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11 giugno 2009

La mafia è bella


Dice, Eugenio, ma non dici niente sul risultato delle elezioni?

No, che devo dire? È stata la cronaca di una morte annunciata, sia in Italia, sia qui, dove gli elettori laburisti sono rimasti a casa in decine di migliaia fino a far eleggere due fascisti del BNP, e dove però il giorno dopo il disastro i parlamentari Labour hanno talmente tanta faccia come il culo da andare a dire a BBC Today, a viso scoperto, che d'accordo, la base non ha più fiducia in Brown e non lo vede come un leader credibile, ma noi invece sì, e quindi ve lo tenete, cicca.

E voi vi lamentate di Franceschini.

Ma vabbe', non era di questo che volevo parlare. Volevo parlare del razzismo della polizia, e del farsi i cazzi propri che è recentemente assurto a valore progressista, e anche un po' del perchè farsi i cazzi propri fino a un certo punto è come essere incinta ma solo un pochino: una pia illusione.

Suppongo sia arrivata in Italia la notizia che da un annetto qui a Londra i ragazzini si accoltellano con grande entusiasmo. Probabilmente non è arrivata la notizia che i ragazzini che si accoltellano sono quasi sempre appartenenti allo stesso gruppo etnico, e che gli accoltellamenti sono in generale il risultato di scontri fra gang locali o "punizioni" contro chi ad esempio si è rifiutato di entrare in questa o quella banda, più l'occasionale vittima innocente presa in mezzo per sbaglio.

Dice, i ragazzini sono quasi tutti neri, e la polizia non fa niente, perchè è razzista e finchè s'ammazzano fra di loro non gliene frega molto. Dice anche, e sono spesso gli stessi a dirlo, che la polizia è razzista perchè quando fa i controlli a tappeto per sequestrare coltelli e armi da fuoco ferma e perquisisce in notevole maggioranza maschi adolescenti e post-adolescenti neri, in quartieri neri come Tottenham e Brixton, e non abbastanza vecchiette inglesi a Kensington, il che dimostra che opera una politica di racial profiling. E dice anche, sempre gli stessi attivisti, e non solo, che criticare il rap e l'hip-hop è una critica implicitamente razzista alla cultura urbana nera.

Se andiamo dall'ultima critica alla prima, troviamo che quel che si chiede alla polizia, e in generale alla società, è di farsi i cazzi propri fino al punto in cui il ragazzino tira fuori il coltello e poi materializzarsi dal nulla col teletrasporto di Star Trek per levarglielo di mano in maniera non-repressiva - il che è, chiaramente, impossibile.

Mi spiego.

Una gang, qui o in USA, è un'associazione criminale dedita al tipo di attività che hanno reso la mafia, la camorra e la 'ndrangheta grandi testimonial del Made in Italy: traffico di droga, racket della protezione, prostituzione, lotterie clandestine, insomma un po' di tutto. Si chiameranno Bloods, Crips, Yardies, Dem Africans, quel che volete, avranno vestiti faighi, scarpe da ginnastica da 150 sterline e jeans col cavallo sotto le ginocchia, magliette da basket e cappellini da baseball, piuttosto che gessati neri e Borsalino, ma non c'è differenza nell'uso sistematico della violenza, nel degrado sociale e morale che causano, nelle regole omertose imposte ai loro membri come ai residenti di tutto il territorio che pretendono di controllare. Epperò per qualche motivo l'idea di Totò Riina che diventa una popstar, di fare la coda per comprare il CD di Bernardo Provenzano con la descrizione in musica di come torturare un pentito, di appendere in camera il poster di Giovanni Brusca che fa saltare in aria Falcone ci sembra ripugnante, mentre i critici progressisti fanno a gara nel tessere le lodi di questo o quel rapper morto ammazzato in un regolamento di conti fra gang, della vivacià e vitalità della cultura hip-hop, del razzismo dei suoi detrattori. Immaginate per un attimo una cosa del genere con la mafia e/o la camorra. Immaginate che sia impossibile - non vietata per legge, eh, ma culturalmente inaccettabile, il che è molto peggio - ogni critica ad una produzione culturale che glorifica la mafia; immaginate che ai ragazzini venga passato ogni giorno il messaggio che la mafia fa parte della loro cultura, ne è un elemento irrinunciabile, e chi la critica lo fa per un pregiudizio moralmente riprovevole che lo rende loro nemico: sarebbe veramente colpa loro, poi, quando a 18 anni diventano picciotti?

E poi ovviamente c'è la spinosa questione del racial profiling. È vero - più o meno - che un nero alla guida di un'auto costosa ha qualcosa come 10 volte le probabilità che ha un bianco di essere fermato dalla polizia. È vero che la polizia inglese tende a trattare diversamente un omicidio a seconda del colore della pelle della vittima. È vero che se chiami la polizia a Brixton arriva dopo un'ora, se la chiami a Highgate arriva in 5 minuti (li ho cronometrati). Però è anche vero che se il 90% degli accoltellamenti vengono commessi da adolescenti neri a Tottenham e a Brixton, forse è anche lecito essere un po' più sospettosi di adolescenti neri vestiti con i colori di gang in quei due quartieri piuttosto che, poniamo, di una casalinga di Ilford; va bene accusare di razzismo la polizia, ma accusare di razzismo la realtà dei fatti è idiota e, alla lunga, controproducente.

Così alla fine i ragazzini si accoltellano, e la colpa è ovviamente della polizia e della società. Di cosa sono colpevoli? Essenzialmente, di aver fatto quello che i leader delle comunità chiedevano: di essersi fatte i cazzi loro finchè i ragazzini erano immersi in una cultura che diceva loro com'è bello essere mafiosi; di essersi fatte i cazzi loro finchè i ragazzini si vestivano in maniera che li identificava come mafiosi; di essersi fatte i cazzi loro finchè i ragazzini portavano in tasca un coltello ma non lo usavano, perchè controllarli a tappeto era razzista.

So che quel che ho scritto fino ad ora mi varrà un commento ormai stereotipato e standardizzato: ah, ma tu vuoi censurare l'hip-hop, repressione, razzismo, anatema e brioscia. Lo so, è una reazione che fra noi progressisti è diventata naturale da trent'anni a questa parte - avendo perso la capacità di combattere una vera battaglia culturale, riusciamo a pensare solo in termini di qualcosa che va approvato o censurato: l'idea che una musica e una cultura che glorificano quella che è oggettivamente una mafia abbiano diritto a esistere ma vadano combattute culturalmente è persa, ed essendo quella cultura, quella musica, quella mafia, non nostre ma di una minoranza etnica, rifuggiamo dall'idea della censura e ci rimane solo il sostegno incondizionato - ricordo ancora con un certo imbarazzato disagio le prime pagine del manifesto all'epoca delle rivolte di Los Angeles, le interviste genuflesse ai "responsabili politici" di Bloods e Crips, una linea editoriale volta esclusivamente a giustificare la violenza delle gang, perchè a chiamarle gang e a parlare di contropotere e sottrazione del territorio alla repressione poliziesca si riusciva a mascherare il fatto che si stava parlando di un branco di Luciano Liggio e Bernardo Provenzano afroamericani.

Qui, d'altra parte, il problema è diverso ma produce risultati analoghi - il senso di colpa, giustificatissimo, dovuto al peccato originale dell'Impero, rende gli intellettuali progressisti impotenti davanti all'accusa di razzismo, che ormai è diventata l'asso di briscola, l'opzione nucleare contro cui non c'è difesa. Nessun intellettuale o giornalista, davanti all'accusa "mi critichi perchè sono nero" può rispondere "no, ti critico perchè sei un pezzo di merda mafioso": qualunque risposta che non sia un'appassionata difesa delle proprie credenziali antirazziste e l'abbandono immediato di qualsiasi velleità di critica costituisce conferma, agli occhi di tutti gli altri intellettuali e giornalisti, dell'accusa implicita di razzismo.

Esiste un'altra via oltre alla censura e all'approvazione, una via che comporta probabilmente più coraggio di quello che può mettere in campo oggi il giornalista medio del Guardian, ed è quella di dire chiaro e tondo che una cultura che glorifica il comportamento mafioso è una merda quale che sia il colore della tua pelle, intervenire culturalmente piuttosto che con la repressione, e colpire il problema alla radice.

(per inciso: non mi venite a dire che sì, però la povertà, il degrado, la disoccupazione: lo so. Ci sono anche in Sicilia, ma continuiamo tutti a trovare ripugnante l'idea di Giovanni Brusca che diventa una popstar e va al Grande Fratello)

Farsi i cazzi propri sarà anche un valore progressista, non discuto: ma se lo è, allora chiedo rispettosamente che continui ad esserlo anche dopo che il ragazzino ha tirato fuori il coltello - se non altro perchè essendoceli fatti fino a quel momento, abbiamo reso perfettamente inutile qualunque intervento, e le notizie di ammazzamenti al telegiornale mi deprimono. Facciamoci coerentemente i cazzi nostri fino alla fine, e lasciamoli a scannarsi in quel di Tottenham.

(per Rachel Barnacle: io non voglio che alla signora di 50 anni di Whitechapel venga vietato per legge il burqa. Io voglio che la gente che ha intorno non ceda al ricatto morale del "sei razzista", quando il burqa lo impongono, lei e il marito, alla figlioletta di 10 anni, come fanno dei miei vicini: perchè in quella maniera, e con cento altri interventi repressivi tutti perfettamente legali, dal divieto di parlare inglese alla finta scuola dove impara a memoria il Corano e niente altro, stanno negando a quella bambina la possibilità di essere mai una cittadina a pieno titolo, che un po' dispiace)

08 maggio 2009

Cose di cui essere orgogliosi


Noi italiani siamo sempre bravi a flagellarci: all'estero è meglio, all'estero fanno così, e i francesi di qua, e i tedeschi di là... una lagna continua, e non siamo mai, dico mai, capaci di vedere il buono che c'è da noi.

Ci lamentiamo delle barriere architettoniche, del disagio, della mancanza di assistenza agli anziani, dell'emarginazione dei diversamente abili, ma io vorrei chiedere a queste prefiche a senso unico, in quale altra nazione del mondo si prende uno con le sinapsi diversamente connesse e gli si fa fare il vice-segretario di partito? In quale altro Paese del mondo l'intera struttura cittadina di un partito (peraltro bollato, paradossalmente, come intollerante) avrebbe preso un attivista con un QI leggermente più basso della temperatura ambiente e l'avrebbe amorevolmente aiutato a superare i limiti impostigli dalla natura matrigna, fino a far pubblicare i suoi indistinti gorgoglii su giornali nazionali?

Questa è integrazione, altrochè.

14 gennaio 2009

Parole in libertà


Le parole, diceva qualcuno, sono importanti. Da due-tre settimane mi tocca assistere sulla BBC ad uno show abbastanza esecrabile in cui la TV di Stato cerca di trasformarsi in una specie di Rete4 in versione Hamas, facendo a gara ad intervistare mullah, attivisti, manifestanti e compagnia bella, dando eguale spazio, in nome dell'imparzialità, alle ragioni di Hamas e ai torti di Israele.

Ora, si può essere (come me) poco convinti che entrare a Gaza con i carri armati potrà mai convincere Hamas a non tirare razzi su Sderot; si può deplorare che ogni civile ucciso a Gaza sia un magnifico poster per il reclutamento di altri terroristi; si può lamentare la litania di ingiustizie subite dai palestinesi in 60 anni. Quello che non si può, o non si dovrebbe poter fare, è sparare cazzate in libertà.

Dice, "Israele sta colpendo deliberatamente la popolazione civile".

All'università avevo un professore che non ti dava mai del cretino immediatamente, quantunque grossa fosse la bestialità che avevi detto. Ti diceva, invece, "se le cose stanno così, fammi i conti, e vediamo che numeri escono fuori". Ti faceva fare i conti, e alla fine, quando veniva fuori che, in base alle cazzate che avevi detto prima, il gatto di Schrödinger non era nè vivo nè morto ma era una mucca, tu dicevi "sono un cretino" e lui sorrideva serafico e annuiva. Da allora m'è rimasto impresso il concetto che il modo migliore per dare del cretino a qualcuno è con i numeri in mano.

La guerra va avanti da 2 settimane, con un numero variabile di incursioni aeree, da 20 a 60 al giorno, con F-15E Strike Eagle e F-16; ogni incursione andrebbe in teoria eseguita da due aerei, ma la dimostrazione non perde di generalità
(visto, professoressa S.? Almeno la terminologia me la ricordo ancora) se ci limitiamo ad un aereo per incursione. Assumiamo una media di 30 incursioni al giorno, e dal momento che gli israeliani hanno molti più F-16 che Strike Eagle, assumiamo una proporzione di 2:1 fra gli aerei coinvolti.

Se Israele volesse sterminare la popolazione civile, colpirla deliberatamente, o uno qualsiasi degli altri crimini di cui la BBC la accusa in media ogni 10 minuti, tutto quel che dovrebbe fare è caricare su ogni Strike Eagle le 24 bombe Mk82 da 227 chilogrammi che può portare. 227 chili per 24 bombe per 10 missioni al giorno per 15 giorni fa quasi esattamente 817 tonnellate. In più, potrebbe caricare 4 bombe Mk83 (454 chilogrammi) su ogni F-16. 454 chili per 4 bombe per 20 aerei al giorno per 15 giorni fa 544 tonnellate. In tutto, circa 1360 tonnellate, e considerato che gli esplosivi moderni sono almeno 4 volte più potenti del TNT, abbiamo un totale di circa 5.4 kiloton, un'arma nucleare tattica da un terzo di quella di Hiroshima.

Se Israele avesse voluto colpire deliberatamente la popolazione civile di Gaza, avrebbe potuto riversarle sulla testa l'equivalente di una bomba nucleare tattica. Oggi, molto semplicemente, Gaza non esisterebbe più.

Israele avrebbe potuto fare di meglio? Probabilmente. Israele aveva opzioni diverse dalla guerra? Può essere. Israele sta deliberatamente colpendo i civili? Minchiate.

Dice, "ma la sproporzione, tutti i morti da un lato, nessuno dall'altro"

La BBC, e non solo lei, commette un errore (o confonde strumentalmente i termini della questione, direbbero i maligni) nel definire la proporzionalità negli eventi bellici. Non sta scritto da nessuna parte che le parti in conflitto devono in qualche modo adoperarsi per avere perdite pari a quelle dell'avversario; la sola idea fa ridere. La proporzionalità riguarda i mezzi usati in relazione agli obiettivi cercati (e l'accettabilità degli obiettivi stessi). In altre parole, se l'obiettivo è di fermare il lancio dei razzi sulla popolazione civile di Sderot e Ashkelon, colpire l'infrastruttura di Hamas è una risposta proporzionata in quanto è il modo più economico (in termini di vite umane) per fermare militarmente quei razzi. Ripeto: possiamo discutere se fosse il caso di ricorrere alle armi o no, ma nel quadro del ricorso alle armi il fatto che Hamas abbia avuto più morti di Tsahal non conta una virgola ai fini della proporzionalità della risposta. Avere una mira e un addestramento migliori può conferire maggiori responsabilità, ma sicuramente non mette automaticamente dalla parte del torto.

(con gli inglesi, a questo punto, si può fare l'esempio della Seconda Guerra Mondiale, in cui i tedeschi hanno avuto sicuramente più morti, militari e civili, degli angloamericani, ma la cosa non li mette certo dalla parte della ragione; con i compagni italiani questo discorso si fa pericoloso, perchè la percentuale di nostalgici del patto Ribbentrop-Molotov è alta e confermerebbero con entusiasmo che sì, i nazisti erano di sicuro meglio degli occidentali o almeno moralmente equivalenti)

Nessuno è in grado di spiegare come si dovrebbe esercitare questa fantomatica proporzionalità: proporzionalità nel numero di vittime? Proporzionalità nei bersagli? Proporzionalità nel numero ed equipaggiamento dei contendenti?

Se io mi presento, cari "proporzionalisti", davanti a casa vostra e comincio a sparare attraverso la finestra con una .22, quale sarebbe una risposta proporzionata? Tenete presente che io ho, dopotutto, una mira di merda, e quand'anche dovessi colpire qualcuno, al massimo resterebbe ferito: è un'impresa, ammazzare una persona con una calibro .22

Non dovreste rispondere affatto finchè non colpisco qualcuno? E se mi limito a ferire qualcuno, dovrete usare la massima cura perchè un'eventuale autodifesa al massimo mi ferisca? E se porto una decina di amici, e spariamo tutti insieme, e ammazziamo un occupante della vostra casa, sarà lecito al più rispondere contro uno solo di noi?

Incidentalmente, una preghiera all'affezionato commentatore rossobruno che infesta questo blog: fa' la cortesia di non rispondermi con il classico non sequitur de "i profughi, il furto della terra, le ingiustizie pregresse, sbroc sbroc, il paragone non regge". Tu sei marchigiano o emiliano o qualcosa del genere, io sono pugliese. Vogliamo cominciare a parlare dei soprusi di qualche tuo antenato longobardo contro i miei antenati apuli e latini? O di un tuo antenato garibaldino o soldato dei Savoia dopo l'unificazione? Meglio di no, che poi finisce che per coerenza ti tocca spararti in un piede da solo.

La proporzionalità invocata da questi figuri e dalle pecore che li seguono è un fantasma, un uomo di paglia, o nella migliore delle ipotesi il frutto della visione di troppi western in cui lo scontro fra buoni e cattivi deve necessariamente ammantarsi di toni cavallereschi.

Dice, "Ma l'ONU, le scuole, gli israeliani sparano su tutto, crimine di guerra"

L'ONU, da quelle parti, ha una storia piena di ombre, a partire da quando, nel 1967, su richiesta di Nasser, ritirò senza neanche far finta di protestare le truppe di interposizione in preparazione ad un attacco egiziano - attacco che poi non andò esattamente secondo i piani. Più di una volta le Nazioni Unite sono state viste come parte in causa piuttosto che super partes, e per esempio pochi mesi fa il preside di una scuola dell'ONU è stato ucciso da un raid israeliano mentre con alcuni complici costruiva razzi Qassam nel cortile della scuola; in seguito alla ridda di accuse e controaccuse è stato rivelato che era un comandante locale della Jihad Islamica e che l'ONU, a Gaza, non controlla molto accuratamente la gente che assume perchè "i nomi arabi si assomigliano tutti". Più di una volta degli UAV israeliani hanno filmato miliziani di Hamas mettere in batteria dei mortai e aprire il fuoco a ridosso di scuole e installazioni ONU, e nel caso specifico della scuola colpita pochi giorni fa, fra le vittime c'erano diversi miliziani di Hamas. In tutti i casi l'ONU ha negato recisamente anche davanti all'evidenza, e vietato categoricamente al proprio personale di parlare con la stampa di ciascun episodio: un comportamente che i maligni potrebbero definire sospetto.

Ad ogni modo, si stanno commettendo dei crimini di guerra a Gaza, o almeno azioni che i protocolli di Ginevra riconoscono come criminali. Si potrebbe dire che una delle due parti in causa non ha mai ratificato i protocolli di Ginevra, o che comunque non è un'entità statale e pertanto le abituali convenzioni non si applicano; ma rimane il fatto che confondersi fra la popolazione, utilizzare strutture civili come depositi di armi, istruire i propri combattenti a non indossare un'uniforme e a nascondere le proprie armi, costituisce ai sensi della Convenzione di Ginevra un crimine di guerra - punibile, se la memoria non mi inganna, con la fucilazione senza processo.

I protocolli di Ginevra nascono dalla necessità di proteggere la popolazione civile dai peggiori orrori della guerra, e di conseguenza di imporre una distinzione netta fra combattenti e civili e nel trattamento ad essi riservato. Gli estensori delle convenzioni di Ginevra sapevano fin troppo bene che un soldato è, alla fine, un essere umano, e che se non gli si dà modo di distinguere fra un civile ed un soldato nemico, questi potrebbe cominciare a considerare come nemici, reali o potenziali, tutti coloro che non indossano la sua uniforme. In altre parole, se i soldati sanno che di quei civili almeno uno, probabilmente, nasconde un'arma con cui sta per sparare loro addosso, che di quelle dieci scuole o moschee o ospedali almeno una/uno contiene una postazione di artiglieria o un deposito di munizioni che stanno per essere usate contro di loro, prima o poi cominceranno a considerare tutt'e dieci come ostili: perchè l'impulso a salvarsi la pelle e a non farsi sparare addosso è difficile da soffocare in qualsiasi essere umano.

Gli obblighi imposti ai combattenti, ad esempio di indossare una divisa o un evidente segno di riconoscimento (alzino la mano quanti pensano che i partigiani delle Brigate Garibaldi portassero il fazzoletto rosso al collo per bellezza) derivano proprio dal bisogno di permettere a tutti i soldati di riconoscere i civili come tali - e sebbene non formalizzati, sono precedenti alla stessa Convenzione: nelle fasi finali della Guerra di Secessione, il Sud non aveva risorse per equipaggiare con divise molte delle proprie residue unità combattenti, ma i comandi sudisti posero sempre estrema attenzione nel rendere le proprie truppe distinguibili in qualche maniera dai civili. Per questo motivo sparare ai civili senza provocazione è un crimine di guerra, ma sparare di mezzo ai civili è un crimine di guerra ben peggiore, perchè provoca e giustifica decine di crimini in risposta; sparare sulla croce rossa è un crimine, e sparare dalla croce rossa è peggio; e così via.

Come capita sempre più spesso, la "copertura giornalistica" degli eventi di Gaza non è fatta di notizie, ma di ripetizione ad nauseam di una serie di parole d'ordine fino al punto in cui vengono accettate per vere come articoli di fede: i crimini di guerra, la proporzionalità, le armi proibite, sono tutte buzzwords - in italiano potremmo dire che sono tutte parole-rabarbaro, ripetute all'infinito per fare rumore - che assumono di volta in volta il significato che si vuole. E contemporaneamente, per sapere che un caffè è stato incendiato con le molotov a Whitechapel perchè parte di una catena il cui presidente del consiglio di amministrazione è ebreo, o che i muri di un parco giochi lì vicino sono stati coperti di graffiti che incitano a uccidere gli ebrei, o che una chiesa in Lancashire è stata vandalizzata perchè ha la parola "Sion" nel nome, che un camion di Tesco è stato assalito da una dozzina di persone al grido di Allahu Akhbar e il guidatore si è preso un mattone in testa, solo perchè Tesco è stato fondato da un signore di nome Cohen, non è il caso di rivolgersi alla BBC, a Sky o al Guardian - bisogna andare a leggersi i giornali locali e le mailing list antirazziste.

04 luglio 2008

Campagna sicurezza


Aderisco con entusiasmo alla campagna di sostegno alle nuove misure per la sicurezza proposte dal ministro Maroni:



Hat tip: sucar drom, via letturalenta e Ipazia

02 luglio 2008

Gattopardi


L'ottima Hak Mao sembra fotografare alla perfezione la situazione italiana:



20 maggio 2008

Prima vennero per i comunisti...


Dibattito in Italia: per i Rom ci vogliono le camere a gas, o bastano le deportazioni forzate come dicono quegli smidollati del PD?

Non per fare pubblicità in famiglia, ma è il caso di andare a leggere Mrs. Inminoranza.

Anche Restodelmondo e Mmax ne parlano. E io non riesco a togliermi dalla testa una frase di quello che era il candidato preferito degli americani nel 2004, Jed Bartlet: "noi non facciamo appello al minimo denominatore comune, cerchiamo di innalzarlo"


14 aprile 2008

Informazione scorretta


A volte, discutendo su forum e newsgroup, mi capita di trovarmi davanti a notizie riportate in maniera incredibilmente scorretta, e non per malafede, ma per un onesto difetto di comunicazione e comprensione da parte di chi, abituato alla stampa italiana, si trova a leggere giornali stranieri.

Per esmepio, qualche tempo fa un signore che scrive su it.politica.internazionale, uno strano soggetto che manda centinaia di messaggi al giorno volti a dimostrare che qualunque sistema politico, inclusa la Germania nazista, è preferibile alle democrazie occidentali (si professa comunista, e parrebbe provare gran nostalgia per il patto Ribbentrop-Molotov), riportava un articolo che sembrava dimostrare una delle sue piccole fissazioni, ossia che tutti i mali del mondo siano originati da UK e USA, e che senza queste due nazioni oggi avremmo pace nel mondo. In particolare, l'articolo in questione, preso mi pare dalla BBC o dal Guardian, diceva che alcuni inglesi erano stati arrestati mentre pianificavano di rapire e decapitare un soldato inglese di religione musulmana, riprendendo l'esecuzione e mandandola su Youtube, come fanno gli insorti iracheni. Questo articolo dimostrava, a suo modo di vedere, quanto sono cattivi e razzisti gli inglesi, quanto sia capillare la persecuzione contro i due milioni di musulmani che vivono in questo Paese, eccetera. Il poverino era stato tratto in inganno dal fatto che gli arrestati venivano semplicemente descritti come cittadini inglesi residenti, se non ricordo male, in quel di Birmingham.

Il fatto è che quei signori arrestati non erano degli skinhead di Combat 18: erano dei fondamentalisti islamici, nati in Pakistan e naturalizzati britannici in tempi recenti; ma per il giornale erano, come è giusto che sia, cittadini inglesi, e il nostro Goebbels dei poveri aveva dato per scontato che se il giornale li chiamava "inglesi" dovevano essere anglosassoni, biondi e di religione anglicana - non per colpa sua, non per ignoranza, ma perchè è stato condizionato a pensare in questa maniera da una stampa che comincio sinceramente a considerare la peggiore in Europa.

Questa cosa mi è venuta in mente perchè oggi, per caso, ho notato che ci hanno rifatto per l'ennesima volta. Repubblica (oh, mica la Padania) dà la notizia di quattro insegnanti uccisi in Somalia dalle milizie integraliste. Sulla homepage (non so per quanto ci resterà) vengono descritti come "una britannica, due keniane e un somalo che aveva la cittadinanza del Regno Unito"; nell'articolo, poi, diventano "Un'insegnante britannica, due sue colleghe keniane e un preside somalo". Il Guardian? "Two Britons killed by Somali militants" è il titolo, e il primo paragrafo dice "Two Britons were among four teachers killed when Islamist militants raided a school in central Somalia last night".

Per i giornali italiani, insomma, se non sei bianco, possibilmente biondo e col pedigree, non diventerai mai "italiano" o "inglese". Al limite ti daranno il passaporto, ma qualunque cosa tu faccia, sui giornali sarai sempre uno di quelli là. Poi la gente si stupisce se in Italia la Lega va al governo mentre qui l'appoggio del BNP viene considerato dai candidati un gradino sotto la dissenteria amebica nella scala dei malanni.

P.S. Immagino si capisca che sto facendo il possibile per evitare di parlare di "Per fortuna che Silvio c'è". Da quando hanno fatto sentire la canzone a Today, su Radio4, con traduzione, vivo in un abisso di vergogna e tentativi di rimozione.

01 giugno 2007

Oi Dialogoi (2)


Mrs. Inminoranza (in veste di supplente): "È una semplice dissertazione. In Citizenship avete parlato del problema della sovrappopolazione, scrivi quello che ne pensi, se pensi che la Gran Bretagna sia sovrappopolata, quali siano le ragioni, e quali siano le possibili conseguenze"
Alunno: "Sì ne abbiamo parlato, ma secondo me il problema della sovrappopolazione sono gli immigrati"
MrsI: "Gli immigrati?"
A: "Arrivano in massa, perchè qui hanno vita facile, non fanno niente e gli inglesi devono lavorare e pagare le tasse per mantenerli. Io lo so cosa si dovrebbe fare"
MrsI (rabbuiandosi): "E cosa si dovrebbe fare?"
A: "Deportarli tutti, e le loro famiglie, e i loro figli, e anche i figli degli immigrati perchè sono tutti scroungers (scrocconi)"
MrsI: "Ah sì?"
A: "Certo. E poi mettere la Marina a controllare che non rientrino e chiudere il Tunnel e mandare l'esercito agli aeroporti, se no quelli sneak in (si intrufolano) subito di nuovo perchè a casa loro non vogliono starci, si trovano molto meglio qui"
MrsI: "Va beh - se è davvero così che la pensi, scrivilo pure, ma non so come lo potrai giustificare. Metti il nome qui... uh... com'è che ti chiami?"
A: "Mohammed"

A onore di Mrs. Inminoranza, che è veramente gandhiana, bisogna dire che il pargolo (circa quattordicenne) è ancora vivo.

P.S. Lo so: ci sarebbe da fare un post serio a proposito dell'indottrinamento così capillare operato dalla stampa tabloid e da talk-show da quattro soldi, ma quando me l'ha raccontata ho trovato la scena troppo esilarante. Mi sembra faccia perfettamente il paio con le femministe che trovano il niqab liberatorio: prenderli sul serio, questi casi, va bene, ma se non gli ridi dietro ogni tanto non li si sopporta.

11 maggio 2007

Augias mi aiuti, sono diventato qualunquista


Caro dott. Augias, sono un quarantenne che vive all'estero da qualche anno, un attore minore della "fuga dei cervelli" che da qualche anno sembra aver investito l'Italia. Sono molti anni che voto a sinistra, sono stato in passato attivo in gruppi antirazzisti, pacifisti, per i diritti umani, ma da qualche tempo soffro di un grave problema: sono diventato qualunquista e facilone.

È cominciato tutto un po' in sordina, probabilmente in concomitanza con l'insorgere della crisi di mezza età: vedevo un paio di ragazzini che facevano casino in autobus e pensavo, però le nuove generazioni, ca**o, non hanno rispetto e sono dei gran casinisti. Poi vedevo una ragazzina in minigonna che faceva la scema con un coetaneo: tutte zoccole le ragazze, oggi. Un ciclista che saliva sul marciapiede? Ettecredo, tutti anarco-verd-insurrezionalisti, basta vedere i casini che fanno con Critical Mass, figurati se 'sti delinquenti rispettano il codice della strada (dice, ma sono un ciclista anch'io? Vero, ma io sono un ciclista educato)

Da quando è iniziato in me questo cambiamento vivo molto più in pace con me stesso: una volta, visto un ragazzino che faceva casino, passavo mezz'ora a discutere fra me e me delle rassomiglianze con i cuccioli di ogni specie di mammiferi, del loro bisogno di trovare i propri limiti e quelli imposti dalla società, delle istanze di ribellione come tentativo di liberarsi del predominio della vecchia generazione - il maschio alfa non cede mai il potere e i diritti riproduttivi di sua spontanea volontà, dopotutto; una ragazzina in minigonna che s'atteggiava a donna fatale dava la stura a tutto un palloso ragionamento sulle pressioni della società per affermare la propria identità attraverso una sfida sessuale, che fa molta più presa su un cervello già preda di una tempesta ormonale. E un ciclista sul marciapiede? Quante seghe mentali sull'incompatibilità di un tessuto urbano moderno, creato e pensato a misura di automobile, con un stile di vita eco-consapevole. Che palle, dott. Augias, che due incredibili palle. Oggi, invece, sono libero: ragazzini? Chiasso? La cinghia, signora mia, la cinghia! Ragazzine? Minigonna e calze a rete? Fanno bene in Arabia Saudita che le lapidano!

Per non parlare degli immigrati, poi: se una vecchina sale sull'autobus e 30 persone non le cedono il posto, quanto è più facile, rilassante, democratico persino, identificare quello un po' diverso, quello che già stanno guardando tutti un po' storto, e prendersela con lui. Che ca**o, vieni qui, sei ospite, e manco cedi il posto alla nonnina? Bastardo, la deportazione ci vuole per quelli come te. E gli zingarelli? Non gli basta che gli diamo quei bei campi nomadi, ogni tanto gli accendiamo pure una roulotte per tenerli al caldo, questi se ne vanno in giro a sfilare portafogli. Ma si può?

Ancora, un tempo mi sarei fatto un miliardo di pippe mentali sull'aspettativa che modifica il risultato dell'osservazione, sul fatto che se i giornali come il Suo mi martellano ogni giorno specificando l'etnia e/o l'origine del criminale, ma solo se questo è straniero, che non ricordo titoloni del genere "branco di veronesi violentano reginetta di bellezza e il suo cane", se la televisione continua a ripetere che c'è un'emergenza immigrazione, in una delle nazioni europee con la minor percentuale di immigrati, clandestini o legali che siano, sarà solo naturale che in mezzo a 50 maleducati in metropolitana io noti quello con la carnagione più scura o con l'accento straniero. Mi ripeto, dott. Augias, che palle, che due incredibili palle, prima di questa mia rinascita culturale.

Oggi vivo in un mondo più semplice, colorato a tinte vive, senza più sfumature, un mondo in cui gli immigrati sono delinquenti, gli adolescenti non hanno rispetto, le donne fanno carriera perchè aprono le gambe, con i manifestanti ci vorrebbe l'esercito, i negri hanno il ritmo nel sangue e l'uso del cervello è un optional, faticoso da usare e tutto sommato sopravvalutato.

Sapesse che pace che c'è dentro alla mia testa, in questi giorni.

27 marzo 2007

La calunnia del sangue


Mrs. Inminoranza ha una serie di strane abitudini. Quando non è in giro per foreste pluviali sudamericane a strappare peli agli scoiattoli (è una storia lunga) insegna le scienze a ragazzini dislessici e delinquenti minorili, fa la volontaria allo zoo di Londra e torna a casa tutta contenta perchè un formichiere l'ha bausciata fino alle sopracciglia e, quel che è peggio, frequenta newsgroup su Usenet.

Come dice giustamente Uriel, Usenet è un universo piccolo, dove alla fine, vai e vai, scrivono sempre le stesse 50 persone, ma ci sono gruppi di discussione davvero ai confini della realtà, gruppi come it.discussioni.animali, dove attivisti animalisti dimostrano all'universo mondo che la crisi di mezz'età può cominciare anche a vent'anni e colpire uomini e donne, dove se ammetti di aver bevuto un cappuccino ti saltano alla gola in quattro per l'orrenda schiavitù a cui costringi le mucche, dove un sacco di gente il cui unico contatto con la natura è il geranio in balcone si strappa i capelli di fronte all'idea di eradicare le nutrie o gli scoiattoli grigi perchè "è natura e l'uomo non deve intervenire" (2-3 cazzate al prezzo di una, che neanche Maurizio Blondet quando parla dell'11 settembre), dove, per finire, si trovano thread come questo qui.

Ci si trovano delle perle non esattamente rare. Fra l'altro (credetemi sulla parola, non mi va di stare a cercarli) thread del genere si ripetono periodicamente e con una certa frequenza, sempre con gli immigrati che si rubano i cani per mangiarseli o farci cose indicibili; e ogni volta che li leggo, o che Mrs. Inminoranza richiama la mia attenzione sulla cosa, non riesco a non fare paralleli storici. Cos'è, dopotutto, l'accusa di rubare gli animali d'affezione per mangiarseli, se non una calunnia del sangue aggiornata e adattata ad una società a crescita zero? Abbiamo tutti gli elementi: il diverso facilmente identificabile, emarginato, debole e incapace di reagire all'accusa, l'accusa più mostruosa possibile, quella di rubare quanto di più prezioso abbia una famiglia, il fulcro degli affetti, per ucciderlo e appropriarsene totalmente, cibandosene. Ci sono tanti, troppi livelli di rassomiglianza in questo, molti di più che nei classici comunisti/gurkha/buffalo soldiers che si mangiano i bambini - lì c'era solo l'aspettativa della violenza, normale dopo una guerra o l'attesa rivoluzione, qui c'è di peggio, c'è il concetto dell'infiltrazione subdola nella nostra società, dell'approfittare di una nostra supposta benevolenza, c'è la descrizione della perfetta serpe in seno: c'è la differenza fra galvanizzare una (supposta) resistenza all'invasore ed aizzare un pogrom.

Ellamadonna, mi direte, tutto questo dai messaggi di quattro svampite su un newsgroup?

Ogni iceberg ha una punta, potrei rispondere, ma il fatto è che non sono solo quattro svampite su un newsgroup, noi italiani brava gente sembriamo essere molto ricettivi a questa spazzatura - dalla caccia all'albanese scatenata da Erika e Omar al marito della poveretta di Erba, dal tipo arrestato per aver proposto a dei rom di rubare un bambino ai gridolini di gioia neanche mascherati che hanno salutato in certi ambienti l'uscita del libro di Ariel Toaff, si direbbe che per le calunnie del sangue dalle nostre parti ci sia un florido mercato.

13 marzo 2007

Bersagli leciti


"Io fra i musulmani non ci andrei mai a vivere. Appartengono ad una cultura che glorifica l'ignoranza, non hanno il minimo rispetto per gli stranieri e gli appartenenti a culture diverse, sono intolleranti, arroganti, fanno della prevaricazione un valore, le donne fra di loro hanno quasi sempre una posizione subordinata e in ultima analisi sono dei fascisti"

Chi potrebbe mai dire una cosa del genere? Un razzista. Una persona di quelle che se ti ci ritrovi seduto vicino in aereo, chiedi alla hostess se c'è un altro posto disponibile, uno qualsiasi, anche appeso all'ala. E ci fai mettere lui, eh, sia chiaro.

Adesso i miei tre lettori provino a sostituire alla parola "musulmani" la parola "americani" e a rileggere la frase. Alzi la mano chi non ha sentito fare questo discorso, o uno simile, da persone dalla specchiata fede antirazzista e progressista. Io le ho sentite, a strafottere (fra le altre cose, non sono molto lontane dal descrivere l'opinione di Mrs. Inminoranza).

Da quando vivo qui ho scoperto che il razzismo non è una questione di idee, ma di bersagli. Il mio collega simpatizzante del BNP, per esempio, è felice come una pasqua da quando una serie di Paesi dell'Est europeo sono entrati a far parte dell'UE: adesso può dire degli immigrati di quei Paesi le stesse cose atroci che dice di italiani, spagnoli, francesi e tedeschi senza che nessuno gli dica niente. Sono europei, non è razzismo. Il suo sogno, credo, è che il Pakistan e la Giamaica entrino pure loro a far parte dell'UE, per poter tornare a chiamarli fucking Pakis e niggers come faceva negli anni '70.

Ognuno ha dei bersagli leciti - il mio, per ragioni storico-culturali, sono gli abitanti di Altamura, ma non per colpa mia: è un fatto che gli altamurani non riescono a pensare senza muovere le labbra, mica è razzismo dirlo.

Dice, ma al razzismo siamo sensibili quando colpisce una categoria già debole: che uno consideri gli americani razza/cultura/nazionalità inferiore sono, tutto sommato, cavoli suoi, il problema è discriminare chi non è in grado di difendersi ed è già di suo, per altri motivi, in una posizione svantaggiata - immigrati e loro discendenti, in massima parte. Dire che gli inglesi non si lavano e puzzano, per esempio, lascia il tempo che trova; dire che i neri non si lavano e puzzano viene usato come scusa per non affittare l'appartamento ad immigrati.

Verissimo, anche se dovremmo sempre tener presente che una certa mentalità è comunque pericolosa sebbene in questo momento non vada a colpire alcun soggetto debole - in altre parole, preferirei che fosse
la forma mentis del razzismo ad essere socialmente (non penalmente, attenzione, la distinzione è importante) inaccettabile, piuttosto che un'inopportuna scelta di bersagli; questo non per una nebulosa questione di principio, ma perchè limitarsi a selezionare fra bersagli leciti o meno porta per esempio a sentirsi fare da persone sicuramente di sinistra discorsi che non avrebbero sfigurato ai raduni di Norimberga, resi accettabili dalla semplice sostituzione di "sionisti" ad "ebrei".

E porta ad altre stranezze. Prendete gli albanesi, per esempio. Non so, sarò strano io, ma colgo un senso di fastidio, a sinistra, quando si parla dell'Albania. A noi italiani, diciamolo subito, gli albanesi non piacciono. Non ci possono piacere, è una questione storica, culturale, fate un po' voi, ma non ci potranno mai piacere: ci ricordano troppo come eravamo noi un secolo fa - un miscuglio di gran lavoratori e criminali, gente disposta a tutto pur di arrivare ad Ellis Island e oggi a Brindisi, ignorati da tutti se non quando uno di loro commette un reato e fa scattare il linciaggio - per fortuna oggi solo mediatico. Gli albanesi, e in particolare i kosovari, non hanno amici in Italia, si portano dietro troppi peccati originali. Anche a sinistra li si guarda con un certo fastidio, non gli si può perdonare di aver dato alla NATO la scusa per una guerra, non gli si perdona di avere dei soldati occidentali in casa e di non diventare resistenti, non gli si perdona di non farsi saltare in aria per la Causa, quale che sia, non gli si perdona di aver dato un calcio in culo ai missionari wahabiti che predicavano la guerra santa. Sono dei collaborazionisti, insomma: in altre parole, un bersaglio lecito.

Tanto sono leciti che uno come John Kleeves può scrivere articoli come questo qui (leggetelo tutto, ne vale la pena) e ciononostante essere citato con ammirazione, in virtù del suo antiamericanimso in salsa veteronazista, da un esponente della IADL come Sherif al Sebaye, qui, dove fra l'altro dice "Come mai uno storico, sicuramente non il primo sprovveduto di passaggio per strada, ha deciso di celarsi dietro un falso nome per scrivere ciò che afferma? Preoccupazione e paura per la sua reputazione, per il suo ruolo universitario magari ? Ha paura di essere tacciato di "fascismo" solo perché critica, su basi documentate, la politica di sempre degli Stati Uniti e perché nei suoi scritti magari, si riconosce qualche fascista ? Non saprei... Ma una cosa è certa: il clima in cui viviamo è un clima di caccia alla streghe" - e solo un clima da caccia alle streghe potrebbe far accusare di razzismo uno che, dopotutto, ha solo scritto che albanesi e kosovari sono un'etnia socialmente pericolosa.

Se il razzismo è, almeno nelle sue forme più blande, una divisione fra popoli di serie A e popoli di serie B, una distinzione fra razzismi di serie A e razzismi di serie B come si può definire?