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martedì 22 luglio 2008

Ah... l'amore


Ho un amico che dipinge, disegna, scrive, costruisce robot, una persona davvero poliedrica e molto romantica. Infatti si innamora una volta alla settimana. Di questi amori, eterei e delicati, fa sopratutto arte. Ama le illusioni che intravediamo tra i colori della realtà, in fondo a secondo di dove batte la luce vediamo cose e colori diversi, sentiamo cose diverse, abbiamo necessità che, al cambiare dell'ombra, cambiano anch'esse.
Queste immagini che il pittore mi trasmette mi hanno portato, per contrasto, ad un altro amico. Lui è un monogamo (cosa rarissima tra i maschi della specie umana). Finchè è in una relazione c'è solo quella. Il punto è che le sue relazioni durano un tempo finito e a volte non molto "esteso". Mentre il pittore sublima, lui ha il problema di chiudere senza infliggere dolore. Insomma sono due brave persone entrambi ma una pone un problema interessante: la temporaneità.
Riflettendo una soluzione possibile per questo vivere temporaneo, senza progettualità che non riesce a chiudere davvero senza dolore c'è: i fidanzamenti a tempo.
Non è un'idea nuova, Fabio Volo c'ha costruito un libro intorno, non particolarmente bello, anche perchè non segue l'idea fino in fondo. Però la enuncia e quindi sia dato merito a chi per primo tira fuori un'idea.
In certi periodi della vita sarebbe opportuno esplicitare la necessità di temporaneità, di movimento, di instabilità, l'assenza di progettualità. Ci si trova, ci si da un tempo finito di follia amorosa totale. Nel periodo ci si autorizza a scambiare tutto ciò che si vuole. Si mette in chiaro tutto ciò che è consentito (io per esempio non sopporto le raffiche di sms con pensierini in stile baci perugina, mi fanno venire le carie solo a leggerli, e dovrei dirlo). Poi ognuno per conto suo. Be' il contratto è rinnovabile, ma a brevi trance da verificare rigorosamente ogni volta. A costo di mettere tutto per iscritto.
Pensate che senso di libertà estrema che da una cosa del genere. Un po' come quegli amori adolescenziali che si vivevano al mare, avevi un mese, due settimane, poi ognuno tornava alla sua città e tutto sarebbe finito per forza. E allora potevi persino giurare amore eterno e crederci per quel tempo che c'era. Illusioni, certamente, quando poi era la realtà cittadina ad illuminarle, ne vedevi bene il colore temporaneo in tutto il suo fulgore. E allora perchè non estendere la modalità ad altro contesto? Come per l'idea del muretto di cui al post precedente, un recupero adulto di una realtà adolescenziale, un recupero consapevole della labilità del vivere tipica di quell'età della vita.
L'unico problema che vedo è che quasi sempre una delle due parti non ci crede, non crede alla temporaneità, all'aleatorietà della situazione. Ma almeno chi ci crede potrà dire "ma io te lo avevo detto... anzi scritto".