13 marzo 2011
15 luglio 2010
E' poi facile...
...come dice il mio amico Claudio, mettermi di buonumore.
Saletta riunioni al quarto piano, televisore LCD nuovo fiammante da 50 pollici, partita dell'Italia. In teoria dovrei essere l'unico a guardarla, solo i cittadini delle nazioni che giocano sarebbero autorizzati a interrompere il lavoro, e in questo palazzo sono l'unico italiano; ma vallo a spiegare alla dozzina di persone gia' li'. Entro nella sala mentre i giocatori arrivano in campo ed una graziosa ragazza indiana della contabilita', in cui mi sono imbattuto due o tre volte da che lavoro qui, li indica ed esclama sdilinquita "Oh, I love Italians, they all look so hot! Have you checked out the new guy in XXX XXX?"
Silenzio imbarazzato - era quasi l'unica che dava le spalle alla porta e non mi aveva visto entrare. Il piu' silenziosamente possibile, esco senza dire una parola e girello per il corridoio prima di rientrare al fischio d'inizio. E il mio ego, per quest'anno, e' a posto.
Pubblicato da Eugenio Mastroviti alle 5:06 PM 0 commenti
14 gennaio 2010
Breve corso di management
Andate a lavorare per un Application Service Provider. Dato che, per la natura del business, un ASP avrà un gran numero di clienti, assicuratevi che per ogni cliente si costruisca una nuova applicazione da zero, non curandovi del fatto che il tipo di applicazione è sempre lo stesso. Il riutilizzo del codice è per i pigri.
In particolare, visto che la piattaforma è costituita da un front-end Windows e un back-end Linux, non assumete specialisti Linux: fate il massimo sforzo possibile per uniformare e standardizzare la parte Windows e mettete insieme la roba Linux un po' come viene e quando serve. A questo stadio è essenziale non avere più di due o tre server con la stessa versione della stessa distribuzione Linux.
Abbiate cura, in questa fase, di non limitarvi a creare una diversa applicazione per ogni cliente: preoccupatevi di usare diverse metodologie per risolvere gli stessi problemi. Per alcune applicazioni, recuperate i dati dal sito o da un feed del cliente; per le altre, ignorate l'esistenza di un analogo sito e costringete il cliente a inviare i dati via FTP una volta al giorno, e costruite una complessa architettura tutta basata su cron script, avendo cura che fallisca miseramente e in maniera assolutamente silenziosa se il cliente invia i dati alle 9:05 invece che alle 9. I cron job, poi, dovranno essere a volte in una directory dedicata inclusa nell'applicazione, a volte in una directory dedicata sotto /root, a volte nella home directory dello sviluppatore (esportata all'uopo via NFS dai server di sviluppo a quelli di produzione), a volte su un diverso server messo su alla bisogna; ed eseguiti ora dall'utente root, ora da un utente standard comune a tutte le macchine, ora dall'ID dello sviluppatore che li ha creati. Altre volte ancora, scrivete un daemon che interroghi ogni 48 secondi un server FTP del cliente e prelevi i dati trasferendoli poi su uno share da cui cron script che girano su un'altra macchina ancora li prelevino e li sottopongano all'applicazione. Non usate mai un solo server per un'applicazione quando potete distribuirla su un numero casuale di macchine in diversi hosting centre. Non usate mai un database quando potete salvare decine di migliaia di file su un fileserver, indicizzati esclusivamente per data di creazione. Non usate mai un singolo logfile quando potete salvare centinaia di migliaia di file di testo, uno per ogni singola transazione, su un fileserver, assicurandovi che l'ID della transazione non venga mai salvato all'interno del file ma solo nel suo nome, per semplificare l'aggregazione dei dati.
In uno sforzo verso la standardizzazione delle applicazioni web, imponete che tutte le opzioni di configurazione vengano impostate in un singolo file, sempre lo stesso per ogni applicazione. Accertatevi che metà delle funzionalità vengano attivate settando il parametro corrispondente a 1, l'altra metà settandolo a 0. Non fate documentare nulla: che bisogno ce n'è, quando lo sviluppatore sa già quali sono i valori giusti?
Spalmate tutta l'infrastruttura, back-end e front-end (distribuita su quattro diverse locazioni), su un'unica rete classe B senza segmenti. Mostrate sorpresa quando gli hub esplodono e/o fondono o il traffico si strozza a 1 byte per secondo. Mostrate ulteriore sorpresa alla scoperta del concetto di latenza.
Una volta arrivati al magico numero di 200 macchine per il back-end, assumete un sistemista Linux. A partire dal terzo giorno, dategli la colpa di tutto quello che va storto. Quando, dopo sei mesi, si dimette, accusatelo di scarsa professionalità e annunciate che in ogni caso fra un mese o due sarebbe stato licenziato per manifesta incompetenza.
Assumete un nuovo sistemista Linux. Dategli l'incarico di standardizzare l'infrastruttura. Quando annuncia che è impossibile farlo nei tempi desiderati (settimane) senza causare falle nei servizi, licenziatelo. Scoprite di non avere avuto una giusta causa. Pagategli un cospicuo indennizzo.
Assumete un nuovo sistemista Linux. Dategli dello stronzo senza ragione ogni mattina. Dategli nuovamente dello stronzo per la ragione che dopo tre giorni non si è più presentato al lavoro.
Assumete un nuovo sistemista Linux. Licenziatelo il giorno prima che entri effettivamente in servizio perchè avete dovuto pagare una multa colossale per violazione di alcune regolamentazioni sulle telecomunicazioni. Mostrate sorpresa quando scoprite che invece di tagliare i costi, con quest'astuta mossa gli avete dovuto pagare una penale che levati, e siete ancora senza sistemista.
Assumete un nuovo sistemista Linux. Dategli la colpa di tutto dal giorno prima di assumerlo. Dategli il compito di portare ogni singolo server allo stesso standard, e contemporaneamente vietategli di standardizzare i server perchè la loro configurazione deve rispecchiare i compiti specifici che devono svolgere. Accusatelo di insufficiente elasticità per non aver capito quello che volevate dire con la frase precedente. Incaricatelo di segmentare la rete. Vietategli di segmentare la rete. Incaricatelo di creare un accesso VPN per permettervi di lavorare da casa. Mandategli una lettera con minaccia di licenziamento per aver creato un buco di sicurezza gravissimo con un accesso VPN che è stato violato quasi immediatamente, a causa del keylogger/bot che gli alieni avevano teletrasportato sul vostro laptop personale con cui pretendevate di collegarvi da casa. Chiedetegli di trasferire tutti i cron job di ogni singolo server su una macchina centrale di servizio da cui dovrebbero poi accedere al server desiderato ed eseguire le azioni necessarie. Dopo due giorni, lamentatevi perchè "ancora non sei riuscito a mettere insieme quella che dopotutto è una semplice crontab".
Assumete un junior sysadmin. Mostrate sorpresa quando vi fa notare che al colloquio nessuno aveva parlato di "portare quotidianamente il caffè ai manager in riunione" come uno dei suoi compiti.
Continuate a sfornare applicazioni ognuna diversa dalle altre e accusate i sistemisti di scarsa professionalità se non riescono a tener dietro a tutte le dipendenze, minuzie e idiosincrasie rigorosamente non documentate di ognuna.
In nome di una maggiore standardizzazione, adottate due diversi database come standard e lasciate assoluta libertà agli sviluppatori di utilizzare l'uno, l'altro o entrambi. Fate girare tutte le istanze di uno sotto Linux, alcune istanze dell'altro sotto una diversa distribuzione di Linux e altre sotto Windows (2000, XP e 2007 Server). Se tutte le applicazioni devono salvare certi dati critici per il business in un database comune, create lo stesso database su ognuna delle tre piattaforme e offrite agli sviluppatori assoluta libertà di scelta, creando poi una complessa architettura al solo scopo di replicare i dati di quel database attraverso tre piattaforme.
Quando un tecnico del supporto vi chiede di mandarlo a fare un corso su Linux, accettate. Addebitategli il costo del corso sullo stipendio, ostentando sorpresa quando lui lo scopre e s'incazza.
Mandate un'altra nota disciplinare/minaccia di licenziamento al senior sysadmin quando una delle vostre applicazioni web viene penetrata. Rifiutatevi di ritirarla quando lui vi fa notare che l'applicazione era stata messa in linea da uno sviluppatore, su vostra autorizzazione, e a sua insaputa perchè utilizzava una piattaforma con vulnerabilità note e ampiamente sfruttate di cui lui aveva espressamente vietato l'installazione. Controbattete che comunque lui è alla fine responsabile di quei sistemi.
Accusatelo di scarsa professionalità quando si dimette.
Restate sei mesi senza senior sysadmin. Accusate il junior sysadmin di generica incompetenza e restringete il più possibile le sue mansioni all'ordinaria manutenzione. Vietate esplicitamente al tecnico di supporto che ha fatto il corso per la certificazione Linux anche solo di toccare una macchina Linux. Fate curare l'installazione e il setup di nuove applicazioni e di nuovi server Linux agli sviluppatori che ne hanno voglia, quando ne hanno voglia.
Assumete un nuovo sistemista Linux. Durante il colloquio, rispondete di sì a tutte le sue domande, soprattutto a quelle relative all'esistenza di un ambiente di test, alla pianificazione dei rollout, alle procedure formali di hand-off delle applicazioni, al sistema di ticketing per il supporto. Non importa che non abbiate idea di cosa stia parlando: è essenziale rispondere di sì a tutto.
Dategli come primo compito quello di riordinare i cron job e gli script che fanno variamente funzionare (o no) ognuna delle applicazioni. Dategli come secondo compito quello di portare tutti i server allo stesso standard per sistema operativo, software installato e versione delle librerie. Per facilitargli la vita, dopo il primo mese licenziate il junior sysadmin e il tecnico di supporto con la certificazione Linux, con la doppia giustificazione (resa pubblica) che comunque Linux è stabile e non ha bisogno di supporto continuo, e che i soldi per lo stipendio del senior sysadmin da qualche parte devono pur uscire.
Quando il sistemista crea una procedura automatica che permette di sfornare un numero arbitrario di server perfettamente standard in un'ora, passate due giorni a farvi spiegare ogni riga dello script kickstart, il funzionamento di DHCP e TFTP, fraintendete tutto il fraintendibile, lamentate che un'ora è troppo, lamentate che non è PCI-compliant, mostrate sorpresa quando scoprite che lo è, fatevi rispiegare cosa significa PCI-compliant, pretendete che ogni singola riga vi venga spiegata nuovamente alla luce di quel che avete appena imparato, mettendoci altri due giorni, e alla fine mandate un'email di fuoco al sysadmin (in copia al resto del management e alle risorse umane) perchè ha finalizzato la procedura una settimana fa, millantandone la velocità, e in una settimana non è riuscito a mettere in linea neanche un server.
Per ogni server portato allo standard, lamentate rumorosamente e pubblicamente sia il troppo tempo speso, sia il tempo insufficiente dedicato al testing. Durante il processo di aggiornamento, rifiutatevi di fornire qualsivoglia informazione sul testing. Chiarite subito che il tempo degli sviluppatori è troppo prezioso e il testing di ogni aspetto (non documentato) delle applicazioni deve essere eseguito dal sysadmin.
Siate apertamente e pubblicamente sospettosi della lealtà del sysadmin per aver avuto precedenti rapporti di lavoro con un cliente molto importante. Quando il sysadmin risolve (ripetutamente) casini che avevano messo a rischio il contratto con quel cliente, accusatelo pubblicamente di essere più leale al cliente che alla compagnia per cui lavora, portando come prova una mail del cliente che ringrazia tutti "e in particolare il sysadmin" per il magnifico lavoro svolto. Mettete il sysadmin a completa disposizione di quel cliente. Fatelo sbattere ripetutamente in giro per l'Europa a risolvere casini accessori del cliente. Accusatelo al suo ritorno di trascurare il lavoro.
Accusate il sysadmin (e gli altri tecnici senior) di scarsa professionalità ed incompetenza, pubblicamente, se possibile sulla lista di distribuzione interna della compagnia, per ogni svista o omissione, anche e soprattutto se priva di conseguenze (e.g. aver usato "reply" invece che "reply all" in uno scambio di email), dilungandovi su tutti i motivi per cui queste sviste denotano che non sono affidabili, mancano di competenza e probabilmente molestano i bambini.
Pretendete di avere l'ultima parola su ogni dettaglio di ogni decisione tecnica. Indite meeting di quattro ore per discutere il fatto che un default gateway abbia indirizzo .1 piuttosto che .254.
Pretendete di continuare ad usare nastri DLT da 20 Gigabyte per il backup di una SAN da 16 Terabyte, perchè "il backup funzionava benissimo prima che comprassimo la SAN". Imponete al sysadmin di chiamare il supporto del produttore della SAN e protestare perchè "la SAN ha rotto il sistema di backup".
Stupitevi della perplessità del sysadmin davanti ad un cron job che riavvia un certo daemon (in produzione) ogni minuto, giustificato con "yes, the daemon is a bit flaky, you know". Informatelo che lo sviluppatore ha cose più importanti da fare che trovare qualche stupido bug di un daemon che comunque se viene riavviato regolarmente non causa quasi nessun problema.
Se è un giorno lavorativo dove vi trovate voi, aspettatevi che la gente sia al lavoro anche se nel loro Paese è un giorno di festa. Se siete a Londra, fate una sfuriata agli sviluppatori francesi (sul telefono di casa di ognuno di loro, in teleconferenza) perchè non sono al lavoro il 14 luglio o a Ferragosto. Se siete in Francia, fate una sfuriata agli inglesi che non sono al lavoro ogni Bank Holiday Monday.
Non sforzatevi troppo a cercare di imparare a parlare inglese. Quando non capite qualcosa, potete sempre fare una sfuriata a chi vi sta di fronte e parla un inglese "inutilmente complicato" - ma solo dopo che eventuali malintesi hanno causato danni irreparabili. Non siete mica Shakespeare, come si può pretendere che sappiate che "indeed" significa "esatto, proprio così"?
Il giorno in cui il governo dichiara che chi si prende l'influenza suina deve restare a casa per due settimane, annunciate che i giorni di malattia pagati sono ridotti da quindici a dieci all'anno. Accusate chi viene al lavoro con la febbre di essere distratto e taciturno perchè non ha voglia di lavorare. Quando alla fine uno dei tecnici del supporto finisce in ospedale con la polmonite, abbiate cura di telefonargli per chiarire che i giorni pagati sono comunque dieci indipendentemente dalla gravità della malattia. Visto che ci siete, accusate il sysadmin, che vi fa notare la mancanza di tatto, di aver fomentato una cultura del relax e del dolce far niente fra i membri del suo team.
Licenziate poco meno di metà del personale tecnico della compagnia in un mese, al ritmo di uno al giorno o quasi. Mostratevi scandalizzati ed offesi quando scoprite che qualcuno degli ultimi aveva mandato in giro il proprio CV prima di essere licenziato. Accusateli di scarsa lealtà. Ringraziate pubblicamente i superstiti per la loro lealtà e dedizione. Licenziatene due il giorno dopo. Rimpiazzate tutti i licenziati con diciannovenni americani (inviati dalla nuova proprietà) e francesi (figli di vecchi compagni di scuola) e date la colpa ai "vecchi" per ogni sopravvenuta inefficienza.
Celebrate il fatto che siete riusciti a perdere personale più rapidamente di quanto abbiate perso clienti, realizzando così un profitto col taglio dei costi nonostante il crollo del fatturato. Proclamate che questo prova l'oculatezza della vostra strategia ed un segnale positivo per il futuro.
Mostratevi esterrefatti e feriti negli affetti quando metà dei "vecchi" superstiti si dimettono.
Prendete ogni lamentela dei clienti riguardo alle sopravvenute inefficienze come un attacco personale condito di insinuazioni sulla verginità delle vostre figlie. Per ripicca, cancellate contratti su contratti con i clienti. Fate una sfuriata a chi vi fa notare che rifiutare i soldi di un cliente non è una ripicca efficace.
Riprendete il sysadmin per aver usato la pausa pranzo per pranzare invece di lavorare.
Quando il sysadmin si dimette, accusatelo di scarsa lealtà e competenza, e annunciate che comunque il suo stipendio non era affatto giustificato e sarebbe stato licenziato presto, perchè di un sysadmin Linux non ce n'è veramente bisogno.
Assumete un sistemista Linux... (ad libitum, o fino al fallimento)
Pubblicato da Eugenio Mastroviti alle 10:31 AM 9 commenti
17 dicembre 2009
Il manager è come il metano: puzza, ma ti dà una mano
Certe volte sono le piccole cose che ti fanno incazzare.
Voglio dire, tu sei pagato per lavorare 7 ore e mezza al giorno, più un'ora per la pausa pranzo da prendere un po' quando ti pare. In altre parole, entri alle nove, esci alle cinque e mezza (alle sei, perchè c'è sempre un cretino che segnala un problema alle cinque e venticinque - ma tant'è) e ti prendi un po' di tempo per mangiare. Che poi: in generale quello che succede è che fai una corsa di sotto e compri un paio di sandwich o un'insalata con la polpa di granchi (tempo: 10 minuti), torni di sopra, e intanto che mangi continui a lavorare, sistemi le cosette veloci tipo rivedere i tempi di risoluzione dei problemi del tuo team o riorganizzare gli appuntamenti e i meeting della prossima settimana per azzeccare i fusi orari di USA, UK, Israele e Australia ed evitare di fare teleconferenze con un partecipante in pigiama e un altro che sta ancora facendo colazione, poi fai un'altra corsa di sotto, arrivi da Starbucks, ti fai un caffè (tempo: altri 10 minuti) e torni al lavoro. Tempo in cui non hai effettivamente lavorato: 20 minuti, o se preferite, tempo in cui hai lavorato gratis per l'azienda: 40 minuti.
Eh, no, troppo facile. Ad un certo punto, è una legge di natura, deve arrivare il managèr laureato in Managemènt dei Processì della Minchià Platinatà all'Ècole Polytechnique Supercazzolèe di Parigi (terzo Arrondissement con scappellamento a destra) che, vedendoti uscire per il caffè, ti chiede "E tu dove vai?". "Esco a farmi un caffè", gli rispondi tu innocentemente. Troppo facile, caro il mio sfaticato italiano: sei già uscito una volta, mica puoi fare avanti e indietro solo perchè ti consideri ancora in pausa pranzo. Si esce una volta per mangiare, si rientra, si lavora. Così È Scritto. Ma, dici tu, sono uscito solo a comprare il sandwich, dieci minuti prima, dieci minuti adesso, fanno venti minuti, poi, voglio dire, non è che vogliamo metterci a contare i minuti di lavoro, sennò fra le chiamate notturne non pagate, il lavoro nel weekend e tutto il resto, finisce che ogni giorno io me ne vado a casa alle tre, no? "No", ti dice l'esperto di processi della minchia platinata, ma è una questione di procedure e organizzazione, come mi hanno insegnato all'Ècole Polytechnique Supercazzolèe, per pranzo si esce una volta e basta, questione di regole, non di tempi.
E così da un certo punto in poi a pranzo esci, ti fai una tranquilla passeggiata nel centro commerciale, compri i sandwich o le insalate di salmone di Marks & Spencer, che sono anche meglio, te li mangi al parco (se fa caldo) o ai tavoli della galleria commerciale (se fa freddo o piove), vai con tutta calma da Starbucks, fai due chiacchiere con la cassiera che vuole andare in Italia per sposarsi e crede che tutti gli italiani siano di Firenze, torni al lavoro facendo il giro lungo il canale, totale, un'ora e venti. È questione di processi, mica di tempo. E infatti sono tutti contenti e nessuno ti dice niente, perchè sei uscito una volta sola e nessuno, dopotutto, sta a contare i minuti. E se da domani ti porti il netbook, magari ce la fai anche a farti un'oretta su Eve Online o un pezzo di scenario di Combat Mission: Shock Force, se riesci a farlo andare sotto Wine. Gran cosa, il managemènt continentalè.
Pubblicato da Eugenio Mastroviti alle 3:05 PM 5 commenti
Tags: lavoro
14 ottobre 2009
Segni che è tempo di cambiare lavoro
Una voce che ti chiama dall'altro capo della stanza e fa
"Eugenio! We need the RFC from the PVG for CCB to go in ASAP for the ACW"
Pubblicato da Eugenio Mastroviti alle 12:15 PM 5 commenti
10 luglio 2009
È venerdì, e si vede
Certe volte le mie discussioni col management hanno del surreale, soprattutto quando coinvolgono il Gentile Concessore Francese e, per qualche motivo, specialmente di venerdì.
Gentile Concessore Francese: Eugenio, per quando possiamo avere questi blade server pronti all'installazione?
Io: Guarda, c'è solo da avviarli da CD e puntare ogni blade al kickstart server, il resto dell'installazione è automatica
GCF: Ah, forse non te l'ho detto, ho modificato l'ordine all'ultimo momento ed ho ordinato tutti i Blade Center senza CD, abbiamo risparmiato quasi 120 sterline [su un ordine da quasi 100.000 sterline, NdE]
Io: Ah, vabbe', non c'è problema, infilo i loro indirizzi MAC nel server DHCP e li installiamo via tftp.
GCF: No, mi spiace, non possiamo, quando ho cambiato l'ordine ho anche deciso di ordinare separatamente i moduli switch per ragioni fiscali e arrivano la prossima settimana, poi con la consegna ritardata Dell ci fa anche uno sconto - tanto non ci servono fino a quando abbiamo bisogno di attaccarli alla rete di produzione.
Io: Vabbè, hai una calamita da frigo? Mi metto lì ed edito a mano gli inode dei dischi rigidi...
GCF: Non scherzare! Com'è possibile che ci abbiano venduto delle macchine su cui non si può installare un sistema operativo?
Io: Posso sempre provare a installare CentOS su una chiavetta USB ed avviare ogni blade in successione da lì. Ci copio sopra anche i file kickstart o magari seleziono i pacchetti a mano uno per uno e faccio anche a mano le modifiche NIST a tutti i file di configurazione...
GCF: Davvero?
Io: No.
GCF: Ma abbiamo bisogno di quei server pronti e in produzione entro venerdì prossimo!
Io: Quando arrivano gli switch?
GCF: Venerdì prossimo.
Io: Allora uno di noi due ha delle spiegazioni da dare.
Ahh, che relax, quando la tua giornata lavorativa è terminata da 4 minuti e 30 secondi, è venerdì e un managerone due livelli sopra il tuo si affanna a cercare di darti la colpa di non averlo protetto dalla sua stupidità di fronte ad un pubblico sempre più incredulo.
Pubblicato da Eugenio Mastroviti alle 5:09 PM 6 commenti
26 giugno 2009
Stupid Jedi mind trick
Adoro il fatto che il venerdì, a partire dalle 17:15, ogni domanda/richiesta/lamentela degli sviluppatori e del management riceve la risposta "These are not the droids you are looking for. Move along"
Pubblicato da Eugenio Mastroviti alle 5:27 PM 1 commenti
25 giugno 2009
You can't have too much of a good thing
Linux è figlio della New Economy, e si vede. Nessun altro pezzo dell'Information Technology è così stracolmo di ritardati, sociopatici, farlocchi, teste di cazzo che si sono inventate un mestiere in un momento particolare di ubriacatura collettiva in cui l'unica qualifica necessaria per essere un manager, un tecnico, un esperto di qualsiasi cosa era di riuscire a mantenere una faccia seria mentre affermavi di esserlo.
Il motivo per cui lavorando su Linux riesco a farmi pagare bene è semplicissimo: a differenza del 99% dei cosiddetti "esperti", non mi invento cazzate, non millanto fantasmagorici risultati inesistenti, ma, semplicemente, se mi chiedono di fare una cosa dico che si può fare solo se so di poterla fare fottendomene di quello che dice la documentazione (che tanto è in buona parte frutto di fantasia) e di quel che si dice sui forum degli "esperti", e se non si può fare lo dico, prendo la borsa, me ne vado ignorando le accuse di incompetenza e disfattismo, e torno due settimane dopo per riparare ai danni causati da un farlocco che sosteneva che si poteva fare perchè l'ha letto su Ubuntuforum.
Incidentalmente, neanche Microsoft è mai riuscita nell'impresa di prendere un prodotto che funziona su un certo hardware, farne una nuova versione dedicata a quell'hardware e introdurre un bug che lo rende inutilizzabile, come ha fatto Ubuntu con il suo "netbook remix".
Pubblicato da Eugenio Mastroviti alle 12:19 AM 2 commenti
29 maggio 2009
Cose che non sopporto degli inglesi, n. 345
I condizionatori d'aria a propulsione nucleare spinti a tutta potenza, che ti costringono a stare alla scrivania con un maglione in Polartec quando fuori ci sono 25 gradi.
Pubblicato da Eugenio Mastroviti alle 9:19 AM 7 commenti
31 marzo 2009
Film di guerra
Avete presente nei film di guerra quando c'è un tipo che fra meno di una settimana se ne torna a casa che il suo turno di servizio è finito, e gli arriva una lettera che gli dice che sì, la più bella ragazza del villaggio ha accettato di sposarlo, e c'è da compiere solo quest'ultima missione da cui dipendono le sorti della guerra eccetera eccetera e insomma è evidente che ha già il bersaglio disegnato in mezzo alla fronte e deve morire al massimo all'inizio del secondo tempo?
Ecco, oggi ho da aggiornare un server in produzione che presenta sintomi comparabili.
Mi serve del repellente per squali.
Pubblicato da Eugenio Mastroviti alle 10:23 AM 5 commenti
Tags: informatica, lavoro, Linux
02 febbraio 2009
Tratta degli schiavi
Siccome in Italia se ne parla, e mi par di capire che se ne parli nei termini di "ci sono le ronde inglesi che vanno in giro a bastonare gli italiani" (sottinteso: avete visto che dopotutto le nostre ronde padane non sono nè uniche nè poi tanto male?) sarà il caso di fare un minimo di chiarezza. La questione della raffineria in Lincolnshire è una delle prime conseguenze della direttiva Bolkestein, un escamotage inventato dalla Commissione Europea per rendere, in pratica, di nuovo legale la tratta degli schiavi. Sono certo che tutti e tre i miei lettori sanno di cosa si tratta, ma sarà il caso di ricordare a grandi linee che è una direttiva che permette ai datori di lavoro di assumere o affittare lavoratori temporanei per usarli nel proprio Paese ma aggirando la locale legislazione sul lavoro e sottoponendo invece il loro trattamento (salariale e non) alle condizioni vigenti nel Paese in cui sono stati assunti.
Per esempio, permette di portare qui lavoratori siciliani pagati meno di due terzi di quel che viene pagato un lavoratore inglese, senza assistenza sanitaria (rimangono comunque a carico del SSN italiano, eccetto che per le emergenze mediche) e così via: e i lavoratori del Lincolnshire si trovano in mezzo a una strada perchè gli appaltatori, molto semplicemente, non possono competere se vogliono continuare a pagare stipendi che qui vengano considerati decenti: se vogliamo, una corsa dei disperati su scala europea. Naturalmente, soprattutto grazie all'infelice slogan del Grande Timoniere Mao-Tze-Brown, l'estrema destra e il Daily Heil non hanno perso tempo a infiltrare la protesta e a cercare di riorientarla in senso xenofobo, e proprio di recente i sindacati inglesi hanno preso posizione. Lascio la parola all'ottima HakMao:
Il segretario generale della TUC [la più importante confederazione sindacale britannica, NdT], Brendan Barber, si è sentito in dovere di prendere posizione contro il BNP e il resto della feccia di estrema destra - inclusi i sempre più razzisti tabloid - che cerca di sollevare un polverone xenofobo e anti-immigrazione a partire dalla disputa sulla raffineria Lindsey in Lincolnshire, dopo che lo stupido e ridicolo slogan "Posti di lavoro britannici per i lavoratori britannici" (di per sè una sintesi fraintesa di un comunicato egualmente stupido e ridicolo del governo Brown) è stato adottato dagli operai rimasti senza lavoro a causa di un contratto di subappalto fra la Total, proprietaria della raffineria, la compagnia americana Jacobs, che ha vinto l'appalto per i lavori, e la società italiana di costruzioni IREM.
I leader sindacali ribadiscono che lo sciopero non è diretto contro i lavoratori stranieri ma contro il management e il loro evidente tentativo di costringere i lavoratori ad accettare un peggioramento delle condizioni salariali, lavorative e di rappresentazione sindacale. Se sono sinceri in questo, dovrebbero immediatamente dissociarsi dallo slogan "Posti di lavoro britannici per i lavoratori britannici" e da affermazioni dettate da intolleranza e nazionalismo come
"Io sono una vittima, voi siete vittime, migliaia di persone in questo Paese sono vittime di questa discriminazione, di questa vittimizzazione dei lavoratori britannici"
che non fanno che dividere i lavoratori per nazionalità - come se la lotta fosse fra lavoratori inglesi e stranieri e non fra lavoratori e padronato. La legislazione europea sul lavoro permette agli appaltatori di aggirare la legislazione britannica e importare forza lavoro economica e non sindacalizzata in una pratica nota come "social dumping" - spingendo al ribasso salari e condizioni di lavoro mettendo i lavoratori in competizione gli uni con gli altri. L'unica risposta appropriata a questa strategia transnazionale di sfruttamento è una lotta per la piena sindacalizzazione e per uguali condizioni salariali e lavorative per tutti.
Pubblicato da Eugenio Mastroviti alle 7:46 PM 16 commenti
Tags: intolleranza, lavoro, nazionalismo, sindacato, xenofobia
01 febbraio 2009
Le regole della casa del C++
(nota: post per addetti ai lavori e geek)
(nota2: noi non lavoriamo in C++ - ma l'assonanza era perfetta per il titolo)
Esistono delle regole universali, nel mondo dell'informatica, tramandate di padre in figlio e di sysadmin in sysadmin, che risalgono, si mormora, a quando i Druidi hanno costruito il loro primo NTP server a Stonehenge. Le regole sono semplici e lineari
1) Tu non manderai in produzione un daemon che genera log in debug mode
2) Tu non manderai in produzione un daemon che genera log in debug mode in ragione di 20-30 righe per evento, e processa 20-30 eventi per secondo
3) Tu non manderai in produzione un daemon che genera log in debug mode in ragione di 20-30 righe per evento, e processa 20-30 eventi per secondo, con un framework obsoleto che non riesce a gestire file più grandi di 2 GB e non ha meccanismi di gestione delle eccezioni
4) Se proprio non riesci a obbedire ai primi 3 comandamenti, tu non irriterai il sysadmin.
Un breve antefatto:
Quando ho letto il bellissimo post di EdipeoEnciclopedico sulle 10 buone ragioni per andarsene dalla Francia ho riso moltissimo, ma c'era qualcosa di più che non riuscivo a mettere a fuoco - fino a quando non mi sono reso conto che molte delle ragioni di scontento di EE (3,4,5 e 8, in particolare) si riflettevano perfettamente nella cultura del lavoro comune a tanti latini - italiani, francesi, greci. Ora, attenzione, non voglio dire che i latini siano "peggio" e i tedeschi o gli inglesi "meglio": ognuno ha il proprio set di pregi e difetti, la tipica, estrema familiarità inglese sul posto di lavoro indispone molti continentali (anche con ragione, qualche volta), la prevenzione della maggioranza dei tedeschi nei confronti delle capacità professionali di qualunque straniero è a dir poco irritante, e così via; mi limito a dire che quella di EE è una divertente descrizione di problemi che ho incontrato sul lavoro anche in Italia, problemi che per quella che è la mia personalissima forma mentis trovo difficili da superare.
Purtroppo, la compagnia per cui lavoro al momento è anglo-francese. La compagnia inglese qualche anno fa ha comprato una piccola compagnia francese, e nel corso della fusione il CTO della compagnia francese è diventato Head of IT della risultate idra a due teste. La medaglia è che passa la maggior parte del tempo in Francia a lavorare con gli sviluppatori, che sono in maggioranza lì. Il rovescio della medaglia è che la Francia non è abbastanza lontana.
Questo signore di suo non è cattivo - almeno non più della media; ma riconosco in lui una serie di difetti che affliggevano la maggior parte dei manager pubblici o privati con cui ho avuto a che fare in Italia, e relativamente pochi dei manager che ho incontrato qui. Ad esempio la necessità di stabilire una gerarchia e di rinforzare il concetto ad ogni piè sospinto, o quella di far passare cose perfettamente normali per privilegi: non credo, per dire, che i membri del mio team di supporto della piattaforma si debbano profondere in ringraziamenti per aver magnanimamente ricevuto il blackberry con cui vengono allertati di problemi nel weekend, e non credo neanche che la richiesta di un portatile condiviso da portare in giro negli hosting centre, per usarlo come macchina diagnostica, terminale seriale e tutte quelle cose pazzerelle e divertenti che i sysadmin fanno nel corso della loro vida loca vada evasa con una smorfia sprezzante e un lungo discorso che si può riassumere in "E tu quante ore hai dedicato a leccare il mio prezioso culo per pensare di poterti meritare un sì mirabile privilegio? Vuoi anche uno yacht personale? Una cameriera che ti serva i drink?".
Sono certo che in ogni posto gli indigeni hanno caratteristiche che qualcuno trova supremamente irritanti; per me, l'abitudine latina di far pesare costantemente che qualunque cosa accada accade per la magnanimità di un Gentile Concessore che detiene qualche miserevole autorità è difficile da sopportare. È anche una abitudine generalmente estranea, per quel che ho visto, alla cultura del lavoro di anglosassoni, teutonici e scandinavi - che poi è il motivo per cui nonostante tutto mi trovo decisamente bene a lavorare qui: non è che i locali non abbiano difetti, è che ho girato finchè ho trovato una nazione in cui i difetti degli indigeni mi davano meno fastidio.
(fine dell'antefatto)
Come diceva Tolkien, "Do not meddle in the affairs of sysadmins, for they are subtle and quick to anger"; lavoro in questa compagnia da un anno e mezzo, e un po' perchè sul lavoro cerco di essere pacioso, un po' perchè ho delle mansioni un po' particolari che mi fanno sysadministrare al massimo per metà del tempo, non m'era mai capitato di dover rafforzare il concetto. Però a tutto c'è un limite.
(due settimane fa)
Telefono: "ring ring ring"
Io: "Hello?"
L: "Ciao sono L, scusami, lo so che tu non sei a disposizione nel weekend, ma ho un problema e non sapevo a chi chiedere"
Io: "Tranquilla, stavo giocando col server di casa, non hai interrotto niente di particolare"
(intermezzo: siccome se sei a disposizione nel weekend e risolvi i problemi da casa vieni pagato, anche essere a disposizione nel weekend è un privilegio che bisogna meritarsi. E io non sono particolarmente interessato a meritarmelo)
L: "È saltato il daemon di XXX, Nagios continua a mandarmi allarmi e io non so che fare, ho provato a riavviarlo ma mi dà un errore"
(altro intermezzo: quelli che lavorano al supporto piattaforma sono praticamente sistemisti Windows piuttosto junior; devono da qualche tempo supportare anche piattaforme Linux ma, avete indovinato, il training è un privilegio che bisogna meritarsi e loro non se lo sono ancora meritato abbastanza)
Io: "Vabbe', fammi dare un'occhiata, se ci son problemi ti richiamo io fra 10 minuti"
Controllo e scopro che il daemon muore perchè il log, un file su cui scrive un diario della propria attività, ha raggiunto la dimensione magica di 2 gigabyte. Uccido pezzetti del daemon (è un processo che chiama altri daemon ma non li uccide correttamente, per cui ogni volta che lo fermi poi devi uccidere a mano i processi-figli), rinomino il file, lo faccio ripartire, tutto a posto. Do un'occhiata al log che il daemon ha ri-creato: 3 megabyte. 4. 5. Guardo che c'è dentro, e scopro che sta scrivendo un centinaio di righe al secondo, tutte uguali:
[DEBUG]: XXX daemon doing some work
Dissolvenza. Lunedì, interno giorno, non troppo lontano dal luogo in cui si svolgono i fatti di Orgoglio e Pregiudizio:
Io: "...e il problema si risolve facilmente disabilitando la funzione di debug del daemon"
Gentile Concessore Francese: "Impossibile"
Io: "Pardon?"
(intermezzo: la colpa è mia. Il GCF è costantemente in guerra per il territorio, non si sa bene con chi, e il suo territorio sono, principalmente, gli sviluppatori; dire che il problema si risolve così e cosà lascia intendere che esista un problema col codice, cosa che lui vede come un attacco personale; da quel momento quel pezzo di codice diventerà immutabile nei secoli dei secoli)
GCF: "Smettiamola di cercare di dare la colpa del disastro di ieri ad H. e al suo daemon. Se il servizio di rotazione dei log avesse funzionato come tu mi avevi assicurato che funzionava il problema non si sarebbe verificato affatto"
Io: "Il servizio di rotazione dei log funziona esattamente come tu hai richiesto che funzionasse - ossia solo durante i giorni lavorativi, perchè il riavvio dei daemon durante il weekend era troppo rischioso"
GCF: "E perchè Nagios non controlla la dimensione dei log? Eh? Eh?"
Io: "Nagios non controlla un sacco di cose che non abbiamo mai avuto ragione di controllare"
GCF: "Io ho promesso a T. una soluzione entro oggi, quindi sarà meglio..."
Io: "...disattivare il debug"
GCF: "Il modo in cui il log viene scritto è assolutamente ininfluente e per l'ultima volta non ne voglio più sentir parlare. Entro questa sera dobbiamo monitorare tutti i log su tutti i server della compagnia. Vai in teleconferenza con ognuno degli sviluppatori in Francia e chiedigli il valore per cui ciascuno dei log deve essere considerato critico"
(intermezzo: stiamo parlando dei log di un paio di centinaia di virtual host Apache, di una cinquantina di daemon assortiti e di una dozzina di applicazioni VoiceXML, il tutto distribuito su una cinquantina di server)
Io (cinque minuti dopo): "Non ne hanno idea"
GCF: "Allora usa una stima prudenziale"
E così passo una giornata inutile a scrivere gli script di monitoraggio (ognuno dei quali, fra l'altro, deve essere visionato e approvato da uno sviluppatore: motivazione ufficiale, io non sono un programmatore, loro sì, e gli script sono dopotutto dei programmi), li installo, li testo, funzionano tutti e non manderanno mai un allarme, ovviamente, tranne quello per XXX, ma almeno il management è contento di questo nuovo e scintillante sistema configurabile su ognuno dei server per controllare la dimensione di un numero a piacere di file. Che bello.
Dissolvenza. Domenica scorsa:
Telefono: "ring ring ring"
Io: "Hello?"
A: "Ciao, sono A., scusami, non volevo disturbarti ma sto ricevendo un allarme ogni cinque minuti relativo a..."
Io: "...al log di XXX"
A: "Come lo sai?"
Io: "È una storia lunga. H. dovrebbe avervi lasciato delle istruzioni su cosa fare"
A: "Le ho seguite, ma continuo a ricevere questi allarmi"
Io: "Mi leggi le istruzioni di H?"
A. esegue, e per non scendere troppo nei dettagli H si è dimenticato che la rotazione dei log richiede un riavvio del daemon per funzionare
Io: "Vabbe', non è un problema, riavvia il daemon e dovrebbe andare tutto a posto"
Non va tutto a posto. Il daemon viene riavviato, e quando riparte comincia a inviare 30-40 email al secondo ad H. A quanto pare H ha introdotto una funzione per cui il daemon, quando non riesce a scrivere nel proprio log, comincia a inviare direttamente a lui, per email, le informazioni che non riesce a scrivere. Purtroppo ha trascurato a) di considerare che per ogni email che manda, il daemon cerca di scrivere una riga nel log e non ci riesce, e b) di introdurre una regoletta per smettere di mandare email quando il log ricomincia a funzionare. Per le successive 24 ore, fino al momento in cui H torna alla sua scrivania per fermare il daemon impazzito, il processo continua a inviare fra le 20 e le 30 email al secondo. Uccidere sendmail causa problemi con una serie di altri servizi che girano sullo stesso server, uccidere il daemon responsabile è inaccettabile perchè interromperebbe un servizio per cui il GCF ha firmato allegramente un SLA capestro.
Dissolvenza. Lunedì scorso
Io: "Sospetto che dover aspettare che H torni al lavoro per interrompere il flusso di email sia poco pratico"
GCF (al telefono): "Questo è un problema che non ti riguarda, non credo che qualcuno ti abbia nominato Head of Development a mia insaputa. Piuttosto, perchè sei intervenuto tu ieri? A non riusciva proprio a combinare niente?"
Io: "Ricordi quando hai licenziato il mio junior sysadmin e l'unico del supporto che sapeva qualcosa di Linux lasciandomi con tre specialisti Windows, perchè tanto Linux non ha bisogno di supporto continuo?"
GCF: "Allora mi spiace ma da domani quei tre non devono più metter mani su sistemi Linux, fanno solo danni"
Io: "Mi spiace che la pensi così, e guarda che in questo momento io non credo di potermi mettere in reperibilità per il weekend"
GCF (con risatina sprezzante): "Certo, ti pare che stiamo tutti qui pronti a pagarti uno stipendio extra per lavorare la notte e il weekend? Magari vuoi anche un'auto della ditta? Una segretaria personale?"
Io: "Ma se i log file crescono oltre i 2 GB..."
GCF: "Finiscila con questa storia dei logfile, non tollero che cerchi di dare la colpa ad altri per coprire l'incompetenza tua e del tuo team. I log sono sotto controllo, l'hai detto tu stesso"
Io: "Sì, i log vengono controllati dal sistema di allerta. Controllati."
GCF: "Appunto, quindi problema risolto. Se qualcosa va storto riceveremo immediatamente un allarme"
Io: "Però se non ti spiace voglio che tu mi metta per iscritto che non vuoi che il mio team tocchi le macchine Linux e che non hai bisogno che io sia disponibile durante il weekend"
Il messaggio arriva subito, in tono anche più sprezzante del solito.
Dissolvenza. Stamattina.
Telefono: "ring ring ring"
Io: "Hello?"
L: "Scusa Eugenio, sto avendo un allarme ogni cinque minuti dal daemon XXX, ma ho una tua email che mi dice di non preoccuparmene, confermata da un'altra email del GCF in cui dice che sono troppo cretina per risolvere questi problemi"
Io: "Lo so, scusa, mi spiace per il tono di quell'email..."
L: "Mica è colpa tua se è uno stronzo"
Io: "Comunque non preoccuparti degli allarmi. Il GCF vuole che li ignoriamo e noi li ignoriamo"
Circa un'ora dopo.
Telefono: "Ring ring ring"
Io: "Hello?"
GCF (con voce più stridula del solito): "Eugenio! È successo un disastro! Il servizio per XXX è crollato!"
Io: "Lo so"
GCF: "Lo sai?"
Io: "Certo. Non poteva non crollare, se il log continua a crescere e anche dopo gli allarmi nessuno va a rimuovere manualmente il file"
GCF: "Lo sapevi?"
Io: "E ti ho anche mandato un'email in cui ti dicevo che senza una rotazione manuale dei log gli allarmi erano inutili"
GCF: "Inutili?"
Io: "Ma non preoccuparti, fra un po' gli allarmi smetteranno di arrivare"
GCF: "Arrivare?"
Io: "Sì, a quest'ora il server Exchange dovrebbe star già ricevendo i suoi bravi 30-40 messaggi al secondo e non ci metterà molto a crollare, e usiamo quello anche per trasmettere gli allarmi di Nagios sia per email che al gateway SMS"
GCF: "Crollare?"
Io: "Ma c'è l'eco sulla linea?"
GCF: "Devi fare qualcosa! T. mi ha telefonato due volte, rischiamo di perdere il contratto!"
Io: "Mi spiace, ma temo di non potere. Hai insistito tanto sul fatto che non avevi bisogno di me, così ho preso la mountain bike e me ne sono andato alla foresta di Epping. Sono in bosco in questo momento, non so neanche dove potrei trovare un internet cafè, e comunque non ho con me le mie chiavi per la VPN"
(due volte falso: ero a casa a giocare con la gattina e a mettere insieme un cluster Rocks con dei vecchi server, e comunque chi mi conosce sa che non andrei neanche in mezzo alla giungla senza le mie chiavi ssh)
GCF: "Chiama L! Dille di far ripartire il servizio! Subito!"
Io: "Con piacere, ma non servirà a nulla. Come da tue istruzioni, ho rimosso le sue chiavi di accesso dal sistema di autenticazione per le macchine Linux, quindi non potrà accedere ai server almeno fino a quando io non le riattivo"
GCF: (starnazzamenti in francese)
Io (tranquillo): "Allora ci sentiamo domani, sì?"
GCF: (starnazzamenti in francese)
Due minuti dopo, telefonata a L.:
L: "Hello?"
Io: "Ciao, sono io. Fra cinque-dieci minuti ti telefonerà il GCF chiedendoti di metterti in macchina e andare in ufficio per risolvere in loco il problema di XXX dal mio computer [le cui chiavi sono ancora attive, NdE]. Mi aspetto che tu gli risponda che hai l'auto dal meccanico"
Viste le condizioni dell'SLA, sospetto che qualcuno vedrà il proprio bonus sensibilmente decurtato quando ad Aprile si chiude il bilancio, soprattutto quando le istruzioni che quel qualcuno ha messo per iscritto verranno accluse come da policy, domani mattina, all'incident report che va al senior management e al cliente.
21 gennaio 2009
La corsa dei disperati
M vive in Italia, in una grande città del sud, ha quarant'anni, una bambina di due e un lavoro che odia. È laureata, anche abbastanza brillantemente, ma le sue non sono competenze facili da vendere ad un datore di lavoro. Adesso fa la telefonista in una ditta di spedizioni internazionali, a 800 Euro al mese da cui deve detrarre le spese per l'auto, perchè lavora in una di quelle aree industriali in cui il trasporto pubblico ha la stessa frequenza, capillarità e rischi delle diligenze del Far West. Suo marito, poi, lavora per una compagnia un po' curiosa, che lo paga più o meno quando il suo capo ne ha voglia.
M ogni tanto viene penalizzata per mancanze più o meno inventate: un giorno, dice il suo capo, è arrivata al lavoro con un quarto d'ora di ritardo - anche se il suo cartellino risulta timbrato con un ritardo di soli 5 minuti; il suo capo ha deciso di sanzionarla trattenendole cinque giorni di stipendio. M. rimane ogni anno con un bel po' di giorni di ferie non godute, perchè il suo capo non vede di buon occhio gli sfaticati che si prendono tutte le ferie dell'anno. M. va al lavoro anche ammalata, perchè (avete indovinato) il suo capo non vede di buon occhio gli sfaticati che se ne stanno a casa un intero giorno solo perchè hanno 39 di febbre.
Ma perchè, le chiediamo io e Mrs. Inminoranza, non ti iscrivi a un sindacato che ti protegga da questi soprusi? Lei spalanca gli occhi "Siete matti? Sarei licenziata in 10 minuti, e poi che faccio? Vado a chiedere l'elemosina con la bambina al collo?"
Pensavo a qualche post di Uriel sulla meritocrazia e il precariato, e a qualche discussione avuta in passato con Mrs. Inminoranza, e all'improvviso ho capito: i problemi del lavoro in Italia, il precariato, lo sfruttamento dei lavoratori, la corsa al ribasso degli imprenditori che cercano personale sempre meno qualificato da assumere per sempre meno soldi e a condizioni sempre più vessatorie - tutto questo è colpa di M.
No, sul serio. Cioè, non colpa sua direttamente, ma di quello che M rappresenta.
M, potendo, se ne starebbe a casa con la sua bambina. Magari 10-15 anni fa avrebbe voluto fare l'insegnante, ma quando si è laureata avevano già introdotto la SIS, col suo bravo numero chiuso e il mercato del bestiame dei baroni che si spartivano le ammissioni; magari sarebbe stata una brava insegnante, ma il professore con cui s'era laureata non "pesava" abbastanza da garantirle l'accesso alla Biblioteca Vaticana durante la tesi, figurati un posto alla SIS. Condannata a vita al precariato, ha trovato un lavoro sottopagato e sfruttato e se lo tiene stretto come se fosse il Santo Graal, perchè l'alternativa è la fame. Se il suo capo la licenziasse, e proponesse di riassumerla a metà dello stipendio di adesso, probabilmente accetterebbe: perchè, ancora, l'alternativa è la fame - e lo stesso vale per suo marito.
M e suo marito, e i milioni di disperati che accettano qualunque lavoro perchè l'alternativa è finire in mezzo a una strada, ottengono un importante risultato che rende il mercato del lavoro italiano quasi unico in occidente: abbassano quella che in inglese viene chiamata la baseline, la linea di base, il valore di soglia per considerare accettabile un lavoro.
Quello che nessuno sembra capire in Italia è che i lavori degradanti, sottopagati, precari, pericolosi (non so se abbiamo ancora il record, ma la lista dei morti italiani sul lavoro a volte sembra un bollettino di guerra) non se ne andranno finchè non si metterà la gente in condizione di considerarli inaccettabili. Se M non fosse messa di fronte all'alternativa fra gli abusi del suo capo e la miseria, potrebbe dirgli di infilarsi quel lavoro su per il tabarèn: avrebbe un potere negoziale che oggi non ha - perchè se lei se ne va, il suo capo ne trova mille disposti a lavorare al suo posto, magari anche a un centinaio di Euro di meno, mille disperati per cui 700 Euro al mese più gli abusi sono comunque meglio che zero Euro al mese e niente abusi. È una corsa dei disperati che soffoca qualunque aspirazione alla dignità del lavoro.
L'alternativa? A mio modesto parere, sono gli ammortizzatori sociali che in buona parte dell'Europa mantengono ad un livello di vita almeno dignitoso la popolazione disoccupata o inabile al lavoro. Un sussidio di disoccupazione, unito a benefit per la casa, assegni familiari, un programma decente di edilizia popolare, sono tutte cose che permetterebbero a M. di vivere dignitosamente senza dover sopportare umiliazioni quotidiane e occupandosi della sua bambina; allo stesso modo, permetterebbero a suo marito il minimo potere negoziale necessario per pretendere, almeno, di essere pagato ogni mese o - ancora - di starsene a casa sapendo che comunque potrà mettere insieme pranzo e cena.
Il problema dei lavori degradanti, del precariato, dello sfruttamento dei lavoratori in Italia dipende in buona parte da una baseline che non è un sussidio permanente ma la miseria - i sei mesi di sussidio di disoccupazione non cambiano massicciamente i termini del problema: alla fine dei sei mesi, devi accettare o un lavoro degradante o, ancora, la miseria.
Leviamoci di torno, intanto, le obiezioni ovvie. La prima è che in questa maniera tutti resterebbero a casa a non fare un tubo e a guardare repliche di telefilm degli anni '80 su Rete4. Personalmente non lo credo - la realtà è che questo non succede laddove questo sistema esiste, se non altro perchè la maggioranza delle persone semplicemente non riesce a non fare un tubo tutto il giorno, anche senza contare il desiderio, che la maggior parte di noi ha, di uno stile di vita al di sopra del livello di sussistenza. Ma la sussistenza, appunto, deve essere garantita a tutti.
La seconda classica obiezione è che è immorale che M se ne stia a casa tutto il giorno e guadagni uno stipendio senza aver fatto nulla, dopotutto, per meritarselo. Può essere - anzi, è sicuramente ingiusto che venga mantenuta dalle mie tasse semplicemente perchè non ha la preparazione giusta, o si è laureata in lingue piuttosto che in ingegneria, o magari semplicemente non ha voglia di fare un tubo. E però, allo stesso tempo, dobbiamo considerare che se non se ne sta a casa, M se ne andrà in giro a inflazionare il mercato del lavoro e a rendere appetibile il sistema da mercato degli schiavi che è il precariato italiano: dunque, alla lunga, se M se ne sta a casa io ci guadagno - ci guadagno potere contrattuale che viene cancellato nel momento in cui sono circondato di gente disposta a lavorare per metà del mio salario (certo, con metà delle qualifiche e delle competenze: ma stiamo parlando di un'imprenditoria, quella italiana, che è in massima parte incapace di capire la differenza, dal momento che il suo obiettivo è di competere con la produzione cinese o bulgara). Non è dunque questione di moralità o immoralità, di "scrocconi che è ingiusto che se ne stiano a casa", come tuona ogni due giorni il Daily Mail: è semplicemente questione di tenere chi non ha qualifiche e possibilità di competere in condizioni dignitose senza costringerlo ad abbassare per disperazione gli standard per tutti i lavoratori.
La terza obiezione, quella tombale, è che costa troppo. Personalmente non sono sicuro che sia un problema così insormontabile: dopotutto mi par di capire che l'economia italiana abbia superato per volume quella inglese, che questa spesa se la può permettere da sempre; e contemporaneamente, per esempio, l'UK spende di più in sanità (dati 1997, 5.8% del PIL contro il 5.3% italiano - da allora la spesa è cresciuta per entrambi ma sarei stupito se le proporzioni fossero cambiate massicciamente), in istruzione (5.9% del PIL contro il 4.9% dell Italia, 2002 - e ancora, da allora la spesa inglese per l'istruzione è aumentata, non so quella italiana) e in forze armate (2.4% contro 1.8%, dati 2005). Non so dove se ne vadano i soldi italiani, ma forse i tempi sono maturi per un minimo di riorganizzazione della spesa.
Quando una famiglia di due disoccupati con due bambini, al netto dell'affitto di casa, incamera qualcosa come 1000 sterline al mese (o 1000 Euro al mese, in Italia), magari non può permettersi di vivere a Milano o a Roma, ma sicuramente può permettersi una vita dignitosa in provincia e, quel che è più importante, quando il proprietario di un call-centre scopre che per la stragrande maggioranza dei suoi dipendenti improvvisamente la disoccupazione è diventata più dignitosa magari gli tocca cambiare le cose, forse assumere meno gente ma non più in condizioni di precariato profondo, pagarli dignitosamente, offrire loro delle garanzie e soprattutto non può più permettersi lo stillicidio di umiliazioni e piccoli, meschini soprusi che costituiscono la giornata lavorativa del disperato privo di alternative che non siano la fame.
E adesso spiegatemi perchè una cosa che persino la Thatcher non si poteva permettere di cancellare in Italia non si può applicare.
Pubblicato da Eugenio Mastroviti alle 12:54 PM 21 commenti
Tags: diritti, lavoro, precariato
28 agosto 2008
Consigli sparsi...
...per chi volesse trovarsi un lavoro da queste parti.
Consigli e note in ordine sparso, in base all'esperienza (ripetuta) che ho accumulato negli ultimi 8 anni - soprattutto sulle differenze fra come le cose funzionano qui e in Italia.
- Il salario: la paga qui, nelle offerte di lavoro e nei contratti, viene sempre espressa al lordo di tasse e contributi. Per i lavori permanenti viene espressa in generale come paga annua, per i lavori a contratto come paga giornaliera. Per sapere quanto ci si porterà a casa, al netto di tutto, ogni settimana o o gni mese, questo calcolatore online è molto comodo.
- Gli extra: il salario, nel settore privato, è solo uno degli aspetti da considerare. Molti impieghi, soprattutto nel settore finanziario o informatico, prevedono un bonus, spesso legato alle prestazioni della compagnia e/o della business unit, e a volte almeno in parte garantito. È importante avere le idee chiare fin dall'inizio sull'entità e sulle condizioni per il bonus: ci sono datori di lavoro che offrono un salario inferiore alla media del mercato promettendo un bonus molto cospicuo - tranne poi scoprire che le clausole scritte in piccolo legavano quel bonus al raggiungimento di profitti superiori al PIL dell'Olanda. Anche l'entità del bonus, ovviamente, viene sempre espressa al lordo delle tasse (ma qui è facile: il bonus va generalmente tutto sull'aliquota massima, quindi basta tagliare il 40%)
- I benefit: occhi aperti anche su questi. La questione dei benefit è spinosissima, ed aggravata dal fatto che in questo Paese vengono tassati spietatamente (essenzialmente per impedire l'evasione IVA sulla Lotus Elise regalata all'amante dal CEO). Ogni datore di lavoro che si rispetti offre una serie di benefit, soprattutto pensione privata, assicurazione sanitaria e childcare benefits. Conviene esaminarli uno per uno.
- Pensione privata: ne esistono di tre tipi, uno dei quali non è un benefit. Un non-contributory pension scheme è un sistema per cui il datore di lavoro, sic et simpliciter, paga i contributi pensionistici privati per il dipendente: il dipendente paga comunque tasse sul valore dei contributi, ma non vi sono altri aggravi sulla busta paga. Per converso, un contributory pension scheme è un sistema in cui una parte dei contributi vengono versati dal dipendente ed una parte dal datore di lavoro. Generalmente lo schema è matching, nel senso che il datore di lavoro versa la stessa cifra che il dipendente decide di versare, fino ad un massimo fissato per contratto, generalmente il 5 o il 10% dello stipendio lordo. Il terzo tipo non è un benefit: il datore di lavoro conclude una convenzione con un pension provider, ma non versa nulla: il dipendente ottiene semplicemente delle condizioni marginalmente più favorevoli per il proprio fondo pensione.
- Assicurazione sanitaria: sempre tassata, spesso è una mezza truffa. Oggi nessun datore di lavoro privato può permettersi di non offrire una assicurazione sanitaria, quindi molti offrono sì un'assicurazione, ma con dei massimali irrisori, tipo 300 sterline/anno, e spesso non estesa neanche ai familiari del dipendente. Per capirci, una visita ginecologica privata al Portland Hospital di Londra per accertare la causa di stranezze in un test arriva a costare 450 sterline. Il problema è che spesso i dettagli sui massimali non vengono neanche discussi durante il colloquio, e le informazioni dettagliate arrivano solo alla fine del periodo di prova, dopo 3 mesi, quando l'assicurazione viene attivata. Informarsi sulle condizioni dell'assicurazione sanitaria non è cattiva educazione.
- Childcare benefits: la Gran Bretagna è l'unica nazione che continua a piccarsi di appartenere alla civiltà occidentale e ancora non ha asili-nido (e neanche asili, credo) statali; la retta di un asilo o di un nido privato può arrivare alle 1000-1200 sterline al mese, una bambinaia non costa molto meno (ma conviene perchè almeno non la fai venire quando stai a casa, e non paghi asilo + bambinaia di emergenza quando il pargolo è ammalato). I childcare benefits possono essere vari sistemi con cui il datore di lavoro si fa carico di parte di queste spese: ad esempio fornendo ai dipendenti buoni-asilo o buoni-bambinaia spendibili in particolari catene di asili-nido o con particolari agenzie di bambinaie in cambio di uno sconto più o meno sostanzioso. Nei casi più estremi le grandi compagnie, soprattutto nel settore finanziario, aprono asili-nido annessi ai propri uffici, per permettere alle dipendenti di tornare al lavoro senza interrompere l'allattamento.
- Altri benefits: c'è di tutto, dall'assicurazione sui viaggi (che copre sia i viaggi d'affari che le vacanze) alla palestra interna, dal Cycle to Work Scheme (che permette fra le altre cose di comprare una bicicletta anche di lusso a circa metà del prezzo di mercato e pagarla a rate senza interessi) all'auto aziendale o al car allowance (un supplemento di paga mensile che copre spese di benzina, manutenzione, bollo, assicurazione e deprezzamento dell'auto usata per fare il pendolare). Molti di questi benefits sono tassati/tassabili, quindi conviene all'assunzione, o durante il colloquio finale, informarsi se sia possibile non usufruirne (un esempio classico è l'assicurazione sui viaggi per chi ne ha già una offerta ad esempio dalla propria banca).
- Benefit non ufficiali: uscite con i colleghi, gite, viaggi. Nel mio vecchio lavoro avevamo un budget di 4000 sterline al mese (in tutto, eh, non per ciascuno) per sbevazzare dopo il lavoro il giovedì sera. Di solito vengono esposti con dovizia di particolari dopo che il primo colloquio è andato bene.
- Non ci sono solo i benefit e lo stipendio: la località è importante. Non è una cattiva idea controllare con cura la raggiungibilità del posto di lavoro: un posto raggiungibile in metropolitana è infinitamente preferibile ad uno raggiungibile solo in auto o, peggio, col treno. Andare dal punto A al punto B in auto può portar via il triplo del tempo che in metropolitana, in città; se il punto B è fuori città e raggiungibile col treno, le spese di trasporto possono lievitare fino a 3-4 volte quel che costa percorrere distanze comparabili in metropolitana: nel mio caso, andare al lavoro in treno mi costerebbe quasi 400 sterline al mese per arrivare in un posto a 30 Km da casa; un percorso di simile lunghezza in metropolitana mi costerebbe meno di 150 sterline/mese.
Un errore che si commette spesso, soprattutto ai primissimi colloqui, è non rendersi conto che più o meno tutto è negoziabile. Nei settori, come l'informatica e la finanza, in cui un contratto collettivo di lavoro semplicemente non esiste, lo spazio per la trattativa è ampio e i datori di lavoro sono generalmente ragionevoli e flessibili - spesso rinunciare, per dire, al car allowance e in cambio ottenere di lavorare da casa un terzo del tempo può andare a vantaggio di entrambe le parti (dove è possibile, è ovvio); in generale, non è un'eresia pensare di menzionare idee del genere in uno degli ultimi colloqui o magari al primo meeting semestrale di revisione.
Pubblicato da Eugenio Mastroviti alle 3:07 PM 5 commenti
06 maggio 2008
Lavorare con dei professionisti
Dialoghi tecnici al lavoro.
"Eugenio, I've found the problem"
"Ah, finally, what is it?"
"The whole system is full of horse shit"
Spero solo che stesse parlando in senso figurato. Conoscendo un paio dei programmatori che hanno lavorato all'applicazione, è improbabile.
Pubblicato da Eugenio Mastroviti alle 5:26 PM 7 commenti
Tags: informatica, lavoro
09 aprile 2008
Il Call Centre
La compagnia per cui lavoro (di cui, da contratto, non posso fare il nome: la maggior parte delle compagnie anglosassoni sono assolutamente paranoiche sulla possibilità di vedere il proprio nome citato sui blog di dipendenti in maniera non controllata) fra le altre cose si occupa di riconoscimento interattivo della voce/del linguaggio, analisi del linguaggio, autenticazione vocale e così via. In altre parole, uno dei modi con cui guadagnamo soldi è rimpiazzare, laddove possibile, con sistemi automatici gli sterminati call centre in cui centinaia di ragazzi sottopagati rispondono tutto il giorno con voce monotona alle stesse domande: a che ora parte il treno? A che ora arriva l'aereo? Dov'è la mia consegna? Ho messo il computer in lavastoviglie e si è rotto, vale la garanzia?
Quando abbiamo stipulato il contratto con una certa catena nazionale di cinema multisala per la prenotazione automatica via telefono dei biglietti, le condizioni imponevano che noi ci occupassimo di ogni passo del percorso di prenotazione, e quindi che avessimo un nostro, per quanto piccolo, call centre in grado di occuparsi di coloro che per un motivo o per l'altro non venivano capiti dal sistema automatizzato o avevano bisogno di ulteriori informazioni. Per fortuna nella palazzina c'era spazio d'avanzo, per cui al terzo piano è stato messo su un salone open space, in cui una ventina di ragazze/signore e pochi ragazzi passano la maggior parte del tempo a chiacchierare e a scaricare gli uni sugli altri la responsabilità di mettere le tazze sporche di tè nella lavastoviglie della cucina comune.
Quando, in Italia, chiacchierando con Candide e Mmax ho accennato ai miei sensi di colpa perchè, sostituendo a centinaia di esseri umani una mezza dozzina di server contribuisco in effetti a incrementare la disoccupazione, la risposta è stata lapidaria: il lavoro nei call centre è il più degradante immaginabile, e lamentare l'aumento di disoccupazione conseguente alla sua scomparsa è stupido come lamentare l'aumento di disoccupazione in USA dopo l'abolizione della schiavitù.
Ora, la gente che sta su al terzo piano ha un contratto uguale al mio, a tempo indeterminato, salvo che il loro bonus annuale legato ai profitti dell'azienda arriva al massimo fino al 10% dello stipendio. Certo lavora su turni dalle 6 del mattino fino quasi a mezzanotte (i turni fuori dallo standard 9-17.30 vengono pagati extra, ma di poco), ma sempre le stesse 37.5 ore settimanali; la paga non è esaltante, è abbastanza più bassa di quella di un insegnante, però in media un insegnante fatica abbastanza di più, sia come numero di ore, sia come stress e carico psicologico; hanno tutti la stessa assicurazione sanitaria privata che ho io, la stessa pensione privata più quella pubblica (anche detta elemosina), certo l'anno di congedo per maternità non è a stipendio pieno come in Italia (dove peraltro mi sembra siano quasi due anni, a giudicare dall'esperienza delle mie sorelle), ma questo è conseguente ad una cultura diversa, non è che in altri settori, o nel pubblico, le cose vadano meglio, anzi. Per sette ore e mezza + 1 ora di pausa pranzo siedono ad una scrivania, parlano con gente dall'accento o dalla parlata un po' particolare (abbastanza da non essere capita da un computer) o con chi vuole sapere quale di quei tre film è consigliabile per bambini sotto i cinque anni, scherzano, ridono, organizzano feste in maschera in orario di ufficio ogni 6 mesi (dolci gratis per chi si presenta vestito come un personaggio da film), e in un caso particolarmente memorabile, durante il turno serale trombano sul divano nell'ufficio del Cav. Grand'Uff. Lup. Mann. Figl. Di Putt. CEO, con matrimonio quasi-riparatore celebrato la scorsa settimana.
Insomma, sarò strano io, ma anche contando che sono una delle persone al mondo che odiano di più parlare al telefono, io non lo vedo come un lavoro particolarmente degradante. E i sensi di colpa rimangono. (sì, lo so: "le puttane ci sarebbero, sono i soldi che mancano")
Pubblicato da Eugenio Mastroviti alle 3:29 PM 9 commenti
Tags: lavoro
11 marzo 2008
Le gioie dell'informatica
Mi alzo alle tre, salto in auto, arrivo in ufficio, lo switchover è completato per le 7, due ore di test, tutto perfetto, email di un cliente, 9:05: "Il sito non va bene".
Panico
Che significa, non va bene? Che errore riporta? Che funzionalità manca? Come è possibile che non ce ne siamo accorti in un mese di test? Riunione di emergenza per una disamina dei casi possibili - abbiamo bisogno che tutti i server rispettino i parametri di sicurezza NIST/NSA, se qualche funzionalità cade per via delle nuove restrizioni bisogna necessariamente modificare il codice dei siti. Preparo frusta e pungolo elettrico per incentivare i programmatori.
No, dice il cliente quando lo richiamo, quella roba va benissimo, ma non mi piace molto il colore dello sfondo, è un mese che stavamo pensando di chiedervi di cambiarlo.
L'informatica, l'unico settore in cui essere autistici fa bene alla carriera.
In compenso, ho avuto un'oretta per aggiornare la mia workstation a KDE4. Siccome sono vecchio e scafato, ho aspettato la versione 4.02, ho anche aspettato che fosse in giro da un po', poi ho aspettato che venisse usata su Kubuntu per qualche settimana, e infine l'ho installata.
Tutto sommato, poteva andar peggio. Adesso non riconosce più le chiavi USB a meno che non attivi il widget apposito nella taskbar; le icone della taskbar sono gigantesche e non più personalizzabili, per favorire il pubblico americano e gli analfabeti in genere, che non solo hanno bisogno delle figure, ma le vogliono grosse; il bottone del new tab è scomparso dalla Konsole, costringendomi a premere 14 tasti di cui due con le orecchie per aprire un nuovo tab terminale nella stessa finestra; le opzioni per la localizzazione non esistono, e tutte le personalizzazioni per ottenere caratteri internazionali sulla tastiera sono evaporate (curiosamente, sono state cancellate anche dalla configurazione del vecchio KDE3); i widget sono fissi, non si possono spostare e vengono disposti alla rinfusa nell'ordine in cui vengono aggiunti, non sembra esserci modo per raggrupparli per funzione - magari c'è, ma mi sembra il caso di preavvertire che il primo commentatore che mi dice che sono stupido, ho usato troppo Windows, non capisco la filosofia di KDE4 e i nuovi paradigmi visuali, e basta andare in system->bugger_a_donkey->custom->Netherlands->beware_of_leopard->move_taskbar_widgets per risolvere tutto vince una botta di Hazet 36 nel cozzetto. Chi ha usato Linux e cercato di segnalare un problema in qualche forum sa di cosa sto parlando.
Temo proprio che abbia ragione il mio amico Emmanuele, a tutti questi coloratissimi nuoviparadigmivirtualidiinterazioneuomomacchina manca un elemento fondamentale, il bottone "please unfuck my system".
Adoro questo lavoro.
Pubblicato da Eugenio Mastroviti alle 10:47 AM 4 commenti
24 gennaio 2008
Societé Generale
Ci sono volte che non puoi fare altro che leggere le notizie e darti gran pacche sulle spalle per non aver accettato un'offerta di lavoro.
Pubblicato da Eugenio Mastroviti alle 5:15 PM 1 commenti
17 dicembre 2007
Brave persone
Questo post di Restodelmondo mi fa venire in mente una persona che conosco ormai da oltre un anno - una rarità, veramente, una brava persona in ambienti in cui le brave persone si contano sulle dita di una mano sola.
T. fa la manager, che già deporrebbe a suo sfavore, e per giunta fa la middle-manager di quello che è praticamente un quango, un organismo amministrativamente modificato (OAM, come li chiamano i biologi) che in Italia chiameremmo un ente parastatale, cliente della compagnia per cui ho lavorato fino a luglio: insomma una che, come si dice dalle mie parti, è meglio perderla che trovarla. Per giunta, è anche una rompicoglioni, una che se paga e firma un contratto, vuole dei risultati nei tempi promessi e non una poco credibile mescolanza di scuse e vaghe promesse di fare meglio, e quando capitava un casino, ci metteva cinque minuti a fare il mio numero e a chiedere che diavolo stavo combinando (la quantità di soldi e di contatti che il contratto con la sua agenzia ci portava le dava dei privilegi, come quello di poter accedere direttamente alle persone che facevano funzionare le cose, invece di dover passare per tre-quattro livelli di supporto telefonico).
Per una coincidenza (anche se mi piacerebbe poter pensare il contrario) la compagnia ha perso il contratto con l'agenzia di T. letteralmente il giorno dopo l'annuncio della mia messa in mobilità, e si è trattato, mi dicono, di un divorzio piuttosto burrascoso; per via che nell'ultimo paio di mesi io avevo lavorato praticamente solo su ciò che ruotava attorno al contratto con la sua agenzia, T. si è convinta che io sia stato danno collaterale del burrascoso divorzio, al punto da smuovere diversi contatti per aiutarmi a trovare un altro lavoro nel più breve tempo possibile; lavoro che poi si è materializzato, su sua segnalazione, da una direzione inattesa - una posizione abbastanza più elevata di quella che avevo nella City, uno stipendio (sorprendentemente) ben più alto e tecnologie estremamente interessanti, con un'altra compagnia di cui l'agenzia di T. è cliente, e a cui sono arrivato accompagnato da referenze entusiaste.
La cosa divertente è che qualche settimana fa T. si è accorta di un problema che poteva causare non poco imbarazzo al suo ente - in un periodo in cui le agenzie governative sono già nell'occhio del ciclone per essersi perse i dati personali di metà della popolazione, per aver ridotto alla fame migliaia di famiglie sbagliando l'entità degli assegni familiari, per non aver notato che un quarto degli operatori privati di sicurezza che avevano ricevuto una licenza governativa per operare in luoghi sensibili come aeroporti e stazioni erano immigrati clandestini. Mostrando la lungimiranza così comune fra i senior managers, soprattutto quelli governativi, i suoi boss le hanno detto che a loro del problema non gliene fregava niente finchè non gli esplodeva in mano, e comunque non ci credevano neanche tanto che il problema esistesse veramente. Come risultato T. ha dovuto lavorare praticamente nel tempo libero per evitare una situazione potenzialmente imbarazzante per il suo ente, chiedendo anche una mano ad un paio di amici (fra cui il sottoscritto).
Risultato? Una volta provato che un casino rischiava veramente di capitare, e presi i provvedimenti necessari, T. s'è vista togliere di mano tutto dal senior management che aveva giusto lì un cognato a cui attribuire tutto il merito. Comprensibilmente scazzata, sta facendo i bagagli per due settimane di giro della costa atlantica africana in barca a vela col nuovo marito (il terzo) sposato un paio di mesi fa, e sta meditando le dimissioni.
Che dire? Happy sailing, T.
P.S. Una breve precisazione per Mmax: no, non ci sono andato a letto.
Pubblicato da Eugenio Mastroviti alle 1:46 PM 8 commenti
Tags: brave persone, lavoro
11 dicembre 2007
Management for dummies
Caro J.
Adesso che è passato un po' di tempo e siamo tutti e due più tranquilli e possiamo guardare al passato in maniera un po' più rilassata, mi permetto, nel mio piccolo, di darti qualche consiglio spassionato che potrebbe tornarti utile per la prossima volta - approfittando del fatto che ho poco da fare in attesa della partenza per un viaggio di lavoro.
Capisco che quando sei arrivato ti sei trovato, e non per colpa tua, in una situazione difficile: il senior management aveva cancellato ogni residua fiducia nel futuro in un bel po' di gente, l'IT manager che stavi rimpiazzando era una delle poche persone decenti, che non a caso ad un certo punto aveva detto basta e s'era diretto a più verdi pascoli, i nostri programmatori e analisti migliori se ne andavano ad un ritmo di uno a settimana (non l'hai mai saputo, ma c'era un giro di scommesse mica da ridere su chi sarebbe stato il prossimo). Tutto verissimo, e non lo metto in dubbio: per qualche giorno, infatti, sei stato oggetto della massima solidarietà di tutti i superstiti. Credo sinceramente, però, che avresti potuto far meglio nella gestione della situazione. Ad esempio, quella famigerata settimana in cui perdemmo 3 persone (non l'hai mai saputo, ma c'è voluta più di una birra per convincerli a darti la lettera di dimissioni uno al giorno, tutti e tre alla stessa ora: N. te la doveva consegnare la settimana prima, per esempio) credo che quando il direttore europeo ti mandò un'email chiedendo "ma è un problema?" non avresti dovuto rispondere "ma no, li rimpiazziamo con niente con qualche scimmia ammaestrata a Bombay"; o almeno, prima di rispondere avresti dovuto controllare che le prime tre lettere del nome del direttore europeo non fossero in comune con le prime tre lettere di una certa lista di distribuzione di Exchange; e questo non tanto perchè l'email avrebbe potuto essere interpretata come razzista (tranquillo, non ce ne poteva fregare di meno; avevamo P. come collega, dopotutto, uno le cui uscite avrebbero fatto arrossire Nick Griffin) quanto perchè a) faceva capire a tutti in quanta considerazione era tenuto il nostro lavoro e b) faceva capire a tutti che il nostro IT manager non aveva la minima idea della complessità del lavoro che era chiamato a gestire. No, dico, ma pensavi davvero che tre-quattro programmatori neolaureati di Bombay potessero prendersi carico di qualcosa come 50.000 righe di codice C++ per HPC e occuparsi della manutenzione e bug fixing "come niente"? Programmatori che avrebbero dovuto correggere bug e occuparsi della QA prima di portare le patch in produzione? Su un sistema ASP su cui le 10-12 maggiori banche d'investimento del mondo facevano girare ogni mattina le proprie valutazioni?
Un altro consiglio che mi sento di darti è di evitare, per quanto possibile, di parlar male della gente che lavora per te; soprattutto poi se (ancora) parli male soprattutto delle loro capacità professionali senza averne un'idea ben precisa. Se dividi i programmatori in Tier-1 e Tier-2 dove il Tier-1 è composto di assunti -da te- da una settimana che dovrebbero in qualche maniera riscrivere da zero il software che costituisce il core business della società (che io non abbia mai visto una sola riga di codice scritta da loro non è grave; che non l'abbia vista neanche il server CVS, magari, lo è di più), e il Tier-2 si compone delle uniche persone che sanno come quel software esattamente funziona, che hanno passato gli ultimi due anni a tradurre in algoritmi i modelli sfornati dai nostri matematici (sì, si sono licenziati anche loro e lavorano per BNP-Paribas, adesso: e tu non te ne sei neanche accorto perchè credevi che i modelli si prendessero da qualche libro), si compone insomma delle persone che tengono in piedi e fanno funzionare l'unica fonte di reddito per la compagnia, ecco, in questi casi non è una buona idea venire a dire a me e a P. che quelli li hai messi nel Tier-2 perchè sono programmatori e analisti di second'ordine; primo, perchè è (evidentemente) falso, e secondo perchè, Cristo, sai benissimo che la senior programmer del Tier-2 è anche la mia migliore amica, e P. e la moglie vanno in vacanza ogni anno con la famiglia del senior analyst Tier-2.
Per finire, devo consigliarti anche, laddove possibile, di non limitarti a fare in modo che i tuoi piani siano buzzword compliant. Capisco che ogni buzzword che riesci a mettere nel piano aggiunge qualcosa al tuo bonus di fine anno; capisco anche che in una situazione in cui i profitti si sono dimezzati, la gente se ne va ad un ritmo di uno a settimana, l'affidabilità del software si degrada con ogni "miglioramento" che viene aggiunto senza essere testato (no, eliminare i sistemi per il QA per ridurre il budget non è stata una delle tue decisioni più brillanti, ma magari ne parliamo un'altra volta), diventa necessario far contenti i piani alti; con tutto questo, a volte le buzzword da sole non solo non bastano, ma possono diventare controproducenti.
Mi spiego.
Se il core business è costituito da un sistema ASP composto di un'interfaccia (Linux/Apache/Tomcat) a cui i clienti sottopongono i portafogli azionari da valutare, un cluster Rocks/Linux su cui il sofwtare che valuta i portafogli gira, diversi database (Linux/Mysql) a cui il cluster attinge per i dati del mercato su cui basare le estrapolazioni, e un'intera infrastruttura Linux per lo sviluppo, il QA (almeno fino ad un certo punto) e le comunicazioni, bene, in questo caso pronunciare la magica parolina "outsourcing" potrebbe non essere il toccasana che molti ritengono.
Certo, in teoria è possibile riscrivere il software che gira sul cluster in modo da disaccoppiarlo dal database; questo probabilmente significherebbe caricare sul cluster quantità enormi di dati per accompagnare i vettori delle valutazioni - pensa, due anni di dati delle tre o quattro maggiori borse mondiali, in formato XML, ogni mattina. Certo, in teoria è possibile allo stesso tempo portare quelle 50.000 righe di codice da Linux a Solaris (sì, il C++ è portabile; Rosy Bindi è di sinistra; quei soldi mi servivano per andare a trovare mia nonna malata; no, davvero, lei non è niente per me, io amo solo te). Certo, in teoria, visto che ci siamo, è possibile anche cancellare ogni riferimento alle librerie MPI e tradurre ogni chiamata ad una corrispondente chiamata alle librerie Solaris Grid, o come cavolo si chiamano questa settimana. E certo, in teoria è possibile, dopo aver fatto tutto questo, eseguire tutte le valutazioni in outsourcing sui Grid Cluster pubblici di Sun - ammesso, ovviamente, che si riesca a rendere sicura secondo gli standard, piuttosto stringenti, di una dozzina di banche d'investimento sia la comunicazione con il cluster, sia l'elaborazione stessa dei dati, visto che ci si troverebbe a condividere gli stessi nodi con lo sa Manitù quanti altri clienti di Sun. Tu lo sai, vero, che la mia amica Annarella in questo momento sta visualizzando un enorme diagramma GANTT in cui ogni tanto compare una casella con l'iscrizione "A miracle happens here", e sta scuotendo la testa; ma Annarella è una malfidata, non starla a sentire.
In teoria, tutto questo è possibile. In teoria, tutto questo è possibile contemporaneamente. Ma se mi permetti di darti un ultimo consiglio, magari per la prossima volta, tieni a mente questo semplice fatto: non licenziare tutti quelli che dovrebbero fare il lavoro in base al fatto che una volta che avranno fatto il lavoro, diventeranno superflui.
Perchè se lo rifai, ti ritroverai un'altra volta a spasso, con poche offerte di lavoro e costretto ad elemosinare referenze da quelli che lavoravano per te, che è veramente una delle cose più umilianti del mondo - non è che di te me ne freghi qualcosa, ma la business unit (un tempo una compagnia indipendente) che hai trascinato nel fango e portato allo smembramento, un tempo era tosta, all'avanguardia e ricca di potenzialità, e sarò sentimentale, ma un po' mi dispiace.
Pubblicato da Eugenio Mastroviti alle 3:21 PM 12 commenti
Tags: geek, informatica, lavoro, Linux, management