Lasagne dolci per #Mangiare Matera
Una folgorazione ed una rivelazione all'unisono.
Ed un innamoramento immediato, quasi un colpo di fulmine a ciel sereno!
Sto parlando della semola del Senatore Cappelli, a cui va tanto di cappello, per rimanere in un gioco di parole (qui e qui alcune info su questa cultivar vintage regina negli anni 30/40, poi surclassata dalle varietà più economicamente e facilmente produttive ed ora riscoperta e rivalutata nel suo splendore).
Ne avevo sempre sentito parlare e letto anche ricette di altre amiche blogger che la utilizzavano, ma mai approfondito sul serio una ricerca ed una conoscnza ravvicinata.
Ora, grazie al concorso Mangiare Matera organizzato dall'infaticabile Teresa De Masi, ne ho ricevuta ben due kili nel famoso pacco dono del conest.
Al momento ho provato solo la rimacinata, nel salato con le Madeleines al formaggio: ne ero rimasta folgorata dalla sua tenera palpabilità al tatto, soddisfatta per la buona tenuta in cottura, ma non completamente sorpresa essendo una preparazione salata, dove la semola doveva quasi obbligatoriamente comportarsi bene.
Ne sono rimasta pienamente esterefatta, invece, nella preparazione di queste tagliatelle dolci, che altro non sono che la ricetta della classica e popolare fogassa su la gradela: invece di lasciare l'impasto panoso, lo si tira in sfoglie sottili che cuocendo diventeranno croccanti e renderanno il dolce così tradizionalmente rustico un pochino più chic (ringraziamento dovuto alla mia cara amica Patty che me le fece conoscere).
E a me piace molto fare le ricette di casa, quelle di una volta, semplici e aggiustate con pochi ingredienti, solitamente quello che la dispensa offre. E non eccessivamente dolci (lo zucchero una volta era quasi un lusso).
Si possono lasciare le sfoglie dello spessore desiderato, anche leggermente più spesse (specie se si tirano a mano, con la sfogliatrice del ken mi sono fermata alla tacca 5), basterà controllare la cottura ed eventualmente aggiungere qualche minuto in più.
Non si pesa nulla, proprio come si faceva una volta, ma per dare un'indicazione ho messo tra parentesi il peso della farina utilizzata e la capacità del mio bicchiere.
Si possono aromatizzare a piacere: buccia di limone o arancia, pizzico di cannella, semi di anice, liquore preferito (per me Pastis analcolico, lo uso spesso nei dolci).
Non devono essere eccessivamente dolci, solitamente si degustano dopo cena con un bicchiere di vino (moscato o recioto), o a merenda con cioccolata o tè, uno sgranocchio alla mattina renderà il caffè più piacevole.
Sul divano davanti alla televisione sono l'irrefrenabile peccato goloso che scatenerà immediati ed inevitabili sensi di colpa :-).
Ingredienti:
un bicchiere di vino bianco (100 ml)
un bicchiere di olio extravergine di oliva (100 ml)
(o metà di semi di girasole bio spremuto a freddo)
3 cucchiai di zucchero di canna
semola rimacinata Senatore Cappelli q.b. (300 g)
3 cucchiai di farina 0
buccia di limone o arancia
aroma preferito, facoltativo
Mescolare il vino con l'olio, aggiungere lo zucchero, gli aromi e tanta semola quanta ne richiama l'impasto perchè sia ben lavorabile, tenendo conto anche di qualche cucchiaio di farina 0.
Deve rimanere un impasto abbastanza morbido.
Prendere un pezzetto di impasto alla volta a tirarlo in una sfoglia fine, se troppo lunga dividerla a metà, deve poter stare sulla griglia del forno.
Disporre le sfoglie sulla griglia del forno (vedi foto) e cuocere a 160° per circa 15/20 minuti, controllare che non scuriscano troppo.
Lasciare raffreddare e servire, a piacere si possono spolverizzare leggermente con zucchero a velo.