Mi sta
capitando sempre più spesso di parlare, argomentare e discutere su di un tema un po' speciale: le reazioni violente, in particolare, nelle interazioni tra umani. Mi spiego. A volte le persone, la vita, sembrano intervenire su di noi "a gamba tesa", ci fanno lo sgambetto o così a noi pare. Questo tipo di eventi, mediamente, provoca dolore, frustrazione e
sopratutto rabbia.
Molte delle persone con cui
mi è capitato di "argomentare" sul tema sostengono il loro diritto alla reazione violenta, ad incazzarsi, a
mandare a.. o
di qua e
di là chi "
provoca" il sentimento di dolore, frustrazione o malessere con il suo sgambetto. Incitano me, in situazioni simili alle loro, a reagire rompendo gambe, oggetti o quant'altro capita. Io, però, non sono quasi mai d'accordo. E' vero, anche a me è successo di provare rabbia e furore e desiderio di vendetta per degli sgambetti o simili, ma più passa il tempo e meno sono le situazioni che classifico come "sgambetti" e a cui mi sembra giustificato reagire con rabbia.
Prendiamo uno dei casi sui quali ho discusso di più con amiche e amici. La situazione in cui ci si innamora, si sale sul carro in due e l'altro, ad un certo punto, dichiara di voler scendere. Ora se questo ipotetico altro
non ha millantato amore eterno,
non ha giurato fedeltà fino alla morte,
non ti ha fatto indebitare fino agli occhi per traslocare/aiutarlo/fare-il-giro-del-mondo, e poi neanche restituisce celermente il denaro, ma è semplicemente salito sul carro dicendo "va bene vengo, stiamo a vedere che succede" e poi scende, magari anche rapidamente, cosa c'è da incazzarsi con furia ed ira funesta?
L'innamoramento è, quasi sempre e
sopratutto se molto repentino, una nostra personale costruzione, un nostro desiderio di sederci sulla nuvoletta rosa e lasciarci andare, sentirci come bimbi ed affidare tutto di noi a qualcuno come se avessimo 3 anni. Dato che quelli con cui parlo ,di solito, di anni ne hanno più di 40, questo modo di fare mi sembra leggermente fuori tempo. Innamorarsi da adulti è sì salire sulla nuvoletta rosa, ma ricordando che di nuvoletta trattasi e non di realtà assoluta. Se poi, l'altro, molto prudentemente, dice "calma però, ognuno ha i suoi tempi e la sua storia appresso" a
magior ragione la nuvoletta è di vapore. Per darle consistenza bisogna avere pazienza e consapevolezza, sapere che può dissolversi in ogni momento, che ha degli alti e bassi, che a volte da rosa si fa nera. Così se la mia nuvoletta si dissolve, non mi incazzo, non posso proprio. Posso essere triste, anche molto, posso non condividere le motivazioni e le ragioni addotte per andar via, per non partecipare più (
dicevasi al post precedente che ci vuole coraggio in certe
cose), ma non incazzata. Anzi, riconosco all'altro il sacro santo diritto (quasi dovere) di ritirarsi se sta scomodo, se la
mia (e sottolineo
mia) costruzione non gli piace, la trova stretta o quant'altro, se non vuole modificarla insieme facendola diventare
nostra, è cosa buona e giusta che se ne vada.
Certo se per andarsene prende il caterpillar e mi passa sopra, appena raccolgo i miei cocci e li rincollo, lo vado a cercare per mandarlo all'ospedale (vedasi post vecchi sull'
excompagno per l'uso del caterpillar in questi casi, giuro che però non l'ho mandato all'ospedale, ma solo per paura delle conseguenze penali). Se così non è, se con tenerezza e anche dolore, scende, lo rispetto e continuo a volergli bene, ad essergli grata per ciò che ci si è scambiato, lascio aperta una porta, magari un portoncino, per potersi riparlare/trovare prima o poi.
Insomma gli sgambetti ci sembrano spesso tali perché distruggono una nostra proiezione, un nostro sogno, un'idea preconcetta del reale che con quest'ultimo non ha niente a che fare.
Ecco guarda caso quando dico queste cose un sacco di gente si incazza con me...
Nella strada piena di sole vago ci sono case immobili e gente che cammina.
Una tristezza piena di terrore mi gela.
Presento un avvenimento dall'altra parte delle frontiere e dei movimenti.
No, no, questo no!
Tutto, salvo sapere
cos'è il Mistero!
Superficie dell'Universo, oh Palpebre Calate,
non vi sollevate mai!
Deve essere insopportabile lo sguardo della Verità Finale!
Lasciatemi vivere senza sapere niente, e morire senza venire a sapere niente!
La ragione che ci sia essere, che ci siano esseri, che ci sia tutto,
deve portare a una follia più grande degli spazi
fra le anime e le stelle.
No, non la verità! Lasciatemi queste case, questa gente,
proprio così, senza nient'altro, solo queste case e questa gente...
Quale alito orribile e freddo mi tocca gli occhi chiusi?
Non li voglio aprire per il vivere! Oh Verità, scordati di me!
(
Fernando Pessoa Demogorgone)
*dedicato ad M. che mai leggerà questo post, che tanto me ne ha voluto e che, su queste cose, tanto si è incazzata senza mai capirci un tubo