Artwork del singolo che nel 2008 anticipò l'uscita, dopo dieci anni di attesa, del nuovo album dei Portishead. Bristol sound o trip-hop fu battezzato a suo tempo; un genere che ha caratterizzato gli anni '90 e ora in apparenza in parabola discendente (poco ispirato l'ultimo lavoro dei Massive Attack). In realtà un sound in grado di evolversi, frammentarsi sotto altre forme ed esprimere ancora ottimi dischi come Third e perle come questa canzone dove ci si sente cullati dall'arpeggio di una chitarra acustica e dalla voce di Beth Gibbons che nel finale si fonde magicamente con un crescendo maestoso di synth.
Benvenuti a bordo. Suoni, visioni e liberi pensieri dall'universo musicale e da altri mondi paralleli . . . . . .
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martedì 6 luglio 2010
martedì 6 gennaio 2009
Black angels lost in the desert
The Black Angels - Directions to see a ghost
Negli ultimi giorni d'ozio prima di tornare alla routine quotidiana, ho ascoltato un CD arrivatomi proprio il 31 dicembre, appena in tempo per il buon anno.
Secondo album già uscito a metà anno (anch'io ho i miei tempi) per questi ragazzi texani di Austin, che nel nome si sono ispirati alla canzone dei Velvet Undergroung The black angel's death song. Oltre al gruppo di Nico e Lou Reed, Black Angels hanno ben ascoltato i loro antenati, gente tipo Grateful Dead, ma anche parenti meno lontani come Jesus & Mary Chain. Alla fine seguendo le loro tracce si sono persi e hanno visto i fantasmi nel deserto fra i quali appare anche Jim Morrison che a tratti riecheggia nel cantato del barbuto Alex Maas, che in un brano si diletta persino a suonare il sitar. Grande recupero di sonorità psichedeliche aggiornate con estrema originalità all'estetica dei nostri giorni: chitarre acide cariche di effetti, bassi pulsanti e cavalcate allucinate al ritmo di percussioni tribali, fino a raggiungere i 16 minuti dell'ultimo splendido mantra Snake in the grass.
In dicembre sono passati in Italia a Roma al Circolo degli Artisti e da quanto letto in questa recensione la loro esibizione merita sicuramente.Secondo album già uscito a metà anno (anch'io ho i miei tempi) per questi ragazzi texani di Austin, che nel nome si sono ispirati alla canzone dei Velvet Undergroung The black angel's death song. Oltre al gruppo di Nico e Lou Reed, Black Angels hanno ben ascoltato i loro antenati, gente tipo Grateful Dead, ma anche parenti meno lontani come Jesus & Mary Chain. Alla fine seguendo le loro tracce si sono persi e hanno visto i fantasmi nel deserto fra i quali appare anche Jim Morrison che a tratti riecheggia nel cantato del barbuto Alex Maas, che in un brano si diletta persino a suonare il sitar. Grande recupero di sonorità psichedeliche aggiornate con estrema originalità all'estetica dei nostri giorni: chitarre acide cariche di effetti, bassi pulsanti e cavalcate allucinate al ritmo di percussioni tribali, fino a raggiungere i 16 minuti dell'ultimo splendido mantra Snake in the grass.
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dischi 2008
mercoledì 8 ottobre 2008
Segnalazioni: Seasick Steve - Kitty Daisy & Lewis
BACK TO ROOTS. Ritorno alle radici per grandi e piccini. Per produrre qualcosa di originale e stimolante pare sia la strada seguita da molti outsider che amano il folk e il blues (quelli veri) e che giustamente andrebbero reinterpretati per evolversi, anche se in questo caso siamo proprio alle radici e ciò non è detto che sia un male. Ho sentito due dischi che mi hanno colpito: uno di un settantenne e l'altro di tre fratelli di 20, 18 e 15 anni. In particolare la forza espressiva di Seasick Steve e del suo blues sporco del Missisipi è straordinaria. Lo strumento che utilizza è una rudimentale chitarra a tre corde suonata con lo slide che esibisce con orgoglio, più un Cube per darsi il tempo. Questo ex-vagabondo e busker con le contropalle fuggito dall'America di Bush dopo aver svolto diversi lavori ora vive in Norvegia e ha fatto un po' di fortuna in Inghilterra, dove è arrivato ad esibirsi dal vivo in TV allo show di Jools Hoolland e farsi produrre tre album. Procuratevi il suo terzo ed ultimo I Started Out With Nothin And I Still Got Most Of It Left.
I tre ragazzini, Kitty Daisy e Lewis sono figli arte, padre bluesman e madre batterista. Sanno suonare di tutto con bravura impressionante (chitarra, batteria, piano, armonica, banjo, ukulele). Il loro è un rapido excursus (9 brani cover più un'originale) nella tradizione musicale americana. Il disco è acquistabile su Amazon. Il primo brano è una versione capolavoro di Going up the country, uno dei cavalli di battaglia dei Canned Heat (un classico di Woodstock).
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domenica 7 settembre 2008
Segnalazioni: Yoav - Charmed & Strange
Quale può essere il background di un giovane musicista nato in Israele, cresciuto in Sud Africa e poi trasferitosi prima a Londra e poi a New York? Racconta Yoav: "Costretto fin da piccolo ad imparare strumenti che odiavo, suonare la chitarra fu il mio modo di ribellarmi". Oltre alla sua notevole capacità tecnica ciò che colpisce è il suo modo di suonare, percuotere, campionare la chitarra (unico strumento protagonista del disco) e soprattutto di creare mondi e suggestioni musicali sempre nuovi, forse proprio perché ne ha attraversati tanti a causa dei suoi continui spostamenti. Il mio orgoglio di chitarrista si inchina di fronte a cotanta bravura.
Recensione completaSito web: http://www.yoavmusic.com/uk/
Yoav dal vivo alla TV Inglese
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