30 novembre 2007

Discworld


Col weekend arrivano i test. Devo dire che son contento del risultato, il Patrizio di Ankh-Morpork è sempre stato uno dei miei personaggi preferiti. E poi è alto, magro e veste sempre di nero.

You scored as Lord Havelock Vetinari

You are Lord Vetinari! Supreme ruler of Ankh-Morpork! Cool, calculated, and always in control. You graduated from the assassins guild, but failed a course on stealth and camouflage, because the professor never saw you there (even though you attended every class). You always seem to know what everyone is thinking, and after a conversation with you, people feel that they have just escaped certain death.





Which Discworld Character are you like (with pics)
created with QuizFarm.com

Lord Havelock Vetinari



69%

Carrot Ironfounderson



63%

Death



63%

Commander Samuel Vimes



63%

Esmerelda (Granny) Weatherwax



50%

Gytha (Nanny) Ogg



50%

The Librarian



44%

Cohen The Barbarian



31%

Greebo



31%

Rincewind



25%


Hat tip: Annarella

Categorie


In certi quartieri di Londra, la sala d'attesa del veterinario è ancora un mix di circolo del cucito e bar dello sport, e specie il sabato mattina capita di incontrarci la gente più disparata. Il nostro veterinario, un sant'uomo che si fa scarnificare con frequenza bisettimanale da Long John Silver, ha lo studio su Fortis Green, a Muswell Hill, e qualche settimana fa, con Mrs. Inminoranza, ci è capitato di dover attendere mentre un'anziana signora cercava laboriosamente di pagare con la carta di credito.

Noi aspettavamo di vedere il dottore, ma la signora deve aver frainteso perchè si è scusata con un sorriso del tempo che ci stava facendo perdere, aggiungendo che l'altra carta di credito le era stata rubata una settimana prima e c'erano ancora problemi con l'autenticazione; mentre le spiegavamo che non eravamo in coda per pagare, la carta è stata finalmente autorizzata e la signora è stata finalmente libera di dare inizio alla litania delle sue sventure, approfittando di un pubblico che sembrava mostrare un po' di empatia. Ha cominciato, la signora, a lamentarsi del crescente tasso di criminalità a Muswell Hill, causato dall'enorme afflusso di immigrati. Un immigrato le aveva rubato la carta di credito; un altro, settimane prima, l'aveva scippata; un terzo aveva aggredito una sua vicina di casa mentre rientrava, a sera; un quarto, in mezzo alla strada, le aveva sputato in faccia approfittando del fatto che era vecchia e non poteva reagire; ragazzi immigrati sfondavano i finestrini delle auto e si abbandonavano ad ogni sorta di vandalismo; famiglie di immigrati si appropriavano delle case popolari trasformandole in dormitori sovraffollati.

Mrs. Inminoranza era più che altro perplessa: nessuno ci potrebbe mai scambiare per nativi, io sembro nordafricano o comunque mediterraneo, e anche se nessuno dei due ha un accento italiano particolarmente marcato, si sente da come parliamo che l'inglese è per entrambi una seconda lingua. Dopo che la signora se n'è andata, ci siamo fatti un sacco di risate e poi lei ha cominciato a chiedersi come diavolo quella tipa avesse avuto la faccia tosta di fare un discorso del genere proprio a noi.

La risposta era in realtà semplice: la signora applicava, in maniera magari confusa (aveva anche una certa età) categorie prettamente marxiane.

Mi spiego: Muswell Hill è un quartiere decisamente ricco, uno dei centri della sinistra radical-chic di north London, feudo elettorale lib-dem, collegio sicuro per Lynne Featherstone (bravissima persona, capiamoci, ho votato per lei quando vivevo a Highgate). È un quartiere in cui i poveri, in pratica, non esistono più, le famiglie operaie si sono imborghesite o si sono spostate a nordest, verso Tottenham Hale ed Enfield. È un quartiere che vive di terziario, un dormitorio per lavoratori delle banche della City e dei media del West End, con negozi di lusso che si riempiono il sabato, un farmers' market pieno di fantastici prodotti biologici (il tipo di posto dove si può trovare miele biologico di qualsiasi fiore, a patto di essere disposti a pagarlo come se fosse cocaina); un quartiere in cui i poveri, gli occupanti delle case popolari (che ci devono essere, per legge, in ogni quartiere) non sono più inglesi ma sono membri di una delle tante ondate di rifugiati o migranti economici che hanno investito il Paese. La nostra anziana interlocutrice apparteneva, e lo si capiva molto bene dall'accento, alla middle class da generazioni, i suoi figli con ogni probabilità lavorano in qualche ufficio fra Marble Arch e la City, i suoi nipoti vanno all'università - probabilmente in qualche collegio di buona reputazione, certo non in posti da parvenu come Birkbeck, la South Bank o il Brunel College - e per lei noi non eravamo immigrati, perchè immigrati, per lei, significa poveri. Noi eravamo vestiti
decentemente, avevamo la fede al dito (che è una rarità per gli inglesi, ormai, e mostra adesione ai Valori della Famiglia che Lavora nel Rispetto della Tradizione), parlavamo un inglese accentato ma forbito, stavamo portando un gatto con un nome originale, da lettore (inglese) di romanzi d'avventura, a passare una visita da un veterinario costoso, come sono costosi per definizione tutti i veterinari di Muswell Hill. Non potevamo essere immigrati.

La signora si lamentava delle sue disavventure, causate da appartenenti ad una classe diversa, con due membri della sua stessa classe, ed aveva quindi, dal suo punto di vista, ogni diritto ad un'incondizionata solidarietà, in base ad una visione prettamente marxiana dei rapporti fra classi. Nella sua visione delle cose, io ero tenuto, sono tenuto, a sentirmi minacciato esattamente quanto lei dagli immigrati. Io non sono, dopotutto, un immigrato che viene qui a rubare il lavoro o i sussidi e non parla neanche decentemente l'inglese: sono un professionista borghese con un accento interessante e vagamente esotico.

E mi viene da pensare che, con tutta la sua confusione sui termini, quella signora avesse della situazione una visione molto più chiara di un sacco di giornalisti e politici.

28 novembre 2007

Upgrade


Questa vignetta, giuro, m'ha fatto ridere per 5 minuti. Descrive praticamente la storia della mia vita


14 novembre 2007

Energia


A quanto pare un paio di modelli matematici affermano che quest'anno, il prossimo o giù di lì avremo raggiunto il punto in cui le capacità estrattive planetarie non riescono più a far fronte alla domanda di petrolio: il punto d'inizio di una spirale ascendente di cui non è possibile vedere la fine, il cosiddetto peak oil.

Probabilmente (e qui so di dare una delusione a più d'uno) il mondo non finirà. Molte cose cambieranno, e un sacco di interessi verranno scossi, ma la perfetta società agricola che è nei sogni di tanti ambientalisti, il ritorno all'economia di sussistenza, probabilmente non avverrà, e comunque, anche se avvenisse, avremmo sicuramente un movimento di Verdi che chiedono l'abbandono dello stupro agricolo di Madre Natura ed il ritorno allo stato sostenibile di cacciatori-raccoglitori.

Probabilmente, quello che succederà è che, da un lato, si comincerà ad estrarre da giacimenti che al momento sono troppo in profondità, o che danno petrolio troppo costoso da raffinare; passati i 100$/barile, c'è il caso che certi giacimenti in Basilicata o in Thailandia diventino paganti; dall'altro, si spingerà sempre più decisamente per diversificare le fonti. Il gas, da giacimenti o da biomassa, non sarà sufficiente, e quello russo, proveniente da una nazione che (a torto o a ragione) ha dimostrato ripetutamente di essere disposta ad usarlo come arma politica, comincia a diventare poco attraente per diversi governi occidentali; il nucleare, soprattutto quello a sicurezza passiva, che in Europa settentrionale è ormai, dopo vent'anni di sperimentazione, una tecnologia matura, ricomincia a diventare una strada percorribile - gli ambientalisti protestano, vero, ma protestano per il carbone, il petrolio, l'eolico, il mareomosso, persino per le biomasse, perchè incoraggiano il consumo e la produzione di rifiuti; non protestano per l'idrogeno o per la fusione nucleare, ma solo perchè non esistono ancora, aspettate che arrivino e vedrete. Gli ambientalisti protestano, punto. È come dire che il Papa prega: è il suo mestiere, cosa vi aspettavate?

La diversificazione passerà probabilmente da un lato per la sostituzione di petrolio e gas naturale nelle centrali elettriche, dall'altro per la sostituzione delle raffinerie con sistemi di produzione di qualche mezzo analogo alla benzina/al gasolio per la distribuzione capillare dell'energia per autotrasporto/riscaldamento; immagino che il modello attuale di concentramento della produzione energetica nelle sue varie forme rimarrà sostanzialmente immutato, le raffinerie verranno rimpiazzate da altre centrali elettriche, che produrranno l'energia elettrica necessaria a ricaricare i motori elettrici delle auto, o per elettrolisi o qualche tipo di processo catalitico l'idrogeno per le celle a combustibile, ancora, delle nostre auto e probabilmente per le turbine degli aerei.

Questa strada non è la migliore percorribile, anzi. È un modello che lascia tutto il potere in mano alle grandi compagnie energetiche/petrolifere, quelle che hanno la disponibilità di risorse per la costruzione di grandi impianti industriali, le infrastrutture per il trasporto di energia in forma di benzina o idrogeno o esafluoruro di uranio, i canali di vendita che partono dal pozzo di petrolio per arrivare alla pompa di benzina o di idrogeno sotto casa, gli amici nei consigli di amministrazione dei produttori di ogni mezzo di trasporto al mondo.È un modello che non estromette completamente il petrolio, che creando canali separati e riducendone la richiesta globale lascia intatto un mercato, certo non più IL mercato globale, ma sempre un mercato in grado di canalizzare ancora enormi profitti in mano ad una serie di governi che non sono fra i più simpatici del mondo: per quella fetta di auto, aerei, carri armati, navi che andranno a derivati del petrolio, e che continueranno ad andare in giro per il futuro prevedibile, non ci sono alternative se non continuare a comprare benzina o gasolio - ad un prezzo magari più accessibile dato il calo di domanda globale, ma stiamo ancora parlando di un fiume di denaro diretto verso una delle aree meno stabili del pianeta.

È, o sembra essere, la soluzione che accontenta tutti: gli ambientalisti e i beppigrilli di questo mondo son felici perchè hanno le loro auto a idrogeno, ed essendo ignoranti come bestie e laureati al DAMS in semiotica dei vasetti di carciofini sott'olio, credono che l'idrogeno e l'elettricità siano fonti di energia, estratti in miniera o spremuti da speciali frutti di alberi coltivati in Mongolia Esterna, o al più credono che il secondo principio della termodinamica sia un complotto sionista, che separando l'idrogeno dall'ossigeno si spenda meno energia di quella che si ricava ricombinandoli; le compagnie petrolifere sono tutto sommato contente, perchè hanno i soldi e le risorse per rimpiazzare le raffinerie e i pozzi con centrali di estrazione dell'idrogeno, e i canali e gli accessi per continuare a pompare idrogeno dove prima pompavano benzina; una serie di governi beniamini degli antimperialisti di questo mondo son contenti perchè continuano a guadagnare un pozzo di soldi, quasi come prima.

Tutti contenti.

Tranne me, giusto perchè sono tignoso. E mi tocca osservare che, con buona pace di beppegrillo, le auto a idrogeno sporcano e inquinano quasi come quelle a benzina; che delle compagnie come BP, Shell, Unocal, Total, che definire criminali sarebbe offensivo per il tipo che domenica notte voleva vedere se riusciva a fregarsi il laptop che un anno fa non è riuscito a portar via (non c'è riuscito; gli son corso dietro col bokken ma non l'ho preso), continueranno a guadagnare cifre ridicolmente enormi e a mantenere su tutti i governi occidentali un potere che non meritano e non sanno gestire; che dei governi gestiti da dementi, fanatici religiosi col culto della fine del mondo, aspiranti Castrado, sceicchi da film di Indiana Jones corrotti come socialisti continueranno a incamerare fiumi di denaro con cui finanziare, a scelta, movimenti terroristici, repressione interna, organizzazioni di fanatici religiosi.

I tignosi come me sono molto perplessi quando vedono, da un lato, le compagnie petrolifere spingere verso l'idrogeno, e allo stesso tempo gli ambientalisti dire che l'idrogeno è la cura di ogni male e le compagnie petrolifere hanno il prototipo del motore ad acqua (?) chiuso in un cassetto e non lo vogliono rivelare; sono perplessi perchè sanno che questo porta alla prevedibile conclusione che quando il motore a celle a combustibile verrà messo in commercio, gli ambientalisti si daranno delle gran pacche sulle spalle, dichiareranno che "dopo vent'anni di lotte abbiamo finalmente trionfato, le cattive multinazionali petrolifere hanno finalmente ceduto e messo in commercio il motore ad acqua", un motore a idrogeno che sporca mica poco, bruciando idrogeno prodotto da centrali magari a carbone (eh, ragazzi, il nucleare è Male), essendo il frutto di una grande vittoria ambientalista sarà verde per definizione, e verrà accettato senza discussioni.

I tignosi come me non possono fare a meno di notare, peraltro, che un'alternativa all'idrogeno e al petrolio esiste da tempo e fa marciare le auto brasiliane inquinando la metà o meno (e senza piombo, benzene o altra merda addizionale, potrei aggiungere); si tratta di un'alternativa che entra in diretta concorrenza col petrolio, potendo essere bruciata negli stessi motori a scoppio che oggi bruciano benzina; che sposta gli equilibri di potere lontano dai consigli di amministrazione delle multinazionali petrolifere e che permette a Paesi oggi appartenenti al secondo quando non al terzo mondo di diventare improvvisamente attori di primo piano dell'economia mondiale. Parlo, ovviamente, dei biocarburanti: l'unica fonte energetica che andrebbe a colpire gli stessi interessi che oggi ingrassano sul petrolio e, guarda caso, l'unica fonte energetica a cui praticamente tutti sono contrari, ambientalisti, compagnie petrolifere, rivoluzionari, terzomondisti e via dicendo. Tutti sono contrari ad una fonte energetica che per sua stessa natura non può essere monopolizzata dalle multinazionali, ad una fonte energetica effettivamente rinnovabile, ad una fonte energetica che permette la produzione diffusa, capillare - in pratica un pannello solare naturale, efficiente e alla portata di economie low-tech.

Tutti contro.

Posso capire Castro: ha da sopravvivere, e di 'sti tempi, senza i soldi di Chavez non andrebbe da nessuna parte - e Chavez è uno di quelli che dai biocarburanti hanno tutto da perdere. Posso capire le multinazionali petrolifere: nella migliore delle ipotesi verrebbero rimpiazzate dalle multinazionali agricole, nella peggiore (dal loro punto di vista) da cooperative di produttori; perchè l'equivalente del pozzo di petrolio diventerebbe il pezzetto di terreno, e un pezzetto di terreno è alla portata di tutti, senza bisogno di costose prospezioni e infrastrutture. Posso capire gli ambientalisti: come abbiamo detto, sono in media laureati in semiotica del sottaceto o in sociologia del cartone animato giapponese, non hanno idea di cosa si stia parlando, sono affetti da una diffusa tecnofobia e se gli dici che c'è una fonte di energia loro protestano per principio, perchè vorrebbero vivere nelle pubblicità del Mulino Bianco. Ho qualche difficoltà, sinceramente, a capire i terzomondisti, che considerano questo passaggio come sicuramente pernicioso per l'Africa, fino a dare ai biocarburanti (che esistono ancora, al 99%, solo sulla carta) la colpa di recenti oscillazioni del mercato delle derrate alimentari e finanche di tutte le carestie degli ultimi anni. Il problema dell'Africa sta nella predazione delle sue risorse da parte degli europei, e quello dei biocarburanti è forse il primo caso in cui una risorsa critica può essere prodotta in Africa (e vantaggiosamente) sia da una multinazionale che da produttori locali. Le grandi compagnie minerarie e petrolifere hanno sempre avuto buon gioco: senza di loro, le infrastrutture semplicemente non sarebbero esistite: se non li facevi giocare, si portavano via il pallone e buonanotte a tutti; l'agricoltura non ha bisogno dello stesso livello di infrastrutture e di tecnologie avanzate, non con la quantità di terreno potenzialmente coltivabile di cui l'Africa dispone: con l'aiuto degli occidentali (che hanno imparato, spesso a loro spese, a contenere lo strapotere delle multinazionali agricole dopo i disastri in Centro e Sudamerica) l'Africa avrebbe forse la prima vera possibilità di uscire dal ciclo debito-corruzione-spreco che ne ha caratterizzato tutta la storia post-coloniale. Certo ci vorranno sforzi, e certo ci saranno ingerenze occidentali, e certo l'Uganda non diventerà la Svizzera - e neanche il Bahrein - in un anno o due; ma ditemi, in che maniera la situazione sarebbe peggiore di quella attuale?

E invece niente: i biocarburanti sono cattivi come le bombe cluster termobariche a microonde che ammazzano i bambini palestinesi sugli scuolabus e risparmiano quelli ebrei avvertiti da una telefonata del Mossad. L'ha detto Pecoraro Scanio.

07 novembre 2007

L'invasione degli ultracorpi


Il nuovo lavoro procede fin troppo bene (nel senso che ne sono oberato) ma c'è una cosa che mi spaventa non poco: lavoro in una ditta di sosia.

La tizia dell'helpdesk che gestisce le macchine Windows assomiglia a Whoopi Goldberg; il mio boss, l'IT manager, a Bill Lumbergh (non nel comportamento, per fortuna); il DBA a George C. Scott da giovane; il billing/reporting manager a Colin Powell; il support manager a Jason Statham; l'amministratrice di rete (network administratrix, come ci tiene ad essere chiamata) a Martha Jones con la pelle più scura.

Non so perchè, ma la cosa a volte mi mette un tantino a disagio.

06 novembre 2007

Definizioni


Ateo devoto: persona che ritiene che teocrazia e clericofascismo siano sistemi politici dotati di un'intrinseca superiorità morale, e che tutti gli altri verrebbero spiritualmente e moralmente arricchiti dall'esservi soggetti.

Per i fan di R.A.Heinlein







Which Heinlein Book Should You Have Been A Character In?




You belong in Time Enough For Love. You are older than you look. Your wit and wisdom are prized by others. People throw themselves on you, begging to be with you.
Take this quiz!








Quizilla |
Join

| Make A Quiz | More Quizzes | Grab Code


(Hat tip: Annarella)

05 novembre 2007

Visite reali


Non so quanto risalto abbia avuto in Italia, ma qui ci sono state parecchie polemiche a seguito della visita ufficiale del sovrano saudita. Un plauso, per inciso, va al segretario pro-tempore dei Lib-Dem, unico rapresentante dei partiti maggiori a rifiutarsi di incontrarlo.

Si potrebbe parlare per ore dell'idiozia dell'occidente nello scegliersi gli alleati (o presunti tali), della situazione dei diritti umani in Arabia Saudita, degli estremisti che in questo Paese assumono il controllo delle moschee grazie al fiume di soldi che arriva da Ryadh; ma questo post vorrebbe parlare di qualcos'altro.

Una delle prime cose che re Abdullah ha detto una volta arrivato qui è che l'Arabia Saudita vorrebbe instaurare rapporti di collaborazione più stretti con l'Occidente per la lotta al terrorismo, citando l'esempio dell'avvertimento trasmesso all'UK per gli attentati del 7 luglio, avvertimento a cui i servizi di sicurezza non diedero alcun credito.

Più d'uno è cascato dalle nuvole, anche perchè a trascinare un po' i piedi nella lotta al terrorismo è semmai l'Arabia Saudita, con le commistioni fra la famiglia reale, vari potentati locali e personaggi riconducibili ad Al Qaeda - ma ovviamente le parole del sovrano saudita hanno dato origine ad una ridda di ipotesi interessanti.

La prima ipotesi, ovviamente, è che non sia vero nulla (posizione ufficiale del governo Brown). Re Abdullah potrebbe benissimo aver fatto l'annuncio proprio per invertire le posizioni di fronte all'opinione pubblica: messo più volte in imbarazzo per le complicità saudite col terrorismo, ha pensato bene di mettere a sua volta in imbarazzo un governo occidentale, presentandosi allo stesso tempo come attivo e in prima linea nella lotta al terrorismo. Possibile e neanche tanto sorprendente - l'insofferenza occidentale per il regno saudita è palpabile, soprattutto fra l'opinione pubblica ma anche per alcuni governi, e la casa di Saud non sopravviverebbe una settimana senza l'appoggio occidentale, o almeno così vuole la vulgata mainstream.

Un'altra ipotesi è che un avvertimento sia effettivamente arrivato - o meglio, che in mezzo al fiume di avvertimenti che arrivano ogni giorno ce ne fosse anche uno che, col senno di poi, potrebbe essersi riferito al 7/7. È un po' come la storia che la CIA sapeva dell'11 Settembre: secondo il complottista medio, se un contatto in Pakistan aveva detto ad un agente "forse nella seconda metà del 2001 degli integralisti organizzeranno qualcosa su un aereo", la CIA avrebbe dovuto capire subito che quell'avvertimento era reale, gli altri 2000 no, concentrarcisi e scoprire tutto il piano - e se non l'ha fatto può solo essere perchè era coinvolta.

Anche questa ipotesi è plausibile. Da Pakistan e Arabia Saudita, i due Paesi con la coscienza più sporca, i due "alleati" più scomodi e quelli con il piede nel maggior numero di scarpe diverse, arriva un torrente di avvertimenti, segnalazioni, indizi di complotto - entrambi i governi sono terrorizzati dall'idea che i Paesi occidentali comincino a vederli come parte del problema invece che della soluzione, e quindi i loro servizi riportano ogni voce, ogni pettegolezzo, ogni diceria alle loro controparti occidentali nel timore di mancare il dato cruciale e di essere accusati di aver coperto un piano terroristico.

Esiste però una terza ipotesi, ventilata quasi sempre sottovoce perchè apre la porta a troppe controversie - probabilmente anche alla messa sotto accusa dei servizi di sicurezza inglesi, e per qualcosa di molto peggio che non essersi accorti che tre dei quattro attentatori avevano passato un mese in un campo di addestramento in Pakistan: l'ipotesi che l'avvertimento arrivato dall'Arabia Saudita fosse in effetti abbastanza dettagliato da permettere ai servizi di fare qualcosa - e però le informazioni fossero state estorte ad un estremista legato ad Al Qaeda, forse un saudita proveniente dallo stesso campo di addestramento, con la tortura, e per questo chi le ha ricevute abbia deciso, scientemente, di non farne uso e ne abbia prevenuto la trasmissione sia ai servizi di sicurezza che alla polizia.

In tutta onestà, se le cose sono andate così, non saprei veramente cosa pensarne. È giusto sacrificare 50 persone in nome di un principio? E per converso, è accettabile incoraggiare la tortura (e probabilmente la morte sotto tortura) di migliaia di persone per salvarne 50? Suppongo dipenda tutto dai punti di vista: Mrs. inminoranza dice, se tu fossi stato uno di quei 50, o avessi avuto una persona cara ad Aldgate quel giorno, avresti probabilmente benedetto la tortura e anche il taglio senza anestesia di appendici varie, se fosse servito a prevenire l'attentato. Vero, probabilmente; e se fossi stato uno dei poveracci extraordinarily renditioned dagli americani in Libia, Arabia Saudita, Siria, per avere una faccia mediorientale e magari aver detto che il babbuino in chief è un criminale di guerra - cosa penserei della tortura, anche a fin di bene, allora?

P.S. Non ho considerato l'ipotesi che chi ha ricevuto l'informazione, sapendo che veniva da un prigioniero torturato, l'abbia cestinata in quanto ipso facto inattendibile; ma anche questo è un caso su cui varrebbe la pena spendere qualche parola, forse.

De rerum Linux


Qualche tempo fa, stufo dei sempre maggiori problemi di compatibilità fra i vari repositories, ho abbandonato SuSE come OS principale di casa per tornare al mio primo amore, Debian, sebbene, come si confà ad un geek in crisi di mezza età, fosse un primo amore con aggiunta di lifting, botox e silicone - in altre parole, Ubuntu, o meglio, Kubuntu.

Girellando per siti alla ricerca di temi per Emerald/Compiz ho trovato la prova definitiva che Linux trionferà su tutti gli altri sistemi operativi:

Ubuntu Satanic Edition

e

Ubuntu Christian Edition

No, sul serio. Ubuntu CE, che D*o li perdoni, è annunciata su What Would Jesus Download.

02 novembre 2007

Il cielo sta cadendo


Ogni volta che mi capita di metter mani su un giornale italiano, scopro che il cielo sta cadendo. L'ultima catastrofe in ordine di apparizione è, a quanto pare, l'invasione rumena. Ci sono centomila, no, mezzo milione, no, un milione, no, sette milioni e ottocentomila, no, trentotto milioni di rumeni in Italia, tutti maschi, tutti di età compresa fra i 22 e i 26 anni, tutti con precedenti penali per rapina, stupro, sequestro di persona, traffico di stupefacenti e sevizie ad animali domestici, tutti dediti alla criminalità, tutti (ovviamente) clandestini, tutti entrati in Italia grazie alla politica lassista e mollacciona di questo inutile governo di centrosinistra, tutti arrivati prima grazie all'insipienza del precedente inutile governo di centrodestra, tutti clandestini perchè questo smidollato governo di centrosinistra non li punisce, tutti clandestini perchè il criminale governo di centrodestra li reprimeva.

Mi permetto di nutrire qualche dubbio.

Intanto, perchè questa è la quattrocentesima emergenza criminalità/immigrati da che ho l'età per leggere i giornali. Abbiamo avuto emergenze criminalità marocchine, algerine, somale, tunisine, gli zingari rubavano i bambini (e suor Giulia li usava come deterrente) già ai tempi in cui mi rifiutavo di mangiare la minestra col pomodoro alla refezione dell'asilo, poi le polacche che erano geneticamente predisposte alla prostituzione, presto sostituite dalle nigeriane, poi gli albanesi...

In una nazione in cui lo straniero che delinque, se è di nazionalità disdicevole, viene sempre identificato dai media esclusivamente con la sua appartenenza etnica (il mostro del Circeo, Erika e Omar gli adolescenti assassini, il branco della discoteca, i figli del disagio da una parte ma l'albanese assassino, il marocchino che ha violentato, il somalo accoltellatore, lo zingaro ubriaco alla guida di, dall'altra), è facile accorgersi di picchi, assolutamente casuali, di criminalità. In mezzo ai crimini di una settimana, sui titoloni sparati dai giornali, l'unica ripetizione che è possibile cogliere è la nazionalità: e così mentre non compare 60 volte la parola "italiano" vicino ad "assassino", ci compare 3 volte la parola "albanese" o "marocchino" - e vai col linciaggio.

Poi nutro dubbi anche perchè, essendomi un po' disintossicato dall'amore per il catastrofismo che sembra contraddistinguere i media italiani, quando mi ritrovo davanti certi titoli e certi allarmi tendo a fargli istintivamente la tara; perchè ho scoperto che di tara ce n'è parecchia osservando come riportano certe notizie dall'estero: non avendo vissuto in Francia o in Germania, non sono in grado di dire quanto fedelmente siano riportate le notizie da quelle parti; ma posso dire che i media italiani peccano di un certo catastrofismo quando parlano di Londra.

A volte è difficile far capire a chi legge certi titoli ogni giorno che no, non è vero che le inondazioni hanno sommerso mezza Inghilterra, o che non ci sono gang di adolescenti neri che girano per Londra sparando a tutto quel che si muove (il problema esiste: ma è ristretto quasi interamente ad alcuni quartieri e scontri fra alcune gang all'interno di quei quartieri, e ad ogni modo il numero di casi va rapportato al fatto che Londra ha 7 milioni di abitanti). O, per fare un altro esempio, qualche anno fa mi è capitato di sentirmi commiserare al telefono da mia madre perchè, a guardare i telegiornali, sembrava che i londinesi avessero completamente rinunciato a fare le loro spese natalizie a causa della grave crisi - che aveva colpito, pareva, l'UK ben più che l'Italia. Il giornalista parlava da Bond Street, eppure la strada era vuota, deserta, tolto l'occasionale spazzino, le vetrine erano mezze oscurate, e lo spettacolo era più da Battaglia d'Inghilterra che da spese natalizie nel 2004; ovviamente non si poteva non credere al giornalista quando parlava di paura dei consumatori, di stretta creditizia, di preoccupazione dei negozianti - e non è che mia madre stesse esagerando, qualcuno di quei servizi l'ho visto su Raiclick, qualche altro una volta venuto in Italia per Natale; eppure mi sembrava difficile crederci, dopo aver passato il pomeriggio in un West End letteralmente impaccato di gente, facendomi largo a gomitate per riuscire a comprare una cravatta per mio suocero.

Mi ci volle un po' per capire cosa c'era che non andava in quei servizi - finalmente una volta riuscii a vedere inquadrato l'orologio fuori dalla stazione della metropolitana di Bond Street: il servizio era stato girato alle 18.30, mezz'ora dopo la chiusura dei negozi. Le vetrine erano lasciate, com'è d'uso, illuminate tutta la notte, ma i negozi erano chiusi e la gente aveva già sgombrato quella parte del West End per spostarsi verso i caffè e i ristoranti di Soho.

I miei tre lettori, insomma, capiranno perchè quando sento parlare di "emergenza immigrati" e di "criminalità romena", con tutta l'umana comprensione per quella povera donna uccisa, tendo a scuotere la testa.

Poi quando sento parlare delle coraggiose misure prese per affrontare quest'ennesima emergenza, non riesco a decidere se ridere o piangere. In Italia, e non da ieri, esiste un'emergenza legalità, esiste una situazione in cui il proliferare di leggi, leggine, pacchetti sicurezza, decreti salvaciviltà, ha reso l'applicazione della legge un esercizio arbitrario e casuale, e quindi intrinsecamente ingiusto, e così facendo ha cancellato la barriera morale fra legalità e illegalità; e paradossalmente, proprio in risposta a quest'ennesima "emergenza romeni" si risponde con un'altra applicazione parziale e arbitraria della legge, prendendo cinquemila persone più o meno a caso ed espellendole, prendendo un campo nomadi che ha la sfortuna di aver ospitato un criminale e chiudendolo d'autorità.

Nel caso qualche aspirante giustiziere della notte arrivasse a leggere questo blog, sono sicuro che mi lancerà la classica obiezione, "sei bravo a parlare, vorrei vedere se quella povera donna fosse stata tua moglie cosa avresti detto". Beh, sì, bella obiezione. Se quella povera donna fosse stata mia moglie avrei voluto vedere il colpevole preso e ghigliottinato un pezzo per volta, cominciando dai piedi; avrei voluto vedere la sua famiglia legata a un masso e buttata in mare; e se qualcuno avesse bombardato a tappeto il suo villaggio, non mi sarei certo lamentato. E questo, caro giustiziere della notte, è il motivo per cui quella che ci piace chiamare civiltà toglie ai parenti delle vittime il compito di amministrare la punizione; è quello che i teorici del diritto definiscono il passaggio dalla faida alla giustizia - e se non ci arrivi il problema non è certo mio.

Mi dirà anche, il giustiziere della notte, che quei 5000 sono clandestini e secondo la legge andavano espulsi comunque, quindi cosa ca**o mi lamento?

Non ha tutti i torti, il nostro giustiziere. Quei 5000 sono clandestini, come un'altra milionata di poveracci a spasso per le nostre strade o rinchiusi nei lager di permanenza temporanea (avete notato che non c'è mai nulla di più permanente, in Italia, che le cose definite "temporanee"?). E allora?

E allora, lo ripeto, il problema italiano viene aggravato da questi provvedimenti. L'autentica anomalia italiana, quella che ci impedisce di essere un Paese normale, è l'assenza di quella che gli anglosassoni chiamano rule of law: la regola della legge. Per noi la legge non è una regola, è l'eccezione; la legge è intricata, cavillosa, astrusa e incomprensibile; è impossibile applicarla sempre e costantemente, e la sua funzione non è regolare la vita della società, ma coprire le spalle a qualsiasi esponente del potere decida occasionalmente e arbitrariamente di applicarla perchè così conviene in quel momento ai suoi interessi. Tutte le emergenze legalità italiane si spiegano con la semplice costatazione che in Italia la legalità è un'eccezione, che l'applicazione della legge è semplicemente un altro arbitrio da parte di chi ne ha il potere: la legge è un'arma nelle mani di chi potrebbe un giorno o l'altro aver voglia di farne uso, esattamente come la pietra nelle mani dell'immigrato che ha ucciso quella donna a Roma o la pistola nelle mani del rapinatore. Così come domani un rapinatore potrebbe decidere, del tutto arbitrariamente, di rapinare proprio me fra tutte le migliaia di persone che passano per questa o quella strada, il potere potrebbe decidere, del tutto arbitrariamente, di arrestare proprio me fra tutte le migliaia di persone che non hanno rispettato questa o quella legge.

Certo, quei cinquemila sono da espellere, in base ad una legge per lo più inapplicata e per lo più inapplicabile; ma se vi aspettate che quell'espulsione faccia da deterrente state freschi. Quell'espulsione non è che l'ultimo di una lunga successione di episodi che hanno tolto qualsiasi valore e forza morale alla legge e convinto quel rapinatore (e i mille, italiani e stranieri, che lo seguiranno) di essere moralmente equivalente al poliziotto che l'ha arrestato e, in ultima analisi, alla donna che ha ucciso.

P.S. Identiche considerazioni sulla legalità andrebbero fatte anche riguardo a quell'altra perla che è la nuova legge sui blog e l'editoria internet - altro aborto creato al preciso scopo di avere sottomano una legge applicabile a tutti e a nessuno, utilizzabile arbitrariamente per colpire chiunque dovesse rompere troppo i coglioni.

P.P.S. Chissà poi se sono l'unico a vedere in queste forme di applicazione arbitraria del potere l'anticamera del fascismo propriamente detto.

30 ottobre 2007

Secondo Protocollo

...mi ha pubblicato un articolo, sulla questione di Pegah Embambaksh e sulla visione dei diritti individuali e di gruppo in UK

15 ottobre 2007

Arricchire il vocabolario


Una cosa che mi piace del vivere qui è che arricchisco ogni giorno il mio vocabolario. Tipo, non ero affatto a conoscenza di questa definizione alternativa di "socialismo" che consiste nel regalare ai figli del 5% più ricco del Paese un totale di circa un miliardo e mezzo di sterline in sgravi fiscali con la revisione della tassa di successione, e contemporaneamente, ai figli del 5% più povero, un totale di circa 48 pence al mese ciascuno con la revisione dei child benefits.

Rifondazione democristiana


Mi dice la mamma dall'Italia che si son tenute le primarie per il nuovo partito che per qualche strano motivo non si chiama Rifondazione Democristiana pur essendo questo il nome senza dubbio più onesto che potessero dargli. Non mi sono particolarmente interessato alla questione, e non so se questa volta, come per le primarie dell'Ulivo, abbiano messo su dei seggi anche per gli italiani all'estero, nè mi sarei comunque scomodato ad arrivare di nuovo fino a Clerkenwell per votare.

M'è capitato però di leggere un post che vale decisamente la pena di segnalare, se non altro perchè mi fa sapere che non sono l'unico a ritrovarsi improvvisamente spostato sia troppo a destra che troppo a sinistra dell'attuale formazione "progressista" italiana; non sono l'unico a cui piacerebbe avere, oltre che una sinistra dignitosa, anche una destra dignitosa alla Parker/Stone o almeno un Rudolph Giuliani (che non sarà granchè, ma vi ricordo che noi abbiamo Gianfranco Fininvest).

Oh, io avrei votato per Dexter Morgan, ovviamente. Con le sue inclinazioni, sarebbe stato uno di quei rari fortunati che possono dedicarsi
al proprio hobby preferito mentre sono al lavoro.

11 ottobre 2007

Vignetta ipergeek


Ho trovato finalmente il nome perfetto per mio figlio (clicca per ingrandire):


I miei lettori non-geek, ovviamente, non la capiranno.

(da xkcd)

10 ottobre 2007

Aridatece er puzzone


Sto vivendo in questi giorni la sensazione che i troll del Mondo Disco chiamano aaagragaaah - la sensazione che si prova quando ti rendi conto che i due-tre sassolini che stanno rotolando verso di te sono l'anteprima di una frana, ed è già troppo tardi per levarti di mezzo. Il termine sarebbe il suono che si emetterà fra pochi secondi, mentre si viene travolti. La frana in questione è una vittoria elettorale Tory, diventata preoccupantemente possibile, alle sempre più improbabili elezioni anticipate di fine anno o alle politiche del 2009.

A sentire i media, Gordon Brown è pari pari a Winston Churchill, ma più bello. Non è un mistero che la BBC sia un feudo Old Labour e nutra un amore sconfinato per il buon Gordon; i telegiornali sono stati per mesi un susseguirsi di commenti su quanto Brown sia incredibilmente bravo a gestire l'economia, la vita pubblica, le crisi. Abbiamo un'epidemia di afta tuttora in corso, ogni due settimane o giù di lì salta fuori un nuovo focolaio - esattamente la stessa situazione di qualche anno fa, quando, con Tony Blair, la BBC faceva edizioni straordinarie per annunciare che il mondo stava finendo e l'agricoltura britannica non si sarebbe mai ripresa dal terribile colpo infertole da Blair stesso con la sua cattiva gestione dell'epidemia. Adesso la notizia che un nuovo focolaio è saltato fuori viene data come ottava notizia, dopo i pettegolezzi sul principe William e Kate Middleton, e solo per dire che il primo ministro ha il perfetto controllo della situazione. L'epidemia è scoppiata per via dell'incuria di un laboratorio privato che collaborava col DEFRA, in una di quelle Public-Private Partnerships che sono state il cavallo di battaglia di Brown quand'era Cancelliere (imposte spesso con la forza e contro il volere degli interessati, com'è stato il caso per il trasporto pubblico londinese) - ma la BBC ne ha parlato un paio di volte, en passant, e una delle due per ventilare la possibilità, abbastanza campata in aria, che non fosse veramente colpa del laboratorio ma si fosse trattato di un episodio di sabotaggio ad opera di qualche dipendente insoddisfatto (e probabilmente blairiano).

Da una settimana le poste sono in sciopero, con le immaginabili conseguenze, per protesta contro l'ondata di licenziamenti e chiusure degli uffici postali periferici - e la BBC, che l'anno scorso ha usato toni da 11 settembre per lo sciopero di 24 ore degli uffici di collocamento, ne parla come se stesse succedendo in Francia o in Italia, con un misto di ironia e indifferenza - e soprattutto, facendo attenzione a non menzionare il governo neanche una volta non solo nel servizio in questione, ma pure in quello precedente e in quello successivo, che non si sa mai.

All'epoca dei falliti attentati di luglio, metà dei servizi della BBC avevano per argomento la freddezza e la competenza di Gordon Brown invece che gli attentati in sè: pareva quasi che SuperGordon fosse andato personalmente ad aprire le valvole delle bombole di propano per assicurarsi che non esplodessero, e i giornalisti facevano a gara ad assicurarci che comunque andava tutto bene, era tutto sotto controllo, non c'era da preoccuparsi e comunque i falliti attentati non erano da mettere in relazione con la politica interna o internazionale del governo. Chi era qui nel luglio 2005 ricorderà, forse, dei toni sottilmente diversi nei reportage della BBC.

Insomma, a sentire la BBC, o a leggere il Guardian, le cose vanno benissimo, siamo usciti da 10 anni d'inferno per entrare in un'età dell'oro col Grande Timoniere Mao Tze-Brown alla guida della nazione.

Eppure.

Brown ha promesso che avrebbe posto termine alla pratica dello spin, della "gestione" delle notizie e degli annunci (quando hai in tasca la BBC, dicono i maligni, dello spin non sai che fartene), e Brown è un uomo d'onore, quindi bisogna pensare che quando ha fatto la sua visita a sorpresa in Iraq ed ha annunciato ai giornalisti la riduzione di 1000 uomini del contingente britannico, senza prima discutere la questione con i vertici militari o con la Camera dei Comuni, e in perfetta concomitanza con il congresso nazionale Tory, sicuramente avrà avuto i suoi motivi.

Eppure.

Brown ha promesso una nuova era di allontanamento dagli USA e multilateralismo diplomatico, e Brown è un uomo d'onore, quindi bisogna pensare che sia stata semplicemente la sfiga a portare la Gran Bretagna ad una guerra diplomatica con la Russia, con espulsioni incrociate di diplomatici - estremi a cui non si è mai arrivati, col guerrafondaio Blair, neanche quando l'Iran ha sequestrato dei militari inglesi o quando un paio di scandali spionistici, uno a Mosca e uno a Londra, hanno minacciato di avvelenare le relazioni.

Eppure.

Brown ha promesso una visione originale ed organica per il futuro della Gran Bretagna, e Brown è un uomo d'onore, quindi il fatto che Alistair Darling, il suo successore nel ruolo di cancelliere, abbia presentato un bilancio (una legge finanziaria, diremmo in Italia) pieno di misure copiate dai programmi Tory e Lib-Dem, suscitando fragorose risate ai Comuni, è probabilmente dovuto alla cattiveria degli altri due partiti, che hanno presentato i propri programmi prevedendo questo cambio di rotta Labour.

Eppure.

Brown ha promesso di tornare alla politica dei valori laburisti, al socialismo europeo, e Brown è uomo d'onore, quindi ci deve essere qualcosa di socialista nel licenziamento di 50.000 dipendenti pubblici in un anno, specie in settori già allo sfascio per mancanza di fondi e personale come la sanità, o nel raddoppio della soglia per la tassa di successione, in barba al fatto che la vecchia soglia andasse a colpire solo il 5% più ricco del Paese.

Eppure.

Brown ha promesso di dire basta all'opportunismo politico blairiano, e Brown è un uomo d'onore, quindi dev'essere vero quel che dicono i suoi portavoce, che non è nient'altro che una coincidenza che volesse indire elezioni anticipate proprio quando i Tories erano 10 punti sotto nei sondaggi e che, guarda caso, si sia convinto che aveva cose più importanti da fare che indire le elezioni proprio quando i Tories hanno rimontato lo svantaggio e addirittura, forse, si dice, superato i laburisti dopo il discorso di Cameron al congresso.

Alle ultime amministrative non ho votato per i laburisti, per colpa di Blair. Se le cose vanno avanti così, non credo proprio che Brown mi convincerà a tornare sui miei passi.

(il titolo viene dall'unica vignetta di Forattini che m'abbia mai fatto sorridere)

06 ottobre 2007

Commenti


Mmax, confessa, questo qui sei tu.

04 ottobre 2007

Osservazioni estemporanee


A misurare in base al numero di commenti, i due argomenti più popolari da che ho cominciato a scrivere questo blog sono Lady Diana e il culo.

02 ottobre 2007

Comunicazione di servizio


Eugenio sta bene, è oberato di lavoro, riceve una regolare e pingue busta paga e sta cominciando a chiedersi se non si stava meglio quando si stava peggio.

(alla terza email che chiede fra le righe se sei ancora vivo e se sei andato a vivere sotto al London Bridge in compagnia di un paio di bottiglie di vino scadente, diventa decisamente il caso di aggiornare il blog)

09 settembre 2007

Test estivi


Via Ipazia ed Annarella, un'ulteriore prova del fatto che sono un disadattato sociale:

i am an extreme geek

56.21%, Extreme Geek (nonostante i riferimenti culturali angloamericani, eh)

07 settembre 2007

Faccia tosta


Fare l'esame da Red Hat Certified Engineer e passarlo con 100%, 100%, 92.9%, indossando una T-shirt Debian

31 agosto 2007

E spegni 'sta candela...


In questo Paese c'è un anniversario al cui avvicinarsi guardo con la stessa commistione di noia e fastidio suscitata in me, quando ero in Italia, dall'arrivo del Festival di Sanremo: un evento che per quanto mi sprema le meningi non riesco a capire come accidenti possa interessare a qualcuno, e che nonostante la completa idiozia che ne colora ogni aspetto, riesce a paralizzare il Paese.

Muore un soldato al giorno in Iraq? Il medico del pronto soccorso non parla inglese? I nostri insegnanti sono pagati meno (e qualificati meno) dei nostri spazzini? Londra sarà sott'acqua fra trent'anni se non schiodiamo il culo dai SUV? Ma chissenefrega, ci sono cose ben più importanti a cui pensare:

And it seems to me you lived your life
Like a candle in the wind
Never fading with the sunset
When the rain set in
And your footsteps will always fall here
Along England's greenest hills
Your candle's burned out long before
Your legend ever will

Eh sì ragazzi: dieci anni fa moriva Lady Diana Spencer, Principessa di Galles. Mica cazzi.

Ogni volta che arriva quest'anniversario provo lo stesso imbarazzo che si prova quando un amico che abbiamo sempre stimato e considerato ammirevolmente intelligente e razionale comincia a rendersi ridicolo in pubblico, per esempio diventando un avido fan dei film dei Vanzina o frequentando corsi di reiki e naturopatia.

Guardo le pubbliche espressioni di dolore e rimpianto che non stonerebbero in un funerale calabrese vecchio stile, mi faccio strada attraverso il metro abbondante di melassa al caramello dolcificato che ricopre, e ricoprirà fino a lunedì, le pagine dei quotidiani, mi dedico alla pratica, normalmente odiata, dello zapping per schivare i documentari sulla vita di Diana, sugli amori di Diana, sulla tragedia di Diana, sul filo interdentale di Diana, non vado al pub dove probabilmente per questo weekend si serviranno half-pint, normal-pint e Diana-pint (allungata con lacrime), e mi meraviglio.

Il fatto che una donna non particolarmente intelligente, non particolarmente bella, con uno spirito ed un carattere non particolarmente forti sia diventata un'icona da far concorrenza alla madonna di Lourdes è un eterno, sfavillante tributo al potere dei professionisti del marketing. Questa ragazza, rampolla di una famiglia il cui ultimo membro che ha dovuto lavorare per vivere è morto intorno al XVI secolo, verrà ricordata come "the People's Princess": io non so se nel marketing si danno onorificenze, ma questo fatto, per i consulenti di immagine che le sono sopravvissuti, vale la Victoria Cross.

Diana Spencer veniva dalla vecchia nobiltà inglese, quella che si è arricchita con le colonie e il traffico di schiavi e in tempi più recenti con i commerci con Rhodesia e Sudafrica (dove suo fratello vive tuttora) in spregio delle sanzioni ONU; per la maggior parte della sua vita, i suoi interessi hanno consistito nel mettere a frutto, in maniera relativamente inoffensiva, i privilegi derivanti dalla sua nascita e dal suo matrimonio, incontrando di persona i cantanti pop che le piacevano di più e gli stilisti che avevano firmato i suoi abiti preferiti. Poi un giorno un consulente di marketing assunto per darle qualche vantaggio in una causa di divorzio che sembrava persa in partenza le ha suggerito di farsi fotografare con in braccio un bambino mutilato e BAM, altro che Amnesty, i diritti umani non esisterebbero se non ci fosse stata Diana, la campagna contro le mine antiuomo l'ha inventata lei, e dalla tomba ha personalmente ridotto la povertà infantile in questo Paese del 20%.

(per inciso: quanto ho scritto potrebbe essere interpretato come una difesa di Carlo. Niente di più falso. Il mio unico rimpianto per quella fatidica notte è che l'auto di Carlo non stesse arrivando dalla direzione opposta)

Il potere del marketing a volte mi spaventa. Pensate cosa succederebbe se ad un certo punto si mettessero a cercare di vendere un Paese mediorientale messo in ginocchio da 10 anni di sanzioni come la maggior minaccia alla pace mondiale.

Whoops.

War is peace; freedom is slavery; ignorance is strength; Diana is the People's Princess.

21 agosto 2007

Education, education, education


La frase che fa da titolo a questo post è stata a suo tempo il motto che ha portato alla vittoria Tony Blair e il New Labour nel '97: istruzione, istruzione, istruzione - fa il paio col famoso "It's the economy, stupid!" di Bill Clinton. L'istruzione, massacrata dalle "riforme" thatcheriane - i Tories tendono a chiamare "riforme" tutti i tagli indiscriminati ai finanziamenti - sarebbe stata la chiave di volta delle riforme (vere, si sperava) blairiane. Blair non ha mantenuto la promessa: come ho detto in passato, pur riversando un fiume di soldi sulla scuola, ne ha fatto una enorme linea di produzione di analfabeti funzionali, con poche, fortunate eccezioni che si sta facendo il possibile per cancellare.

I Tories, curiosamente, stanno applicando in questo periodo la loro personale versione del motto "education, education, education" - ma non nel senso che bisogna fare qualcosa per porre rimedio al disastro. Oh no, santo cielo, un sistema d'istruzione decente potrebbe portare i figli dei prolet a competere con i loro superiori per entrare a Oxford o a Cambridge: inaccettabile. No, la centralità dell'istruzione è affermata solo nel senso che per avere un posto nel direttivo Tory, o una speranza di candidatura a qualsiasi livello, è importante aver avuto l'istruzione giusta: quella impartita nella stessa scuola, o nella stessa università, di David Cameron, l'attuale segretario. L'80% del direttivo Tory è composto di ex-studenti di Eton; una percentuale simile di old Etonians popola il governo-ombra; e adesso un buffone ossigenato, già messo a dirigere lo Spectator, il periodico ideologico, diremmo in Italia, del partito conservatore e distintosi per aver dato la sua approvazione ad articoli risultati poi basati su assolute falsità, già protagonista delle cronache per aver definito i cittadini del Commonwealth che assistono alle visite della regina "piccaninnies" - vecchio termine razzista di origine vittoriana, che indica un selvaggio con uno sviluppo intellettuale simile a quello di un bambino - verrà candidato a sindaco di Londra. Perchè? Per via della sua education. Per la precisione, per via del fatto che è stato compagno di scuola di David Cameron e poi sono entrati assieme nel Bullingdon Club - l'ho menzionato in passato, il club oxfordiano composto di studenti iper-privilegiati la cui occupazione era dar prova di come la loro condizione economica li ponesse al di sopra della legge.

Con tutte le sue pretese di cambiamento e rinnovamento, Cameron è, come dicono qui, a chip off the old block, è un Old Tory in tutto e per tutto - le origini e i privilegi sociali contano ben più della competenza, come potrebbe testimoniare Margaret Thatcher, odiata e disprezzata all'interno del suo partito (e finalmente estromessa con un colpo di mano) essenzialmente per essere una figlia di nessuno venuta su dai ranghi.

Una delle cose che mi rassicurano di questo Paese è che in casi come questo non è difficile assistere al fenomeno dell'evoluzione in atto. I Tories si stanno condannando da soli ad un futuro di assoluta irrilevanza: alle ultime elezioni supplettive, in collegi considerati conservatori, e contro un Labour scosso dal cambio di leader, non solo non hanno vinto, ma sono riusciti a farsi superare anche dalla sinistra patetica, per dirla con Starnone, dei Lib-Dem, diventando il terzo partito. In tutti gli altri settori della società, venire da una scuola prestigiosa ti dà ancora diritto ad un minimo di considerazione, ma non ti apre più automaticamente le porte: Eton, Harrow, la City School for Boys, Oxford, Cambridge, il King's - sono tutti nomi che sul curriculum fanno ancora impressione, come da noi la Bocconi o la Luiss, ma non ti garantiscono un lavoro o una posizione.

Con qualche eccezione.

Circa tre anni fa, quando ho deciso di passare a lavorare nella City, oltre a rispondere alle offerte messe su dai reclutatori, ho mandato anche qualcuno di quelli che qui si chiamano CV speculativi: identificata qualche ditta appetibile, prese un po' di informazioni, mandavo il CV direttamente alle Risorse Umane nella speranza che magari stessero cercando qualcuno o almeno che lo tenessero da conto quando si presentava la necessità di un'assunzione.

In generale i CV speculativi servono a poco, le probabilità che la tua offerta e la loro domanda si incrocino sono quasi zero; ma noi italiani abbiamo il Totip, l'Enalotto, il Totogol, e una fede incrollabile nel colpo di culo. E il colpo di culo, incredibilmente, arrivò davvero, sotto forma della telefonata di una gentile signorina delle Risorse Umane che mi invitava per un colloquio in una delle banche d'investimento più antiche e prestigiose d'Inghilterra. Ora, a noi italiani, che abbiamo il Monte dei Paschi di Siena, dire "banca più antica d'Inghilterra" ci fa un baffo, è come dire "la migliore amatriciana di Birmingham"; però era un nome, una banca poco nota fuori dei circoli finanziari, ma prestigiosissima - anche se, a causa di recenti rovesci, era stata in effetti acquistata da un'altra grande banca.

Insomma mi presentai al colloquio vestito da City, scarpe lucidate a puntino, armato di tutto il lavoro di intelligence delle ultime due settimane che mi aveva fatto scoprire che stavano ultimando i test di fattibilità per il trasferimento a Linux di parte dell'infrastruttura, e invece di trovarmi davanti l'atteso IT manager e la pila di fogli per il test tecnico che screma il 90% dei candidati, mi trovai seduto in una sala che non avrebbe sfigurato in un qualsiasi film su Sherlock Holmes (probabilmente come ambientazione per il Diogenes Club), davanti ad un lungo tavolo su cui una mezza dozzina di signori anziani e molto distinti mi fissavano dubbiosi.

Nessuna domanda su Linux. Se qualcuno avesse detto "tcp/ip" in quella sala, gli altri probabilmente avrebbero risposto "salute". Nessuna domanda su Solaris. Niente sulle mie esperienze nei media, sulla mia disponibilità a supportare una rete 24/7, sulle mie capacità di risoluzione dei problemi.

"Lei è italiano, mr. Mastroviti?"

"Sì"

"Interessante. Deve essere stato difficile per un italiano entrare a Eton"

"Uhhh..."

Non c'era modo in cui potessi introdurre l'argomento "liceo scientifico statale Arcangelo Scacchi" senza causare un disastro; d'altra parte, non c'era risposta che potessi dare a quel punto che non fosse disastrosa - ma devo dire che non ero veramente preparato all'abbassamento di temperatura della stanza quando dichiarai di non aver mai messo piede a Eton. Se non fossi stato impegnato a piangere la prematura morte di una sfolgorante carriera nel settore delle banche d'investimento, probabilmente avrei trovato divertenti gli sguardi sorpresi, quasi scandalizzati, che i miei intervistatori si scambiarono. Il colloquio andò avanti per un po', ma era evidente a quel punto che loro non avevano assolutamente la competenza necessaria per valutare la mia adeguatezza per il lavoro offerto, e io, del resto, mancavo dell'unico requisito necessario per ottenerlo.

Non ho mai avuto altre notizie da quella banca, neanche per dirmi che il colloquio non era andato bene. Diversi mesi dopo, quando già lavoravo nella City, un uccellino mi ha detto che la persona che aveva selezionato il mio curriculum come adatto al lavoro aveva avuto a sua volta innumerevoli problemi per aver avuto la sfrontatezza di suggerire un non-Etonian per un ruolo chiave, e alla fine se n'era andato verso i più verdi pascoli forniti dalla National Westminster Bank.

Anche questo è, dopotutto, un caso di evoluzione in azione: anni prima la banca era stata portata al collasso finanziario da un trader che aveva bruciato quasi un miliardo di sterline in un paio di notti di transazioni non autorizzate - cosa impossibile in qualsiasi altra banca, ma non lì: era un old boy anche lui (non lo era affatto: ma aveva avuto i riflessi più pronti dei miei al colloquio, e gliel'aveva lasciato credere), che bisogno c'è di controlli fra gente cresciuta in mezzo agli stessi privilegi? In seguito, salvata dall'ignominia della bancarotta dall'acquisto, per la cifra nominale di una sterlina, da una grande e moderna banca olandese è stata da questa suddivisa e rivenduta a due grandi compagnie finanziarie americane, mentre buona parte dell'infrastruttura londinese è andata ad una grossa banca inglese, dove è rimasta per qualche tempo un'unità grosso modo indipendente, ma proprio a causa di comportamenti come quelli che ho descritto si è trovata a dover essere sempre più strettamente controllata e infine inglobata nella banca-madre. Come lo so? Beh, la banca-madre mi vuole per un colloquio venerdì - stanno inglobando quel che resta dell'infrastruttura della banca-figlia e vogliono qualcuno che abbia esperienza di questo tipo di lavoro.

Certe volte se ti siedi sulle rive del Tamigi e aspetti con un minimo di pazienza, non c'è fine ai cadaveri che vedi passare.

18 agosto 2007

Vita da disoccupato

15 agosto 2007

Piove


Chiov' e'cchiov'
L'priv't vann for'
Appicc'n l'cannel
E mangh'ca disc'n bonaser'

Bonaser' a sign'ri
Mitt' la tav'l ca ven z'zi
E z'zi e zi' N'col
A 'ndruzz'lat ind'o lenzol
U lenzol s'a strazzat
E z'zi a jast'mat

(Piove, e piove
I preti vanno fuori
Accendono le candele
E neanche dicono buonasera

Buonasera a vossignoria
Metti tavola che arriva lo zio
E lo zio, zio Nicola
S'é impigliato nel lenzuolo
Il lenzuolo s'é stracciato
E lo zio ha bestemmiato)

Filastrocca da cantilenare a sera, fra bambini, guardando fuori dalla finestra le prime, attese piogge autunnali dopo la torrida estate della Murgia barese.

Prima metà del XX secolo, trasmessa in rari casi ai nati nella seconda metà ma quasi interamente dimenticata dopo i primi anni '70.

14 agosto 2007

Io gli stranieri li deporterei tutti


M. é il responsabile principale del fatto che io e Mrs. Inminoranza abitiamo a East Finchley. Quando siamo venuti a farci un giro da queste parti, stanchi dei prezzi esorbitanti (e ingiustificati) di Highgate, ci siamo fermati in un deli shop dal nome italiano sulla via principale, ed M. ci ha salutati in italiano, preparato un caffé espresso impeccabile, mostrato le rarissime merci in vendita, dalle mozzarelle di bufala alla pastina all'uovo per il brodo del sabato, dai sottoli Saclà ai panettoni Bauli (ok, era luglio, ma non sottilizziamo). Quello che ci ha veramente colpiti era il fatto che un quartiere di Londra avesse conservato abbastanza identità da villaggio di campagna da avere una collezione di posti del genere, dove i clienti entravano chiamando il proprietario per nome, attaccavano discorso con i nuovi arrivati, dove il bobby di pattuglia si affacciava per salutare. Questa é tuttora la cosa che mi piace di più di East Finchley - l'atmosfera vagamente da paese in un sobborgo della metropoli più tentacolare d'Europa.

Naturalmente il negozio di M. era una tappa obbligata ogni mattina, di strada verso la stazione della metropolitana (o in bicicletta verso la City); e con la frequentazione ho scoperto una tipologia di italiano all'estero che ho creduto per lungo tempo, fino ad una discussione sul blog di Restodelmondo, essere un caso unico: quella del leghista all'estero.

Io non lo sapevo, ma la Lega Nord, movimento anti-immigrati per eccellenza, ha una sezione londinese. Una sezione di italiani immigrati a Londra. Giuro. L'ha fondata M.

Da bravo leghista, M. ha le sue simpatie ed antipatie. Tipo, apprezza la maggior parte degli abitanti di Rovigo. Odia tutti gli altri. Odia gli inglesi, colpevoli di non essere padani prima di tutto, e poi di non essere abbastanza razzisti: Londra era una città meravigliosa e vivibile quando la polizia massacrava di botte gli immigrati, negli anni '60 e '70, ma da allora é andato tutto in malora per colpa del multiculturalismo e dei socialisti nella polizia.

Come buona parte della stampa di destra e di estrema destra inglese (fedelmente riportata da Repubblica e dall'Unità) M. odia Tony Blair, socialistadimerda che ha estromesso quel sant'uomo di John Major, che invece M. adora per aver causato il crollo del mercato immobiliare e l'ondata degli sfratti: e sì, perché M ha venduto casa per 100.000 sterline qualche mese prima del crollo, poi al crollo il nuovo proprietario, come decine di migliaia di inglesi incoraggiati fino al giorno prima dal governo, s'é trovato un mutuo che non era più garantito dal valore della casa, la banca gli ha imposto di rientrare, lui non ce l'ha fatta e s'é trovato in mezzo a una strada, e M. ha ricomprato la casa dalla banca a ventimila sterline in meno di quel che l'aveva venduta. Gli vengono ancora i lucciconi di commozione quando ci ripensa, credo più per il pensiero dell'altro tizio messo in mezzo a una strada che per le ventimila sterline in sé.

Poi odia Blair perché ha reso Londra una città cosmopolita: una volta qui "ristorante di lusso" voleva dire che per antipasto invece dei baked beans on toast ti davano il cocktail di scampi; adesso i pub fanno la serata thailandese e Asda, il supermarket dei poveri, vende olio d'oliva greco e pasta da coltivazioni biologiche di grano duro prodotta sulla Murgia barese o nel napoletano; il bravo leghista sente cosmopolita e pensa lobby mondialiste con tutto quel che ne consegue - e soprattutto, da quando i londinesi hanno cominciato ad apprezzare Chablis e Barbera d'Asti, vendere Tavernello a prezzi da orefice é diventato virtualmente impossibile.

M., dicevamo, odia gli immigrati. Uno penserebbe, e certo, é cittadino europeo, lui non si considera un vero immigrato, ce l'ha con quelli che vengono dal Pakistan o dall'Uganda. Magari! Il mistero del leghista all'estero é che lui non odia solo pakistani e ucraini e albanesi, odia pure gli europei. Vuole l'uscita dell'UK dall'Unione, odia Blair perché é europeista e con l'apertura delle frontiere ha riempito Londra di gentaglia, francesi, tedeschi, spagnoli e persino terroni! M. da bravo leghista si considera appartenente alla razza superiore per antonomasia, e quindi é consapevole di avere pieno diritto a vivere dove vuole: lui non é un immigrato, é padano - sono certo che se veramente il governo inglese mettesse in pratica i provvedimenti che a lui piacerebbero tanto, M. sarebbe assolutamente esterrefatto di dover essere risbattuto a Rovigo.

Il 7 luglio 2005, dopo svariate peripezie, sono riuscito a rifugiarmi nel suo deli shop per un caffé, e mi son dovuto sorbire un'estenuante tirata a due fra M. e un anzianissimo lettore del Daily Telegraph, probabilmente, come dice Palmiro, un colonnello in pensione con baffi a manubrio - un dolce duetto in cui ognuno rincarava la dose dell'altro a proposito di come la colpa delle bombe fosse (ovviamente) di Tony Blair che avrebbe dovuto essere in galera - ma mica per via dell'Iraq, che insomma, se ne potrebbe pure discutere: no, era colpa sua perché trent'anni fa i negri se ne stavano al posto loro, la polizia non faceva tanti complimenti, se solo vedevano uno di quelli qui sulla High Road intanto lo portavano in stazione di polizia e usciva domani mattina con qualche osso rotto, così imparava a stare al suo posto. Poi sono arrivati i laburisti e hanno rovinato tutto, e allora le bombe se le meritano, così magari imparano di nuovo a fare un po' di pulizia per le strade.

A volte ho il sospetto che M. torni a casa, la sera, e si bastoni da solo davanti allo specchio. Un po' mi preoccupa - se si manda in ospedale, io poi la pastina all'uovo da dove la compro?