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19 marzo 2008

E se ne va un altro


Arthur C. Clarke, morto a 90 anni in un ospedale in Sri Lanka. Probabilmente il secondo più grande scrittore di fantascienza di tutti i tempi, nonchè inventore dei satelliti geostazionari e dei canali satellitari porno.

05 marzo 2008

Un altro dei miei eroi


Se ne va un altro dei miei eroi, un uomo che aveva l'abilità di creare mondi fantastici e poi farci vivere dentro miriadi di geek adolescenti - di tutte le età. Gary Gygax, creatore di Dungeons and Dragons, è morto ieri mattina nel suo letto a 69 anni.

Goodbye Gary, we're gonna miss you.

Incidentalmente, non posso fare a meno di notare che il MOIGE e tutti gli altri ritardati che si indignavano a Studio Aperto (di riflesso, con 10 anni di ritardo, dopo i fondamentalisti americani) per il satanismo e la magia nera dei giochi di ruolo sono ancora tutti vivi. Com'era quella cosa sull'erba cattiva?

NOTA: Devo le mie scuse, a quanto pare, a Massimo Introvigne, il cui nome compariva nella lista di matti qui sopra che accusavano i giochi di ruolo di ogni possibile nefandezza. Mi sembra evidente (vedi commento qui sotto) che lo confondevo con altra persona. Ricordavo abbastanza distintamente una persona che credevo essere Introvigne indignarsi a comando al telegiornale di Italia 1, ed evidentemente ricordavo molto male. Le mie scuse, di nuovo. Cerco di evitare queste papere ma la tarda età gioca brutti scherzi, come direbbe Mrs. Inminoranza.

11 gennaio 2008

RIP


Si è spento ad Auckland a 88 anni Sir Edmund Hillary, uno dei due uomini (l'altro, Tentzin Norgay Sherpa, è morto nel 1986) che nel 1953 per primi raggiunsero la vetta dell'Everest.

È stato alpinista, diplomatico, esploratore, filantropo, e uno dei miti della mia infanzia e adolescenza. RIP.

11 luglio 2005

Niente eroi

C'e' una cosa che mi piace di Londra e della cultura inglese, una cosa che li differenzia dai loro cugini americani e da noi latini: non ci sono eroi.

Non ci sono eroi, ma non nel senso che non ci sono persone che, quando necessario, vanno al di la' del proprio dovere per aiutare gli altri, che mettono anche a rischio la propria vita, se necessario - di quelli e' pieno, qui come nel resto del mondo. No, non ci sono eroi nel senso in cui New York era piena di eroi l'11 Settembre - non ci sono interminabili servizi giornalistici e televisivi sui "nostri eroi", non c'e' il pianto collettivo e la commozione collettiva su quanto sono eroici i nostri eroi, non ci sono proposte di statue, parchi, libri Cuore dedicati a questi eroi; non c'e' stata l'elaborata, eccessiva, ostentata commozione collettiva, l'orgia di lacrime. Ci sono state, invece, migliaia di persone che facevano il proprio lavoro, con competenza, efficienza e coraggio. Persone che. a volte a rischio della propria vita, sono andate a soccorrere i passeggeri intrappolati fra le lamiere, poliziotti che fino ad ora avevano dovuto, se pure, fermare qualche scippatore, non si sono neanche posti la questione, hanno preso in mano una torcia elettrica e si sono incamminati lungo i tunnel, senza neanche sapere se le bombe avevano finito di esplodere, per guidare fuori la gente rimasta bloccata nei vagoni.

In particolare, vorrei rendere un piccolissimo omaggio ad uno specifico gruppo di questi non-eroi: il personale della metropolitana di Londra. Giovedi' mattina erano quasi gli unici a sapere quello che stava succedendo, e hanno continuato a sorridere, ad essere educati, a guidare la gente fuori dalle stazioni, a rassicurare e calmare. Sapevano che dei loro colleghi stavano rischiando la vita, o forse erano morti nelle esplosioni; sapevano che non era finita con le prime bombe, che c'era la concreta possibilita' che ce ne fossero altre; sapevano che, in teoria, uno qualsiasi di noi che protestavamo e ci incazzavamo perche' eravamo 20 minuti in ritardo poteva avere 5 chili di esplosivo nel suo zainetto o nel suo borsone; eppure hanno continuato a fare il loro lavoro, a sorridere, a prendersi le incazzature.

Per me, il ricordo del 7 luglio rimarra' sempre collegato ad alcune immagini - la piazza della stazione di Old Stret, deserta, con un paio di poliziotti a sorvegliare gli ingressi; la nostra receptionist, che mi sorride quando arrivo, e sospira, "Thank God you're safe too"; ma soprattutto, una donna di colore, con i capelli a treccine, piccolina e sottile, nell'uniforme blu dell'Underground, che ci accompagna fuori dalla stazione e sorride rassicurante.

Nessun eroe, a Londra. E' uno dei motivi per cui sono cosi' orgoglioso di essere un londinese anch'io.