Gruppo romano figlio dei Free Love (un
paio di 45 giri e la partecipazione al Caracalla Pop festival del '71), progetto,
quest’ultimo, sospeso poco prima che nel febbraio ’72 un drammatico incidente stradale
rubasse la vita a due musicisti : Gianni Caia e Steve Stogel, che con Stefano
Sabatini e Mauro Montaldo (feriti gravemente) costituivano l’ensemble musicale dei
concerti di Mia Martini.
Mesi dopo, Stefano Sabatini (il tastierista), ricostituisce il gruppo per realizzare un concerto in memoria dei compagni
scomparsi e con l’idea di sviluppare una musica più “avanzata” e maggiormente
orientata al jazz; dopo diverse esibizioni ed alcuni
avvicendamenti tra vecchi e nuovi compagni di ventura, nell'agosto '73 la formazione entra in sala di registrazione
col nome di Kaleidon per incidere “Free love”.
Il titolo è un chiaro omaggio al precedente gruppo e al loro sogno
artistico tragicamente interrotto, e il disco è un gioiello strumentale di assoluta cristallinità “canterburiana”,
quella più orientata alla contaminazione jazz:
basta ascoltare “Kaleidon” (l’omonima traccia d’apertura) col fuzz-bass
di Tallarita a sottolineare il perimetro entro cui si muove la ricerca sonora (e
quel pedale che sembrerebbe spinto proprio dal piede di Hugh Hopper…), o “Inverno ‘43” dove la dolcezza del fraseggio di Sabatini non
ha nulla da invidiare ai maestri britannici
(Alan Gowen e Steve Miller su tutti…) con il mood circolare e nostalgico
della sezione ritmica che è molto affine a quel capolavoro di “Squarer for Maud” che
i National Health realizzeranno 5 anni più tardi;
ma il disco riserva altre sorprese come la firma di "Polvere" a testimoniare il passaggio di Nino De Rose** polistrumentista coinvolto in diversi progetti paralleli live (Free Love, Living Music, Blue Morning ...), e allora non stupisce affatto scorgere tra le note e il ritmo di "Oceano" la stessa gioia
contagiosa che si respira nell'omonimo disco Blue Morning, con sax e
flauto a trascinare la musica nelle calde acque mediterranee;
il disco si chiude con la romantica “Free love”,
dove le dolci note del pianoforte si accompagnano al soffio del sax di Massimo Balla,
che canta una lirica struggente al cielo ed un ultimo saluto ai compagni
scomparsi.
Musica affascinante quella che esce
dai solchi del disco, musica che si stratifica su linee melodiche sottili,
disegnate dalle note del piano elettrico di Sabatini e dalla generosa brezza dei
fiati di Massimo Balla, e che poggia sul solido tappeto sonoro ricamato dalle pelli di
Giovanni Liberti (fine cesellatore di ritmi e tempi) e dalle corde basse di Franco
Tallarita.
Cibo per la mente, da gustare ad occhi
chiusi, lasciandosi rapire dalle note:
ascolto dopo ascolto, dopo ascolto… (e pensare che, ai tempi, qualcuno lo definì piuttosto “freddo”)
Purtroppo, "Free Love" sarà
l’unica testimonianza discografica che i Kaleidon lasceranno, vittime anche loro, come tanti altri,
della mancanza di strutture e politiche culturali in grado di sostenere
progetti “alternativi” (ma dopo 40 anni la situazione non è migliorata, anzi…)
Kaleidon seconda edizione
All’indomani della loro partecipazione
al 3° Festival d’Avanguardia di Napoli del ’73, c’è un importante riassetto nella
formazione con l’ingresso di Francesco Bruno, talento della chitarra “no-rock”
(per coprire l’esigenza di una maggiore espansione musicale), e della coppia
Francesco Froggio Francica e Gianni Colaiacomo*** per
sostituire il batterista Liberti (costretto ad abbandonare per motivi
familiari) e il bassista Tallarita (che lascia per tentare nuove strade, ruoterà
intorno al gruppo UT).
La nuova sezione ritmica è più
incline al rock e il progetto, che comunque ruota attorno al leader Sabatini, sembra aprirsi
ad ulteriori orizzonti musicali: c’è un chitarrista poco convenzionale e, inoltre, si
prospetta la sperimentazione di altri strumenti (violino, vibrafono, percussioni); lo testimoniano gli ascolti delle prove
aperte: “…2 pezzi già compiuti e una lunga
improvvisazione…” (da Super
Sound 22/74) e la partecipazione ad un paio di festival (Carpineto Romano 8/6 e
Villa Pamphili 23/9).
Epilogo
Le cronache di quel periodo riportano della “querelle”
indotta da un’intervista di SuperSound a Sabatini in cui si ripercorrono le
oggettive difficoltà del “sopravvivere” dei musicisti e la carenza di adeguati
supporti nei confronti loro e delle musiche meno compromesse commercialmente.
La questione si chiuderà con la
replica della casa discografica, le scuse della rivista, la smentita di ogni
accusa all’etichetta da parte del gruppo e l’autocritica del giornalista, reo
di aver “forzato” le deduzioni rivestendo le parole di Sabatini del proprio
pensiero e delle proprie convinzioni.
Siamo nell’autunno del ’74, diverso
materiale è già a buon punto per una nuova produzione discografica di cui si
parla e si scrive da tempo, ma il gruppo di lì a poco si scioglierà e,
purtroppo, non verrà mai inciso (sarà stato un caso?...)
NOTE
delle successive
esperienze dei musicisti vorrei ricordare che Gianni Colaiacomo entrerà nel Banco
(periodo “Canto di primavera”), che Stefano Sabatini sarà parte dell’esperimento Samadhi , suonerà nel gruppo di Tony Esposito (anche
Bruno) e formerà i Mediterraneo *,
mentre Francesco Bruno produrrà diversi
progetti (anche multimediali) vedi lo spettacolo/testimonianza dedicato a
Tiziano Terzani e la collaborazione con gli Agricantus a favore di Emergency (jamila)…
nota * : i Mediterraneo erano un gruppo di jazz-rock che registrò alcuni nastri senza arrivare alla loro pubblicazione: Stefano Sabatini alle tastiere, Francesco Bruno alla chitarra, Carlo Pennisi (Flea/Etna) al basso, Ruggero Stefani (Uovo di Colombo, Samadhi) alle percussioni.
nota** : estratto dal Curriculum
Concertistico di Nino De Rose
… dal 1968 ai primi anni settanta ha suonato il vibrafono in duo con il fratello Antonio, noto chitarrista classico, occasionalmente esteso a quartetto con l'aggiunta del contrabbassista Bruno Tommaso e del flautista Maurizio Giammarco.
Insieme a Giammarco ed il chitarrista Roberto Ciotti nei "Blue Morning", gruppo fusion o crossover come dir si voglia... … dal 1968 ai primi anni settanta ha suonato il vibrafono in duo con il fratello Antonio, noto chitarrista classico, occasionalmente esteso a quartetto con l'aggiunta del contrabbassista Bruno Tommaso e del flautista Maurizio Giammarco.
Vince il
Festival delle Nuove Tendenze in quintetto insieme al pianista ed organista
Stefano Sabatini ed al sassofonista Massimo Balla ("Free Love" ex
Kaleidon ) e nel contempo incide un omaggio ad Allen Ginsberg con i
"Living Music".
Verso la metà degli anni settanta, si esibisce al pianoforte in trio: il primo
trio è con Stefano Priori al contrabbasso e Giampaolo Ascolese alla batteria,
ma è insieme a due suoi allievi, Paolo Damiani ed Ettore Fioravanti, che riceve
i primi riconoscimenti ed incide per la serie "Jazz From Italy"….
nota*** : Froggio e Colaiacomo formavano, con Mandrake, la sezione ritmica della "Raccomandata" ; in quel periodo l’attività della RRR era
stata sospesa, con Mandrake trasferitosi in Germania e Froggio impegnato
nelle registrazioni dei dischi di Loy/Altomare (Chiaro) e Procession (Fiaba); da sottolineare che il giovane
Colaiacomo, poteva vantare diversi anni di
esperienza, avendo militato anche negli Aluera (gruppo formato da Roberto
Ciotti e Alfredo Minotti all’indomani della fine dell’esperienza "Blue Morning")
TRACKLIST :
facciata A
01. Kaleidon (Sabatini)
02. Inverno '43 (Sabatini)
03. Dopo la festa (Tallarita)
facciata B
04. Polvere (De Rose)
05. Oceano (Sabatini)
06. Free Love (Sabatini)
FORMAZIONE:
Stefano Sabatini (piano elettrico e acustico)
Massimo Balla (sax contralto e soprano, flauto)
Franco Tallarita (basso)
Giovanni Liberti (batteria, percussioni)
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Post by Odiladilu