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30 novembre 2007

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In certi quartieri di Londra, la sala d'attesa del veterinario è ancora un mix di circolo del cucito e bar dello sport, e specie il sabato mattina capita di incontrarci la gente più disparata. Il nostro veterinario, un sant'uomo che si fa scarnificare con frequenza bisettimanale da Long John Silver, ha lo studio su Fortis Green, a Muswell Hill, e qualche settimana fa, con Mrs. Inminoranza, ci è capitato di dover attendere mentre un'anziana signora cercava laboriosamente di pagare con la carta di credito.

Noi aspettavamo di vedere il dottore, ma la signora deve aver frainteso perchè si è scusata con un sorriso del tempo che ci stava facendo perdere, aggiungendo che l'altra carta di credito le era stata rubata una settimana prima e c'erano ancora problemi con l'autenticazione; mentre le spiegavamo che non eravamo in coda per pagare, la carta è stata finalmente autorizzata e la signora è stata finalmente libera di dare inizio alla litania delle sue sventure, approfittando di un pubblico che sembrava mostrare un po' di empatia. Ha cominciato, la signora, a lamentarsi del crescente tasso di criminalità a Muswell Hill, causato dall'enorme afflusso di immigrati. Un immigrato le aveva rubato la carta di credito; un altro, settimane prima, l'aveva scippata; un terzo aveva aggredito una sua vicina di casa mentre rientrava, a sera; un quarto, in mezzo alla strada, le aveva sputato in faccia approfittando del fatto che era vecchia e non poteva reagire; ragazzi immigrati sfondavano i finestrini delle auto e si abbandonavano ad ogni sorta di vandalismo; famiglie di immigrati si appropriavano delle case popolari trasformandole in dormitori sovraffollati.

Mrs. Inminoranza era più che altro perplessa: nessuno ci potrebbe mai scambiare per nativi, io sembro nordafricano o comunque mediterraneo, e anche se nessuno dei due ha un accento italiano particolarmente marcato, si sente da come parliamo che l'inglese è per entrambi una seconda lingua. Dopo che la signora se n'è andata, ci siamo fatti un sacco di risate e poi lei ha cominciato a chiedersi come diavolo quella tipa avesse avuto la faccia tosta di fare un discorso del genere proprio a noi.

La risposta era in realtà semplice: la signora applicava, in maniera magari confusa (aveva anche una certa età) categorie prettamente marxiane.

Mi spiego: Muswell Hill è un quartiere decisamente ricco, uno dei centri della sinistra radical-chic di north London, feudo elettorale lib-dem, collegio sicuro per Lynne Featherstone (bravissima persona, capiamoci, ho votato per lei quando vivevo a Highgate). È un quartiere in cui i poveri, in pratica, non esistono più, le famiglie operaie si sono imborghesite o si sono spostate a nordest, verso Tottenham Hale ed Enfield. È un quartiere che vive di terziario, un dormitorio per lavoratori delle banche della City e dei media del West End, con negozi di lusso che si riempiono il sabato, un farmers' market pieno di fantastici prodotti biologici (il tipo di posto dove si può trovare miele biologico di qualsiasi fiore, a patto di essere disposti a pagarlo come se fosse cocaina); un quartiere in cui i poveri, gli occupanti delle case popolari (che ci devono essere, per legge, in ogni quartiere) non sono più inglesi ma sono membri di una delle tante ondate di rifugiati o migranti economici che hanno investito il Paese. La nostra anziana interlocutrice apparteneva, e lo si capiva molto bene dall'accento, alla middle class da generazioni, i suoi figli con ogni probabilità lavorano in qualche ufficio fra Marble Arch e la City, i suoi nipoti vanno all'università - probabilmente in qualche collegio di buona reputazione, certo non in posti da parvenu come Birkbeck, la South Bank o il Brunel College - e per lei noi non eravamo immigrati, perchè immigrati, per lei, significa poveri. Noi eravamo vestiti
decentemente, avevamo la fede al dito (che è una rarità per gli inglesi, ormai, e mostra adesione ai Valori della Famiglia che Lavora nel Rispetto della Tradizione), parlavamo un inglese accentato ma forbito, stavamo portando un gatto con un nome originale, da lettore (inglese) di romanzi d'avventura, a passare una visita da un veterinario costoso, come sono costosi per definizione tutti i veterinari di Muswell Hill. Non potevamo essere immigrati.

La signora si lamentava delle sue disavventure, causate da appartenenti ad una classe diversa, con due membri della sua stessa classe, ed aveva quindi, dal suo punto di vista, ogni diritto ad un'incondizionata solidarietà, in base ad una visione prettamente marxiana dei rapporti fra classi. Nella sua visione delle cose, io ero tenuto, sono tenuto, a sentirmi minacciato esattamente quanto lei dagli immigrati. Io non sono, dopotutto, un immigrato che viene qui a rubare il lavoro o i sussidi e non parla neanche decentemente l'inglese: sono un professionista borghese con un accento interessante e vagamente esotico.

E mi viene da pensare che, con tutta la sua confusione sui termini, quella signora avesse della situazione una visione molto più chiara di un sacco di giornalisti e politici.

02 novembre 2007

Il cielo sta cadendo


Ogni volta che mi capita di metter mani su un giornale italiano, scopro che il cielo sta cadendo. L'ultima catastrofe in ordine di apparizione è, a quanto pare, l'invasione rumena. Ci sono centomila, no, mezzo milione, no, un milione, no, sette milioni e ottocentomila, no, trentotto milioni di rumeni in Italia, tutti maschi, tutti di età compresa fra i 22 e i 26 anni, tutti con precedenti penali per rapina, stupro, sequestro di persona, traffico di stupefacenti e sevizie ad animali domestici, tutti dediti alla criminalità, tutti (ovviamente) clandestini, tutti entrati in Italia grazie alla politica lassista e mollacciona di questo inutile governo di centrosinistra, tutti arrivati prima grazie all'insipienza del precedente inutile governo di centrodestra, tutti clandestini perchè questo smidollato governo di centrosinistra non li punisce, tutti clandestini perchè il criminale governo di centrodestra li reprimeva.

Mi permetto di nutrire qualche dubbio.

Intanto, perchè questa è la quattrocentesima emergenza criminalità/immigrati da che ho l'età per leggere i giornali. Abbiamo avuto emergenze criminalità marocchine, algerine, somale, tunisine, gli zingari rubavano i bambini (e suor Giulia li usava come deterrente) già ai tempi in cui mi rifiutavo di mangiare la minestra col pomodoro alla refezione dell'asilo, poi le polacche che erano geneticamente predisposte alla prostituzione, presto sostituite dalle nigeriane, poi gli albanesi...

In una nazione in cui lo straniero che delinque, se è di nazionalità disdicevole, viene sempre identificato dai media esclusivamente con la sua appartenenza etnica (il mostro del Circeo, Erika e Omar gli adolescenti assassini, il branco della discoteca, i figli del disagio da una parte ma l'albanese assassino, il marocchino che ha violentato, il somalo accoltellatore, lo zingaro ubriaco alla guida di, dall'altra), è facile accorgersi di picchi, assolutamente casuali, di criminalità. In mezzo ai crimini di una settimana, sui titoloni sparati dai giornali, l'unica ripetizione che è possibile cogliere è la nazionalità: e così mentre non compare 60 volte la parola "italiano" vicino ad "assassino", ci compare 3 volte la parola "albanese" o "marocchino" - e vai col linciaggio.

Poi nutro dubbi anche perchè, essendomi un po' disintossicato dall'amore per il catastrofismo che sembra contraddistinguere i media italiani, quando mi ritrovo davanti certi titoli e certi allarmi tendo a fargli istintivamente la tara; perchè ho scoperto che di tara ce n'è parecchia osservando come riportano certe notizie dall'estero: non avendo vissuto in Francia o in Germania, non sono in grado di dire quanto fedelmente siano riportate le notizie da quelle parti; ma posso dire che i media italiani peccano di un certo catastrofismo quando parlano di Londra.

A volte è difficile far capire a chi legge certi titoli ogni giorno che no, non è vero che le inondazioni hanno sommerso mezza Inghilterra, o che non ci sono gang di adolescenti neri che girano per Londra sparando a tutto quel che si muove (il problema esiste: ma è ristretto quasi interamente ad alcuni quartieri e scontri fra alcune gang all'interno di quei quartieri, e ad ogni modo il numero di casi va rapportato al fatto che Londra ha 7 milioni di abitanti). O, per fare un altro esempio, qualche anno fa mi è capitato di sentirmi commiserare al telefono da mia madre perchè, a guardare i telegiornali, sembrava che i londinesi avessero completamente rinunciato a fare le loro spese natalizie a causa della grave crisi - che aveva colpito, pareva, l'UK ben più che l'Italia. Il giornalista parlava da Bond Street, eppure la strada era vuota, deserta, tolto l'occasionale spazzino, le vetrine erano mezze oscurate, e lo spettacolo era più da Battaglia d'Inghilterra che da spese natalizie nel 2004; ovviamente non si poteva non credere al giornalista quando parlava di paura dei consumatori, di stretta creditizia, di preoccupazione dei negozianti - e non è che mia madre stesse esagerando, qualcuno di quei servizi l'ho visto su Raiclick, qualche altro una volta venuto in Italia per Natale; eppure mi sembrava difficile crederci, dopo aver passato il pomeriggio in un West End letteralmente impaccato di gente, facendomi largo a gomitate per riuscire a comprare una cravatta per mio suocero.

Mi ci volle un po' per capire cosa c'era che non andava in quei servizi - finalmente una volta riuscii a vedere inquadrato l'orologio fuori dalla stazione della metropolitana di Bond Street: il servizio era stato girato alle 18.30, mezz'ora dopo la chiusura dei negozi. Le vetrine erano lasciate, com'è d'uso, illuminate tutta la notte, ma i negozi erano chiusi e la gente aveva già sgombrato quella parte del West End per spostarsi verso i caffè e i ristoranti di Soho.

I miei tre lettori, insomma, capiranno perchè quando sento parlare di "emergenza immigrati" e di "criminalità romena", con tutta l'umana comprensione per quella povera donna uccisa, tendo a scuotere la testa.

Poi quando sento parlare delle coraggiose misure prese per affrontare quest'ennesima emergenza, non riesco a decidere se ridere o piangere. In Italia, e non da ieri, esiste un'emergenza legalità, esiste una situazione in cui il proliferare di leggi, leggine, pacchetti sicurezza, decreti salvaciviltà, ha reso l'applicazione della legge un esercizio arbitrario e casuale, e quindi intrinsecamente ingiusto, e così facendo ha cancellato la barriera morale fra legalità e illegalità; e paradossalmente, proprio in risposta a quest'ennesima "emergenza romeni" si risponde con un'altra applicazione parziale e arbitraria della legge, prendendo cinquemila persone più o meno a caso ed espellendole, prendendo un campo nomadi che ha la sfortuna di aver ospitato un criminale e chiudendolo d'autorità.

Nel caso qualche aspirante giustiziere della notte arrivasse a leggere questo blog, sono sicuro che mi lancerà la classica obiezione, "sei bravo a parlare, vorrei vedere se quella povera donna fosse stata tua moglie cosa avresti detto". Beh, sì, bella obiezione. Se quella povera donna fosse stata mia moglie avrei voluto vedere il colpevole preso e ghigliottinato un pezzo per volta, cominciando dai piedi; avrei voluto vedere la sua famiglia legata a un masso e buttata in mare; e se qualcuno avesse bombardato a tappeto il suo villaggio, non mi sarei certo lamentato. E questo, caro giustiziere della notte, è il motivo per cui quella che ci piace chiamare civiltà toglie ai parenti delle vittime il compito di amministrare la punizione; è quello che i teorici del diritto definiscono il passaggio dalla faida alla giustizia - e se non ci arrivi il problema non è certo mio.

Mi dirà anche, il giustiziere della notte, che quei 5000 sono clandestini e secondo la legge andavano espulsi comunque, quindi cosa ca**o mi lamento?

Non ha tutti i torti, il nostro giustiziere. Quei 5000 sono clandestini, come un'altra milionata di poveracci a spasso per le nostre strade o rinchiusi nei lager di permanenza temporanea (avete notato che non c'è mai nulla di più permanente, in Italia, che le cose definite "temporanee"?). E allora?

E allora, lo ripeto, il problema italiano viene aggravato da questi provvedimenti. L'autentica anomalia italiana, quella che ci impedisce di essere un Paese normale, è l'assenza di quella che gli anglosassoni chiamano rule of law: la regola della legge. Per noi la legge non è una regola, è l'eccezione; la legge è intricata, cavillosa, astrusa e incomprensibile; è impossibile applicarla sempre e costantemente, e la sua funzione non è regolare la vita della società, ma coprire le spalle a qualsiasi esponente del potere decida occasionalmente e arbitrariamente di applicarla perchè così conviene in quel momento ai suoi interessi. Tutte le emergenze legalità italiane si spiegano con la semplice costatazione che in Italia la legalità è un'eccezione, che l'applicazione della legge è semplicemente un altro arbitrio da parte di chi ne ha il potere: la legge è un'arma nelle mani di chi potrebbe un giorno o l'altro aver voglia di farne uso, esattamente come la pietra nelle mani dell'immigrato che ha ucciso quella donna a Roma o la pistola nelle mani del rapinatore. Così come domani un rapinatore potrebbe decidere, del tutto arbitrariamente, di rapinare proprio me fra tutte le migliaia di persone che passano per questa o quella strada, il potere potrebbe decidere, del tutto arbitrariamente, di arrestare proprio me fra tutte le migliaia di persone che non hanno rispettato questa o quella legge.

Certo, quei cinquemila sono da espellere, in base ad una legge per lo più inapplicata e per lo più inapplicabile; ma se vi aspettate che quell'espulsione faccia da deterrente state freschi. Quell'espulsione non è che l'ultimo di una lunga successione di episodi che hanno tolto qualsiasi valore e forza morale alla legge e convinto quel rapinatore (e i mille, italiani e stranieri, che lo seguiranno) di essere moralmente equivalente al poliziotto che l'ha arrestato e, in ultima analisi, alla donna che ha ucciso.

P.S. Identiche considerazioni sulla legalità andrebbero fatte anche riguardo a quell'altra perla che è la nuova legge sui blog e l'editoria internet - altro aborto creato al preciso scopo di avere sottomano una legge applicabile a tutti e a nessuno, utilizzabile arbitrariamente per colpire chiunque dovesse rompere troppo i coglioni.

P.P.S. Chissà poi se sono l'unico a vedere in queste forme di applicazione arbitraria del potere l'anticamera del fascismo propriamente detto.

14 luglio 2007

Se fossi di destra


Se fossi di destra, ma della destra peggiore, quella cattiva, razzista, quella destra che in America vota per Bush tappandosi il naso perchè è troppo liberal, ecco, se fossi uno di quelli, le mie idee/proposte in politica estera e interna sarebbero poche e precise - si legga quanto segue come la posizione di un generico cittadino occidentale, non necessariamente italiano o inglese o comunque vincolato a specificità nazionali:

1) Ritiro immediato di tutte le forze militari dalle missioni multinazionali di "pace" o di occupazione: Kosovo, Bosnia, Iraq, Afghanistan, Timor Est. Tutti a casa. Laddove possibile, promulgazione di leggi che vietino in futuro l'utilizzo di forze armate "nostre" per partecipazione a simili missioni. Una parte del denaro risparmiato andrebbe ad un fondo ONU dedicato a finanziare l'assunzione di responsabilità dell'ONU stessa per simili incombenze, sempre facendo uso di truppe di Paesi africani, del Pakistan, dell'Indonesia, di dove si vuole ma comunque non di Paesi occidentali, i quali potrebbero solo, al limite, fornire equipaggiamento e supporto logistico (meglio se con mezzi non militari - navi da carico, voli charter).

2) Eliminazione del programma di embedding dei giornalisti con le forze armate laddove si dovesse rendere necessario inviare truppe, ad esempio per autodifesa o per soccorrere cittadini del nostro Paese in pericolo all'estero. Creazione di un fondo straordinario per pagare immediatamente il riscatto di qualunque giornalista indipendente sequestrato, ed emissione di linee guida specifiche che vietino sempre e comunque l'uso della forza per la liberazione dei giornalisti, vincolando le autorità sul posto alla trattativa.

3) Cessazione immediata di ogni rapporto economico e politico con Israele

Questo per quanto riguarda la politica estera. Per la politica interna, invece:

4) Creazione immediata di scuole coraniche gestite autonomamente dalle comunita islamiche, almeno parzialmente finanziate dallo stato, e contestuale formalizzazione di un percorso educativo parallelo confacente alle specificità sociali e culturali della comunità migrante

5) Creazione di enclavi autonome autogestite, sottoposte laddove lo si reputasse giustificato a legislazione diversa da quella dello stato (p.es. Sharia)

6) Riconoscimento e valorizzazione della diversità politico/culturale delle comunità migranti e del loro diritto a scegliere autonomamente i propri rappresentanti.

Il programma qui sopra avrebbe il non indifferente vantaggio di essere, secondo il pensiero corrente, di gran lunga più di sinistra di quello di qualunque governo di sinistra potrà mai affermarsi in Europa (non parliamo poi degli USA), e si meriterebbe il plauso di tutte le figure-simbolo del pacifismo antagonista, da Cindy Sheehan ad Andrew Murray, dai gentiluomini del Campo Antimperialista all'Islamic Human Rights Conference; spaccherebbe a metà qualunque opposizione democratica/laburista/socialista (a seconda della nazione) e al contempo potrebbe essere facilmente spiegata all'elettorato di destra in termini che questo non avrebbe grandi difficoltà a capire (con la possibile eccezione dell'Italia, ma forse sono io che sono prevenuto; probabilmente pure qui da qualche parte uno stuolo di idioti elegge l'equivalente di Storace).

1) Come dicevano i conservatives vittoriani, la vita di diecimila sand niggers non vale quella di un solo soldato bianco; e come spiegato eloquentemente da Richard Littlejohn già nel 1994, se la tribù Mbongo vuole sterminare la tribù Mbingo, è interamente un loro problema. Quale preciso interesse (inteso come interesse economico o politico) dell'Europa viene protetto nell'impedire un'altra decina di Srebrenica? Quale sarebbe l'impatto negativo dello sterminio degli albanesi in Kosovo, a parte ridurre il numero di quelli che potrebbero saltare su un peschereccio e rimpinguare le fila della criminalità albanese in Puglia?
Rimane l'Iraq, e rimane il problema degli Stati come l'Afghanistan che ospitano il terrorismo; ma si tratta di un falso problema. Il petrolio iracheno è stato venduto col contagocce per 12 anni, e anche adesso gli oleodotti iracheni sembrano avere problemi di prostata per via dell'enorme numero di attacchi e sabotaggi. Andarsene dall'Iraq, abbandonarlo alla guerra civile e rimanere senza approvvigionamenti di petrolio dall'Iraq per due-tre anni non sarebbe una tragedia, anzi, una volta accettata questa realtà e messo in cantiere qualche programma di reale risparmio energetico (e magari rimesso in gioco il nucleare), le cose potrebbero persino migliorare. Una contrazione delle disponibilità di petrolio danneggerebbe a breve termine le economie occidentali, ma danneggerebbe di gran lunga di più la Cina, che come efficienza energetica è in molti settori a livelli che noi ci siamo lasciati indietro negli anni '50. Fra due-tre anni, poi, quando i due terzi circa della popolazione irachena avranno finito di sgozzare il restante terzo, ed avranno nel frattempo obliterato completamente le proprie infrastrutture, i superstiti saranno ben felici di vendere al primo che passa il loro petrolio al conveniente tasso di scambio del contenuto di tre-quattro petroliere per una cisterna di latte rancido o due scatole di antibiotici scaduti.
Quanto all'Afghanistan, ancora, cosa ci guadagnamo a restare? I campi di Al Qaeda sono stati distrutti, ridando il Paese ai Talebani si otterrebbe il duplice vantaggio di stabilizzare il Pakistan e di far scannare in piazza le femministe afghane che vanno a Democracy Now a chiedere il ritiro immediato degli occidentali perchè impediscono una trattativa democratica con i Talebani. Mi rendo conto che questo secondo punto non costituisce esattamente un vantaggio per l'Occidente, ma vuoi mettere lo spasso quando Amy Goodman cercherà di dipingerla come una vittoria per le forze progressiste? Dice, ma che succede se l'Afghanistan ricomincia a ospitare terroristi? Semplice: ogni volta che un attentato terroristico contro bersagli occidentali è in qualche vaga maniera riconducibile ad un villaggio, un campo di addestramento, un pollaio in Afgthanistan, si va su con un comodo B-1 e si caramella l'intera regione col napalm. Dice ancora, e se poi un giornalista va lì e scatta duemila foto strappacore del bambino arrostito dal napalm e della madre in lacrime? Che poi si sa, nel caso mancassero bambini ne può sempre arrostire uno lui, vedi il pellicano pucciato nel petrolio, o inquadrarne uno morto di morte naturale, vedi il fosforo bianco di Falluja o la distruzione di Bint Jbail. E per la soluzione, invero semplice, di questo problema rimando i miei lettori ed elettori al punto 2.

2) In Iraq e Afghanistan, quasi tutti gli scandali scoppiati finora sono stati fatti scoppiare da giornalisti embedded: i bombardamenti sui civili, le famiglie massacrate ai posti di blocco, il ferito ucciso nella moschea mentre cercava di arrendersi. L'unico scandalo che non sia stato fatto scoppiare da giornalisti embedded è quello di Abu Ghraib, che è stato fatto scoppiare dal Pentagono. Persino per la bufala del fosforo bianco a Falluja RaiNews ha dovuto ricorrere a riprese fatte da giornalisti embedded. I giornalisti embedded sono, dopo la regola del don't ask, don't tell, il più grande atto di autolesionismo mai perpetrato dalle forze armate USA/NATO. È divertente notare come la maggior parte dei giornalisti "indipendenti", ossia non-embedded, guardino con severo disprezzo, dalla terrazza del loro albergo a Dubai, al lavoro dei loro colleghi con elmetto e giubbotto antiproiettili sulla linea del fuoco. Dunque, per evitare il rischio che qualche immagine arrivi sulle prime pagine dei giornali occidentali, è sufficiente cancellare il programma di embedding - iniziativa che verrà salutata con applausi e grida di gioia da tutti i media progressisti, e dunque passerà senza opposizione. Quanto ai pochi giornalisti non-embedded che avessero voglia di farsi un giro in zona di guerra, la seconda parte della mia proposta risolve in via definitiva il problema - facendo esattamente ciò che loro vogliono, ossia pagando il riscatto in caso di rapimento senza assolutamente rischiare un'azione di forza. Immaginatevi un attimo, cari lettori/elettori, cosa succederebbe se si andasse in Afghanistan, Iraq, Libano, Gaza, a dire: "Guardate, questi sono i giornalisti occidentali, e queste qui sono le valigie di soldi che vi diamo se li rapite, e croce sul cuore, che possa morire, non vi torciamo un capello, anzi, se qualcuno cerca di liberarli con la forza noi lo sbattiamo in galera. Dunque non vi preoccupate, se li rapite i soldi sono già qui pronti". Tempo tre settimane e non c'è un giornalista a piede libero in tutta la regione. Ci saranno probabilmente famiglie che manderanno i figli a scuola di giornalismo per poterli rapire quando tornano.

3) Affanculo Israele. Affanculo soprattutto i progressisti di Israele, i kibbutzim pacifisti, le università, i giornalisti, quelli che rompono le palle alle forze armate e ai coloni. Tutti sotto boicottaggio. Tanto le armi si comprano e si vendono lo stesso triangolando con le isole Tonga. E visto che i giornalisti si son levati dalle palle (vedi sopra), si può anche risparmiare un po', che l'aviazione non ha più bisogno di bombe a guida laser quando per beccare un capocosca di Hamas può spianare un quartiere senza che giornalisti rompicoglioni vadano a curiosare fra le macerie.

Per la politica interna la questione è ancora più semplice.

4) Ma che, volete davvero manda' a scuola negri e musulmani? Ma siete scemi? E se questi poi si laureano e ve li ritrovate come medici di famiglia o (orrore) capufficio? Nah, non se ne parla. La scuola è per i bianchi. Gli altri, a imparare a memoria il Corano, e poi gli si dà un bel certificato che dice che hanno completato i loro studi col massimo profitto e sanno a memoria tutto il Corano, e buon pro gli faccia. Col vantaggio non secondario che quando si mettono a fare bombe, non conoscono l'aritmetica, non parliamo poi della chimica, e fanno figure da incommensurabili coglioni.

5) Non ce li vorrete mica avere come vicini di casa, no? Li si chiude tutti da una parte, e si facciano le loro leggi da bingobongo, se vogliono venire fra i bianchi devono avere le carte in regola (controfirmate non dal prefetto ma dall'imam/capovillaggio/rappresentante della comunità: che pure lui ha tutto l'interesse a che non si facciano venire idee in testa andando in giro dove non gli compete). Buoni lì e attenti a non farvi contaminare dal capitalismo o dal materialismo occidentale, mi raccomando.

6) Ma allora siete scemi davvero, li volete far votare? Ma per favore, la democrazia è per i bianchi. Quelli là si scelgono, o qualcuno sceglie per loro, dei rappresentanti della comunità, tre-quattro mangiapane a ufo che vanno in televisione e fanno la bella vita. Avete presente quanto costa far fare la bella vita a tre-quattro scrocconi e ai loro "grandi elettori", confrontato con quanto costerebbe riconoscere diritti a tutti quanti? Non c'è storia. E poi la democrazia, l'ho detto, è per i bianchi. Oh pardon, compagno, non credevo stessi ascoltando, volevo dire che la democrazia rappresentativa è tutto sommato un'invenzione occidentale e volerne imporre le procedure a chi viene da culture radicalmente diverse sarebbe un atto di indicibile arroganza e violenza. La democrazia è un processo in divenire, è un percorso di maturazione culturale, non può essere imposta a chi non è pronto.

Se fossi di destra, eh. Per fortuna noi di sinistra non ce le sognamo neanche, uscite del genere.

01 giugno 2007

Oi Dialogoi (2)


Mrs. Inminoranza (in veste di supplente): "È una semplice dissertazione. In Citizenship avete parlato del problema della sovrappopolazione, scrivi quello che ne pensi, se pensi che la Gran Bretagna sia sovrappopolata, quali siano le ragioni, e quali siano le possibili conseguenze"
Alunno: "Sì ne abbiamo parlato, ma secondo me il problema della sovrappopolazione sono gli immigrati"
MrsI: "Gli immigrati?"
A: "Arrivano in massa, perchè qui hanno vita facile, non fanno niente e gli inglesi devono lavorare e pagare le tasse per mantenerli. Io lo so cosa si dovrebbe fare"
MrsI (rabbuiandosi): "E cosa si dovrebbe fare?"
A: "Deportarli tutti, e le loro famiglie, e i loro figli, e anche i figli degli immigrati perchè sono tutti scroungers (scrocconi)"
MrsI: "Ah sì?"
A: "Certo. E poi mettere la Marina a controllare che non rientrino e chiudere il Tunnel e mandare l'esercito agli aeroporti, se no quelli sneak in (si intrufolano) subito di nuovo perchè a casa loro non vogliono starci, si trovano molto meglio qui"
MrsI: "Va beh - se è davvero così che la pensi, scrivilo pure, ma non so come lo potrai giustificare. Metti il nome qui... uh... com'è che ti chiami?"
A: "Mohammed"

A onore di Mrs. Inminoranza, che è veramente gandhiana, bisogna dire che il pargolo (circa quattordicenne) è ancora vivo.

P.S. Lo so: ci sarebbe da fare un post serio a proposito dell'indottrinamento così capillare operato dalla stampa tabloid e da talk-show da quattro soldi, ma quando me l'ha raccontata ho trovato la scena troppo esilarante. Mi sembra faccia perfettamente il paio con le femministe che trovano il niqab liberatorio: prenderli sul serio, questi casi, va bene, ma se non gli ridi dietro ogni tanto non li si sopporta.

18 maggio 2007

Dubbi familiari


Ma quelli che l'altro giorno erano al Family Day, quelli che la famiglia è sacra e inviolabile, quelli che se non si forma una coppia uomo-donna (con l'uomo sopra) benedetta in chiesa poi si diventa criminali, froci e pedofili, quelli che i single bisognerebbe farli sposare a forza perchè non sono normali...

...che posizione hanno sui ricongiungimenti familiari degli immigrati?

No, per sapere.

04 aprile 2007

Anno Zero


Alla fine l'ho vista anch'io, la famosa puntata dell'imam che dice che non ci deve essere tregua con gli atei (che poi, non lo dice - lo scrive). Pur confermando la mia radicata antipatia per le religioni organizzate in generale, e per chi vuole trasformarle in pratica politica in particolare (che si chiami Ratzinger, Robertson o ibn Wahab), ci sono due o tre cose che vorrei dire.

La prima è che Santoro è fazioso. L'ho sempre saputo, e Santoro non mi è particolarmente simpatico, ma mi sembra che l'altra sera sia sprofondato a livelli da Libero o Padania, facendo fra l'altro, come capita in questi casi, un disservizio grave proprio alle persone che sosteneva di voler proteggere.

Il problema è che, come mi è capitato di ribadire a Maedhros per altre faccende, un aneddoto, o una collezione di aneddoti, non è scienza. Intervistare 50 donne nordafricane che dicono di essere picchiate dai mariti non significa assolutamente nulla, al massimo serve da propaganda di infimo livello per la stessa fascia di popolazione che si fa infinocchiare da Libero o dalla Padania. Per tutti gli altri, vale la risposta - vera, peraltro - che per ognuna di quelle donne ci sono 50 italiane picchiate, e a volte ammazzate, dai loro italianissimi e cattolicissimi mariti. Non abbiamo bisogno degli immigrati, dopotutto, per contendere alla Spagna il primato europeo delle violenze domestiche: facciamo benissimo da soli, grazie - a differenza della raccolta dei pomodori, è un lavoro che gli italiani ancora non si rifiutano di fare.

Se dunque Santoro voleva difendere i diritti delle donne immigrate, ha ottenuto semmai il risultato opposto: perchè gli unici che hanno preso sul serio la sua disamina di casi pietosi sono quelli che, comunque, vedrebbero bene le donne immigrate appese al lampione a fianco a quello dei mariti - leghisti e feccia analoga. Gli altri, semplicemente, non sono stati convinti da un documentario realizzato con i piedi.

Capiamoci, è probabile che l'incidenza delle violenze domestiche sia in percentuale più elevata all'interno della comunità musulmana - per una lunga serie di motivi. Il problema è che urlare in prima serata "i musulmani picchiano le mogli", lungi dal risolvere il problema lo aggrava, spingendo la comunità immigrata a chiudersi maggiormente su sè stessa e a considerarsi assediata. Se si vuole cercare una soluzione al problema, semmai, bisogna andare nella direzione opposta: cancellare per quanto possibile le linee di demarcazione.

Una cosa interessante (ma ovviamente poco rimarcata) della puntata di Anno Zero è stata la testimonianza delle donne italiane picchiate da mariti o padri italiani: in tutti i casi le donne raccontavano del proprio isolamento, della sensazione di non avere alcun contatto, alcuna possibilità, alcun appoggio fuori dalla famiglia: erano tagliate fuori dalla società, dalla comunità umana, interagivano col mondo solo tramite gli stessi uomini che le opprimevano e le picchiavano. Erano prigioniere senza possibilità di fuga.

Dalle nostre parti questa è una situazione che ha del patologico: non è una regola assoluta, per carità, ma casi simili si verificano spesso se la donna ha subito traumi precedenti, se è nata e cresciuta in una simile realtà. Mrs Inminoranza, per dire, sa perfettamente che se io dovessi impazzire e cercare anche una sola volta di darle uno schiaffo, lei può uscire dalla porta di casa e trovare 10 vicini che la lasceranno entrare in casa, dormire una notte nella stanza degli ospiti e la accompagneranno anche alla polizia per una denuncia. Sa che cè un mondo, fuori, che sta dalla sua, sa di essere parte di una società civile che condannerebbe me, non lei. Che questo sia vero o falso, poi, conta poco: magari i miei 10 vicini sono degli stronzi che non le aprirebbero la porta perchè si fanno i fatti loro, magari non chiamerebbero neanche la polizia; non conta, la cosa importante è la percezione di Mrs Inminoranza di poter trovare aiuto, là fuori, e la consapevolezza che una volta che lei ha superato la porta di casa ed è arrivata ad un poliziotto, io sono fottuto e passo i prossimi 5 anni in galera (lasciamo perdere per un attimo il fatto che sia lei a picchiare me, di solito: il mio è un discorso del tutto ipotetico).

Oh, intendiamoci, non sto dicendo che questo sia sempre vero: so perfettamente che molte donne sono maltrattate in casa loro ogni giorno, e so perfettamente che la polizia non fa neanche un centesimo di quel che dovrebbe per aiutarle; ma il fatto rimane che man mano che questa consapevolezza cresce, il numero di uomini disposti a correre il rischio, o anche solo a considerare l'opzione della violenza, diminuisce. Non è un caso che da qualche tempo, come stupratori e pedofili, anche i wife-beaters, come li chiamano qui, abbiano bisogno di misure speciali di protezione in prigione.

Il problema è che una donna immigrata non ha la percezione di far parte della società. Peggio, viene condizionata a sentire il mondo esterno come ostile: il poliziotto non è quello a cui chiedere aiuto, è quello che la rimanda in patria se la becca senza documenti, è quello che la prende in giro perchè parla con uno strano accento, è quello che esercita un'autorità arbitraria e capricciosa su di lei e su tutti quelli con cui ha contatti regolari. Una donna immigrata non si sogna neanche di ricorrere ad una società di cui non fa parte per ottenere protezione, l'idea è semplicemente ridicola: perchè chi l'ha considerata fino ad oggi come un cancro, un corpo estraneo da espellere, improvvisamente dovrebbe aiutarla?

Mi spiace dirlo, ma in Italia questa situazione viene esasperata dalla maniera criminale in cui la questione dell'immigrazione (il problema dell'immigrazione, come lo chiamano certi commentatori, il che già rende l'idea) è stata gestita. Gli immigrati sono formalmente riconosciuti come un corpo estraneo, con diritti limitati, tassati ma impossibilitati a dire la loro su come le loro tasse verranno utilizzate, sottoposti al ricatto del permesso di soggiorno legato a filo doppio al lavoro - lo stesso sistema che in USA, con la green card, ha dato origine a quella che Red Herring, non esattamente una rivista della sinistra antagonista, chiamava la nuova servitù della gleba.

Quelle donne continueranno ad essere picchiate, perchè continueranno a credere che i maltrattamenti in famiglia siano preferibili all'espulsione dall'unica società di cui credono di poter fare parte - il ristretto ambito della famiglia e dei pochi conoscenti (e probabilmente sodali) del marito, e i mariti continueranno a picchiarle perchè sapranno di poter godere dell'impunità più assoluta.

In UK, premetto, il trattamento degli asylum seekers (gli extracomunitari senza permesso di soggiorno) ha degli aspetti che non si possono non definire ignobili: stipati in ostelli e vecchi alberghi, spesso fatiscenti, impossibilitati a lavorare per almeno il primo anno in UK e dipendenti da un salario di sussistenza, i loro figli parcheggiati in scuole scadenti, sottoposti a continui linciaggi mediatici e politici; eppure, i laburisti sono riusciti a infilare in questo quadro due-tre cose che vanno nella direzione esattamente opposta, provvedimenti che l'Italia non farebbe troppo male ad adottare - provvedimenti che vanno esattamente nella direzione di far sentire le donne, immigrate e inglesi, parte integrante di una società che le protegge e garantisce loro diritti be precisi.

Intanto c'è la questione del voto amministrativo: se risiedi in questo Paese, in altre parole se dormi sotto un tetto e hai un lavoro (e quindi, se paghi tasse statali e comunali), hai il diritto di voto per le elezioni amministrative. Questo significa che ogni 6 mesi ti arriva un documento dal comune che chiede conferma che abiti ancora a questo indirizzo, che tua moglie abita ancora a questo indirizzo, e ricorda che entrambi avete diritto a votare. E ad ogni elezione, due certificati elettorali arriveranno nella buca delle lettere, uno a tuo nome ed uno a nome di tua moglie. Certo, magari non permetterai a tua moglie di uscire per votare, ma lei saprà, le verrà ricordato periodicamente, che lei qui ha dei diritti, appartiene ad una società più grossa, e con maggiori garanzie, del pianerottolo con ringhiera filmato da Santoro.

Poi ci sono le questioni fiscali. Se una coppia ha un bambino (per coppia, lo dico per i miei due lettori dall'Italia, in Paesi non-teocratici si intendono due adulti consenzienti che coabitano, indipendentemente dalla benedizione di questo o quel prete), in questo Paese, ha diritto a dei crediti fiscali; il trucco però è che questi crediti vengono rimborsati comunque nel conto in banca della madre, anche se provengono dalle tasse del padre. Questo, ancora, significa che la donna deve uscire, andare in banca, firmare i documenti, ricevere una telefonata ogni tanto se ci sono problemi. Lo so che sembra una cazzata, ma se una persona deve prendere una decisione difficile come lasciarsi tutta una vita alle spalle, avere o meno un conto in banca con quattro soldi sopra può fare tutta la differenza - e, ancora, al di là di questo c'è la percezione che lei sia, e sia considerata, una persona, parte di una società, e non semplicemente un'appendice di un marito che si considera preposto a mediare tutte le sue interazioni col mondo esterno.

Se Santoro voleva far caciara, c'è riuscito alla perfezione. Se voleva fare uno spot per la Lega, pure. Se voleva far qualcosa contro i maltrattamenti in famiglia, ha fallito miseramente.

P.S. Ci sarebbe anche molto da dire sull'immonda performance della parlamentare della Lega, ma sebbene questo non sia un blog per famiglie, ci sono sempre limiti imposti dal buon gusto, e vedere quella forma di vita fingere di preoccuparsi dei diritti delle donne immigrate, e dei diritti delle donne in generale, va di gran lunga al di là di questi limiti. Va bene che quando entri nella Lega ti rimuovono chirurgicamente la dignità, ma mi sa che quella lì ne aveva poca pure prima.

27 marzo 2007

La calunnia del sangue


Mrs. Inminoranza ha una serie di strane abitudini. Quando non è in giro per foreste pluviali sudamericane a strappare peli agli scoiattoli (è una storia lunga) insegna le scienze a ragazzini dislessici e delinquenti minorili, fa la volontaria allo zoo di Londra e torna a casa tutta contenta perchè un formichiere l'ha bausciata fino alle sopracciglia e, quel che è peggio, frequenta newsgroup su Usenet.

Come dice giustamente Uriel, Usenet è un universo piccolo, dove alla fine, vai e vai, scrivono sempre le stesse 50 persone, ma ci sono gruppi di discussione davvero ai confini della realtà, gruppi come it.discussioni.animali, dove attivisti animalisti dimostrano all'universo mondo che la crisi di mezz'età può cominciare anche a vent'anni e colpire uomini e donne, dove se ammetti di aver bevuto un cappuccino ti saltano alla gola in quattro per l'orrenda schiavitù a cui costringi le mucche, dove un sacco di gente il cui unico contatto con la natura è il geranio in balcone si strappa i capelli di fronte all'idea di eradicare le nutrie o gli scoiattoli grigi perchè "è natura e l'uomo non deve intervenire" (2-3 cazzate al prezzo di una, che neanche Maurizio Blondet quando parla dell'11 settembre), dove, per finire, si trovano thread come questo qui.

Ci si trovano delle perle non esattamente rare. Fra l'altro (credetemi sulla parola, non mi va di stare a cercarli) thread del genere si ripetono periodicamente e con una certa frequenza, sempre con gli immigrati che si rubano i cani per mangiarseli o farci cose indicibili; e ogni volta che li leggo, o che Mrs. Inminoranza richiama la mia attenzione sulla cosa, non riesco a non fare paralleli storici. Cos'è, dopotutto, l'accusa di rubare gli animali d'affezione per mangiarseli, se non una calunnia del sangue aggiornata e adattata ad una società a crescita zero? Abbiamo tutti gli elementi: il diverso facilmente identificabile, emarginato, debole e incapace di reagire all'accusa, l'accusa più mostruosa possibile, quella di rubare quanto di più prezioso abbia una famiglia, il fulcro degli affetti, per ucciderlo e appropriarsene totalmente, cibandosene. Ci sono tanti, troppi livelli di rassomiglianza in questo, molti di più che nei classici comunisti/gurkha/buffalo soldiers che si mangiano i bambini - lì c'era solo l'aspettativa della violenza, normale dopo una guerra o l'attesa rivoluzione, qui c'è di peggio, c'è il concetto dell'infiltrazione subdola nella nostra società, dell'approfittare di una nostra supposta benevolenza, c'è la descrizione della perfetta serpe in seno: c'è la differenza fra galvanizzare una (supposta) resistenza all'invasore ed aizzare un pogrom.

Ellamadonna, mi direte, tutto questo dai messaggi di quattro svampite su un newsgroup?

Ogni iceberg ha una punta, potrei rispondere, ma il fatto è che non sono solo quattro svampite su un newsgroup, noi italiani brava gente sembriamo essere molto ricettivi a questa spazzatura - dalla caccia all'albanese scatenata da Erika e Omar al marito della poveretta di Erba, dal tipo arrestato per aver proposto a dei rom di rubare un bambino ai gridolini di gioia neanche mascherati che hanno salutato in certi ambienti l'uscita del libro di Ariel Toaff, si direbbe che per le calunnie del sangue dalle nostre parti ci sia un florido mercato.