da ascoltare mentre si legge
"Io sono una persona passionale" dice il padre alla figlia "ed è, alla fine, per questo che con te litigo così... violentemente" fa una pausa passandosi la mano sul viso. Sono in salotto nella casa in cui lei si è nascosta, hanno litigato ferocemente, anzi, lui ha litigato con lei ferocemente. Il padre è rosso in viso, la figlia non mostra nulla, lo guarda in silenzio "certe volte stai lì, fai delle cose terribili senza che traspaia un'emozione... le fai a te non agli altri... questo tuo modo mi fa uscire di testa". E' stanco quell'uomo e la figlia tace. Nel tacere delle loro voci si sente il mare e il frusciare dei rami, "Babbo….." mormora e le parole non escono, non è una bambina da un pezzo e il padre è un anziano signore - lui dice di non essere più un ragazzino. In fondo, vorrebbe solo deporre le armi e stare tranquilla. Guarda quell'uomo straordinario che, a più di settant'anni, ha ancora la vitalità per infuriarsi con tutta l'anima, per gridare al mondo rabbia e amore. Lo guarda e vede, con tristezza, tutto quello che lei ha cercato di fuggire, quel vortice di emozioni, un gorgo potente che si scatena e travolge ogni cosa senza riguardo per grandi o piccoli, per forti o deboli. E' in quel gorgo che è cresciuta senza sapere come gestirlo, in quel mare, troppo spesso in tempesta, che l'ha quasi affogata. Il padre, rassegnato a quei silenzi, si siede sul bracciolo del divano "oggi non parlo delle mie passioni, di quelle di tua madre o di chissà chi, parlo delle tue... " alza gli occhi quel vecchio egoista e fin troppo intelligente, la fissa. Poi distoglie lo sguardo e lo lascia vagare sul mare, "non puoi restare qui, non puoi fuggire dalla tua vita e sprecare anni di lavoro solo perché non hai mai imparato a gestire i tuoi demoni" dice senza guardarla, "non è giusto un simile spreco" mormora quasi a sé stesso "Non conosco i dettagli degli ultimi mesi della tua vita, sei ben più che adulta e se non ne parli è affar tuo, non so cosa tu abbia combinato e perché, ma so che non sei mai cambiata da quando eri piccola… tu o sali sulla barricata con il fucile o te ne vai… ora però te ne sei andata per troppo tempo… lo so che ci hai provato, lo so, sei un capo laboratorio, sei una scienziata di alto livello, non … merda … non puoi mollare tutto e andar via!! non puoi nasconderti quasi tre mesi in questa cazzo di tana a far nulla!! che cazzo fai tutto il giorno qui? guardi il mare? conti gli aghi di pino?" si sta infuriando di nuovo, ma la guarda e smette.
La figlia continua a tacere, assorbe le parole del padre, ne assorbe la verità, sente i suoi demoni gorgogliarle nella pancia, ascolta il gorgo che è anche suo e che lei vuole cancellare, ignorare, fuggire. Per questo si è nascosta, per questo ha gettato la spugna ed è scesa dalla barricata, per dirla con le parole del vecchio. Lui che ha guidato per ore per trovarla e parlare di persona, lui che non c'è mai se lo cerchi, ma solo quando vuol farsi trovare. Lui è venuto fin là per dirle quello che pensa. "che gran gesto d'amore … e di prevaricazione" pensa lei e sorride. "Babbo perché non la smettiamo?" raddrizza la schiena e si sposta dalla madia a cui si è appoggiata, come a difendere la schiena, a cercare sostegno, "ho una buona bottiglia, dei pomodorini eccezionali e faccio una pasta. Magari un po' piccantina che ho dei peperoncini fetenti che sono una meraviglia" sorride. "Qui non si fa proprio nulla finché non spieghi o mi garantisci che torni" il vecchio non molla; stavolta è come quando da bambina e da adolescente raccontava bugie che lui scopriva, finché non saltava fuori la verità lui non la mollava, oggi non c'è strategia diversiva che tenga. Lei si appoggia di nuovo alla madia "non c'è nulla da spiegare, non ne posso più e basta. Te l'ho già detto. Non ce la faccio più a star lì a combattere contro i mulini a vento, con la mancanza di soldi per lavorare, con le mezze-calzette che mi passano sulla testa, con gli uomini sbagliati che mi scelgo… babbo se tu non sei più un ragazzino, io sono una signora di mezza età, con un pugno di mosche in mano, senza una vita affettiva, senza figli… non che non ci abbia provato, lo sai, ma sono un'incapace su questo lato… là dove sono capace il mondo mi crolla addosso e mi sento vecchia per puntellarlo… o per ricominciare da capo un'altra volta" parla senza guardarlo, le scende una lacrima sul viso rivolto alla finestra, gli occhi persi sul mare. "le passioni bruciano, consumano e poi finiscono… forse la mia per la scienza è finita…" il vecchio si alza di scatto "Cazzate! Stai facendo la lagna come una ragazzina! Tu sei una guerriera, la mia guerriera.... lo hai dimostrato a me, a te stessa e a tutti mille volte… che è adesso 'sta lagna? che vuol dire non ce la faccio più?" si ferma di colpo nel suo gridare, guarda quella donna che è sua figlia, vede di nuovo la sua bambina di 6 anni che si è rotta una spalla e sta zitta, una bambina che non piangeva mai, che però, quel giorno, non ce la faceva neppure a muoversi. A quarant'anni di distanza è la stessa cosa, si è rotto qualcosa in quella figlia sua, sta ferma e respira piano, con attenzione, perché ogni respiro fa male. Si ferma il vecchio, come allora si ammorbidisce, mette da parte la sua ira, la sua ansia. Lui non sa cosa sia successo, se c'è stato un fatto specifico, se c'è stato un ennesimo uomo "sbagliato" che sua figlia ha scelto o se un qualche collega ha affondato il coltello un po' più a fondo, una volta di troppo; a questo punto non importa, cè solo quella figlia rotta da riparare ancora una volta. "Va bene,…" allunga una mano a farle una carezza "che vino hai? magari un bicchiere … ecco sì una pasta ci sta bene…" la guarda negli occhi ora; occhi cangianti, ora scuri, ora chiari, come i suoi, schermi in cui, per un attimo, scorrono i dolori di una vita intera provocandogli un brivido gelato lungo la schiena. Si soffia il naso, lei, raddrizza la schiena, si gira, prende la bottiglia e la passa a lui per aprirla "Ora preparo e poi starò qui tranquilla" alza la testa a guardarlo negli occhi, "puoi strillare quanto vuoi, finché non sarà il momento io starò qui… a contare aghi di pino…" Sorridono entrambi, lo sanno che lei tornerà, lo sanno che farà come dice lui, ancora una volta, perché lei è come lui, come la madre che non c'è più: condannata ad essere un combattente, senza speranza di fuga. Si accende una sigaretta e mette l'acqua sul fuoco "E piantala di fumare che così t'ammazzi" "Babbo, non rompere i coglioni". Mentre l'olio comincia a sfrigolare nella padella e l'acqua a scaldarsi, un falco pellegrino volteggia davanti alla finestra, plana, risale e poi va.
da ascoltare alla fine.
e come dice galatea: è un racconto di fantasia, che non fa riferimento a persone, luoghi o avvenimenti reali....