Io pasqua l'ho più o meno passata così... AUGURI
domenica 24 aprile 2011
domenica 10 aprile 2011
Dei libri e del loro lancio
Oggi un mio amico presentava il suo libro all'Auditorium di Roma, é un amico di tutta una vita, secondo me scrive benissimo e quindi ve ne consiglio la lettura, il libro è La pazzia di Dio di Luigi De Pascalis. Non vi consiglio invece le presentazioni dei libri in generale, quelle fanno venire l'orticaria. Be' non sempre, di libri Luigi ne ha scritti vari e li ha anche presentati, molto molto bene, con momenti esilaranti, con la tenerezza che lo caratterizza nel parlare dei suoi personaggi, che lo chiamano a scrivere, ognuno al momento opportuno; sa raccontare, senza retorica, come nasce una storia di quelle che racconta. Insomma lui li sa presentare i suoi lavori. Il problema nasce dalla natura stessa della presentazione, è questo un momento altamente commerciale, necessita di visibilità e quindi richiede il vip o semi-vip della moderna cultura che presenzia ed interviene. E qui cominciano le disgrazie. Un momento, non cominci la sempre presente voce dal fondo a dire che sono la solita snob, che volevo quello/a con 6 lauree e 3 dottorati per la presentazione. No, per me poteva esserci anche il Piotta (d'antica memoria) o Biscardi a fare il vip, andava bene, anzi meglio forse, perché il libro non lo avrebbero mai letto prima di venire e magari mi facevano ridere. Un momento che finisco di dire. Mi serve ancora tempo. Per giustificare questa mia affermazione ho bisogno di una breve digressione sul concetto di lettore di libro.
I lettori di libri possono essere di tanti tipi, ci sono quelli innamorati delle parole che se trovano anche un libro di cucina ben scritto se lo bevono dalla prima all'ultima sillaba; quelli innamorati della carta stampata in quanto tale, con relativa venerazione feticista dell'oggetto; quelli superficiali, leggono il risvolto di copertina, il primo e l'ultimo capitolo e stanno bene così, come ci sono quelli che un libro, qualunque esso sia, anche se fa schifo, lo devono finire per forza; quelli che leggono l'introduzione e la postfazione prima di cominciare il testo vero e proprio, quelli che invece le leggono solo dopo, quelli che i libri li leggono solo per prender sonno e quelli innamorati delle storie che vengono narrate che, se la storia li prende, non dormono fino alla fine della medesima. Ovviamente esistono poi tutte le possibili mescolanze di queste categorie (non ho alcuna pretesa di esaustività nella mia lista sia chiaro). Io appartengo in larghissima misura all'ultima categoria, amo le storie che mi si raccontano tra le pagine di un libro, se la storia è pallosa, per quanto ben scritta, raramente arrivo alla fine. Debbo inoltre ammettere che i libri di Luigi hanno per me una caratteristica speciale, li comincio a leggere e sento un profumo di legna di camino o di sera d'estate, ogni volta è come se mi sedessi accanto a lui e mi faccessi raccontare una storia. Me la godo come se sentissi la sua voce narrante che mi porta a spasso tra realtà e fantasia, come se avessi 5 anni e il mondo fosse un luogo di cui non so quasi nulla.
Quindi immaginate l'atteggiamento della Farlocca in sede di presentazione, sta lì assaporando anticipatamente anedotti e chiacchiere sui personaggi, pregustando un possibile profumo di camino che magari può scaturire tra una frase dotta e uno sfoggio vippesco, insomma è lì che regredisce ai 5 anni su citati, quasi si acciambella con il dito in bocca... e allora comincia a parlare il semi-vip di turno... e le racconta la storia del libro, i perché e i per come, anche quasi il come-va-a-finire. Mentre le esce fumo nero dalle orecchie, le si attorcigliano le budella e sta per mettere mano al primo oggetto che ha accanto (il libro firmato), si rammenta dell'antica amicizia che la lega all'autore evitando così il lancio-di-copia-autografata-in-testa-a-semi-vip.
Queste sono le disgrazie di cui sopra, un/a fetente che per far vedere che ha fatto i compiti, che è dotto/a, ti riporta al mondo reale quando sei pronto a fare un salto nella fantasia... secondo me dovrebbe essere reato punibile almeno con ammenda pecuniaria.
Mentre tornavo a casa bofonchiando e ribollendo come una pentola di brodo, mi sono però ricordata di un aspetto della mia vita che in questo periodo mi affligge: mi dimentico le cose, sono quasi preoccupante nella mia smemoratezza. Ora però questo fatto mi torna utilissimo: tra un paio di giorni non mi ricorderò più niente della storia malamente narrata dal semi-vip. Potrò aprire il libro, sedermi vicino al camino e farmi raccontare, dalle parole di Luigi, tutta la storia, godendomela, fino alla fine proprio come se avessi ancora 5 anni.
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