Dalle mie parti abbiamo avuto un D-day tutto speciale: il cambio di casa di una persona infinitamente fragile. Un trasloco travolge chi è stabile e in forze, rischia di distruggere chi è fragile. Eppure c'è modo di evitare la distruzione, in fondo basta affrontare il probabile disastro in gruppo, un gruppo però che sia affettivamente disponibile, che porti allegria, supporto e speranza a chi è a rischio. Ce l'abbiamo fatta fin qui. Lei è stata bravissima. Ora speriamo nel futuro, incrociamo le dita e cerchiamo di darle il massimo supporto possibile.
Naturalmente la commedia e non la tragedia è stata protagonista. Alle 8 del mattina le truppe avanzate erano in posizione, lei, la traslocanda, ormai era preda della più totale angoscia, mentre mobili e scatoloni prendevano la via della nuova casa, il terrore si andava impadronendo di tutti. Il passaggio al nuovo quartiere, l'ignoto... tutto sembrava generare mostri tentacolari che ghermivano i convenuti. Poi piano, piano, gli oggetti hanno cominciato a popolare la nuova casa, le truppe sono arrivate e un vago sorriso a lasciato il posto all'angoscia.
Momenti di puro caos primigenio hanno accompagnato l'organizzazione della nuova casa, con chi metteva a posto scordandosi dopo due minuti dove, a volte anche cosa, ma si sforzava comunque di farlo. Con altri che tentavano di montare il mobiletto (c'è ne è sempre uno) di Ikea, secondo le chiarissime istruzioni, chiamando a raccolta l'intera truppa per un simposio sul concetto di mobiletto e della sua medesima essenza. Altri, per fortuna, mi regalavano ilarità via sms, altri hanno pensato a noi, hanno sperato con noi e ringraziamo anche loro.
Per il futuro, a ricordo di questo nostro D-day, mi/ci lascio le parole di F. Pessoa da il violinista pazzo
Naturalmente la commedia e non la tragedia è stata protagonista. Alle 8 del mattina le truppe avanzate erano in posizione, lei, la traslocanda, ormai era preda della più totale angoscia, mentre mobili e scatoloni prendevano la via della nuova casa, il terrore si andava impadronendo di tutti. Il passaggio al nuovo quartiere, l'ignoto... tutto sembrava generare mostri tentacolari che ghermivano i convenuti. Poi piano, piano, gli oggetti hanno cominciato a popolare la nuova casa, le truppe sono arrivate e un vago sorriso a lasciato il posto all'angoscia.
Momenti di puro caos primigenio hanno accompagnato l'organizzazione della nuova casa, con chi metteva a posto scordandosi dopo due minuti dove, a volte anche cosa, ma si sforzava comunque di farlo. Con altri che tentavano di montare il mobiletto (c'è ne è sempre uno) di Ikea, secondo le chiarissime istruzioni, chiamando a raccolta l'intera truppa per un simposio sul concetto di mobiletto e della sua medesima essenza. Altri, per fortuna, mi regalavano ilarità via sms, altri hanno pensato a noi, hanno sperato con noi e ringraziamo anche loro.
Per il futuro, a ricordo di questo nostro D-day, mi/ci lascio le parole di F. Pessoa da il violinista pazzo
Tuttavia, quando la tristezza di vivere,
poiché la vita non è voluta,
ritorna nell' ora dei sogni,
col senso della sua freddezza,
improvvisamente ciascuno ricorda -
risplendente come la luna nuova
dove il sogno-vita diventa cenere -
la melodia del violinista pazzo.
poiché la vita non è voluta,
ritorna nell' ora dei sogni,
col senso della sua freddezza,
improvvisamente ciascuno ricorda -
risplendente come la luna nuova
dove il sogno-vita diventa cenere -
la melodia del violinista pazzo.
2 commenti:
... viva i fragili che danno forza alla nostra fragilità...
... e così via.
e così sia.
a.
a ognuno i matti suoi :) (con molto affetto ovviamente)
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