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venerdì 26 giugno 2020

1980 vs 2020, gli anniversari e gli anni che volano

Gli anni sono volati qui sulla teiera e sui blog in generale disperdendo decine di amici con cui si condividevano passioni comuni. L'avventura iniziò a fine giugno del 2008, perciò proprio in questi giorni fanno dodici. Certi post sono ormai diventati archeologia del web ma alcuni, grazie alla musica, mantengono sempre il loro valore; come questo che scrissi sull'annata 1980: si scatenò un vespaio, con discussioni che definire animate è poco. Pagine e pagine di commenti e prese di posizione.
Sono dieci album usciti tutti in quell'anno che voglio qui riproporre con una piccola modifica (col tempo si può anche cambiare idea). Dischi da avere nella propria collezione. Poi se volete facciamo il confronto con questo 2020, ma anche no. 

The Pretenders - Album omonimo
1979 (uk) - gennaio 1980 (usa)








The Cure - Seventeen Seconds
18 aprile 1980

La seconda tappa di un percorso unico che fatto di Smith e compagni uno dei pochi gruppi capaci di evolversi e resistere fino ad oggi alle mode, alle tendenze e a MTV.





Joy Division - Closer 18 luglio 1980
Un capolavoro straziante uscito pochi giorni dopo il suicidio di Ian Curtis. L'emblema del post punk e la sua stessa pietra tombale.
Heart and soul.





David Bowie - Scary Monsters 20 settembre 1980
L'atto finale di un decennio clamoroso. Il canto del cigno per il Bowie che fu: Cenere alla cenere, funk to funky, sappiamo che Major Tom è un tossico, perso nell’alto dei cieli e depresso da tanto tempo.
L'ultimo disco che comprato del duca bianco, con Fripp alla chitarra geniale.




Killing Joke - Album omonimo agosto 1980
Disco feroce e seminale che ha ispirato diversi gruppi futuri. Tribalismo, dark, metal e industrial in una miscela esplosiva.







Bauhaus - In the flat field ottobre 1980
Il dark più puro che ha avuto molti seguaci. Un disco memorabile, come le loro esibizioni dal vivo, con la presenza istrionica Peter Murphy.






Talking Heads - Remain in light ottobre 1980
Ancora oggi un disco di una modernità spiazzante.








Japan - Gentleman take polaroid
15 novembre 1980

La sensibilità compositiva e la decadenza di David Sylvian che per la prima volta collabora a pieno con Sakamoto.







The Clash - Sandinista
12 dicembre 1980

Un triplo vinile per raccontarci dove la musica sarebbe andata.







Tuxedomoon - Half Mute
Il rock come avanguardia creativa e sperimentazione non solo musicale.







lunedì 11 maggio 2020

Compie 40 anni il capolavoro della new wave italiana

Inverno 1980/81
Frequentavo l'università a Bologna e uscendo una sera dal mio appartamento in via Sant'Isaia per fare un giro in centro, scoprii per caso il Punkreas, un locale ricavato in una cantina. Entrai e in apparenza pareva una delle tante tipiche osterie di Bologna, ma mi sbagliavo. Dopo pochi minuti il locale underground cominciò a riempirsi di ragazzi e ragazze che dall'aspetto non parevano i tipici frequentatori di osterie. Quella sera suonavano i Gaznevada, gruppo bolognese a me allora sconosciuto, probabilmente in una delle prime uscite di una certa importanza. Suonarono brani dei Ramones, ma anche pezzi loro e malgrado emergesse qualche limite tecnico, si intuiva che stava nascendo qualcosa di nuovo partorito dalla Bologna del '77 di Radio Alice, del movimento e della cultura alternativa, ora già post-punk. Ci si avviava verso territori comunicativi inesplorati che avrebbero portato alla luce personaggi geniali come Andrea Pazienza ( a cui piacevano) e Scozzari. Un'onda che aveva già fatto emergere un gruppo cult come gli Skiantos. Da quella sera il Punkreas fu un appuntamento fisso di quell'inverno bolognese. L'anno dopo comprai il loro primo album Sick Soundtrack e constatai che i ragazzi erano non poco migliorati. Abbandonati gli esordi in stile Ramones, i Gaznevada partorirono qualcosa di unico per il panorama ammuffito della musica italiana di quegli anni, creando una nuova prospettiva musicale...Erano i figli del post punk americano e furono bravissimi, autentici surfisti dell'immaginario a prendere l'onda buona della new wave adattandola alla fantasia nostrana che rifletteva nell'universo rock la parte creativa del movimento bolognese del '77. "Sick Soundtrack", primo LP dei Gaznevada, era un ingorgo stupefacente di intuizioni fra Devo e Contortions ('Going Underground'), Talking Heads (Oil Tubes), no wave newyorkese, psichedelia... (Flavio Brighenti).
Nel giro di pochi anni furono purtroppo fagocitati e integrati dal business musicale e probabilmente anche dall'eroina. Comparvero qualche volta in TV in versione synth pop, specie quando uscì il singolo I.C. Love Affair (rispetto ad altre schifezze del periodo non era neanche male), che diventò una hit dance degli anni '80.

martedì 17 dicembre 2019

Gli altri anni '80: doppia puntata su Radio Sonora

Stasera alle 22 su Radio Sonora sarò ospite del programma Brazzzwave per la prima di due puntate sugli anni '80 dove si parlerà di musica e altro. Link sul logo per la radio e questi sono i link per i podcast delle puntate 1 e 2.

Al netto di tastiere tamarre, synth-pop plastificato e rock da stadio, gli anni '80 (sulla scia della fine del decennio precedente) hanno prodotto nuovi generi e band seminali che hanno influenzato il corso della musica. Mi riferisco in particolare a post punk e new wave in tutte le derivazioni. Un'onda lunga che ancora oggi influenza una moltitudine di band e musicisti. Ci sono tante cose da riscoprire e da riascoltare, come la bellissima e commovente Dear God degli XTC: una lettera immaginaria che l'autore Andy Partridge scrive a Dio mettendo in dubbio la sua benevolenza e la sua esistenza. Molti negozi rifiutarono il singolo per paura di ritorsioni.

...Non crederò nel paradiso e nell'inferno,
niente santi e peccatori, nessun diavolo per buon conto,
nessun cancello con le perle, niente corona di spine,
tu lasci sempre noi umani nelle peste
le guerre che porti, i bimbi che anneghi,
i dispersi del mare mai ritrovati, e accade così ovunque nel mondo intero,
le ferite che vedo aiutano a capire che Padre Figlio e Spirito Santo sono la truffa ad opera di qualcuno non certo sacro
e se tu sei lì in alto percepirai che sto parlando col cuore aperto
Se c'è una cosa in cui io non credo
Sei tu... Caro Dio.


La scaletta della prima puntata:

The The -Violence Of Truth 1989
Cassiber - At last I'm free 1984
David Sylvian - Taking The Veil 1986
Brian Eno & David Byrne - Regiment 1981
Surprize - Don't Want Be Easier 1982
XTC - Dear God 1986
Tuxedomoon - Incubus (Blue Suit) 1981
23 Skidoo - Coup 1983



domenica 22 settembre 2019

The Magnificent Seven

Ho avuto una botta di nostalgia di quelle forti e mi sono sparato un'ora di Sandinista a tutto volume. Avevo dimenticato l'inizio col botto: The Magnificent Seven è un capolavoro. Il brano fu creato su un giro di Norman Roy-Watts, bassista dei Blockheads di Ian Dury e modellato su quello che si definisce stream-of-consciousness: un flusso torrenziale di ritmo e parole che hanno lasciato il segno nella storia della musica. Si tratta di un racconto sarcastico e surreale della quotidianità lavorativa di una persona, attraverso l'automazione dei gesti quotidiani, il consumismo e la manipolazione dei media. Un testo zibaldone che oggi suona quasi come una sorta di precognizione sul libero mercato e la globalizzazione.

Ring! Ring! It’s 7:00 A.M.!                            Sveglia! Sveglia! Sono le 07:00!
Move y’self to go again                                Muoviti per andare di nuovo
Cold water in the face                                 L’acqua fredda in faccia
Brings you back to this awful place              Ti riporta a questo posto orribile
Knuckle merchants and you bankers, too      Di nobili mercanti e banchieri


Oltre che dal dub, all'epoca i Clash erano stati conquistati da uno dei gruppi pionieri del rap, di cui aprirono il concerto a New York nel 1981: Grandmaster Flash e Furious Five.

Il video combina la versione in studio del 1980 con immagini dal vivo della performance al Tom Synder Show, giugno 1981.

venerdì 21 giugno 2019

Pensatevi liberi!

Un dilagante rigurgito musicale con epicentro nella nostra città. Bologna Rock. Dalle cantine all’asfalto. Così la locandina del mitico evento che il 2 aprile 1979 radunò più di seimila persone al Palasport: un concentrato della scena punk, rock demenziale e new wave bolognese dell’epoca, con band come Skiantos, Wind Open, Luti Chroma, Gaznevada, Bieki, Naphta, Confusional Quartet, Rusk und Brusk, Frigos e molti altri sconosciuti. Dal 17 maggio al 29 settembre 2019 il MAMbo ripercorre quei momenti con la mostra Pensatevi liberi. Bologna Rock 1979 tra vinili, documenti, fumetti, materiali visivi e grafici, strumentazioni dell’epoca e pubblicazioni indipendenti capaci di rappresentare non solo quel particolare fermento musicale, ma anche la nascita e la crescita del ruolo socio-politico di Bologna tra il 1971 e il 1985 nella storia della cultura italiana e non solo. (da zero.eu)

Per me era il primo anno di università a Bologna e nell'inverno del '79 uscendo una sera dal mio appartamento di via Sant'Isaia, scoprii per caso il Punkreas, locale ricavato in una cantina. Era nato sulle ceneri del circolo anarchico La Talpa, in uno scantinato di via de' Grifoni. Dall'esterno apparentemente sembrava una delle tipiche osterie di Bologna, ma mi sbagliavo. Entrai e dopo pochi minuti il locale cominciò ad affollarsi di ragazzi e ragazze che dall'aspetto non parevano i tipici frequentatori di osterie. Quella sera si esibivano i Gaznevada, gruppo bolognese in una delle prime uscite. Suonarono brani dei Ramones ma anche pezzi loro e, malgrado emergessero alcuni limiti tecnici, si intuiva che stava nascendo qualcosa di nuovo ed originale. Era l'onda lunga della Bologna del '77 di Radio Alice, del movimento e della cultura alternativa, ora già post-punk, avviata verso territori comunicativi inesplorati che avrebbero portato alla luce personaggi geniali come Andrea Pazienza e Scozzari e che aveva già fatto emergere un gruppo di culto come gli Skiantos. Era il momento d'oro di una città che culminò con l'evento musicale che vide gli Skiantos presentarsi sul palco del palazzetto con impermeabili, scolapasta e vasi da notte in testa: invece di suonare cucinarono e mangiarono un piatto di spaghetti in diluvio di uova, farina e gavettoni. Erano gli anni de Il Male, il Cannibale, dell'ondata di concerti, dei pomeriggi al Disco D'oro in cerca di vinili... Di lì a poco la creazione del nostro gruppo fece sì che stare in pari con gli esami e frequentare le lezioni diventasse molto complicato.

Confusional Quartet davanti al Punkreas

giovedì 16 maggio 2019

Gli altri '80: Clock DVA - Beautiful Losers






















Al netto delle tastiere tamarre, del synth-pop plastificato e del rock da stadio, gli anni '80 (sulla scia della fine del decennio precedente) hanno prodotto nuovi generi e band seminali. Mi riferisco in generale a post punk e new wave in tutte le derivazioni: correnti musicali che in futuro potrebbero confluire in un programma radiofonico, incentrato proprio su una decade spesso valutata in maniera frettolosa e superficiale. Se per la musica italiana del periodo non salvo un granché (Crêuza de mä però è nell'empireo) allargando lo sguardo, si potrebbe cominciare da Talking Heads, David Sylvian, The The, Cure, giusto per fare qualche nome tra i più noti, ma grattando sotto lo strato più superficiale, è bello andare a ripescare altri artisti di valore con una carriera più distante dai riflettori principali, ma non per questo meno interessanti.
  
I Clock DVA, il cui nome fu ispirato dal romanzo di Burgess A Clockwork Orange (da cui anche Arancia meccanica) sono un ottimo esempio di avanguardia e commistione di sonorità: jazz, funk, elettronica e industrial. Siamo a Sheffield all'inizio degli anni '80, la città grigia e alienante delle industrie siderurgiche che ha visto nascere band come ABC, Cabaret Voltaire, Heaven 17 e Human League. Fondatore, leader, paroliere, nonché pianista e trombettista dei Clock DVA è Adi Newton. Dopo il primo album Thirst la band si fece notare anche al di fuori degli ambienti alternativi e fu messa sotto contratto dalla Polydor per il secondo album intitolato Advantage.
“Advantage” resterà la formula perfetta. L’alchimia in grado di traghettare le intuizioni dei pionieri industrial di Sheffield verso un sound moderno e totale, dove ogni steccato di genere veniva definitivamente abbattuto. (onda rock)

  

venerdì 19 aprile 2019

Lost & Found: A Certain Ratio, Talking Heads e una cover riemersa 40 anni dopo

A Certain Ratio agli Strawberry Studios con Grace Jones


















A Certain Ratio, storica band di Manchester della Factory Records, festeggia il 40° anniversario quest'anno con un nuovo cofanetto dal titolo ACR: BOX con 20 tracce inedite. Sono allergico ai cofanetti celebrativi, ma in questo c'è la sorpresa come nell'uovo di Pasqua: una cover che unisce due fra le mie più grandi passioni musicali di sempre: A Certain Ratio e Talking Heads
Il brano in questione e uno di quelli che hanno tracciato l'evoluzione della musica negli anni '80 insieme all'album di cui fa parte: sto parlando di House in Motion da Remain in Light. Nel progetto originale doveva esserci la collaborazione di Grace Jones che però all'epoca non completò il suo take, ma ora la traccia è stata conclusa ripescando la registrazione originale e il risultato è stre-pi-to-so, video compreso.

House in Motion - Talking Heads, 1980 (A Certain Ratio cover)

sabato 6 aprile 2019

Autobiografia musicale in 100 canzoni: #2 Hiroshima Mon Amour

Unici e soprattutto i primi nel panorama inglese di fine anni '70 ad unire il punk con il glam rock e l'elettronica, utilizzando anche il violino. Tutto ciò fino al terzo album Systems of Romance. In seguito, con l'uscita di John Foxx, vi fu una svolta verso un sinth-pop melodico che andò per la maggiore per quasi tutti gli anni '80. I primi tre album degli Ultravox li ho ascoltati infinite volte; il seguito per me è trascurabile.
Hiroshima mon amour è il brano di chiusura del secondo disco Ha Ha Ha, nonché lato B del singolo ROckwrok. Una splendida canzone ritmata dalla drum-machine (la TR 77 della Roland ormai nei musei della musica) e dalla batteria, accompagnata da un basso geometrico e potente e dal synth in primo piano. Il tutto in contrasto con il cantato romantico, quasi decadente. Uno dei loro brani più belli che richiama, non so quanto volutamente, le atmosfere del Bowie berlinese. Come singolo non entrò nella pop charts, ma la Island Records continuò ad avere fiducia nel gruppo. Brian Eno fu il primo produttore.

martedì 18 settembre 2018

Anni ottanta: Surprize

Il fermento musicale (e non solo) di Bologna alla fine degli anni '70 era un'avanguardia che portò alla nascita di tantissimi gruppi di cui purtroppo si è persa traccia. Non solo Skiantos e Gaznevada: un band favolosa, che ho avuto la fortuna di vedere dal vivo, erano i Surprize. Suonavano un genere molto simile a quello che tentavo di portare avanti con i miei Reverse, solo che loro lo facevano molto meglio.

Dal sito beatstream ho sintetizzato la loro bio, ma prima consiglio l'ascolto del brano.

La Base Records di Bologna, che pubblicava per il mercato italiano artisti del calibro di Joy Division o Pere Ubu, decise di iniziare le stampe di materiale italiano. I Surprize risultarono i più accreditati per dare il via a questa decisione discografica. The secret lies in rhythm (1982) flirtava coi ritmi tribali, col dub, con una sezione fiati da far paura. La musica della band era avanti anni luce rispetto al suono imperante in Italia. Infatti nella nostra penisola pochi se ne accorsero. Una copia del disco arrivò però negli uffici della Factory Benelux. Chi ascoltò il vinile ne rimase colpito. La band intanto aprì i concerti italiani dei New Order e degli Spandau Ballet, anzi in questo ultimo concerto i Surprize divennero l’attrazione principale, in considerazione del fatto che il gruppo inglese non arrivò mai al palazzo dello sport di Piazza Azzarita. La Factory Benelux chiamò quindi i ragazzi in quel di Manchester per registrare i brani da inserire nel nuovo disco.“In movimento” (1984) divenne un disco molto importante per la musica indipendente italiana, oltre al valore artistico delle tracce presenti, rappresentò il tentativo da parte di un gruppo italiano di esportare la “nostra” musica oltre i patri confini. Un luminoso futuro si spalancava davanti ai Surprize. Purtroppo continui litigi in seno alla band portarono all’inevitabile scioglimento. Oggi rimane un solo rammarico: i Surprize potevano diventare un grande gruppo. Il primo di Bologna che tentò la carta internazionale.

mercoledì 30 maggio 2018

Gli anni '80 in cento canzoni



Ammettiamolo, nonostante internet e i voli low cost, dal 2001 in poi la nostra società fa sempre più schifo. Se avessi una macchina del tempo, cambierei epoca per disconnettermi e disintossicarmi con un anno sabbatico negli scintillanti anni '80. Decade sempre controversa nei giudizi (che ora qui non interessano) che però non è sono solo quella del culto dell’ottimismo, del superfluo e di Dirty Dancing. Quando ci ripenso, le prime tre cose che mi vengono in mente sono la musica fantastica, il ritorno dei concerti in Italia e le interminabili notti nell'underground romagnolo, quando tutte le tendenze si mischiavano felicemente prima dell'omologazione generale che ha segnato l'inizio di un periodo tormentato. Poi, quando meno te lo aspetti, come nei migliori film il copione riserva una svolta fulminea, grazie all'incontro con una persona che ti illumina mentre tanti intorno a te sprofondano. Non era tutto rose e fiori: una mezza generazione falcidiata dall'eroina che aveva invaso la penisola; Chernobyl, l'Aids, ma per fortuna anche Quelli della notte, i fumetti di Paz, e soprattutto il potere salvifico della musica.
Tempo fa, in occasione di una serata, ho preparato su richiesta di un gruppo di amici una lista basata sui miei gusti personali, attingendo senza regole da un decennio che ha avuto mille sfaccettature. Inevitabile la commistione fra brani forse sconosciuti a tanti e (al netto di Duran Duran e Madonna) alcuni pezzi più commerciali, comunque simbolo del decennio. Un'occasione per ripescare perle dimenticate e one-hit wonder. Playlist delle prime 50 su spotify.
  1. The B-52's - Private Idaho 1980
  2. Dead Kennedys - California Über Alles 1980
  3. Talking Heads - Once in a Lifetime 1980
  4. Tuxedomoon - 59 to 1 - 1980
  5. Killing Joke - Requiem 1980
  6. Blondie - Call me 1980
  7. Siouxsie and the Banshees - Israel 1980
  8. Joy Division - Love Will Tear Us Apart 1980
  9. The Clash - The Magnificent Seven 1980 (Live 1981 Tom Synder Show)
  10. David Bowie - Fashion 1980
  11. David Bowie - Ashes to Ashes 1980
  12. Devo - Girl U Want 1980
  13. Material - Reduction 1980
  14. Martha & the Muffins - Echo Beach 1980
  15. The Selecters - To Much Pressure 1980
  16. John Foxx - Metal Beat 1980
  17. A Certain Ratio - Shack up 1980
  18. Blondie - Rapture 1981
  19. Brian Eno - David Byrne - Regiment 1981
  20. The Passions - I'm in Love with a German Film Star 1981
  21. Maximum Joy - Stratch 1981
  22. Siouxsie and the Banshees - Arabian Knights 1981
  23. Bauhaus - Kick In The Eye 1981
  24. Human League - Don't You Want Me 1981
  25. Simple Minds - Love song 1981
  26. Medium Medium - Mice or monsters 1981
  27. Tom Tom Club - Wordy Rappinghood 1981
  28. Soft Cell - Tainted Love 1981
  29. The Clash - This is Radio Clash 1981
  30. Japan - Vision of China 1981
  31. Yazoo - Situation 1982
  32. The Cure - Let's Go To Bed 1982
  33. Simple Minds - Someone, Somewhere In Summertime 1982
  34. The The - Uncertain Smile 1982
  35. The Clash - Rock The Casbah 1982
  36. Grandmaster Flash - The Message 1982
  37. Bush Tetras - You can't be funky 1982
  38. David Bowie - Cat People (Putting Out Fire) 1982 (da Ingloriuos Bastard)
  39. Culture Club - Do You Really Want To Hurt Me 1982
  40. Talking Heads - Burning Down The House 1983
  41. New Order - Blue Monday 1983
  42. Eurythmics -  Sweet Dreams 1983
  43. Frankie Goes To Hollywood - Relax 1983
  44. Public Image Limited - This is not a love song 1983
  45. Depeche Mode - Everything counts 1983
  46. Tears for fears - Change 1983
  47. U2 - Pride (In the Name of Love) 1984
  48. The Style Council - You're the Best Thing 1984
  49. Talk Talk - It's my life 1984
  50. Everything But The Girl - Each & Every One 1984
  51. Prince - Purple Rain 1984
  52. Bronski Beat - Small town boy 1984
  53. Echo & the Bunnyman - The Killing Moon 1984
  54. Alphaville - Made in Japan 1984
  55. David Sylvian - Nostalgia 1984
  56. Smiths - How Soon Is Now 1984
  57. Brian Ferry - Slave to love 1985
  58. The Cult - Rain 1985
  59. The Cure - In Between Days 1985
  60. Sting - If You Love Somebody Set Them Free 1985
  61. Grace Jones - Slave To The Rhythm 1985
  62. Run-Dmc - Walk this way 1985
  63. Eurythmics - There must be an angel 1985
  64. Simply Red - Money's Too Tight To Mention 1985
  65. Peter Gabriel & Kate Bush - Don't give up 1986
  66. Art of Noise - Paranoimia 1986 
  67. Smiths - Bigmouth strikes again 1986
  68. Simply Red - Open Up The Red Box 1986
  69. Peter Gabriel - Sledgehammer 1986
  70. The The - Infected 1986
  71. David Sylvian - Orpheus 1987
  72. Smiths - There Is A Light That Never Goes Out 1987
  73. New Order - True Faith 1987
  74. Prince - Sign ''O'' The Times 1987
  75. Beastie Boys - (You Gotta) Fight for Your Right (to Party) 1987
  76. Terence Trent D'Arby - Sign your name 1987
  77. Neneh Cherry - Buffalo Stance 1988
  78. Morrisey - Every day is like sunday 1988
  79. U2 - Desire 1988
  80. Edie Brickell & New Bohemians - What I Am 1988
  81. Tears For Fears - Sowing the seeds of love 1989
  82. Depeche Mode - Personal Jesus 1989
  83. Public Enemy - Fight the Power 1989
  84. Red Hot Chili Peppers - Higher ground 1989
  85. Nirvana - About a girl 1989
  86. Lenny Kravitz - Let love rule 1989
  87. The Cure - Lullaby 1989
 UN PO' D'ITALIA
  1. Franco Battiato – Up Patriots To Arms 1980
  2. Gaznevada - Japanese Girl 1980
  3. Alice - Per Elisa 1981
  4. Fabrizio De André - Sand Creek 1981
  5. Francesco De Gregori - La leva calcistica del '68 1982
  6. Surprize - Don't Want Be Easier 1982
  7. Vasco Rossi - Portatemi Dio 1983
  8. Raf - Self Control 1984
  9. Diaframma - Amsterdam 1984
  10. Fabrizio De Andrè - Crêuza de mä 1984
  11. CCCP - Io sto bene 1985
  12. Litfiba - Istambul 1985
  13. Franco Battiato - E ti vengo a cercare 1988

sabato 10 marzo 2018

L.P. Cover art: Devo - Q: Are we not men? 1978

Prodotto da Brian Eno, usciva quarant'anni fa questa pietra miliare della new wave. La copertina riflette il tipico stile demenziale del gruppo che all'epoca si presentò con una cover memorabile di Satisfaction.
Teorizzarono la de-evolution, cioè il processo che avrebbe portato gli americani a regredire allo stadio di vegetali, rappresentati da loro stessi in scena sotto forma di patate giganti o altri travestimenti, simbolo di regressione e idiozia. In copertina è infatti disegnato un volto con il ghigno ebete dell'americano medio. Col senno di poi, forse non si erano sbagliati di molto.

Io e miei amici fummo folgorati dai Devo: ci pareva di aver messo un piede nel futuro e impazzimmo alla notizia che avrebbero suonato a Bologna; è stato uno dei miei primi concerti in assoluto.
Sotto, il video dell'esibizione al Saturday Night Live del 1978.


martedì 29 novembre 2016

Concerti indimenticabili - Devo 1980

Pareva di aver attraversato un portale che conduceva nel futuro della musica. Per la perfezione del suono, sembravano in playback e poi non si vedevano fili. L'amico Hans, fulminato dai Devo, mi spiegò che utilizzavano microfoni wireless. Furono i primi insieme a Rolling Stones e Todd Rundgren. Tre dischi abbaglianti di cui il primo clamoroso, colonna sonora di quell'estate che consacrò la definitiva esplosione della new wave anche in Italia. Poi si sono eclissati. A differenza di altre band di quel periodo non hanno tracciato una strada, ma sono rimasti un fenomeno direi irripetibile.






martedì 22 novembre 2016

Concerti indimenticabili - Bauhaus 1982

Il periodo dark. In quegli anni suonavo con i Reverse dove cercavamo di far convivere Talking Heads, Bauhaus e A Certain Ratio. Complicato, ma divertente.

Momento clou del concerto quando Peter Murphy si arrampica sui sostegni dei fari e canta Bela Lugosi a testa in giù come un pipistrello, mentre Daniel Ash con la sua chitarra scatena l'inferno.

sabato 16 aprile 2016

GNU CHE? Punk e new wave a Fusignano e dintorni











































Tra la fine degli anni settanta e la prima metà degli anni ottanta del secolo scorso, la cittadina romagnola di Fusignano fu teatro di una vera e propria "scena" musicale, particolarmente attiva e ricca di protagonisti che generò una serie di gruppi che traevano ispirazione dai coevi movimenti punk (o meglio, new wave) ma che si esprimevano tuttavia in modo autentico e personale.
In questi moderni tempi di "retromania", in cui le band musicali volgono lo sguardo ai modelli del passato riproponendoli in modo tecnicamente ineccepibile ma spesso manieristico, può risultare utile raccontare le storie di quei tempi, quando l'originalità non era un capriccio bensì un valore: una vera e propria scelta di vita.

Sabato 16 Aprile 2016
Ore 18.00
Inaugurazione mostra Com a sìt amanê? (me a n'a' so)
Memorabilia delle band new wave fusignanesi
con la partecipazione di
Giordano Sangiorgi - Organizzatore M.E.I.
Paolo Trioschi - Primo cantante REVƎRSE
Centro Culturale "Il Granaio"
Piazza Corelli 16

Ore 19.30
SEI POP, SEI PUNK, SEI REGGAE, SEI DARK
La new wave spiegata alle masse
con la partecipazione di
JEAN FABRY - REVƎRSE - THE WHITE FLY
Djset Alessandro Piatto (N.O.I.A.)
Circolo Brainstorm
Piazza Corelli 14
Ingresso + Aperitivo 5 Euro

REVƎRSE
Storica formazione post-punk nata nel 1981: nelle loro varie incarnazioni hanno a più riprese calcato i palchi della provincia e non solo, partecipando anche alla compilation "Cover".



THE WHITE FLY
Gruppo formato da componenti di Spots Magazines, Model Worker, Ex Cathedra, Scream Out Love, Fiori Di Fuoco e Diabula Rasa: propongono un repertorio di classici della new wave (Simple Minds, Cure, Devo, Killing Joke, Echo & Bunnymen).

JEAN FABRY
Tre non-musicisti che suonano "punk mentale": un ibrido di di pop, folk ed elettronica povera con testi in italiano e romagnolo. Hanno pubblicato il mini-cd "Rotoballe".

lunedì 4 aprile 2016

Anni '80: c'era una volta una band nella bassa romagna

I  REVƎRSE

Nell'autunno del 1981, dopo pochi mesi passati insulsamente nel servizio di leva, riesco ad ottenere la convalescenza e quando torno a casa scopro che alcuni amici hanno appena dato vita ai Reverse. Serve un bassista ed io, pur avendo sempre suonato solo la chitarra, mi unisco con entusiasmo.

In quel periodo ero letteralmente impazzito per Remain LightMy Life in the Bush of Ghost e Sandinista. Oltre ai Talking Heads a manetta, ascoltavo altre band della scena post-punk che iniziavano a contaminarsi con le sonorità black e con l’elettronica. Alla fine del 1979 per un paio di mesi avevo viaggiato e soggiornato in tre capitali europee (Bruxelles, Amsterdam, Londra) assorbendo le sonorità e le tendenze che stavano avanzando: soprattutto new wave in tutte le sue sfaccettature. Tornai con un borsone di dischi: lì c'erano le coordinate su cui costruire qualcosa di originale! A differenza del bolognese (basti ricordare i Gaznevada) la situazione nella bassa romagna era piuttosto deprimente: le solite cover band e poco altro. 
All’interno del gruppo, anche con l’arrivo di Susy (voce e sax) confluirono progressivamente diverse anime musicali: c’era il dark inglese con l’influenza innegabile di gruppi come Cure, Bauhaus e Siouxsie. C’era la sensibilità decadente di band come i Japan di David Sylvian portata da Paolo, il nostro front man nonché autore dei testi e procacciatore di concerti. C’era poi Francesco (Fina), categoria musicale a parte. Un imprinting da rock classico con l’assolo facile che all’apparenza c’entrava poco con la new wave; tuttavia in mezzo a tanti cani sciolti con idee innovative ma poco mestiere, era il più navigato dal punto di vista tecnico e spesso la sua chitarra reggeva la baracca. C’era anche Toz, performer agitatore sullo stile de l’artista del popolo dei CCCP con anni d’anticipo. Tubi (Enrico) il batterista, lo scippammo ad un'altra band della zona. Edo, che stava imparando a suonare il sax, partecipava con una certa discontinuità. Dopo un periodo come mixerista subentrò anche Hans, prima alla tastiera e poi nella seconda fase come bassista al mio posto, quando mollai. Da lì il livello tecnico migliorò decisamente grazie al suo slap inconfondibile alla A Certain Ratio
Ricordo che un inverno ci ritrovavamo a provare in uno stanzino nel retrobottega di un vecchio barbiere in centro. Riuscimmo anche ad allestire una sala prove decente in una casa di campagna. Avevamo composto una decina di brani e grazie alle capacità diplomatiche di Paolo, ottenemmo il primo vero ingaggio alla discoteca Tino di Massa Lombarda. Malgrado alcuni limiti tecnici non andò male e cominciammo a prenderci gusto supportati dall'entusiasmo di amici e conoscenti. Le date cominciarono a susseguirsi e la gente, con il passa parola, aumentava: feste dell'unità (fra cui Bologna) ma anche locali alternativi molto in voga come lo Slego di Rimini e rassegne musicali. A Ravenna suonammo con gli allora sconosciuti Litfiba. Cominciarono ad entrare nelle casse anche discreti compensi con i quali acquistammo i primi strumenti elettronici come il bass line della Roland e la batteria elettronica dr-55 della Boss; si cominciò anche a parlare di sala d'incisione. Una sera come tante andammo alla sala prove e trovammo la porta sfondata: ci avevano rubato tutto. Più di un milione di lire di strumentazione, fra cui anche un quattro piste avuto in prestito. Da qui inizia la seconda fase dei Reverse.
Che ci sia in vista una reunion?



















































































martedì 13 maggio 2014

I miei anni ottanta: 1981 playlist

E alla fine anche a me arrivò l'odiata cartolina precetto che mi portò inutilmente a Salerno, San Giorgio a Cremano ed infine al corpo a Padova, dove rimasi poche settimane per poi essere ricoverato per deperimento/depressione (ovviamente finti). Quattro mesi di servizio militare erano già troppi; dovevo tornare a casa perché si erano formati i Reverse che mi aspettavano per suonare. Un anno in cui per mesi in vetta alla hit parade dominò Gioca Jouer, segnale inquietante dell'epoca di rincoglionimento generale che ci aspettava sotto l'egida delle neonate tv commerciali; Canale 5 in particolare, dal 1980 al 1981, vide aumentare i propri introiti pubblicitari da 13 a 75 miliardi di lire.
Intanto però...

lunedì 7 aprile 2014

Video '80: one-hit wonder

One-hit wonder è il termine con cui nell'industria musicale viene definito un artista o un gruppo noto al grande pubblico per un solo singolo. (wikipedia).

Tra gli innumerevoli esempi nostrani ci sono i Jalisse e Valeria Rossi che con "Dammi tre parole" nel 2001 restò per 7 settimane al primo posto fra i singoli più venduti in Italia. Per non parlare dei fenomeni da baraccone che lanciava Cecchetto. Gli anni ottanta hanno proprio rappresentato l'acme di questo fenomeno. Quasi sempre in vetta alle classifiche mondiali delle meteore musicali si ritrovano i Soft Cell con "Tainted Love" o gli a-ha con "Take on me". 

Chissà se qualcuno conosce o si ricorda di questa band londinese: The Passions. Furono tra i primi a proporre quel tipo di sonorità che poi diede origine al dream pop. A me piacevano; sfondarono (solo in Uk) nel 1981 con la hit intitolata I'm in Love with a German Film Star, per poi sparire rapidamente. Ne sono state fatte diverse cover fra cui una anche dai Foo Fighters.



Nei primi anni '80 un altro gruppo new wave, questa volta di Toronto, si fece conoscere con il singolo Echo Beach, per poi ritornare nel semi-anonimato. La canzone entrò ai primi posti nelle classifiche di mezza Europa. Sono Martha and the Muffins.

martedì 4 marzo 2014

John McGeoch (1955-2004)

Dieci anni fa, il 4 marzo del 2004, se andava nel sonno John McGeoch, chitarrista anticonvenzionale e sottovalutato che ha contribuito a svecchiare il ruolo della chitarra elettrica, cominciando dalla quasi totale eliminazione degli assoli. Musicisti come John Frusciante e Jonny Greenwood e Lucien (con risultati assai più modesti) hanno dichiarato di essersi ispirati anche a lui. Riff spigolosi, arpeggi ipnotici, uso di effetti e distorsioni che resteranno nella storia del rock, marchiata tra la fine degli anni '70 ed i primi '80 dall'esplosione del post punk e della new wave. Arrivò a Manchester nel 1977 all'età di 22 anni e si unì ai Magazine di H. Devoto; poi, dopo tre album, il passaggio ai Banshees di Siouxsie dove contribuì alla definizione del sound della band fino alla nascita di un capolavoro come Ju Ju nel 1981. C'ero all'Aleph quella notte quando attaccò il concerto con le note di Israel.

martedì 20 novembre 2012

Duecento album fondamentali: 1980

Un paio di anni fa scrissi un post intitolato 1980: un anno eccezionale per la musica che scatenò una discreta diatriba nei commenti. L'ho in parte ripreso per proseguire con un'altra puntata dedicata ai 200 album fondamentali per quanto riguarda la mia formazione musicale (ogni tanto è bene sottolineare che non c'è nessuna pretesa di universalità)
A tre anni dal terremoto del punk, la new wave contribuì alla frantumazione di uno statico universo musicale producendo i suoi frutti migliori, fra contaminazioni e nuove tendenze.

75) The Pretenders - s/t









76) The Cure - Seventeen Seconds
La seconda tappa di un percorso unico che fatto di Smith e compagni uno dei pochi gruppi capaci di evolversi e resistere fino ad oggi alle mode, alle tendenze e a MTV.






77) Joy Division - Closer 
Un capolavoro straziante uscito pochi giorni dopo il suicidio di Ian Curtis. L'emblema del post punk e la sua stessa pietra tombale.





78) John Foxx - Metamatic
Dopo aver lasciato gli Ultravox, John Foxx apre la strada alla new wave elettronica o se preferite a quello che, commercializzandosi, diventerà il synth-pop.






79) Killing Joke - Album omonimo

Disco feroce e seminale che ha ispirato diversi gruppi futuri. Tribalismo, dark, metal e industrial in una miscela esplosiva.






80) Bauhaus - In the flat field 
Il dark più puro che ha avuto molti seguaci. Un disco memorabile, come le loro esibizioni dal vivo, con la presenza istrionica Peter Murphy.






81) Talking Heads - Remain in light 
Il disco che inaugura, con una sorta di grande affresco multiculturale, gli anni Ottanta. La collaborazione tra Brian Eno e David Byrne dipinge uno scenario che, come si diceva all’epoca, si muove tra metropoli e deserto. Il funk, l’elettronica, l’Africa, il rock, la new wave, tutto si mescola in un album che è fuori dai generi e dalle categorie abituali, dove avanguardia e godibilità si fondono gioiosamente. Novalis Ancora oggi di una modernità spiazzante.

82) Japan - Gentleman take polaroid

La sensibilità compositiva e la decadenza di David Sylvian che per la prima volta collabora a pieno con Sakamoto.






83) The Clash - Sandinista
Un triplo vinile per raccontarci dove la musica sarebbe andata.




84) David Bowie - Scary Monsters (and Super Creeps)
L'ultimo grande disco di Bowie.
Al crocevia fra l’età dell’oro e lo sterile edonismo del Bowie anni Ottanta, resta indubbiamente un classico ancora in grado di anticipare segnali della propria epoca. Una superba creatura art-rock onnivora di lussuosa dance astratta e visionario pop sintetico.  storia della musica



85) Dead Kennedys - Fresh Fruit for Rotting Vegetables
Feroce satira sociale e politica nei loro testi (a partire dal loro nome) ed energia straripante. Manifesto del punk californiano anti Reagan.






86) Tuxedomoon - Half Mute
Il rock come avanguardia creativa e sperimentazione non solo musicale.







ITALIANI

87) Gaznevada - Sick Soundtrack
Il disco simbolo del post-punk italiano nel 1980.

martedì 13 novembre 2012

Duecento album fondamentali: 1979

New wave e post-punk sono le parole d'ordine di questa annata spettacolare che trabocca di veri e propri cult con un'unica eccezione che vi lascio il piacere di scoprire.

63) Joy Division - Unknown Pleasure
Un’opera che travalica i campi new wave e dark-goth e si decreta imprescindibile della musica tutta lasciando il segno senza possibilità di scampo.
Sì perché in fondo, in questo mare di desolazione, si trovano delle gemme di bellezza comunque introvabili altrove. 
Storia della musica

64) The Clash - London Calling
La svolta dei Clash che cominciarono ad esplorare nuovi territori musicali: R&B, ska, rockabilly e altri generi. Disco memorabile e manifesto politico di una band che ha segnato la vita di tanti lasciando ricordi indelebili. Una data e un luogo: Firenze, 23 maggio 1981; la mia copilota c'era (mentre io ero prigioniero del servizio militare). Quando ci siamo conosciuti, tre anni dopo, ho vissuto il concerto nel suo racconto.

65) The B-52's
Parodia della fantascienza, abiti e acconciature da provincia americana anni '60 proiettata in un futuro imprecisato, il tutto sotto la spinta innovativa della new wave. Si presentarono così, come disegni animati apparsi dal nulla in un indefinito spazio giallo. 
66) Talking Heads - Fear of music
Lo adoro: è un disco multiforme e proiettato nel futuro; un sorta di anatomia della società post-moderna, dove David Byrne ci accompagna in un viaggio intellettual-musicale nelle nostre nevrosi: a volte alienato (Drugs) a volte frenetico (Cities, Life during war time) oppure ossessivo (Mind); e nell'unica ballata del disco (Heaven) canta: Il Paradiso è il posto dove non succede mai niente. 

67) Public Image Ltd. - Metal Box
Album decisamente innovativo, con momenti sperimentali di "Zappiana" memoria, con una certa elettronica tipica del Kraut Rock o ancora con pulsazioni ritmiche mutuate dal dub che si infrangono o si integrano in un noise che influenzerà molte band negli anni a venire. Per taluna critica, Metal Box ha rappresentato per il Post Punk quello che Never Mind the Bollock ha rappresento per il Punk.  musicaindelebile

68) Contortions - Buy
La trasfigurazione del funky, che nella mente di James Change e del suo gruppo diventa no wave: una danza schizoide e sincopata che fonde la furia punk, con il free jazz e il funk più estremo. Musica da ballo contorta, attraversata dalle folli incursioni di sax e ben rappresentata dalla furiosa hit Contort Yourself


69) The Cure - Three Imaginary boys
Nessun titolo, solo tre elettrodomestici su uno sfondo rosa. Una copertina surreale per un esordio folgorante che spazzò via i residui punkoidi della musica inglese per aprire una stagione fantastica di musica poi battezzata in vari modi: post-punk, new wave, dark: un'esplosione di gruppi, idee e tendenze che contagiarono tutta l'Europa, Italia compresa.


70) The Police - Reggatta de Blanc
Reggatta de Blanc, cioè il reggae bianco. I Police insieme ai Clash sono stati tra i primi ad intuire le potenzialità dei ritmi in levare applicati al pop e al rock e fra i pochi a farlo da dio.





71) The Stranglers - The Raven
Disco che amo e che ha per me un significato particolare, perché è stato il primo in assoluto acquistato a Londra.
Un album oscuro e inquietante: c'è il punk, c'è la new wave, ci sono ancora le tastiere d'ascendenza doorsiana, ma è presente, in dosi massicce, anche l'elettronica...The Raven è la massima vetta raggiunta dagli Stranglers e una delle più audaci imprese della new wave d'oltremanica. Ondarock
72) The Pop Group - Y
Volevamo disfarci di tutte le repressioni. Avevamo l'idea romantica di tuffarci nel nichilismo, quell'intenso processo di decondizionamento e riemergere dall'altra parte con qualcosa di davvero positivo. (M. Steward) L'esatto contrario del concetto di Pop Group. L'amore per la musica nera portò questi ragazzi di Bristol a fondere intellettualmente il reggae, il funk e il jazz irrompendo, come ha scritto Reynolds, sulla scena post-punk con tempismo perfetto. Geniali e impossibili.
73) Devo - Duty now for the future
Dopo il botto dell'esordio era impossibile riuscire a stupire di nuovo: eppure anche questo è un disco (sottovalutato) con diversi brani schizoidi e graffianti che semplicemente non erano entrati nel primo lavoro. L'ultima fiammata prima di arrendersi al business musicale e farsi divorare da quell'industria che in una nemesi grottesca li trasformerà in macchiette di se stessi. Benvenuti negli anni ottanta! 
74) Supertramp - Breakfast in America
Prog-pop sembra una definizione paradossale che però funziona, come ha funzionato alla grande la musica dei Supertramp. Ho scelto il loro 6° album come simbolo per una band dal sound inconfondibile che in un certo senso ha fatto genere a sé. Un clamoroso successo commerciale dopo anni di gavetta. Sembra incredibile, ma la band rifiutò 5 milioni di dollari, offerti dalla Greyhound Company per poter utilizzare Take the long way home nella pubblicità. Altri tempi!