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Ciò che sottende la malinconia presente è qualcosa che condivido (tanto per cambiare) con la mia mezza chimera gillipixel: l'essere effimeri. Lui diceva inutile, ma poi parla che ti ri-parla, la parola giusta è effimero/a. Quel senso di passare di qua senza lasciare traccia, scivolare tra le pieghe della vita senza che nulla resti, neppure il dna. Ti guardi intorno e proprio non ce la fai ad appassionarti a ciò che da un senso alla vita di molti, del gossip politico-televisivo non te ne frega proprio nulla, delle lotte intestine al luogo di lavoro a scopo carriera, ancor di meno. La polemica sinistra-destra ti sminuzza le palle o ti fa venire l'orchite (a scelta), tanto lo sai che sia come sia, dipende tutto dalla qualità delle persone che gestiscono il potere e non da quel che dicono che tanto è volatile. Famiglia non ce l'hai e quindi non hai responsabilità imprescindibili, vai, ti muovi sfiorando la vita degli altri, lasciando ai tuoi contemporanei briciole di amore e amicizia, anche qualche granello di saggezza, molli qualche sberla, raccogli altrettanto. Tutto assolutamente e totalmente impermanente.
Questo è in totale contrasto con ciò che mi ha nutrito sin dalla culla, un'educazione intera basata sul lasciare traccia di sé, o con le opere dell'ingegno o con quelle biologiche (figli). Bene, sul lavoro sono bravina ma non da nobel e figli non ne ho. Quindi sto tradendo l'anima stessa di ciò che mi è stato insegnato.
Poi mi fermo, chiacchiero con qualcuno, guardo i raggi del sole e di colpo mi rendo conto che le effimere sono anche insetti, farfalle ad esempio, e che sono bellissime.