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mercoledì 7 aprile 2010

Barbie

Tanto tempo fa, ma tanto che quasi non si ricorda più, ero un'adolescente, sovrapeso, disperata, scombinata ed estremamente sfigata. All'epoca avevo un'amica che di sostanzialmente diverso da me aveva solo che era secca come la morte dei tarocchi, per il resto viaggiava sulla stessa onda. Certe sere ci trovavamo sole a casa sua e parlando dell'ennessimo due di picche maschile, dello sberleffo del compagno e della disattenzione al cubo genitoriale, per tirarci su, giocavamo a barbie la reginetta del ballo accompagnando il tutto con sostanze attive di vario genere. Codesta pratica ce la portammo anche nell'età adulta e per molti anni, al vertice della disperazione, tiravamo fuori la scatola e sghignazzando, aggiungendo qualche sostanza psicotropa, tanto per ricordare i vecchi tempi, giocavamo a barbie la reginetta del ballo.
Poi finì anche quel rapporto e addio barbie la reginetta. D'altra parte mai mi ero sentita barbie, mai la reginetta del ballo. Al massimo mi sentivo il capo criceto sulla ruota che vorticava. Questo fino ad oggi. Oggi siore e siori, mi sento la reginetta del ballo. Le mie simulazioni numeriche fanno meraviglie (cfr. qui per capire l'antefatto), gli amici sono speciali e mi coccolano, viaggio come una trottola allegra ed anche il cuore è contento (forse a giorni alterni). Magari domani non sarà così, magari domani mi prendono a calci come esco dal portone di casa e scopro un baco nel codice, ma chissene, oggi vado a ballare con ken e c'ho il vestito verde che era il più bello di tutti.

martedì 1 dicembre 2009

Mi sono innamorata....

Lui si chiama Beverly (500cc), non è un ragazzino di primo pelo, ha già 20mila km sulle spalle, ma si sa, a me gli sbarbatelli non sono mai piaciuti. Oggi ci siamo fidanzati ufficialmente, ma era già un po' che ci facevamo la corte. Anche se con gran dolore ho detto addio al mio compagno degli ultimi 10 anni, avevamo 60mila km fatti insieme e tante avventure. Lo regalo, il mio vecchio mulo, l'ho lasciato al concessionario e vediamo se potrà fare felice qualcun altro almeno come ha felicitato me.
Così è iniziata una nuova avventura. Stamattina, sotto la pioggia romana, nel traffico terrificante del mattino, ho avuto la conferma: io e beverly ci amiamo davvero.

Ps. Beverly pare significhi "beaver stream": ruscello dei castori... bellissimo

sabato 11 luglio 2009

A volte....

La qui presente Farlocca si è passata una bella settimana a Bologna a lavorare come una bestia. Oddio non sempre sempre, un giorno a spasso con ipazia se lo è regalato, ma per riuscirci ci siamo ben arrampicate sugli specchi. A Bologna ci sono andata a giocarmi la carriera e ho vinto. Be' non è che proprio sia stata una roulette o una mano di carte, erano mesi che mi facevo un mazzo così per arrivare a luglio con le carte giuste in mano. Il premio è arrivato, niente soldi (mai sia! qui si lavora sempre per la gloria), ma riconoscimenti e complimenti quelli sì in abbondanza. Sono momenti questi in cui ti si chiede di fare un passaggio, in cui la vita ti dice "adesso basta cazzeggiare, sei grande e ti devi comportare di conseguenza... ogni tanto almeno". La prima reazione è il panico. Una vocina nella testa continua a lagnarsi "no, no, io sono piccola e scema... lasciatemi stare... no no voglio il ciuccio" e di solito ti accendi una sigaretta che è l'equivalente del ciuccio per molti adulti. Però qualcosa ti dice che la vocina va azzittita. Guardi il calendario, conti le primavere (o le estati se preferite) e un'altra vocina emerge "Cazzo! altro che piccola! scema forse... ma qui se non ti dai una mossa arrivi alla tomba che ancora hai le tre rotelle alla bici". Accendi un'altra sigaretta che ti passa un po' l'ansia. Così, tra un colpo di tosse da vecchia ciccosa e l'altro, ti metti al lavoro. Il punto è che se stai in santa pace ci metti anche poco a fare quel che ti si chiede, ma la vita matrigna non ti lascia tranquilla, infierisce e ti circonda di casini assortiti mentre tu cerchi di concentrarti (va be' lo so, un po' me li cerco da sola, ma questa è la mia natura). Passi allora mesi a usare tre neuroni a pieno regime su quel che devi fare e tutto il resto del cervello ad arginare la zia, i guai sul luogo di lavoro, i sentimenti in subbuglio e quant'altro. Ma quei tre neuroni sono presi full-time e fanno un bel lavoro. Neanche in vacanza smettono.
Insomma arrivi al momento in cui ti devi esporre, te e quel che fai. La cosa va. Per la prima volta in vita tua ti viene riconosciuta la validità del tuo lavoro e senza riserve. Cominci a camminare ad un metro da terra. Sei stanchissima, l'adrenalina che ti ha tenuto in piedi si esaurisce, ma tu hai un sorriso come quando eri piccola e mamma tornava da un viaggio abbracciandoti e dandoti un regalo. Felicità quasi assoluta. Poi alcuni pastrocchi della tua vita, in contemporanea, cominciano a mettersi a posto. E allora hai così tanta contentezza dentro che ti avanza quasi. Vorresti inscatolarla, metterla in un bel barattolo per tenerla da conto. Lo sai che prima o poi passa, che i tempi di magra sono sempre lì dietro l'angolo, allora farebbe comodo averne un po' di riserva da usare alla bisogna. C'è chi dice che si può fare, che la contentezza è polverosa e bianca, ma sono colombiani e io non mi fido.