...and good riddance
A differenza di almeno uno dei mie tre lettori, sono sempre stato un tifoso dell'ONU. Non ho mai creduto nella sacralità della sovranità nazionale, ed ho sempre pensato che un organismo sovranazionale di qualche tipo, preposto a garantire la risoluzione dei conflitti ed il rispetto dei diritti umani (anche a costo di una riduzione, volontaria o meno, della sovranità nazionale dei Paesi coinvolti) sia essenziale.
Proprio per questo saluto con una certa contentezza la fine del mandato di Kofi Annan come segretario generale dell'ONU. Annan ha presieduto, prima come responsabile del peacekeeping e poi come segretario generale, alle peggiori debacle dell'ONU: dal Ruanda a Srebrenica, dalla Somalia alle tangenti Oil for Food. Certo non porta quelle colpe da solo: condivide Srebrenica e la tragedia bosniaca con le cancellerie europee, il Ruanda con l'amministrazione Clinton, gli scandali Oil for Food con metà dei governi del pianeta; tuttavia mai come con Annan l'ONU é diventata amorfa, inefficace, irrilevante. Il problema non é se l'ONU abbia direttamente causato, ad esempio, la tragedia in Darfur - cosa che non ha fatto: il problema é la sua assoluta mancanza di reazione, salvo peggiorare occasionalmente la situazione concentrando i profughi in una sola città e poi abbandonandoli alla prima avvisaglia di milizie Janjaweed.
Se Annan non ha direttamente colpa per la progressiva irrilevanza dell'ONU (colpa che possiamo tranquillamente scaricare sull'amministrazione Bush e sui suoi sicofanti europei), ne ha sicuramente per il fatto che questa frequente irrilevanza venga accolta con diffusa noia ed indifferenza dal pubblico occidentale. L'ONU non conta più una sega, sembrano pensare in molti, ma anche quando contava qualcosa che cosa ha risolto, esattamente? Quando un'organizzazione di guerra come la NATO, alla fine, previene più morti in Bosnia di un'organizzazione di pace come l'ONU, l'ONU ha ancora senso? La risposta é sempre più spesso "no", ed una delle persone da ringraziare per questo é Kofi Annan. Possiamo solo sperare, per quando sia improbabile, che il suo successore riesca ad invertire la tendenza.