Visualizzazione post con etichetta Canzoni. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Canzoni. Mostra tutti i post
sabato 15 giugno 2019
Due pensieri, ascoltando "Ask" degli Smiths
Fra le rock-band “della vita”, gli Smiths occupano senza dubbio un posto altissimo nel mio cuore.
L’anima musicale degli Smiths per me si esprime nel particolare “punk da secchioni” che hanno saputo creare.
Nelle loro canzoni energetiche, disincantate, ironiche, enigmatiche, malinconiche, rapide, “melodecadenti”, ci ho sempre letto principalmente questa piccola confidenza: la rivoluzione non si fa “cioccando” (sbattendo) i piatti, ma si può tentare di farla volendo bene all'anormalità (roba da intellettuali un po' problematici, insomma …il che indubbiamente mi ricorda qualcuno…).
“Ask” (1986) non sarà la canzone migliore degli Smiths, ma forse la più nota e rappresentativa sì. E anche quella che è arrivata a un pubblico più vasto.
Nei testi degli Smiths, mi hanno sempre affascinato certe affermazioni stravaganti che nell’economia suggestiva della canzone, sull’onda dell’entusiasmo melodico, ti senti di accettare come verità rivelate.
Fra una nota e l'altra, ti sparano spesso lì una sentenza che ti stende. E a te non rimane altro da fare che crederci.
In “Ask”, ci sono tre o quattro passaggi di questo tipo, che mi fanno sbiellare di bellezza poetica.
Si inizia subito nella prima frase: “…Shyness is nice, and Shyness can stop you / From doing all the things in life / You'd like to…”. Che vuol dire: la timidezza è carina, e la timidezza ti può frenare dal fare tutte le cose che nella vita vorresti fare.
Il verso si ripete quasi identico poco dopo, solo che al posto di “shyness” (timidezza), troviamo un termine più ricercato, “coyness” (ritrosia).
La timidezza e la ritrosia possono essere “carine” probabilmente solo nel mondo degli Smiths, e questo mi è sempre piaciuto un sacco.
Il cuore strambo della canzone sta però in un’altra frase, detta per inciso e buttata lì come fosse la cosa più scontata del mondo: “…Spending warm summer days indoors / Writing frightening verse / To a buck-toothed girl in Luxembourg…”. Che vuol dire: spendere (trascorrere) calde giornate estive in casa, scrivendo versi terrificanti a una ragazza dai denti di cerbiatto in Lussemburgo.
Qui si esprime al massimo fulgore l’essenza nerd di Morrisey (che solo i suoi sanno ormai si chiamasse anche Steven), carismatico e istrionico cantante e paroliere della band.
Da adolescente asociale quale fu, Morrisey aveva fatto dello stare in casa un’arte, ma si dilettava a intrattenere una fitta corrispondenza con tanti amici sparsi nel mondo (anche tutto ciò mi ricorda qualcuno…).
Al di là del riferimento biografico spicciolo, la frase buttata lì come se niente fosse, per me è fantastica: passare (sprecare?) giorni caldi d’estate a scrivere versi paurosi a una ragazza dentona in Lussemburgo…
Sono parole semplicissime, ma esprimono un concentrato di diversità adolescenziale densissima.
La sequenza delle perle si completa poi con pregiati assaggi di saggezza surreale: “…Because if it's not love / Then it's the bomb […] / The bomb that will bring us together…”. Che vuol dire: perché, se non è amore, allora è la bomba che ci porterà insieme (ci farà incontrare).
Tra l’amore è una bomba, cosa cambia? Entrambe le cose ci stravolgono, e dopo il loro passaggio, nulla sarà mai più lo stesso.
E infine: “…Nature is a language, can't you read?...”: la natura è un linguaggio, riesci a leggerla?
Chi molto rimugina, si abitua a confrontarsi con ogni aspetto del mondo come se lo stesse leggendo: altra nota di merito per entrare a pieno titolo nell’universo sotto-sopra degli “strani”.
Insomma, gli Smiths, e “Ask” in particolare, non potrei non sentirli così fortemente “miei”, perché mi ricordano troppo qualcuno, e quel qualcuno è qua, ogni momento dentro di me.
Iscriviti a:
Post (Atom)