Ma il tempo è sempre tiranno, quando c'è bello si approfitta per lavorare fuori in giardino, c'è tutto da riportare a nuovo ordine e pulizia. Quando fa brutto c'è tutto da risistemare e riordinare in casa, ultimamente ho tirato fuori anche la macchina da cucire per disbrigare rammendi e lavori in sospeso da una vita ... insomma, non è mai finita! :-)
E così mi restano pochi giorni per godermi questa regione che conosco poco, ci sono stata solo di passaggio, nel lungo viaggio verso le cime ancora innevate della Norvegia nell'aprile del 2006: all'andata era mattina presto, stava albeggiando, eravamo appena scesi ancora sonnolenti dal traghetto a Rødby e abbiamo raggiunto Copenhagen in un dolce susseguirsi di basse colline verdeggianti e silenziose, casette minuscole e graziose, quasi come in una fiaba di
Andersen!
E poi davanti noi si è materializzata una delle opere ingegneristiche più affascinanti ed incredibili di questo nuovo millennio in Europa: il
Ponte di Øresund.
Per noi italiani, che sono decenni che ancora discutiamo (forse solo sulla carta :-) se ponte sì o ponte no sullo Stretto, questo miracoloso e spettacolare passaggio tra Danimarca e Svezia lascia senza fiato, almeno la prima volta che lo si attraversa.
Il percorso è suggestivo: ci si immette in un tunnel adagiato sul fondo
del mare lungo circa 6 Km, poi si risale al livello del mare e si sale
progressivamente sul ponte, con le sue arcate colossali, che permettono
il transito anche delle navi transoceaniche.
immagine da wikipedia
L'Øresundsbron, costato 3 miliardi di dollari, è uno dei più grandi
progetti infrastrutturali nella storia europea. Il suo completamento ha
soddisfatto l'antica ambizione di collegare Svezia e Danimarca
attraverso l'Öresund, mettendo in comunicazione Copenaghen, la capitale
danese, direttamente con il capoluogo regionale svedese di Malmö.
Il collegamento è formato da una autostrada e da una ferrovia a doppio binario. La strada che attraversa il collegamento è la Strada Europea E20. Esso è parte dell'asse viario dell'Oresund, che collega la capitale danese Copenaghen con Malmö in Svezia.
Da Lernacken, a sud di Malmö parte un ponte lungo 7845 metri sopra Öresund.
5,35 km del ponte sono in territorio svedese e il pilone alto 203,5
metri è la costruzione più alta del Paese. Il ponte porta fino all'isola
artificiale di Peberholm, lunga ben 4,05 km, dopo la quale prosegue con un tunnel sotterraneo, per poi riemergere vicino all'aeroporto Kastrup di Copenaghen.
Il collegamento fisso dell'Öresund permette a 3,5 milioni di
abitanti dell'area Copenaghen-Malmö (le cui attività commerciali
soffrivano per i lunghi tempi di attraversamento dello stretto imposti
dai traghetti) di sviluppare un grande centro nordeuropeo per gli
affari, i trasporti, la ricerca e l'educazione.
Insieme al ponte sul Grande Belt assicura inoltre la comunicazione ferroviaria e autostradale tra la penisola scandinava e il continente europeo.
Nonostante le due battute d'arresto durante i lavori - la scoperta di 16 bombe inesplose della seconda guerra mondiale sul fondo del mare e un segmento di tunnel involontariamente distorto - il ponte fu finito tre mesi prima del previsto! (da Wikipedia).
Dando una sbirciata in rete alla ricerca di qualcosa di sfizioso e danese mi sono imbattuta per caso in questa ricetta trasmessa da Benedetta Parodi, che ogni tanto allarga i suoi orizzonti verso cucine e terre straniere, un pò come noi con l'Abbecedario ... ed un po' come per il nostro ponte, c'è la fazione culinaria pro Parodi e quella contro ... ma non è questo nè il momento nè il luogo più adatto per discuterne, prendiamo la ricetta per come ci viene offerta, anzi, sostituiamo alcuni ingredienti con altri un pochino più salutari (e coi quali sto facendo stretta amicizia :-) ed il risultato sarà in ogni caso sorprendente e buono!
La ricetta originale
qui,
per quelli che osano ecco la mia versione:
330 g di farina 0
130 g di latte di riso o avena
50 g di olio di girasole bio spremuto a freddo
50 g di sciroppo di riso
10 g di lievito fresco
mezzo uovo sbattuto
(l'altra metà serve per pennellare il dolce prima di infornare)
scorza di arancia per profumare
per la farcia:
mandorle a lamelle
un cucchiaio di zucchero di canna
Mettere la farina nella ciotola dell'impastatrice, iniziare ad impastare
ed aggiungere a filo il lievito sciolto nel latte appena tiepido, lo
sciroppo di riso, l'olio, il mezzo uovo sbattuto e la scorza di arancia.
Impastare a velocità bassa finchè l'impasto è liscio ed omogeneo,
quindi formare una palla e metterla in una ciotola leggermente unta con
olio e lasciare lievitare coperto per un'oretta o fino al raddoppio.
Stendere
la pasta su una spianatoia leggermente infarinata (o direttamente sulla
carta forno) formando un rettangolo di circa 30x40.
Segnare con uno
stampo da plumcake rovesciato il centro della pasta (senza tagliarla) e
poi con una rotella ritagliare ai lati delle strisce parallele
diagonali, come nella foto; in partenza e all'arrivo fare in modo di
ottenere un piccolo rettangolo che verrà ripiegato sul ripieno in modo
da sigillare bene la treccia.
Non arrivate con il taglio fino al
segno dello stampo, meglio fermarsi un paio di centimetri prima,
altrimenti quando si intrecciano resta un buco sul fianco e il ripieno
uscirà in cottura.
Stendere la marmellata nel rettangolo precedentemente segnato con lo stampo e cospargere a piacere di lamelle di mandorle (avevo quelle intere, le ho filettate a coltello).
Ripiegare sul ripieno il bordo superiore e quello inferiore, poi alternativamente incrociare una striscia di pasta sull'altra.
Se
le ultime saranno troppo lunghe si possono ritagliare le eccedenze con
la forbice (e cuocere gli avanzi di pasta da soli, come biscottini), le
ultime due si possono sigillare sul fondo.
Se non si è stesa la pasta
sulla carta forno, con un aiuto e delicatezza trasferire la treccia
sulla teglia da forno rivestita di carta forno.
Pennellare con l'uovo
sbattuto rimasto, spolverare con pochissimo zucchero di canna e
lasciare riposare un quarto d'ora. Infornare e cuocere a 180° per circa
30 minuti, se colora troppo in fretta coprire con stagnola.
Far raffreddare su una griglia, quindi servire golosamente a colazione o a merenda.
Da
sola non ci ero arrivata, i ragazzi mi hanno consigliata di tagliarla
in diagonale e alternativamente, seguendo le trecce di pasta: in questo
modo non si strapazza, resta più ordinata ed è anche più facile!