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domenica 13 marzo 2011

Bianco e nero


Leggevo le divagazioni del mio amico gillipixel, come spesso accade con la mia mezza chimera, ero anche io lì che me la tiravo sul divagamento inutile. Lui scriveva di bianco e nero ed io anche elucubravo sul medesimo tema. Per chi conosce questo blog da tempo c'è stata un'epoca in cui ho giocato con un amico fotografo a costruire post con le sue immagini (cfr etichetta "foto di sandro") e le mie parole, le foto erano tutte rigorosamente in bianco e nero. Spesso rielaboro immagini, scatti miei o roba dalla rete, eliminando il colore, se non è bianco e nero, è bianco e blu, così solo per essere in tinta con il blog. Ma da dove viene questa passione a basso contenuto cromatico? In fondo a me i colori piacciono, nella vita sono spesso vestita in modo molto colorato, anche se vesto di nero, aggiungo una nota di colore, e allora da dove viene questa passionaccia acromatica?
L'ispirazione illuminante arriva da un passo di un libro che sto leggendo, Dalla città nervosa di Enrique Vila-Matas, un libro fatto di frammenti, in uno di essi si parla di cinema e letteratura, di immagini raccontate e immagini proiettate, cito "Se in un libro si dice che in una stanza c'è una sedia, quella sedia sarà vista dai diversi lettori in modi diversissimi. Un principe, ad esempio, immaginerà una sedia stile Luigi XIV, mentre un mendicante penserà che si tratti una sedia vecchia e sgangherata. Invece se in un film compare una sedia, questa non potrà essere altro che quella che vedono tutti quanti". Mentre leggevo mi si è formata nella testa un'immagine, una stanza vuota con una sedia, certo una sedia ben precisa, ma senza colore, una sedia in bianco e nero. Ecco se proietto questa sedia, ho pensato, non c'è solo quella sedia, c'è la sua forma e poi ci sono tutte le sedie di quella forma colorate come vuole chi guarda. Se prendo una foto in bianco e nero vedo delle forme precise, certo non ne posso inventare altre, ma posso colorarle come voglio. Il vincolo visivo è solo parziale, l'immagine, anche se vincolata nella forma è libera nel colore, insomma il bianco e nero, l'immagine acromatica, è un po' come un brano letterario, lascia libera buona parte dell'immaginazione. Ecco perché levo il colore da tante foto, così voi che le vedete ci mettete quello che vi pare pure se vi costa fatica....


giovedì 10 settembre 2009

Chimere internettiane


disegno preso da qui
Qualche tempo fa, in uno sgangherato scambio di email in cui, io evidentemente scrivevo in turco e l'altro in aramaico antico (dato il livello di comprensione reciproca) , mi è stata proposta un'idea a dir poco straordinaria: farlocca e gillipixel sono la stessa persona.
La mia risposta fu particolarmente incazzata a quella email, ma non per l'idea suggerita, bensì perché mi si chiedeva di provare che così non era, che io ero una femmina e non il certamente maschio gillipixel. Mi urto sempre quando mi si chiede di dar prova di qualcosa, sopratutto se lo si fa in aramaico antico con commenti da taverna del Giurassico anteriore.
Ma l'idea di me e del mio amico gilly come bicefala (chissà forse pure tricefala) chimera internettiana continuava a ronzarmi nella testa/e. Il neurone agiva, creava scenari, immagini e ragioni per giustificare e vitalizzare codesta straordinaria creatura. Ecco effettivamente delle affinità, elettive o meno, tra me e il gatto di romagna ci sono. Condividiamo il segno zodiacale (sfigato), certo lui ama tex willer e io l'uomo ragno, ma sempre giustizieri sono, sempre un po' super-qualcosa sono. Tex parla tanto, Spiderman meno, ma dice l'essenziale. Amiamo le parole, è un amore rivolto al comunicare per iscritto, al condividere il viaggiare della mente tra le parole impresse, scritte e quindi un po' più permanenti di quelle dette. Ne abbiamo rispetto e timore delle parole scritte, se scrivo una cazzata, be' è lì, resta, domani c'è ancora.
La musica poi; là ci troviamo spesso a farci compagnia, una lacrimuccia su un Beatles d'annata o su un REM particolarmente coinvolgente. Ecco be' lui si squaglia per Kundera ed io per Pessoa, ma in fondo siamo due anime in codesto corpo bicefalo, va bene così, dato che poi c'è sempre Murakami che ci unisce.... insomma ai voglia ad elencare.
Poi ho cominciato a leggere i nostri post e i reciproci commenti in quest'ottica e sono nati tre personaggi leggermente psicotici:
  1. Lo scrittore versatile: è il più sano della lista. Ama scrivere, adora l'esercizio di stile, il fluttuare tra una dissertazione dotta e una lisergica frullata delirante, tra un commento amorevole ad una foto ed un inno al piede scalzo. Lo scrittore versatile ama indossare panni variegati, ama l'inganno, l'ambiguità. Oggi si sveglia femmina e miagola, occhieggia tra le righe mostrando una tetta virtual-letteraria. Domani apre mascolinamente gli occhi e mostra il bicipite letterario, lanciandosi in un braccio di ferro all'ultimo sangue con il gatto del vicinato. Maschiamente registra la vittoria sulla razza felina in un elegante post. Poi sguscia rapido/a e scodinzola, tra citazioni zen e fumettistiche, lanciandosi in descrizioni viaggianti, vagheggiando di altre epoche in cui, viaggiatore-trice del mondo e dell'anima, passava dalle rive del Po a New York, passando per Roma. Chissà, magari viaggiando su di un cargo battente bandiera panamense.
  2. Il commentatore onanista: la chimera internettiana scrive post, li mostra in vario stile, contenuti ampi, eleganti e non, cazzeggi senza freni o quasi, gestisce più blog, con sapiente intercalare. E sopratutto adora auto-commentarsi. La chimera è totalmente schizofrenica. A volte scrive e poi s'incazza con quanto ha scritto e allora giù segoni mostruosi tra botta e risposta senza limiti. Altre volte si legge e si ama, si adora quasi. "Miodiocomesonopoetico/a" (ha sempre problemi di genere nel pensarsi) e allora se lo dice, se lo scrive con amore, con tenerezza, ironizza miagolando e facendo le fusa. Si manda anche i bacini da solo/a. Crea dialoghi con terze parti oracolari della cui esistenza non si ha certezza. Una sorta di i-ching in versione parolaia (mi perdoni il vero oracolo per l'indegno parallelo) che lo/a ispirano nel suo schizoide intercalare. Va poi a spasso per i blog altrui, commentando ora con un'identità ora con l'altra, ma sempre strizzandosi l'occhio. Si ama il commentatore, si auto-cita, tanto lo sa solo luilei con e di cosa parla.
  3. Il trans internettiano: è strettamente legato allo scrittore versatile ma sta un po' peggio. Infatti è un lui-lei che non ha i soldi per l'operazione e tutta la trafila. E' un uomo in corpo di donna e/o una donna in corpo di uomo, ma è poverissimo/a e molto bacchettone, quindi di battere per alzare i soldi per il cambio di sesso non se ne parla. Lo/a hanno portato/a da i migliori specialisti della psiche, amici amorevoli hanno fatto collette immani per farlo parlare con questa gente, ma no, nulla da fare. Luilei vuole cambiare sesso. Gli amici la colletta per l'operazione non la vogliono fare e allora hanno un'idea: viviti la tua ambigua sessualità, vivi il tuo doppio genere, crea due blog, due identità e vivi per iscritto la tua doppia vita. Da quando lo fa sta molto meglio e si vuole molto più bene, riesce anche a lavorare ed è meno povero/a, magari un giorno si farà l'operazione.
Mi piace la chimera che può oggettivamente esistere qui. Noi moltitudine possiamo, qui, avere spazio, nella rete siamo a nostro agio, esistiamo finalmente senza costrizioni. Lasciamo ad altri il compito di viverci e indovinarci per ciò che siamo o ciò che potremmo essere. Vero gilly?