Visualizzazione post con etichetta terrorismo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta terrorismo. Mostra tutti i post

02 maggio 2011

De tu querida presencia...

...comandante Bin Laden

Si, cioè, cazzo, compagni, cazzo, porcoddio, si tratta di disinformazione della CIA, cioè, se Bin Laden era un agente della CIA e le Torri Gemelle sono state un'operazione false flag progettata come Operazione Northwood e Al Qaeda significa "la base" cioè il database della CIA di tutti i falsi terroristi che lavoravano per loro cioè mi sembra evidente che devono averlo ammazzato perchè gli era diventato scomodo.

Cioè in sostanza lo hanno ammazzato come Che Guevara.

Cioè comunque cazzo compagni mi sembra chiaro che le istanze di quella che i servizi hanno bollato come "Al Qaeda" sono istanze di riforma che sono comuni ai popoli musulmani e quindi ammazzando i leader riformisti quello che si ottiene è di rendere impossibile il dialogo che era l'obiettivo degli angloamericani che hanno bisogno di una guerra per uscire dalla crisi e costruire i loro oleodotti e soprattutto prendere possesso delle fonti d'acqua. L'hai visto Beppe Grillo l'altra sera? La terza guerra mondiale si farà per l'acqua.

E voglio dire, poi in sostanza mi sembra un'operazione di facciata, cioè a noi che ce ne frega se Bin Laden è vivo o morto, gli americani pongono tanto l'accento su questo ma poi alla fine cosa cambia degli equilibri politici?

E poi cioè compagni, andiamo, ma non vi sembra strano che l'abbiano "ammazzato" a praticamente una settimana dai referendum per l'acqua e il nucleare?

E poi comunque io non ero d'accordo con molte cose che diceva ma di base si è sempre coerentemente battuto contro l'imperialismo yankee. Io comunque ho comprato il poster.

Certo poi se vogliamo credere che il Mossad non c'entra niente...

P.S. Se credete che stia esagerando, andate a leggere i commenti sul manifesto e sul Guardian. E, mi dicono, su Facebook.

P.S. Tante scuse a tutti quelli che, via posta, Facebook e blog, ho ignorato nelle ultime settimane. È stato un periodo veramente d'inferno

24 settembre 2010

Al Qaeda for dummies



Essendo questo il primo post dopo una lunga assenza, dovuta ad un eccesso di lavoro, ad un trasloco e ad un Internet provider che meriterebbe il ruolo di star in una produzione snuff-tentacle-hentai col Grande Cthulhu ((c) Leo Serni), pensavo di scrivere qualcosa che potesse fare da spunto sia a post successivi, sia magari ad una piccola discussione. Andiamo a incominciare.

A leggere i giornali, e a guardare i telegiornali, viene l'impressione che Al Qaeda sia una specie di Spectre/Smersh (a seconda che di 007 preferiate i film o i libri): monolitica, impenetrabile, onnipotente, cattivissima, organizzatissima, supertecnologica, in grado di dominare il mondo. Disgraziatamente, la realtà dei fatti non é così rosea.

Al Qaeda é, potremmo dire, la prima organizzazione terroristica (*) postindustriale, dotata di una struttura a tre livelli dei quali solo quello centrale é organico, ed il terzo é in massima parte in outsourcing. Potremmo dire che Al Qaeda é, in effetti, la Nike del terrorismo, o il primo gruppo terrorista della New Economy, o anche l'organizzazione terrorista con un MBA: una light company in piena regola.

Il primo strato di Al Qaeda é quello dei finanziatori. Ora, capiamoci, quando parlo di finanziatori non mi riferisco a qualche "grande vecchio" stramiliardario che usa Al Qaeda come una specie di giocattolo o esercito personale. I finanziatori di Al Qaeda sono di diversi tipi - consapevoli e inconsapevoli, consenzienti e forzati. Ci sono finanziatori consapevoli e consenzienti, in massima parte uomini d'affari sauditi, un po' per fede e un po' (un bel po') perché dopo ogni attentato il prezzo del petrolio sale, ma anche comuni cittadini che ritengono di compiere un'azione meritoria, e donano una quota fissa dei loro guadagni alla "causa". Ci sono finanziatori consapevoli ma niente affatto consenzienti - l'equivalente dei proprietari di pub e negozianti di Belfast, che hanno sempre donato liberamente parte degli incassi all'IRA perché l'alternativa era scegliere, altrettanto liberamente, di essere inchiodati al pavimento per le ginocchia: uomini d'affari, di nuovo in massima parte sauditi, a cui viene fatta un'offerta che non possono rifiutare. Poi c'é la massa dei finanziatori inconsapevoli, che donano quel poco che possono a questa o quella associazione caritatevole o a questa o quella moschea, e non sanno - ne sarebbero spesso orripilati - che quei soldi non vanno a ricostruire case distrutte dalle inondazioni in Pakistan, ma a comprare Semtex e RPG sul mercato nero.

Il livello intermedio di Al Qaeda é quello che potremmo chiamare di logistica, marketing e brand management. E' a questo livello che ci si riferisce (o ci si dovrebbe riferire) quando si parla di "Al Qaeda": gli Osama Bin Laden, gli Ayman Al-Zawahiri, appartengono a questo livello; i faccendieri che gestiscono le case sicure sulla "via del jihad" fra Karachi e Sangin appartengono a questo livello; gli avvocati e i commercialisti che ricevono i soldi dai finanziatori e li reinvestono in supermercati a Dubai, concessionarie Mercedes a Ryadh e fondi pensione a Londra e New York appartengono a questo livello; gli esperti formatisi in Cecenia e Bosnia e Afghanistan che decidono quali "operazioni di martirio" finanziare e facilitare appartengono a questo livello.

Infine abbiamo il livello che si potrebbe dispregiativamente (ed erroneamente) definire della "manovalanza": quelli che effettivamente organizzano gli attentati. Queste persone raramente "appartengono" ad Al Qaeda, non più di quanto l'operaio cinese pagato una ciotola di riso al giorno lavori direttamente per Nike. Sono a volte giovani nati in occidente, immigrati di seconda o terza generazione, radicalizzati per i più svariati motivi - disoccupazione, mancanza di valori di riferimento, astio verso una società che li emargina, ragazze che gliela davano all'università e gli facevano venire i sensi di colpa, ragazze che non gliela davano all'università e li frustravano - che finiscono nell'orbita di questo o quel reclutatore e attraverso una rete informale di contatti arrivano ad un campo di addestramento in Yemen, Somalia, Waziristan, gestito da Al Qaeda o attratto nella sua orbita con l'esca di finanziamenti e servizi logistici; altre volte sono giovani nati nelle stesse zone calde in cui AQ opera, educati in madrasse e selezionati, ancora, da attenti reclutatori che spesso ne hanno seguito i progressi per anni, addestrati e messi in viaggio sulla via del jihad verso la Cecenia o l'Afghanistan o, adesso, lo Yemen. Alla fine del percorso di addestramento, e a volte di un "turno di servizio" in una zona calda, concettualmente non dissimile da un tour of duty nell'US Army, spesso tornano a casa, contattano persone con idee non dissimili, formano un piccolo grppo e parlano, parlano, parlano. E ad un certo punto, un piano prende forma, e queste persone si rimettono in contatto con vecchie conoscenze, ed hanno la possibilità di presentare il piano ad un gruppo che lo valuterà. Difficile non notare la rassomiglianza con quello che succede in molte aziende moderne: una nuova idea viene presentata e valutata, un business plan redatto, i fondi (o i capitali di rischio) allocati e il progetto parte. Con AQ, se il progetto parte si apre il rubinetto dei fondi, che pagano addestramento per i componenti della cellula, equipaggiamento, logistica, case sicure, documenti di viaggio, qualunque cosa serva, nei limiti del possibile.

Il modello di produzione postindustriale ha assicurato a compagnie come Nike vantaggi essenziali: Nike non ha fabbriche, dunque non ha problemi di relazioni sindacali, di costo del lavoro, di reperimento di manodopera qualificata, di obsolescenza dei macchinari, di catena logistica dei materiali. Scarica tutti questi problemi su mr. Fong, proprietario di una fabbrichetta nello Szechuan: i metodi che poi mr. Fong usa per tenere in linea i suoi operai non sono un problema di Nike. Allo stesso modo, il terrorismo postindustriale di Al Qaeda presenta simili, innegabili vantaggi: la possibilità di finanziare più o meno a pioggia qualunque progetto terroristico che abbia anche solo remote probabilità di riuscita fa apparire Al Qaeda come un'organizzazione enorme, tentacolare, invincibile - cosa che fa non poca presa su quello che, per rimanere in tema, chiameremo il suo target di riferimento; ancora di più, essendo la stragrande maggioranza dei "terroristi di Al Qaeda" dei semplici contrattisti a breve termine, dunque inutili dal punto di vista dei servizi di sicurezza per risalire ai livelli più alti, Al Qaeda appare agli occhi dei più invulnerabile agli attacchi degli apparati di sicurezza: qualunque altra organizzazione criminale/terroristica così onnipresente, così tentacolare, diventa automaticamente un facile bersaglio per le forze dell'ordine, perche' all'aumentare degli anelli della catena aumentano le probabilità di trovarne uno debole; nel caso di Al Qaeda, gli anelli deboli sembrano staccarsi da sé dalla catena. Allah é invero grande, ed é evidentemente dalla parte di Al Qaeda: come si spiega altrimenti che gli infedeli non riescano a fermarla o a penetrarla nonostante si esponga tanto? Potente, tentacolare, onnipresente, eppure leggera, agile, flessibile, inafferrabile: un sogno bagnato per un marketer.

Una cosa da notare, incidentalmente, é che il paragone con Nike vale solo fino ad un certo punto: i tre livelli di Nike sono piramidali: un numero relativamente ridotto di produttori, che forniscono la merce che Nike vende; uno strato intermedio di marketer e brand manager (anche il design é in massima parte dato in outsourcing), ed una vastissima base di clienti che danno a Nike soldi in cambio del suo prodotto. La struttura di Al Qaeda é un po' il contrario, una piramide inversa: un vasto numero di "produttori", cellule terroristiche che, come i proprietari di fabbriche thailandesi, cinesi e malesi, competono fra di loro per offrire un prodotto - morte e distruzione - il più conveniente possibile; uno strato intermedio di marketers e brand managers - "ideologi" fa tanto ventesimo secolo - ed un numero relativamente ristretto di "clienti" che danno ad AQ soldi in cambio del suo prodotto di punta: il jihad.

Che lezioni si traggono da tutto questo?

Intanto, che l'approccio scelto dalla maggior parte dei governi occidentali nella loro "guerra al terrorismo" é del tutto fallimentare, in quanto si basa su due strategie egualmente inadatte ad affrontare una realtà postindustriale. La prima é colpire i produttori: gli esecutori materiali (o aspiranti tali) degli attentati. Data la struttura a piramide di AQ, in cui queste persone costituiscono la base, é nella migliore delle ipotesi una fatica da Sisifo, e visti i numeri in gioco, molto al di là delle risorse che i servizi di sicurezza possono concepibilmente mettere in campo. La seconda strategia, quella della "decapitazione", é altrettanto fallimentare. Arrestare o far fuori Osama Bin Laden o Ayman Al-Zawahiri non sarebbe molto più che un breve successo di immagine. Per citare qualche altro caso di azienda marketing-heavy, credete per caso che Apple chiuderà quando Steve Jobs se ne andrà in pensione? O, ancora, come si chiama il presidente di Nike? Il suo direttore del marketing? Quando é avvenuto l'ultimo avvicendamento al vertice di Adidas? Anche il fuggevole vantaggio di immagine derivante dall'uscita di scena di Osama Bin Laden verrebbe cancellato non appena AQ riuscisse a dimostrare di poter continuare ad operare esattamente come prima: il mito della sua invincibilità ne uscirebbe semmai rinforzato.

Guardiamo ai fatti: immaginiamo di essere una banda di cuministi no-global che vogliono a tutti i costi danneggiare Nike. Cosa colpiamo? Non possiamo colpire i suoi clienti, la base della piramide: sono troppi, e sono dappertutto. Non possiamo colpire i produttori: sono pochi e potenzialmente vulnerabili, ma sono in Cina e Thailandia. La polizia inglese scuote la testa con disapprovazione contro chi sfonda le vetrine di Starbucks; la polizia e l'esercito cinesi potrebbero optare per misure più robuste. Rimane il livello intermedio, il marketing, i flussi di denaro, l'immagine, il marchio: e lavoreremo per associare quel marchio con il lavoro minorile, rovesceremo secchi di sangue animale sull'ingresso di Nike Town, chiederemo leggi che alterino - in senso punitivo - lo status fiscale delle multinazionali, imporremo il rispetto delle norme internazionali anti-corruzione, e così via. Colpiremo l'immagine e i soldi dopo che hanno lasciato le tasche dei clienti e si sono incanalati in flussi che possiamo controllare.

Al Qaeda, ora. Facciamo un esperimento mentale: immaginate di avere una bomba atomica di ragguardevole potenza, una medicina che rimuove ogni scrupolo morale, e la possibilità di cancellare dalla faccia della Terra una città. Se quel che volete é fare il massimo danno possibile al terrorismo internazionale, che città colpite?

Teheran? Acqua

Qom? Ma per favore

Islamabad? Acquissima

La Mecca? Ma dai...

Riad? Acquetta

Dubai? Fuochino...

Niente da fare, non ci siamo. Oggi, il massimo danno al terrorismo internazionale potreste causarlo cancellando dalla faccia della Terra Londra e/o New York. Una struttura come Al Qaeda muove quantita' di denaro impressionanti, raccoglie flussi provenienti da uomini d'affari sauditi e moschee parigine, gioiellieri egiziani e pescivendoli di Tower Hamlets, li rimescola, li reinveste, li distribuisce in fondi d'investimento e in conti correnti aperti da prestanome in mezzo mondo; specula sulle azioni delle compagnie aeree il 10 settembre e sulla sterlina il 6 luglio, e reinveste i proventi in case sicure a Sanaa, in detonatori jamming-proof a Sangin e in sovvenzioni alle famiglie dei "martiri" nelle Filippine o in Indonesia. E lo fa a Londra e a New York grazie alla deregulation reaganiana, thatcheriana, clintoniana, blairiana - non ce n'é stato uno che abbia visto arrivare il problema, e i meccanismi di controllo che impediscono a broker di Parigi o Francoforte di riciclare e ridistribuire i soldi del fondamentalismo a Londra e New York semplicemente sono assenti. Non solo: nessuno vuole agitare la barca, perché se Al Qaeda se ne va, si porta il pallone e non si gioca più, ed é un pallone che, a seconda delle stime più o meno ottimistiche, vale da alcune centinaia di milioni ad alcuni miliardi di sterline: un'enorme torta che i politici non sarebbero tanto felici di perdere - e che metterebbe in difficoltà più di una brokerage house/banca/fondo d'investimento, motivo per cui la SEC e l'FBI, e qui il Serious Fraud Office, la City Police e l'MI5 si muovono con i piedi di piombo.

Adesso, per la verità, qualcosa qui comincia a muoversi, se non altro perché l'MI5 é tradizionalmente più indipendente - delle organizzazioni citate, ad esempio, é l'unico il cui direttore generale non é di nomina politica ma viene dai ranghi, ma il problema vero é che questo tipo di attività antiterrorismo non si presta a sensazionali titoli di giornali e telegiornali, non fa da spunto a film d'azione, e in generale non colpisce la fantasia della gente quanto l'arresto dell'ennesimo "numero 2 di Al Qaeda in Iraq/Afghanistan/Somalia/Yemen"; in altre parole, i fondi dedicati a queste attività sono una quantità irrisoria e sono regolarmente i primi ad essere tagliati quando c'é da fare una manovra economica per far vedere agli elettori che Stiamo Facendo Qualcosa: si risparmiano due soldi e non si tagliano le iniziative che, sebbene inutili, vanno al telegiornale a far vedere agli elettori che il livello di vigilanza é sempre elevato - tipo arrestare sei spazzini nordafricani perché qualcuno ha riferito alla polizia che discutevano a mensa di quanto gli fosse poco simpatico l'Inculabambini In Capo.

Insomma, al di là del fatto che (e non sapete quanto mi ripugni concordare con Mark Steyn) trovo idiota la definizione stessa di "guerra al terrorismo" - un po' come se nel 1941 Roosevelt dopo Pearl Harbour avesse dichiarato "guerra ai bombardamenti aeronavali", stiamo combattendo una guerra che non si può vincere perché stiamo mirando ai bersagli sbagliati. Siamo, insomma, in una situazione comparabile con quella degli inglesi nella Battaglia dell'Atlantico quando cercavano di affondare quanti più U-Boot possibile: ci vollero anni, e il quasi completo strangolamento economico dell'isola, prima che a qualcuno venisse in mente il semplice fatto che quello che gli interessava non era affondare U-Boot ma far arrivare navi mercantili in porto, e i due obiettivi non erano necessariamente coincidenti.

Mi chiedo quanti mercantili lasceremo affondare, stavolta, prima di renderci conto che la soddisfazione di aver affondato un altro U-Boot, alla fine, dura poco.

--------------------------------------

(*) In questo post accetto senza discussioni, essenzialmente per pigrizia, la tradizionale definizione occidentale di "terrorista". Una lunga diatriba su chi sia il terrorista, chi sia il combattente per la libertà, se il fatto di scannare civili per la loro religione sia o meno un lecito atto di guerra (o se lo sia solo quando sono musulmani, o cristiani, o indù, o atei/laicisti che fanno piangere gesubbambino e padrepio), se un occidentale (o dall'altra parte una persona di pelle non-bianca) possa mai definirsi "vittima civile", e via argomentando, esula dagli scopi di questo post. Arbitrariamente, chiameremo "terrorista" chi colpisce più o meno indiscriminatamente civili con la precisa intenzione di colpire civili, e non chiameremo "terrorista" chi sgancia una bomba da 454 chilogrammi su un bersaglio, anche se dei civili (a cui, in generale, non stava mirando) rimangono sotto le macerie; mi rendo conto che la definizione é discutibile e presenta molte zone d'ombra, ma non me ne frega un cazzo. Il blog é mio e ci chiamo terrorista chi voglio.

08 febbraio 2010

I diritti bisogna meritarseli


Trovo molto interessante l'atteggiamento di una vasta maggioranza degli attivisti per i diritti umani e contro la pena di morte. Se ci fate caso, nonostante sostengano di schierarsi contro le sentenze di morte e contro attività come la tortura e la detenzione in condizioni inumane, quello che in realtà fanno, quasi sempre, è organizzare campagne per il riconoscimento dell'innocenza dei condannati.

In altre parole, non dicono "Mumia Abu-Jamal non deve essere giustiziato", ma "Mumia Abu-Jamal è innocente"; motivo per cui non ci sono attivisti che abbiano cercato, a suo tempo, di far sospendere la sentenza di morte per Timothy McVeigh. Nessuno dice che la prigione di Guantanamo deve essere chiusa, ma che i detenuti di Guantanamo devono essere liberati (sottinteso, in quanto innocenti). In realtà la maggioranza dei cosiddetti attivisti per i diritti civili non riescono, forse condizionati da decenni di film americani in cui i poliziotti buoni pestano solo i colpevoli e i poliziotti cattivi solo gli innocenti, a considerare che la tortura e le condizioni inumane di prigionia non vadano applicate neanche ai colpevoli.

Il risultato di questo atteggiamento è, in senso lato, la scarsa credibilità della maggior parte delle campagne che i suddetti attivisti lanciano, specie in occidente, e nello specifico episodi come quello della storia d'amore fra Moazzam Begg e Amnesty International.

Moazzam Begg è un ragazzo di Birmingham che intorno ai 16 anni, nei primi anni '90, è entrato in una gang, e quando la polizia lo ha arrestato - per benefit fraud, non per attività correlate con la gang - ha trovato durante una perquisizione della sua stanza del materiale "strano": un giubbotto antiproiettili, un visore notturno, materiale propagandistico integralista. Tutta roba che, sostiene in tribunale il giovane Moazzam, è lì solo perchè lui ne fa "collezione". Il giudice gli crede.

Quando viene arrestato, il giovane Begg è già stato (1993) in un campo di addestramento in Afghanistan (ne parla nel suo libro), anche se, povero, lui credeva che volessero addestrarlo a fare il volontario, una versione musulmana dei Peace Corps, e una volta arrivato lì gli sembrava cattiva educazione andarsene subito, e poi è stato in Bosnia durante la guerra civile - ma anche in questo caso per errore: lui voleva fare l'insegnante e gli avevano detto che in Bosnia c'erano posti liberi, lui non leggeva i giornali e non sapeva che c'era una guerra civile.

Ha anche cercato di arrivare in Cecenia, sempre per fare l'insegnante, o il giardiniere, e immaginate la sua sorpresa quando le guardie di frontiera georgiane l'hanno rimandato indietro per via della guerra. Il poverino avrà cominciato a pensare che la sfortuna lo perseguitava.

Alla fine, insh'allah, ha coronato il suo sogno, lasciando la Gran Bretagna a metà del 2001 con la famiglia per andare a coltivare patate in Afghanistan. Il poverino deve essere stato assolutamente disperato quando dopo pochi mesi è successo quel che è successo, e in preda al panico ha deciso di lasciare Kabul, guarda caso, sulla stessa strada e nello stesso convoglio con cui viaggiavano le forze dei Talebani in fuga dalla capitale.

Insomma, se Moazzam Begg è finito a Guantanamo è stato per sfiga, un po' come quando il mio bisnonno, a Brooklyn, è finito dentro solo perchè la polizia (razzista e italianofoba) l'ha trovato con una mazza da baseball in mano vicino ad un portuale con entrambe le ginocchia fratturate, che s'era appena convinto a pagare la tassa di iscrizione al sindacato. Prove, al meglio, circostanziali, eppure...

Ma vabbe'. Il problema è che Moazzam Begg doveva, effettivamente, essere tirato fuori da Guantanamo perchè quella di Guantanamo è una prigione illegale, ma questo non significa che sia innocente - esattamente come Timothy McVeigh non doveva essere giustiziato sebbene fosse innegabilmente colpevole (e, per giunta, di destra). Invece Mo, il caro ragazzo, non ha fatto a tempo a ritornare in UK, libero come l'aria, che è diventato dalla sera alla mattina una ragazza pon-pon per le associazioni pacifiste e soprattutto per Amnesty International.

Ha fondato un'associazione, Cageprisoners, che si occupa dei diritti dei prigionieri (solo se sono jihadisti, ça va sans dire) e organizza tour e conferenze sponsorizzate da Amnesty International. Amnesty International, sarà il caso di notarlo esplicitamente, sponsorizza le conferenze di un signore che definisce la giustizia dei Talebani "austera" e l'unica in grado di "portare ordine in Afghanistan". Perchè ad Amnesty e ai suoi attivisti, che sono, per usare un termine caro a Yossarian, Ur
iel, Niccolò e molti altri, dei farlocchi della più bell'acqua, non sta mica bene difendere i diritti di un colpevole, loro vivono su un elevatissimo piedistallo morale e difendono solo innocenti. Alla fine, non sono diversi dai poliziotti di Bolzaneto: per entrambi, i diritti spettano a chi se li merita, agli innocenti - cambia solo la definizione di chi sia innocente.

Poi capita che una responsabile di Amnesty, una che ha studiato i problemi dell'integralismo religioso per trent'anni, e sta con Amnesty proprio perchè conosce le violazioni dei diritti umani perpetrate da regimi teocratici, in Afghanistan, Iran o Alabama, abbia il coraggio di mandare una lettera ai direttori dell'associazione, chiedendo se sia una buona idea associare il nome di Amnesty a quello di Moazzam Begg - il "più famoso sostenitore inglese dei Talebani", come si è definito in qualche occasione lui stesso - non per islamofobia, ma perchè un'organizzazione come Amnesty non ci guadagna dallo sponsorizzare quella che è a tutti gli effetti un'ideologia ultraconservatrice e avversa al concetto stesso di diritti umani universali.

Il risultato, com'era ovvio, è che poche ore dopo che la notizia è trapelata ai giornali, la responsabile di Amnesty è stata sospesa dal suo incarico e Amnesty si è preoccupata di ribadire che la guerra continua al fianco dell'alleato germanico afghano.

20 gennaio 2010

Figli di papà


Come dice Galatea, la prova che in Italia la mobilità sociale è nulla è che persino i terroristi ereditano il posto da papà

03 dicembre 2008

Scuola per aspiranti terroristi


Questi hanno bisogno dell'insegnante di sostegno...

Lezione numero 1: andate alla lavagna e scrivete 100 volte "L'ossigeno è un comburente, non un combustibile"

Lezione numero 2: volete terrorizzare i brianzoli? Non fate saltare il Duomo, denunciateli alla Finanza

Lezione numero 3: se vostra moglie vi dice "prima comprami la casa, poi vai a farti saltare in aria con la mia benedizione", la pianificazione lasciatela a lei. È evidentemente la metà pensante della coppia

Non so se il codice penale italiano preveda il reato di "coglionaggine pervicace e continuativa", ma se c'è, per quei due butteranno via la chiave.

26 novembre 2008

Strumenti sbagliati


Cercare di combattere il terrorismo fondamentalista internazionale avendo come alleati il Pakistan e l'Arabia Saudita è come cercare di suonare il pianoforte con una sega elettrica.

Hat tip: la mia amica T.

---

Trying to fight international fondamentalist terrorism allied with Pakistan and Saudi Arabia is like trying to play piano using a chainsaw

Hat tip: my friend T.

14 luglio 2008

Ma guarda un po'


A quanto pare o i tizi arrestati per la faccenda degli esplosivi liquidi erano in effetti terroristi, o fanno pure loro parte del complotto globale totale e si sono dichiarati colpevoli per alimentare la strategia della tensione. O forse tutt'e due. E magari sono pure alieni.

12 giugno 2008

42


Chi ha seguito West Wing, o le diatribe all'interno della sinistra radicale americana sulla nomination presidenziale, sarà d'accordo con me nel dire che quella che in inglese si chiama one issue politics è la forma più perniciosa di attivismo o impegno politico.

Counterpunch, per esempio, ha visto una lunga successione di articoli a sostegno di Ron Paul: in nome dell'Iraq qualunque altra causa passava in secondo piano. L'aborto? I diritti delle donne? Le minoranze? Il razzismo? Dobbiamo, rispondevano femministe radicali e attivisti antirazzisti, smetterla di tirar fuori argomenti che causano divisioni e discussioni. Una questione, l'Iraq, sicuramente importante, diventava l'unica questione, più che una cartina di tornasole, più che una discriminante: come i pacifisti del Bloomsbury Group, alcuni attivisti hanno deciso che non c'era causa più importante della pace, e che se per avere pace bisognava dare il proprio sostegno ai fascisti, questo era ancora il minore dei mali. Oswald Mosley è vivo e lotta insieme a noi.

Inutile dire che trovo questa posizione eminentemente disprezzabile. Per questo, è con non poco sconforto che mi rendo conto di essere diventato un one issue activist. Per quello che mi riguarda, il mio voto (se mi decido a far tutte le carte per la cittadinanza, altrimenti il mio lavoro volontario in campagna elettorale) va alla prima forza politica che si impegna chiaramente a rigettare, una volta al governo, l'estensione della detenzione preventiva a 42 giorni.

I miei due lettori dall'UK possono fare a meno di ricordarmi che c'e' qualche buona ragione, che viene fatto sotto stretto controllo della magistratura, che è una misura più vicina alla custodia cautelare in carcere (che in Italia, per esempio, mi pare duri qualche mese) che al fermo di polizia. Lo so che gli inquirenti non possono più interrogare l'accusato o effettuare determinate indagini una volta che le accuse sono state formalizzate; lo so che ogni provvedimento deve passare attraverso l'esame di almeno uno o due giudici e finanche di una commissione parlamentare. Non me ne potrebbe fregare di meno.

I fatti sono che

  • questo governo non ha una strategia contro il terrorismo (si, lo so, il terrorismo non esiste, la CIA il Mossad gli illuminati i rettiliani i vampiri alieni sbroc sbroc. La pillolina, svelto)
  • questo governo cerca di coprire quanto sopra con misure di facciata come, appunto, l'estensione della carcerazione preventiva che è stata giudicata inutile, fra gli altri, da diversi capi della polizia, dall'MI5 e dal Crown Prosecution Service (magistratura inquirente)
  • i massimi esponenti di questo governo hanno giocato per anni all'apartheid politically correct, subappaltando la gestione di vaste sacche di degrado sociale ed economico all'interno della comunità musulmana a "rappresentanti della comunità" non eletti e vicini a gruppi integralisti sovranazionali
  • dopo essersi sparato nel piede sinistro con la strategia di cui sopra, questo governo sta cercando di spararsi nel piede destro creando centinaia di martiri: oltre metà di coloro che sono stati finora arrestati e trattenuti fino a 28 giorni erano del tutto innocenti
  • l'habeas corpus è un principio troppo importante per mandarlo a donnine allegre in questa maniera. Quasi ogni soluzione alternativa era migliore di questa, ad esempio permettere agli inquirenti di interrogare gli imputati o evitare, magari previa revisione giudiziaria, la sospensione delle indagini, anche dopo la formalizzazione delle accuse; ma a questo governo non interessa trovare soluzione ai problemi, interessa fare scena e far vedere che siamo forti, siamo cazzuti, bla bla bla, perchè ha perso le amministrative.

Insomma, questo è il mio one-issue moment. Vediamo se Cicciobello Cameron è disposto a comprare il mio voto.

21 aprile 2008

Siamo salvi


A Dio/Allah/Manitù piacendo, abbiamo ufficialmente sconfitto il terrorismo integralista.

Come tutte le forme di lotta che in passato si sono fregiate, o hanno ricevuto più o meno ingiustamente, l'etichetta di "terrorismo", anche quello che nasce all'interno delle frange integraliste islamiche ha attraversato nella sua vita diverse fasi. Più o meno tutti possiamo concordare sul fatto che ha posto le sue basi in ingiustizie reali, che la prima fase, quella della lotta del popolo palestinese, della guerra civile in Libano, dell'opposizione all'invasione sovietica dell'Afghanistan, serba della Bosnia, americana di Afghanistan e Iraq, della resistenza alla moltitudine di cleptocrazie nate nella penisola araba in epoca post-coloniale, aveva degli obiettivi che si possono, se non giustificare o condividere, almeno capire; e gente ben più competente di me, come Michael Scheuer e Richard Clarke, sostiene che il grande errore dell'occidente sia stato proprio quello di appoggiare incondizionatamente i regimi più corrotti e brutali, precludendo ai riformatori ogni strada che non fosse quella che confluiva in Al-Qaeda e gruppi affiliati.

La prima fase, dunque, è quella della lotta - giusta, probabilmente, almeno nelle intenzioni se spesso non condivisibile nei metodi.

La seconda fase è quella che mi piace chiamare dell'illusione: uno o più successi danno ai rivoluzionari l'impressione di essere ben più potenti di quel che effettivamente sono. È una fase attivamente incoraggiata, laddove possibile, dai loro oppositori, perchè ha il risultato di alterare nei militanti la percezione della realtà, e di offuscare il confine fra obiettivi realizzabili e sogni. Quando l'Intifada giunge al risultato di rendere l'occupazione troppo costosa per l'esercito israeliano, c'è sempre qualcuno che salta su a dire che grazie a questa vittoria l'obiettivo non è più avere uno Stato Palestinese in Cisgiordania e Gaza, ma ributtare a mare gli sporchi ebrei; illusione, appunto, come l'idea di far sventolare la bandiera verde del Califfato su Downing Street o distruggere l'occidente in quanto tale. È una fase comoda per il potere costituito, e porta qualcuno a presumere che abbia origine in qualche manipolazione occulta di questo o quel servizio segreto - cosa che potrebbe anche essere, ma che si scontra con la triste realtà di un mondo sovraffollato di imbecilli felicissimi di lavorare gratis.

Quando un movimento di resistenza/terrorista/insurrezionalista raggiunge la seconda fase, è in generale fottuto. Rimane una minaccia per l'incolumità fisica dei suoi oppositori, ma non ha più la possibilità di imporre cambiamenti strutturali; perchè finalizza il proprio operato al raggiungimento di obiettivi irraggiungibili, ed anzi, qualunque tentativo di andare verso obiettivi effettivamente raggiungibili viene visto come un tradimento dell'ideale rivoluzionario e represso generalmente con la violenza.

Come ho detto, un movimento di resistenza che attraversa questa fase è ancora un pericolo: non può cambiare l'assetto delle relazioni internazionali, o la forma dello Stato in cui agisce, ma può far danni, e in generale ne fa, anche perchè la frustrazione conseguente all'irraggiungibilità degli obiettivi spesso tende ad esasperare i suoi membri e a spingerli verso azioni sempre più estreme. Non può trasformare l'Europa in uno Stato integralista islamico, ma può far saltare in aria qualche vagone della metropolitana di Londra o Parigi (sì, lo so, è stato il Mossad/la CIA/l'MI6/sbroc sbroc. La pillolina di litio è lì sul comodino).

La salvezza la si raggiunge solo quando si raggiunge la terza, ed ultima, fase: quella dei fighetti. L'Italia, oggi, sarebbe una nazione civilizzata se all'Autunno Caldo delle lotte operaie non avesse fatto seguito il Decennio Pirla dei figli di architetti, chirurghi e sottosegretari che credevano che passare in clandestinità e sparare alla schiena a qualche carabiniere di vent'anni di Balvano di Lucania li rendesse faighi come il Che Guevara. Allo stesso modo, quali che siano le ragioni alla base delle rivendicazioni dei gruppi islamisti, oggi possiamo dire con una certa sicurezza che sono fottuti, perchè il terrorismo integralista è diventato una figata, attraendo il tipo di imbecilli che scambiano i film d'azione per documentari e, fondamentalmente, si danno alla rivoluzione perchè il Che Guevara, pare, trombava come un riccio in overdose di Viagra. Gente come questi imbecilli qui.

Ragazzi, siamo salvi. La civiltà occidentale ha vinto ancora.

06 dicembre 2007

La commedia degli idioti


Samina Malik è una ragazza di 23 anni che vive a Southall, non lontano da Heathrow. Lavora(va) nell'area oltre i controlli di sicurezza dell'aeroporto di Heathrow per WH Smith, una delle più grandi catene inglesi di rivendite di libri e giornali. Samina Malik è un'idiota.

Lo dico senza cattiveria e senza desiderio di insultare, Samina Malik è proprio un'idiota nel senso che probabilmente non riesce a pensare senza muovere le labbra. Ha cominciato a scrivere poesie incredibilmente brutte da adolescente, quando frequentava le superiori; testi ispirati a qualunque pezzo di gansta rap fosse in voga quella settimana, atteggiamento da gangsta babe, esaltazione di eroi immaginari che spacciavano droga, indossavano bling e would bust a cap in your ass se gli mancavi di rispetto. Una tipica ragazzina inglese, insomma, figlia di genitori pakistani, integrata in una comunità fra le più multietniche di Londra, assidua frequentatrice di forum e siti di social networking in stile Facebook, su cui era conosciuta come Lyrical Babe.

Qualche anno fa, Samina ha scoperto che i ragazzi più attraenti non mettevano più catene d'oro al collo, non aspiravano più a fare i papponi o gli spacciatori, non sognavano di aderire ad una gang. I ragazzi più fighi avevano cominciato ad andare in moschea, a guardar male le gangsta babes che non stavano al proprio posto come una brava ragazza musulmana dovrebbe fare, a guardare in TV, invece che MTV, le videocassette sgranate e sfuocate della decapitazione di ostaggi occidentali in Iraq, della lapidazione di adultere, dell'esplosione di autobombe in piazze affollate. Invece del pizzetto ben curato preso in giro da Ali G, i ragazzi attraenti, quelli che Samina sognava di sposare, adesso avevano un barbone alla Abu Hamza.

A girl's gotta do what a girl's gotta do, si disse Samina. Basta con la gansta babe, basta con un nick spudorato come Lyrical Babe: Samina sarebbe diventata la donna ideale del mujahid. C'è da capirla, l'alternativa era restare zitella.

Cominciò a indossare il velo, fra lo stupore dei genitori - sua madre non l'aveva mai portato da che era arrivata in UK, suo padre non aveva mai dato alcuna importanza a certe forme esteriori di osservanza religiosa; cambiò nome online, da Lyrical Babe a Lyrical Terrorist; il suo profilo su Hi5 si riempì di dettagli che sperava fossero affascinanti per un potenziale marito: via lo shopping fra gli interessi, via MTV, via il rap. I tuoi interessi? "aiutare i miei fratelli mujahideen in ogni maniera possibile". Cosa guardi in TV? "I video dei miei fratelli musulmani in Iraq, sì, quelli con le decapitazioni, i messaggi video di Osama Bin Laden e Ayman al-Zawahiri, e gli altri video che mostrano massacri di kaffir". Cominciò a usare Google, invece che per cercare foto di Muthafucka Gangsta Rappa' Ikillyoubitch, o quale che sia il rapper di maggior successo in questo momento, per cercare manuali di terrorismo. Scaricò, fra gli altri, il manuale di Al-Qaeda sui veleni (26 pagine, tutte informazioni di pubblico dominio), il manuale operativo del Dragunov SVD (che, non per fare lo snob, come fucile di precisione fa anche un po' cagare), alcune raccolte di discorsi di Osama Bin Laden, inclusa la famigerata dichiarazione di guerra all'Occidente, documentazione varia riconducibile ad Al Qaeda e a vari gruppi jihadisti; e cominciò a scrivere poesie, sempre di una bruttezza disarmante, che fornivano istruzioni su come decapitare un infedele, come educare i propri figli a diventare mujahideen e ad amare la morte più della vita, e altre amenità del genere. Tutto pubblicato in rete sotto l'ingannevole pseudonimo di Lyrical Terrorist.

Samina è, come dicevamo, un'idiota. La cosa ha punto sul vivo i responsabili dell'antiterrorismo della Metropolitan Police: questa è una nazione che ha prodotto idioti di elevatissima qualità, ha avuto re che parlavano con gli alberi, ha rieletto Margaret Thatcher 3 volte e (Dio ci perdoni) John Major una volta. Si può permettere che questa figlia di immigrati che non parlano neanche bene la lingua ci surclassi in questa maniera? Inaccettabile. E quindi, per mostrare che gli idioti inglesi sono ancora i migliori, l'hanno arrestata e rinviata a giudizio per possesso di materiale utilizzabile per preparare o commettere atti di terrorismo.

Samina Malik è stata arrestata, riconosciuta colpevole e proprio oggi condannata (con la condizionale, per fortuna) da gente che, ne sono sicuro, crede sinceramente che un terrorista metta una maglietta con su scritto "morte all'Occidente capitalista" e borbotti in continuazione "morirete tutti, cani infedeli, appena faccio esplodere questa cintura imbottita di C4 che si può disinnescare solo tagliando il filo blu prima di quello rosso" - gente che pensa che una ragazza che vuole fondare una cellula segreta di terroristi faccia il possibile per diffondere le sue poesie sulla decapitazione degli infedeli e si faccia chiamare "Lyrical Terrorist". Una ragazza la cui linea di difesa, in tribunale, è che "sperava di conoscere dei ragazzi per sposarsi", e che aveva scelto lo pseudonimo di Lyrical Terrorist perchè era "figo".

Idioti. Tutti quanti sono.

P.S. Anch'io l'avrei condannata. Ad un corso obbligatorio di scrittura creativa. Leggere le sue "poesie" fa male agli occhi.

05 novembre 2007

Visite reali


Non so quanto risalto abbia avuto in Italia, ma qui ci sono state parecchie polemiche a seguito della visita ufficiale del sovrano saudita. Un plauso, per inciso, va al segretario pro-tempore dei Lib-Dem, unico rapresentante dei partiti maggiori a rifiutarsi di incontrarlo.

Si potrebbe parlare per ore dell'idiozia dell'occidente nello scegliersi gli alleati (o presunti tali), della situazione dei diritti umani in Arabia Saudita, degli estremisti che in questo Paese assumono il controllo delle moschee grazie al fiume di soldi che arriva da Ryadh; ma questo post vorrebbe parlare di qualcos'altro.

Una delle prime cose che re Abdullah ha detto una volta arrivato qui è che l'Arabia Saudita vorrebbe instaurare rapporti di collaborazione più stretti con l'Occidente per la lotta al terrorismo, citando l'esempio dell'avvertimento trasmesso all'UK per gli attentati del 7 luglio, avvertimento a cui i servizi di sicurezza non diedero alcun credito.

Più d'uno è cascato dalle nuvole, anche perchè a trascinare un po' i piedi nella lotta al terrorismo è semmai l'Arabia Saudita, con le commistioni fra la famiglia reale, vari potentati locali e personaggi riconducibili ad Al Qaeda - ma ovviamente le parole del sovrano saudita hanno dato origine ad una ridda di ipotesi interessanti.

La prima ipotesi, ovviamente, è che non sia vero nulla (posizione ufficiale del governo Brown). Re Abdullah potrebbe benissimo aver fatto l'annuncio proprio per invertire le posizioni di fronte all'opinione pubblica: messo più volte in imbarazzo per le complicità saudite col terrorismo, ha pensato bene di mettere a sua volta in imbarazzo un governo occidentale, presentandosi allo stesso tempo come attivo e in prima linea nella lotta al terrorismo. Possibile e neanche tanto sorprendente - l'insofferenza occidentale per il regno saudita è palpabile, soprattutto fra l'opinione pubblica ma anche per alcuni governi, e la casa di Saud non sopravviverebbe una settimana senza l'appoggio occidentale, o almeno così vuole la vulgata mainstream.

Un'altra ipotesi è che un avvertimento sia effettivamente arrivato - o meglio, che in mezzo al fiume di avvertimenti che arrivano ogni giorno ce ne fosse anche uno che, col senno di poi, potrebbe essersi riferito al 7/7. È un po' come la storia che la CIA sapeva dell'11 Settembre: secondo il complottista medio, se un contatto in Pakistan aveva detto ad un agente "forse nella seconda metà del 2001 degli integralisti organizzeranno qualcosa su un aereo", la CIA avrebbe dovuto capire subito che quell'avvertimento era reale, gli altri 2000 no, concentrarcisi e scoprire tutto il piano - e se non l'ha fatto può solo essere perchè era coinvolta.

Anche questa ipotesi è plausibile. Da Pakistan e Arabia Saudita, i due Paesi con la coscienza più sporca, i due "alleati" più scomodi e quelli con il piede nel maggior numero di scarpe diverse, arriva un torrente di avvertimenti, segnalazioni, indizi di complotto - entrambi i governi sono terrorizzati dall'idea che i Paesi occidentali comincino a vederli come parte del problema invece che della soluzione, e quindi i loro servizi riportano ogni voce, ogni pettegolezzo, ogni diceria alle loro controparti occidentali nel timore di mancare il dato cruciale e di essere accusati di aver coperto un piano terroristico.

Esiste però una terza ipotesi, ventilata quasi sempre sottovoce perchè apre la porta a troppe controversie - probabilmente anche alla messa sotto accusa dei servizi di sicurezza inglesi, e per qualcosa di molto peggio che non essersi accorti che tre dei quattro attentatori avevano passato un mese in un campo di addestramento in Pakistan: l'ipotesi che l'avvertimento arrivato dall'Arabia Saudita fosse in effetti abbastanza dettagliato da permettere ai servizi di fare qualcosa - e però le informazioni fossero state estorte ad un estremista legato ad Al Qaeda, forse un saudita proveniente dallo stesso campo di addestramento, con la tortura, e per questo chi le ha ricevute abbia deciso, scientemente, di non farne uso e ne abbia prevenuto la trasmissione sia ai servizi di sicurezza che alla polizia.

In tutta onestà, se le cose sono andate così, non saprei veramente cosa pensarne. È giusto sacrificare 50 persone in nome di un principio? E per converso, è accettabile incoraggiare la tortura (e probabilmente la morte sotto tortura) di migliaia di persone per salvarne 50? Suppongo dipenda tutto dai punti di vista: Mrs. inminoranza dice, se tu fossi stato uno di quei 50, o avessi avuto una persona cara ad Aldgate quel giorno, avresti probabilmente benedetto la tortura e anche il taglio senza anestesia di appendici varie, se fosse servito a prevenire l'attentato. Vero, probabilmente; e se fossi stato uno dei poveracci extraordinarily renditioned dagli americani in Libia, Arabia Saudita, Siria, per avere una faccia mediorientale e magari aver detto che il babbuino in chief è un criminale di guerra - cosa penserei della tortura, anche a fin di bene, allora?

P.S. Non ho considerato l'ipotesi che chi ha ricevuto l'informazione, sapendo che veniva da un prigioniero torturato, l'abbia cestinata in quanto ipso facto inattendibile; ma anche questo è un caso su cui varrebbe la pena spendere qualche parola, forse.

02 luglio 2007

Mr. Bean Laden


Giusto una comunicazione veloce per rimarcare la mia perplessità nei confronti dei mezzi di informazione italiani. Arrivano a me e Mrs. Inminoranza telefonate ed email di gente che chiede se è vero che Londra è paralizzata e in preda al panico, o che i musulmani hanno paura ad uscire di casa perchè gli inglesi vanno in giro cercando di linciarli. No, non è vero. Londra non è in preda al panico, è scazzata perchè piove ininterrottamente da una settimana; il Gay Pride è andato avanti lo stesso, a tre isolati da dove hanno trovato le autobombe, ed il concerto è iniziato in contemporanea con la notizia del fallito attentato a Glasgow; l'unico momento di grave tensione si è avuto quando l'equipaggiamento donato dalla BBC si è rotto e qualche migliaio di persone non hanno potuto vedere il finale di Dr. Who sul maxischermo.

Il livello di allarme è salito, c'è polizia (armata! con la pistola nella fondina! è l'inizio della fine!) davanti a qualche stazione, stamattina c'erano due poliziotti con un cane da esplosivi alla fermata della DLR di Canary Wharf, ma sicuramente non c'è il panico di cui mi hanno parlato dall'Italia.

Al contrario, se vogliamo si trovano tutti i motivi per ridere di quello che sta capitando. Più d'uno commenta che se vuoi fare un attentato suicida a Glasgow, sarà meglio che ti assicuri di morire sul serio - Glasgow è il tipo di posto dove la forma di comunicazione più diffusa è la testata nei denti, e fonti confidenziali assicurano che la polizia scientifica, a distanza di due giorni, continua a trovare pezzetti del setto nasale e della dentatura dell'aspirante martire sparpagliati per tutto il terminal; altri commentavano che lo stato patetico in cui i successivi governi hanno ridotto le scuole corrisponde ad un piano magistrale per rendere gli aspiranti attentatori incapaci di capire che se metti bombole di propano in un'auto e gli dai fuoco, tutto quel che ottieni è un falò che brucia un po' più a lungo; infine, la notizia dei due dottori arrestati ha portato più d'uno a chiedersi perchè non si siano limitati a continuare a spargere terrore, morte e disperazione continuando a lavorare per la sanità pubblica.

Fesserie a parte, credo che gli eventi di venerdì e sabato confermino proprio quello che dicevo qualche giorno fa: la cosiddetta "minaccia terroristica" è sicuramente una minaccia alla nostra incolumità personale - una minaccia grave; ma non è una minaccia alla società e al nostro modo di vivere. Qualunque "esercito" che voglia conquistare l'Europa con la forza di 5 imbecilli la cui conoscenza degli esplosivi deriva dalla visione di Die Hard e dalla lettura di qualche articolo di giornale male informato non si espone neanche alla sconfitta ma al ridicolo, e approvare leggi speciali per combatterlo significa riconoscergli un onore ed un'importanza che non ha - e paradossalmente, significa renderlo più potente. Un'armata jihadista che viene fermata, invece che dalle forze speciali del CTU e dalla pistola di Jack Bauer, da un cazzotto in bocca di un operaio dell'aeroporto di Glasgow è un'armata che, al massimo, può candidarsi a sostituire i Carabinieri nelle barzellette.

P.S. Quanto sopra, ça va sans dire, rimane valido anche nell'improbabile ipotesi che i membri ancora a piede libero della "cellula terroristica" dovessero riuscire a compiere un attentato che coinvolga oltre a sè stessi anche qualche astante innocente: rimarrebbe il fatto che il terribile terrorismo islamista è alla fine un'armata brancaleone che si nutre di poveracci esaltati, imbottiti di propaganda e talmente staccati dalla realtà da aver perso di vista la distinzione fra film d'azione e vita reale. Lasciamo le leggi speciali ai Paesi speciali, per favore. Questo qui è un Paese normale.

12 giugno 2007

Slippery slopes


C'è un meccanismo comune che porta molta gente a credere fermamente, in perfetta buona fede, in versioni, diciamo, alternative della realtà perchè ciò conferma delle loro opinioni. È una posizione riassunta perfettamente dalle parole di Sandra Harding, filosofa ed epistemologa femminista:

If a theory 'forced' one to assent to politically distasteful, depressing, and counterintuitive claims, then one could regard those consequences as in themselves good reasons to find the theory implausible.

(traduzione mia): Se una teoria 'costringe' a dare il proprio assenso ad affermazioni politicamente sgradevoli, deprimenti [?] o controintuitive, è perfettamente lecito considerare queste stesse conseguenze come delle buone ragioni per rigettare la teoria.

Per converso, è frequente il caso di osservazioni inesistenti citate a supporto di una teoria politicamente accettabile. Un esempio è la supposta diffusa omosessualità degli animali, il che dimostrerebbe che l'omosessualità è una cosa naturale. A parte che l'omosessualità fra gli animali è in realtà molto rara e si manifesta soprattutto in condizioni di grave stress, con l'eccezione di diversi primati (soprattutto i bonobo, che, insomma, praticamente scopano qualunque cosa si muova), rimane il fatto che la naturalezza o meno dell'omosessualità non dovrebbe avere alcuno spazio in una discussione razionale: lo stupro è "naturale", nel senso che viene praticato da un gran numero di mammiferi; questo dovrebbe per caso avere qualche conseguenza sulle nostre leggi? Vogliamo veramente limitare la nostra libertà di scelta sessuale in base a ciò che fanno o non fanno orsi e asini?

Un caso affascinante è quello della tortura. La tortura è, a mio immodesto parere, una delle attività moralmente più ripugnanti immaginabili - in particolare quando viene istituzionalizzata e sanzionata da un'autorità. È un articolo di fede, oggigiorno, che la tortura sia inutile e spesso controproducente, e che per questo non vada applicata. Come la maggior parte degli articoli di fede questo è, disgraziatamente, falso.

Lo so, lo so, è una bestemmia: eppure è vero, la tortura ha un campo, per quanto limitato, di applicazione efficace. Tutto sta in quelli che i servizi di informazione chiamano i checkables: gli elementi immediatamente verificabili.

Un esempio banale è quello del pedofilo che ha rapito un bambino, o del terrorista che ha messo una bomba in un palazzo. Detto volgarmente, se gli si connette una batteria d'automobile ai testicoli, lui alla fine ci dirà dove si trova il bambino/la bomba, e non mentirà, perchè noi possiamo andare sul posto, controllare, e se il bambino/la bomba non è lì, gli attacchiamo un'altra batteria, questa volta di camion. Laddove esistono dei checkables, la tortura, disgraziatamente, paga.

Questa argomentazione, opportunamente offuscata, resa generica e azzeccagarbugliata, è stata usata dalle alte sfere del DoD USA per giustificare l'uso diffuso della tortura nelle prigioni segrete sparse in mezzo mondo in cui vengono extraordinarily renditioned i sospettati di terrorismo. Il problema è stato spostato da un ambito morale (è lecito/non è lecito usare la tortura) ad un ambito pratico (è utile/è inutile), e l'amministrazione USA ha deciso che, visto l'esempio di cui sopra, la tortura è utile.

Il risultato di tutto questo è che la tortura viene usata regolarmente anche laddove i checkables non ci sono, e dove non ci sono checkables la tortura è dimostrabilmente inutile e spesso controproducente. Il torturatore fa delle domande, ma non ha modo di controllare la veridicità di quello che il torturato gli dice. E il torturato, spesso, dopo aver detto una verità che al torturatore non piace, magari perchè non si sposa troppo bene con certi preconcetti, scopre che la tortura non finisce, e comincia a cercare di indovinare quello che il torturatore vuole sentirsi dire.

Personalmente, sono certo che questo è quello che sta succedendo - ne sono certo perchè la quantità di castronerie che arrivano da fonti ufficiali è superiore a quella che potrebbe essere giustificata da questo o quel funzionario incompetente, tipo la storia dell'Iran che starebbe aiutando e finanziando Al Qaeda. Questa storia è assurda per migliaia di motivi, primo fra tutti il fatto che la VEVAK, il servizio segreto iraniano, ha fatto la guerra ad Al Qaeda per molto più tempo della CIA, ha ammazzato più uomini di Bin Laden che la tutti i servizi occidentali messi insieme ed ha combattuto una guerra segreta contro i Talebani e i servizi segreti pakistani che li appoggiavano, in Afghanistan e nelle tribal agencies pakistane (le regioni semi-autonome a maggioranza pashtun), da molto prima che la Guerra al Terrorismo (tm) venisse di moda, e sta tuttora combattendo una guerra su due fronti in Iraq attraverso il cosiddetto Esercito del Mahdi di Moqtada al-Sadr, contro gli americani e contro i sunniti e i jihadisti di Al Qaeda (ragion per cui Al Qaeda ha una taglia sulla testa di Moqtada al-Sadr, fra l'altro). Questa storia del fantomatico Asse del Male, che comprende Paesi e gruppi semplicemente troppo in contrasto fra di loro persino per accordarsi su che ora è, che metterebbe assieme l'Iran e Al Qaeda, la Siria e la Corea del Nord (che ha la sua personale versione di una religione fondamentalista nell'adorazione della Grande Guida, e non vedrebbe di buon occhio un Maometto qualsiasi che ne insidia la posizione di faro dell'umanità), può solo venire da un certo numero di "terroristi" veri o presunti, torturati finchè hanno detto qualcosa che piaceva ai loro interrogatori.

Il problema della tortura non è, e non deve essere, se serva o non serva a qualcosa. La questione della tortura deve ad ogni costo ritornare nell'ambito della sua acettabilità morale: perchè la tortura deve essere sempre, in ogni caso, indipendentemente dai risultati, inaccettabile - se posso capire quel poliziotto tedesco che ha preso a schiaffi il pedofilo arrestato finchè quello non ha confessato dove aveva lasciato un bambino legato a morire di fame e sete, sono pienamente d'accordo con il giudice che l'ha condannato, perchè la tortura è l'esempio perfetto di slippery slope, di discesa sdrucciolevole, sulla quale il primo passo diventa una discesa inarrestabile che finisce con Abu Ghraib o con le prigioni segrete in Polonia.

Il fine non giustifica i mezzi praticamente mai. Il più delle volte, semmai, sono i mezzi che giustificano il fine, e un mezzo come la tortura, indipendentemente dai risultati, può corrompere qualunque fine.

18 maggio 2007

Dizionario


Cessate il fuoco: locuzione che indica gli intervalli di tempo in cui Israele non risponde agli attacchi di Hamas. Es.: "Dopo due mesi di attacchi con razzi da Gaza, oggi Israele ha rotto il cessate il fuoco bombardando il quartier generale di Hamas"

02 dicembre 2006

Rosalux


Bellissimo post di Rosalucsemburg sul martirio, sull'ammirazione per la morte eroica che accomuna integralisti religiosi, fascisti e di recente certe parti della sinistra "antimperialista", ovviamente sui motivi, potrei dire, psicanalitici per cui tanti prendono il conflitto israelo-palestinese a simbolo di tutte le lotte del mondo, causa e punto d'origine di tutti i mali.

05 ottobre 2006

Coerenza?


Non so se ne è arrivata voce in Italia, ma nel mondo anglosassone ha fatto molto scalpore un docudrama trasmesso pochi giorni fa dalla ABC, The Path to 9/11. L'oggetto del contendere sono le accuse all'amministrazione Clinton di aver, sostanzialmente, posto le basi per l'11 Settembre, bloccando una serie di iniziative e programmi antiterrorismo, rifiutandosi di perseguire Bin Laden ed Al Qaeda anche dopo che questi erano stati identificati come una delle maggiori minacce alla sicurezza nazionale, vietando ogni azione contro gli Stati, come Afghanistan e Sudan, che offrivano aiuto e rifugio ai terroristi, e finanche "strozzando" la rappresaglia dopo gli attacchi alle ambasciate in Africa e alla USS Cole.

Tutto verissimo, ovviamente, basta andare a rileggere i giornali dell'epoca per rendersene conto. Clinton ha delle colpe gravissime. Soprattutto, ha la colpa di aver ceduto ai ricatti del Congresso a maggioranza repubblicana e alle pressioni della stampa di destra, Fox News in testa.

Eh già, perchè ricordiamocelo, quelli erano gli anni in cui la destra americana strillava allo scandalo per un pompino nello Studio Ovale, e chiedeva indagini e commissioni d'inchiesta, e quando la Casa Bianca autorizzava una qualsiasi azione contro Al Qaeda e i Talebani in Afghanistan c'era una coda interminabile di giornalisti (uso il termine nell'accezione più generosa possibile, ovviamente) del calibro di Bill O'Reilly che accusavano Clinton di agitare lo spauracchio del terrorismo internazionale per distrarre l'opinione pubblica americana dalle cose veramente importanti - nella fattispecie, la presenza o meno di tracce di sperma sul vestitino di una stagista. Gli USA si ritirarono dalla Somalia sotto la pressione del Congresso repubblicano e della stampa di destra, che accusavano Clinton di sacrificare le vite di soldati americani, ancora, per distrarre l'opinione pubblica, abbandonando la Somalia ad oltre un decennio di guerra civile e fornendo ai terroristi la loro arma propagandistica principale, la prova che per piegare la volontà degli occidentali basta far mandare in onda qualche cadavere in prima serata, la prova che il terrorismo paga.

In pratica oggi la destra americana dà a Clinton la responsabilità per l'11 Settembre accusandolo di aver fatto ciò che la destra chiedeva a gran voce. La gratitudine, diceva Stalin, è una malattia dei cani. Non sappiamo chi possa essere afflitto, invece, dalla piaga della coerenza, ma per fortuna la destra americana, politica e giornalistica, sembra esserne immune.

30 agosto 2006

I terroristi senza passaporto


Un complottista illustre, l'ex ambasciatore britannico in Uzbekistan, Craig Murray, ci informa che il terrorismo non esiste e che gli arrestati di un paio di settimane fa sono vittime di un oscuro complotto del Piccolo Satana Blair. La prova? Gli attentatori non avrebbero mai potuto salire su un aereo, in quanto non avevano biglietti aerei (e, come tutti sanno, Lastminute.com si chiama così perchè ci mette un mese a procurarteli, per esempio) ma soprattutto non avevano passaporti!

Questa storia è stata ovviamente ripresa a destra e a manca, tanto che ormai ogni complottista che si rispetti ha preso a chiamarli proprio così, i "terroristi senza biglietti e senza passaporto". Poco importa che alcuni avessero già registrato i loro martyrdom videos - i messaggi di rivendicazione che sono diventati ormai tradizionali in caso di attentato suicida: quelli erano solo l'espressione di un'intenzione che poteva o meno essere messa in pratica, e non vogliamo mica fare il processo alle intenzioni, no? Non avevano il passaporto, quindi non potevano salire su un volo intercontinentale, quindi è tutto un complotto, signora mia.

Chissà cosa si inventerà Mr. Murray, e cosa diranno i complottisti, adesso che ci sono un po' di informazioni in più sulla faccenda e si sa che, di 25 arrestati, DUE non avevano passaporto - ed avevano già presentato una richiesta per il rilascio accelerato. Secondo me, come per il "massacro di Jenin", il "missile sull'ambulanza", la "distruzione di Bint Jbail", continueranno semplicemente a ripetere che non avevano il passaporto. La realtà è un'invenzione del Mossad, dopotutto.

26 agosto 2006

Baffino e i terroristi


Dice Massimo D'Alema, parlando di Hezbollah in un'intervista ad Haaretz, che "Un'organizzazione che ha 35 membri in Parlamento e tre ministri non può essere descritta solo come un gruppo terroristico". Sarà il caso di ricordare a Massimino che la mafia e la camorra hanno ben più di 35 membri in Parlamento ed hanno avuto parecchi ministri e, dicono i maligni, finanche qualche Presidente del Consiglio?

11 agosto 2006

Terze vie


O con noi o con loro. O Bush o Bin Laden. O Pat Robertson o Ali Khamenei. O Tsahal o Hezbollah. E se invece non fosse necessariamente così?

(qui il documento in italiano)

10 agosto 2006

Allarme terrorismo?


Secondo post in risposta ad una richiesta nei commenti, riguardo agli arresti di stanotte e alla cancellazione dei voli da Heathrow.

L'aria che si respira a Londra è del tutto normale, almeno per quel che ho potuto vedere oggi. Passando in bicicletta per diversi quartieri di Londra, andando al mercato di Leadenhall per pranzo, passando anche davanti alla moschea di Finsbury Park, che era fino ad un paio d'anni fa un importante centro di reclutamento per gli integralisti, non ho visto un solo poliziotto. Parlando con i colleghi, e guardando i servizi in televisione, sembra che il grosso dell'irritazione sia riservata alle compagnie aeree che hanno dato pochissime informazioni ai passeggeri.

Non è facile per una persona tastare il polso di una città come Londra, ma onestamente se non avessi visto le notizie in TV non mi sarei reso conto di nulla giudicando dal volume di traffico, dalla presenza di polizia o dal flusso di persone da e verso le stazioni della metropolitana; o, se è per questo, dalla presenza di polizia davanti a moschee e sinagoghe.