastanti, ascoltati in passato, qui ci troviamo di fronte ad arrangiamenti raffinati, di grande classe, che rispettano e valorizzano le versioni originali. E non è cosa da poco. Quindi un grande plauso a Roberto Gatto e ai suoi musicisti per averci regalato quest'opera preziosa. 

Ringrazio, infine, l'amico Marco Osel che ci ha inviato un po' di tempo fa i file dell'album. Trascorsi i fatidici 10 anni, possiamo oggi presentarlo e condividerlo con tutti gli amici della Stratosfera che, a suo tempo, magari se lo sono perso. E' tutto.
Buon ascolto



Post by George - Music by Osel

giovedì 7 dicembre 2017

Ars Nova (Italy) - 2002 - Ars Nova (registrazioni studio e live dal 1974 al 1979) plus Ars Nova & Gerard (Japan)- 1999 - Keyboards Triangle

Si tratta di un post piuttosto curioso che vede come protagonisti due gruppi omonimi, anche se collocati agli antipodi. Nel vasto pianeta musicale non è cosa rara trovare due gruppi con lo stesso nome. Ebbene, in questo caso abbiamo tra le mani due Ars Nova, i primi italianissimi, i secondi (ma trattasi di un trio femminile) giapponesi (che condividono questo loro raro album con i conterranei Gerard). Per la cronaca mentre il primo disco esce dai miei cassetti, il secondo è un omaggio del nostro impareggiabile amico Osel. 

Le ragioni per cui ho deciso di postare anche l'album delle due band giapponesi risiedono nel fatto che ben tre delle sette cover presenti, appartengono a gruppi prog italiani.

From George archives

Ars Nova - 2002 - Ars Nova
(registrazioni studio e live 1974-1979)


TRACKLIST:

01. Introduzione
02. Immagine onirica di un amore al quarzo
03. Museo
04. Caligola
05. Sogna
06. Messalina
07. Katia e il protettore
08. Felicità
09. Messalina moderna
10. I sogni di una star
11. La mia vita


MUSICISTI:

Stefano Piergiovanni - basso
Amedeo Scacco - batteria (5)
Stefano Falcone - batteria (1, da 8 a 11)
Stefano Riccioni - batteria (da 2 a 4, 6,7)
Pietro Eugeni - chitarra (da 2 a 10)
Romano Carboni - chitarra (1, 11)
Pasquale Del Duca - tastiere (1, 11)
Riccardo Gnerucci - tastiere (1, da 9 a 11)
Silvano Melgiovanni - tastiere (5)
Luigi Piergiovanni - voce, tastiere


Scopiazzo quanto riportato da Augusto Croce sulla sua bibbia Italian Prog, circa la stringata biografia degli Ars Nova. Si tratta di un quartetto romano formatosi nel 1974 dai fratelli Piergiovanni, provenienti dalla Cassa del Comune Accordo. Ebbero l'opportunità di incidere solamente due 45 giri, Who Are You Kidding? / A Virgin case nel 1977 e Due corpi in armonia / Moquette nel 1978, entrambi pubblicati dall'etichetta Mia. Solo nel 2002 la Mellow renderà loro giustizia pubblicando un CD contenente tracce inedite in studio e live comprese tra il 1974 e il 1979.  I brani degli esordi, specie quelli live, sono di stampo progressive, mentre con il passare degli anni gli Ars Nova hanno optato per un genere pop, decisamente più annacquato e commerciale. Il CD ne è una testimonianza. Dopo alcuni cambi di formazioni, il gruppo si è sciolto definitivamente nel 1980. Attualmente - si legge ancora su Italian Prog - Luigi Piergiovanni è ancora nel settore discografico attraverso l'etichetta indie Interbeat, di cui era titolare con il fratello Stefano, scomparso nel 2001. 



From Osel archives 

Ars Nova & Gerard - 1999 - Keyboards Triangle 


TRACKLIST:

01. Gerard  - Toccata  (Emerson, Lake & Palmer)  7:37  
02. Ars Nova - Birds Medley: Bourrée-First Avenue-King Bird (Trace)  7:50  
03. Gerard - La conquista della posizione eretta (Banco del Mutuo Soccorso)  8:23  
04. Ars Nova  - Epilogo (Il Balletto di Bronzo)  6:18  
05. Gerard - Catherine Parr  (Rick Wakeman)  6:23  
06. Ars Nova - Tarkus  (Emerson, Lake & Palmer)  12:17  
07. Gerard - Four Holes In The Ground  (Premiata Forneria Marconi)  6:06  


ARS NOVA - LINE UP

Keyboards – Keiko Kumagai, Mika Nakajima
Drums - Akiko Takahashi
Bass - Kyoko Kanazawa (track 4), Noburo Nakajima (track 2) 


GERARD - LINE UP

Keyboards - Toshio Egawa
Drums –  Masuhiro Goto 
Bass – Atsushi Hasegawa  


Questo raro CD intitolato "Keyboards Triangle" venne pubblicato in Francia (etichetta Musea) e in Russia (dalla G&P Essential Music) nel 1999 e mai più ristampato. I protagonisti sono due gruppi progressive rock giapponesi, in formazione a trio, le Ars Nova trio femminile) e i Gerard (trio maschile), che si dividono, quasi equamente secondo una logica di genere, le sette tracce presenti sull'album. Le cover vogliono essere un tributo ai gruppi - a loro modo di vedere - più significativi nel panorama del progressive, in cui domina l'uso delle tastiere. E' un piacere vedere riconosciuti gli indiscussi meriti del Banco del Mutuo Soccorso, Balletto di Bronzo e PFM al fianco di "mostri sacri" quali Emerson, Lake & Palmer, Rick Wakeman e Trace. Non so se vi ricordate di questi ultimi: erano una band classic prog olandese fondata dai due Van Der Linden, Rick degli Ekseption e Pierre dei Focus, con all'attivo tre album dal 1974 al 1976. Per dovizia di particolari ricordo che le cover del Banco e del Balletto erano già apparse nel cofanetto tributo "Zarathustra's Revenge" del 1991. 
Non è album "made in Italy", lo so, ma è una buona occasione per riascoltare dei grandi classici del passato, suonati peraltro in modo impeccabile. 
Buon ascolto.


Gerard
Ars Nova 

Post by George - Music by George & Osel