Cari amici viandanti per pensieri, anche oggi non ho proprio niente da dirvi.
E grazie al Caucaso, ribatterete voi...
No, ecco, lo so, se non si ha nulla da dire, si dovrebbe tacere, ma passavo solo per farvi un saluto veloce, in attesa del ritorno di qualche pensiero degno di questo nome nel mio cranio momentaneamente tabula rasato.
Il timore reverenziale per la pagina bianca, l'horror vacui narrativo, s'impossessano anche dei migliori, figuriamoci di me...
Sto leggendo però alcuni libri che mi stanno regalando buone soddisfazioni. Innanzitutto, vi confesso che il mio ennesimo tentativo con "L'uomo senza qualità" di Musil è anch'esso fallito miseramente. Niente da fare, per ora rimane sempre troppo ostico, ma non dispero di riuscire un giorno o l'altro.
In compenso, come dicevo, sto portando avanti in parallelo tre tometti niente male.
Il primo è quel classicone di "Don Chisciotte", una delle pietre miliari che hanno tracciato la via alla nascita del romanzo moderno. "Don Chisciotte" mi fa ridere di dentro, e questo è un suo grande pregio. Ha inaugurato un nuovo modo ironico di considerare la vita: se oggi sappiamo ridere della vita in una certa misura amara e surreale, lo dobbiamo un po' anche a Cervantes (oltre che a kafka).
Altro libro di questo mio periodo muto, è "Life", la biografia di Keith Richards, scritta da lui medesimo. Anche questo è proprio un buon libro.
Le vite dei rocker sono sempre affascinanti da leggere. Lessi già naturalmente quella di Jim Morrison e poi quella di Lou Reed. Le rock star sono esseri mitologici ed enigmatici che continuano a manifestarsi in questa nostra epoca che pretenderebbe di aver agguantato livelli assoluti di razionalità e spiegazione piana dell'esistere.
Non ne ho letto tanto, finora, ma Keith Richards si sta rivelando un personaggio positivo. Può sembrare strano a dirsi, se calcolate che questo tizio, tanto per dire, si è fatto di ogni droga immaginabile e non si è certo distinto per uno stile di vita da portare come modello ai proprio nipotini.
Ma con i rocker, tutto ciò non importa. Vivono una vita di esagerazioni anche per noi, esplorano dimensioni della vita sempre al limite, si lanciano in incursioni talvolta anche drammatiche nei regni più oscuri dell'umano sentire, per ritornare a raccontarci cosa succede dall'altra parte. Non saranno dunque assoggettabili senza stridori al giudizio usato ordinariamente nell'ambito della morale comune, ma c'è un tratto fortemente "morale" che accomuna tutti i rocker: attraversando le proprie vite esageratamente sopra le righe, loro fanno una cosa in cui credono intensamente e vanno sempre fino in fondo.
E Keith Richards non viene naturalmente meno a questa regola.
L'altro libro della mia triade di letture del momento è ancora una biografia, quella del magmatico filosofo Friedrich Nietzsche. E' scritta da un altro cavallo pazzo, Massimo Fini.
Anche in questo caso, sto scoprendo una personalità che poco mi sarei aspettato. Voglio dire, di Nietszche avevo un'idea di personaggio vulcanico, di una testa calda, di un ribelle idomito. Invece no: a quanto pare, più che il suo beneamato superomismo, si può dire che a Nietzsche si addicesse un ben più blando "posa-pianismo". E' proprio così infatti che lo definisce di preferenza Fini: un posapiano.
Un libro che si legge volentieri pure questo, insomma, anche per un'altra sorpresa, fra le altre cose, che vi si rinviene nello scoprire lo sgangherato e trombonesco stile di vita di un altro momunento della cultura teutonica, Richard Wagner.
Sì, va beh, mi direte voi a questo punto, ma con tutte queste letture, e chi ci va a lavorare? E chi le disbriga tutte le altre incombenze della vita quotidiana?
Presto detto: quelle non toccano mica a Gillipixel. Quelle le lascio tutte a "quell'altro", ossia alla parte di me deputata all'ordinaria amministrazione esistenziale.
Insomma, cari amici viandanti per pensieri, se voi avete un po' di pazienza, io intanto aspetto.
Aspetto di avere nuove idee per scrivere ancora qualcosa di buono. D'altra parte, non mi stupisco nemmeno tanto di questa mia arsura concettuale, perchè c'è poca voglia di sognare in giro, si percepisce nell'aria.
Non c'è da stupirsi, d'altra parte, se ad esempio pensiamo che si sentono anche infelici slogan di pubblicità automobilistiche scimmiottare Shakespeare, pretendendo di spacciare prodotti fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni.
Uno ha un bel da leggere Don Chisciotte, Keith Richards, Nietzsche...ma poi non è una gran consolazione pensare di essere arrivati al punto di accontentarci di un sogno di lamiera.