TRACKLIST
1 Barbara Song (da “Die Dreigroschenoper”, 1928)
2 Ballata della schiavitù sessuale (da “Die Dreigroschenoper”, 1928)
3 Tango Ballade -con Vittorio De Sica (da “Die Dreigroschenoper”, 1928)
4 Jenny dei pirati (da “Die Dreigroschenoper”, 1928)
5 Moritat (da “Die Dreigroschenoper”, 1928)
6 Salomon Song (da “Die Dreigroschenoper”, 1928)
7 Ballata dell'agiatezza (da “Die Dreigroschenoper”, 1928)
8 Surabaya Jonny (da “Happy end”, 1929)
9 La ragazza annegata (da “Das Berliner Requiem”, 1929)
10 Moon of Alabama (da “Mahagonny”, 1927-1930)
11 Wie Mann Sich Bett (da “Mahagonny”, 1927-1930)
TRACKLIST
1 Le grand Lustucru (da “Marie Galante”, 1934)
2 Lied der Fennimore (da “Der Silbersee”, 1934)
3 J’attends un navire (da “Marie Galante”, 1934)
4 I sette peccati capitali (brani del balletto, 1933)
5 Speak Low (da “One touch of Venus”, 1943)
6 How Can You Tell an American (da “Knickerbocker holiday”, 1938)
7 That's Him (da “One touch of Venus”, 1943)
8 Lonely House (da “Street scene”, 1947)
9 September Song (da “Knickerbocker holiday”, 1938)
FORMAZIONE
Laura Betti- Voce
Orchestra diretta da Bruno Maderna
Della straordinaria vicenda artistica di Laura Betti avevamo già accennato in occasione di un post precedente (lo trovate QUI) dedicato a questa singolare figura di attrice e cantante e al suo disco di esordio contenente alcune delle canzoni dello storico spettacolo “Giro a vuoto”. Oltre a qualche 45 giri ed EP, la Betti incise un unico altro lavoro sulla lunga distanza, ma CHE lavoro, ragazzi! Ci riferiamo, e qui l’enfasi è d’obbligo, a una delle più alte vette culturali toccate dalla nostra discografia, vale a dire i due dischi dedicati alla musica di Kurt Weill, un gigante del ’900. Non parliamo a vanvera: questo doppio album, uscito in due volumi separati nel 1963 per la Ricordi, è infatti il primo lavoro organico dedicato alla riproposizione nella nostra lingua dei capolavori che Kurt Weill scrisse per Bertolt Brecht (più della metà dell’opera è dedicata ai brani partoriti da questo strepitoso sodalizio), e per altri autori, e di gran lunga resta ancora oggi quello più curato e approfondito.
Oltre alla Betti vi compaiono i nomi prestigiosi di Bruno Maderna, uno dei più noti compositori italiani del Novecento, in qualità di direttore e concertatore, quello di Roberto Leydi, che cura il ricco apparato critico e iconografico e anche quello di Vittorio De Sica che è ospite in un brano del primo volume.
Le date che caratterizzano i due volumi sono quelle attorno alle quali si dipana la vicenda biografica a musicale del geniale compositore tedesco: 1900-nascita, 1933- fuga dalla Germania nazista e sostanzialmente fine del sodalizio con Bertolt Brecht; 1950, morte negli USA. Tale scansione testimonia che il progetto di questo lavoro intende seguire l’intero percorso artistico e umano di Weill, inquadrandolo sia attraverso le vicende storiche tedesche (lo spartachismo, l’effimera Repubblica di Weimar, l’ascesa di Hitler), sia leggendolo in controluce alle coeve esperienze musicali e teatrali (di cui il Kabarett berlinese fu un incestuoso frutto).
Non voglio tediarvi con ulteriori riflessioni sulla novità dell’arte di Weill, né sul ruolo che giocò nel successo del teatro politico e civile di Bertolt Brecht (traghettato in Italia da Giorgio Strehler), sia perché, purtroppo, ciò va ben oltre le mie povere competenze, sia perché, assai meglio di quanto potrei fare io, lo racconta Roberto Leydi (la cui eccezionale figura di studioso e organizzatore culturale e musicale meriterebbe ben altro approfondimento) nei due ricchi libretti interni che vi fornisco in un apposito link e che sono assolutamente paritetici alla musica contenuta nei due dischi.
Mi limiterò a segnalare che nel primo volume troverete brani di alcuni capolavori degli anni tedeschi tratti dal “Die Dreigroschenoper” (come “La ballata della schiavitù sessuale”, la “Tango ballade” cantata magistralmente con De Sica, l’incredibile “Moritat”, in cui Maderna inserisce anche il theremin), e poi ancora pezzi notissimi come “Surabaja Johnny” (che riprende la musica di “Moritat”) e la celeberrima “Moon of Alabama”, molti anni dopo sdoganata presso il pubblico rock dai Doors).
Il secondo volume segue i passi dell’esilio di Weill: mentre il Nazismo al potere brucia in piazza i suoi spartiti e gli scritti di Brecht, il musicista cerca infatti riparo prima in Francia (dove, tra l’altro, scrive le musiche del balletto “I Sette Peccati”, ultima collaborazione con Brecht che lo raggiunge appositamente dalla Svizzera), e poi dal ’35 definitivamente in America. Qua si allontana dalla musica d’arte degli anni europei per avvicinarsi invece a una musica più vicina agli ambienti di Broadway e di Hollywood, dedicandosi alla commedia musicale e alla musica per la radio, lambendo anche il jazz orchestrale colto che in quegli anni stava elaborando il suo amico George Gershwin. Tuttavia i brani di questi anni, se sono più fruibili, non sono certo del tutto proni alle mere esigenze commerciali. Weill è il primo compositore del teatro musicale americano che non si limita a scrivere le musiche, ma si dedica anche alla faticosa fase dell’orchestrazione, nell’esigenza di avere il pieno controllo della propria arte. Ma anche qui vi rimando al dettagliato libretto interno. A noi ci basti evidenziare, tra le tante chicche di questo secondo volume, “Le grand Lustrucru”, “I sette peccati capitali”, “Speak Low” (cantato in inglese) e l’ennesimo capolavoro di “September song”.
Laura Betti, cantante sui generis, rende un grande servigio a queste autentiche perle, come notò già il musicologo Massimo Mila (vedi articolo posto in coda al libretto del primo volume) che la esaltò come “vera voce di Kurt Weill”: il suo imprinting da attrice, ma anche la sua misura, sono infatti essenziali all’efficacia di questi brani che vivono nell’inscindibile connubio tra la musica inventiva di Weill (che cavalca l’alto e il basso con grande scioltezza) e i testi letterari di Bertolt Brecht, uno dei nomi maggiori del teatro del XX secolo. In virtù di ciò, la Betti esce vincitrice, a parer mio, anche dal confronto con le due grandi signore della musica italiana che poi si misureranno con Weill/Brecht, vale a dire Milva (1971), un po’ troppo enfatica, e Adriana Martino (1976), un po’ troppo impostata.
A dispetto di quanto abbiamo cercato di evidenziare, ovvero dell’eccezionalità culturale di questo lavoro, questi due dischi, pur riediti successivamente nella serie economica “Orizzonte”, non sono mai stati ristampati in CD, né riversati digitalmente. A quanto ne so, non sono mai apparsi sul web, in cui finora è stato possibile reperire solamente tre brani.
Permettetemi un grande ringraziamento a Osel che mi ha messo a disposizione i files mp3 del secondo volume, dato che la mia copia (sottratta con destrezza alla discoteca di mio suocero…) è purtroppo assai rovinata.
Infine una precisazione: per riprodurre le pagine dei due libretti ho preferito non seguire l’ordine classico 1 pagina = 1 foto giacché la scrittura minuta non avrebbe permesso una visione appropriata sul vostro PC. Ho dunque preferito fotografare da vicino singole parti delle pagine e poi rimontarle.
Mi pare che sia tutto. Non mi resta che augurarvi buon ascolto!
Post by Andrea de "Gli Sprassolati"