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venerdì 24 ottobre 2014

Dovevo tornare subito...


Cari amici viandanti per pensieri, sono sempre io, non mi hanno ancora depennato dal genere umano, sebbene abbia fatto regolare domanda in carta bollata. Me l'hanno respinta. E' solo che mi si era imboghito il computer...ah, già, non capite "imboghito", è slang gillipixilandese troppo stretto. Imboghito sarebbe a dire impomato, ingosato, turato...come faccio a spiegarmi...inceppato, bloccato, sbomballato...

Adesso pare tutto sistemato. Tornerò presto ad imperversare su questi schermi, anche se immagino che nessuno si sia strappato i capelli per la nostalgia. Ecco, ve lo volevo soltanto dire...

lunedì 7 maggio 2012

Almeno non con quel cesso...


Amici, sto attraversando il più intenso periodo di aridità narrativa da quando Andarperpensieri ebbe inizio. A questo punto, temo quasi l'inaridimento definitivo, ma spero di no. Almeno, però, mi sono detto: se deve finire, non finisca con quel cesso di articoletto messo lì lo scorso 25 aprile, che mi fa veramente "schifio". Van bene anche queste insipide quattro righe, ma che non sia quella boiata...

E ciao...a risentirci presto. Speriamo...

venerdì 16 dicembre 2011

Non avere che la Luna...


Stasera sono triste.

Un qualche domani, mi passerà. Ma quando sono triste, non mi importa che passi di botto. Ciascuna emozione ha i suoi tempi, vanno assorbiti con rispetto e pazienza. 

Di fondo, lo sono sempre un po'. Quando proprio va bene, è solo un lieve velo di malinconia. Questo mi è stato dato di essere e in questi frangenti, solo il poeta mi può stare appresso:

Non erano le ore che noi perdemmo,
nè il treno che non arrivò.
Fu solo la nave e il gesto dei remi
e la triste vita che già passò.

Tutto ci dava l'impressione di avere
fra traverse errato la via,
e di non trovare l'amore, e di non avere
per la tristezza che la Luna...

Tutto questo fu come se non fosse...
Magari fosse durato di meno...
Infine, che importa? Non c'è possesso...
e solo i cieli eterni sono sereni...

Fernando Pessoa - 1915

venerdì 18 novembre 2011

Gillitedium Orsipixell

«…Careful with that axe EuGil…»
Pink Floyd - 1972 - Rivisited 2011

*******

Sono stato piuttosto assente, negli ultimi tempi.

No, non nel senso di una lontananza fisica da chissà chi o da chissà dove. Sono stato assente da me stesso. E nemmeno tuttora, va detto, presenzio granché in me.

Le energie narrative languono vaghe ed acquattate in qualche lontana grotta, profonda ed irraggiungibile, per il momento. La mia scrittura si gode un teporoso letargo. Si ridesterà, lo so. Da vecchia orsa fedele qual è, non mi ha mai tradito. E’ soltanto un po’ bizzosa, fa come le pare.

Di tanto in tanto arrivano momenti in cui non si vorrebbe più proferire verbo. Il capitolo del dire appare già così zeppo di tali e tante parole, che andare ad aggiungervene di nuove, risulterebbe un tedioso esercizio di stile malamente strascicato e biascicato.

Tacere. Abitare il silenzio. Ascoltare, tutt’al più. Soprattutto il proprio respiro, come musica mai eguagliata da nessun altro suono nell’universo.

La lettura mi si attaglia meglio, ora come ora. A distanza di 24 anni da quando lo acquistai, mi sono letto «On the road» di Jack Kerouac. E’ stata una soddisfazione, a suo modo. Aver recuperato un libro che davo ormai per perduto irrimediabilmente. Mi ha regalato fascino, di quello buono e nobile, e sono contento di averlo affrontato ben lontano dalle allucinate utopie post-adolescenziali, che pure in qualche maniera avevano contagiato anche uno spirito pigro come il mio. Quel girovagare per l’America senza un cent in saccoccia, l’ho potuto assaporare allora con un distacco più salutare. I personaggi mi sono apparsi nel pieno fulgore della loro candida “fessitudine”, anche se non per questo meno poetici.

L’operazione “recupero libri dati disperatamente per archiviati” prosegue ora con «L’educazione sentimentale» di Flaubert. Qui il compito si è fatto vieppiù ostico ed oneroso. Ma nessuna “pallevolezza” libresca può spaventare, quando il rallentamento del battito esistenziale ci culla. Avvinghiati alle pagine con il solo respiro a testimoniare la nostra presenza, siamo pronti per accogliere la bellezza raccontata in ogni epoca.

Cos’altro può rimanere da fare? Forse solo affidarsi alle parole del poeta:

«Basta pensar di sentire
per sentir di pensare.
Il mio cuore fa sorridere
il mio cuore che piange.
Dopo star fermo e muovermi
dopo restare e andare,
sarò colui che arriverà
per essere chi vuol partire…

Vivere è non riuscire.»

Basta pensar di sentire
Fernando Pessoa - 1932

Ma, prima di salutarvi, dite un po’: si vede così tanto che da due o tre giorni mi sto instillando massicce dosi di «Live at Pompei» dei Pink Floyd?

(Notare: intorno al minuto 4 e 40 secondi del video, quando Nick Mason nella foga dionisiaca delle sue "baraondevoli" rullate, spacca la bacchetta e lestamente ne ripesca una di ricambio da sotto: questa sì che si chiama epica del rock'n roll pura, minchia!!!)

martedì 12 luglio 2011

Fra il nulla ed il mondo, io

"...Who loves the wind
Who cares that it makes breezes
Who cares what it does
Since you broke my heart..."

"Who loves the sun"
The Velvet Underground - 1970


Cari amici viandanti per pensieri, vi chiedo di portare gentilmente un po' di pazienza in questo periodo di Gillipixel magri. E nella speranza che mi torni presto un cencio d'idea per scarabocchiare due righe degne di questo nome, vogliate gradire questi quattro estemporanei versi animaleschi...

*******

Fra il nulla ed il mondo, io

Di tanto in tanto mi capita.
Mi sento esattamente una nullità,
l'ultimo scarto di cui nemmeno il mondo non si capacita,
un refuso dell'umanità.

Ma tutto questo non mi fa paura.
Nessun altro, se non io, desiderei essere nel mondo intero,
ed è proprio lì che sta l'ammaliante e tormentosa fregatura:
di me stesso vado comunque fiero.

martedì 12 aprile 2011

Aridità-hà-hà…un elemento imprescindibile


Cari amici viandanti per pensieri, avrete notato che non sto scrivendo cose nuove da alcuni giorni. Il fatto è che sto attraversando un momento di aridità creativa prolungata. Lo so che se uno non ha nulla da dire, dovrebbe fare solo una semplice cosa: tacere.

Ma mi sembrava giusto dirvi in ogni caso due parole, così, per un piccolo saluto e per farvi sapere che ritornerò presto, non appena uno straccio di concetto minimamente decoroso si degnerà nuovamente di rimbombare nel vuoto che alberga fra le paratie del mio cranio in questo momento.

A dire il vero, avevo abbozzato un paio d’inizi di articoletti, in questi giorni. Ma riguardandoli, mi sono accorto che partivano da spunti così scarsi e rachitici, che mi son detto: i miei amici viandanti per pensieri non meritano una simile penuria d’idee! Per cui preferisco aspettare quando sentirò di avere ancora argomenti degni di essere raccontati.

Capita a volte che i pensieri, pur essendo presenti nella mente, sembrano quasi chiederti di essere lasciati germogliare nella loro evanescenza. Rifuggono la trasposizione in parole, detestano di essere messi nero su bianco. E coi pensieri, si sa come funziona: bisogna fare ciò che vogliono loro.

Poi magari, un giorno, quando meno te lo aspetti, precipitano nel cuore come acqua condensata dentro nuvoloni concettuali ed emotivi accumulati, e allora torna la voglia di raccontare, di scrivere, di condividere.

Vi lascio tuttavia per il momento con un breve pensiero. Più che un pensiero, una piccola sensazione provata poco fa. Sono andato dietro casa e ho gettato lo sguardo lontano, verso i campi, lungo l’argine, e poi ai nuvoloni che schiacciavano l’orizzonte sotto il loro lieve peso dall’alito fresco e cupo. La zona della golena, il lungo tappeto semi-selvaggio là di dietro, fra il fiume e la cività, era foderata dall’eco del canto di tanti uccellini che amano dialogare con l’imbrunire.

Per un fuggevole lasso di pochi istanti, gettando la mente oltre l’argine, mi è venuto da pensare: «…che bello di là! Niente internet, niente telefonini, niente digitale terrestre, né Emilii Fedi né Bruni Vespi…».

Poi sono tornato in casa, ho acceso la tele su rai5, ho dato un occhio al cellulare se c’era qualcosa di nuovo e mi sono messo al pc per scrivervi queste quattro righe…


martedì 15 marzo 2011

Respirando haiku


Mentre si attende sempre con grande trepidazione il ritorno a casa, il prima possibile, degli artisti del Maggio Fiorentino (una vicenda, nell'ambito del disastro giapponese, ingenerosamente e ingiustamente trascurata dai media nazionali, con poche rare eccezioni...), il cuore rimane ancora troppo denso di apprensione e cupezza per poter andare per pensieri con la dovuta levità.

Oggi non mi va altro che rifugiarmi nel conforto di poche, «inutili», sconfinate parole, simbolo della grandezza di un popolo...come una piccola preghiera, indecisa tra il laico ed il religioso, affinchè l'immane sofferenza che lo sta starziando possa finire presto...

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«...perle di rugiada:
in ognuna vedo
il mio villaggio...»

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«...nel convolvolo
soffia il suo naso
la ragazza in fiore...».

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«...anche per le pulci
è forse lunga la notte
e solitaria...».

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«...si fa largo
fra la folla, brandendo
un papavero...».

Kobayashi Issa - (1763-1828)


giovedì 17 febbraio 2011

Sogni di lamiera


Cari amici viandanti per pensieri, anche oggi non ho proprio niente da dirvi.

E grazie al Caucaso, ribatterete voi...

No, ecco, lo so, se non si ha nulla da dire, si dovrebbe tacere, ma passavo solo per farvi un saluto veloce, in attesa del ritorno di qualche pensiero degno di questo nome nel mio cranio momentaneamente tabula rasato.
Il timore reverenziale per la pagina bianca, l'horror vacui narrativo, s'impossessano anche dei migliori, figuriamoci di me...

Sto leggendo però alcuni libri che mi stanno regalando buone soddisfazioni. Innanzitutto, vi confesso che il mio ennesimo tentativo con "L'uomo senza qualità" di Musil è anch'esso fallito miseramente. Niente da fare, per ora rimane sempre troppo ostico, ma non dispero di riuscire un giorno o l'altro.

In compenso, come dicevo, sto portando avanti in parallelo tre tometti niente male.

Il primo è quel classicone di "Don Chisciotte", una delle pietre miliari che hanno tracciato la via alla nascita del romanzo moderno. "Don Chisciotte" mi fa ridere di dentro, e questo è un suo grande pregio. Ha inaugurato un nuovo modo ironico di considerare la vita: se oggi sappiamo ridere della vita in una certa misura amara e surreale, lo dobbiamo un po' anche a Cervantes (oltre che a kafka).

Altro libro di questo mio periodo muto, è "Life", la biografia di Keith Richards, scritta da lui medesimo. Anche questo è proprio un buon libro.
Le vite dei rocker sono sempre affascinanti da leggere. Lessi già naturalmente quella di Jim Morrison e poi quella di Lou Reed. Le rock star sono esseri mitologici ed enigmatici che continuano a manifestarsi in questa nostra epoca che pretenderebbe di aver agguantato livelli assoluti di razionalità e spiegazione piana dell'esistere.
Non ne ho letto tanto, finora, ma Keith Richards si sta rivelando un personaggio positivo. Può sembrare strano a dirsi, se calcolate che questo tizio, tanto per dire, si è fatto di ogni droga immaginabile e non si è certo distinto per uno stile di vita da portare come modello ai proprio nipotini.
Ma con i rocker, tutto ciò non importa. Vivono una vita di esagerazioni anche per noi, esplorano dimensioni della vita sempre al limite, si lanciano in incursioni talvolta anche drammatiche nei regni più oscuri dell'umano sentire, per ritornare a raccontarci cosa succede dall'altra parte. Non saranno dunque assoggettabili senza stridori al giudizio usato ordinariamente nell'ambito della morale comune, ma c'è un tratto fortemente "morale" che accomuna tutti i rocker: attraversando le proprie vite esageratamente sopra le righe, loro fanno una cosa in cui credono intensamente e vanno sempre fino in fondo.
E Keith Richards non viene naturalmente meno a questa regola.

L'altro libro della mia triade di letture del momento è ancora una biografia, quella del magmatico filosofo Friedrich Nietzsche. E' scritta da un altro cavallo pazzo, Massimo Fini.
Anche in questo caso, sto scoprendo una personalità che poco mi sarei aspettato. Voglio dire, di Nietszche avevo un'idea di personaggio vulcanico, di una testa calda, di un ribelle idomito. Invece no: a quanto pare, più che il suo beneamato superomismo, si può dire che a Nietzsche si addicesse un ben più blando "posa-pianismo". E' proprio così infatti che lo definisce di preferenza Fini: un posapiano.
Un libro che si legge volentieri pure questo, insomma, anche per un'altra sorpresa, fra le altre cose, che vi si rinviene nello scoprire lo sgangherato e trombonesco stile di vita di un altro momunento della cultura teutonica, Richard Wagner.

Sì, va beh, mi direte voi a questo punto, ma con tutte queste letture, e chi ci va a lavorare? E chi le disbriga tutte le altre incombenze della vita quotidiana?
Presto detto: quelle non toccano mica a Gillipixel. Quelle le lascio tutte a "quell'altro", ossia alla parte di me deputata all'ordinaria amministrazione esistenziale.

Insomma, cari amici viandanti per pensieri, se voi avete un po' di pazienza, io intanto aspetto.
Aspetto di avere nuove idee per scrivere ancora qualcosa di buono. D'altra parte, non mi stupisco nemmeno tanto di questa mia arsura concettuale, perchè c'è poca voglia di sognare in giro, si percepisce nell'aria.
Non c'è da stupirsi, d'altra parte, se ad esempio pensiamo che si sentono anche infelici slogan di pubblicità automobilistiche scimmiottare Shakespeare, pretendendo di spacciare prodotti fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni.

Uno ha un bel da leggere Don Chisciotte, Keith Richards, Nietzsche...ma poi non è una gran consolazione pensare di essere arrivati al punto di accontentarci di un sogno di lamiera.


martedì 7 aprile 2009

Spezzanulla


Non mi sento di dire niente di niente in questo momento e tanto meno a proposito del dramma che ha colpito i nostri amici abruzzesi.
Sia perchè è una roba troppo grossa per un misero blog abituato spesso e volentieri a fraseggiare sul nulla.
Sia perchè in questi casi, ogni parola è sempre di troppo e al contempo è sempre anche troppo poco.
I miei inutili fraseggi ritorneranno.
Solamente, mi sembrava ingiusto magari riprendere fra qualche giorno a scribacchiare insensibilmente, seguendo i miei usuali "non-argomenti", come se niente fosse stato.
Così per il momento inserisco solo questa immagine "spezzanulla".
Il resto delle cose, a proposito del mondo, della vita e dei loro imperscrutabili risvolti, ciascuno le può leggere come meglio crede nel proprio cuore.