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biscottini natalizi di famiglia, puntata 3: gli Spitzbuben e i Brezeln dolci

Terminiamo per quest'anno la serie dei biscotti natalizi svizzeri, dopo Brunsli e Gipfeli , con gli Spitzbuben , che adoro non solo per il sapore, quello di una rassicurante frolla appena profumata di cannella, quanto soprattutto per gli intagli che li caratterizzano, e che li rendono molto "natalizi" anche quando, come da tradizione, vengono semplicemente cosparsi di zucchero a velo oppure lucidati con un pochino di uovo. Ma io preferisco decorarli con la ghiaccia*... Il loro ripieno classico sarebbe la gelatina di ribes ma io uso confettura di fragole e rabarbaro, quella che ha segnato la mia infanzia. In alternativa va benissimo una confettura di frutti rossi ma si usano anche, a seconda della zona e dei gusti di famiglia, un ripieno tipico del  Birnenweggen  di Lucerna a base di pere, cotte a densa pasta e profumato con frutta secca, spezie e grappa o vino, che assomiglia un po' alle farciture di alcuni tortelli dolci regionali italiani. Si usano anche confettura

biscottini natalizi svizzeri di famiglia, puntata 2: i Gipfeli

Dopo i Brunsli , i secondi in classifica a mio puro gusto personale tra i biscottini natalizi svizzeri tradizionali sono i cornetti alla vaniglia, di cui esistono fondamentalmente due versioni: quella della Svizzera interna, detta Kipferli , per cui si monta il burro morbido con lo zucchero e vi si aggiungono farina, uova e il resto, e quella ticinese, i Gipfeli (pronuncia con la G dura, come “ghiro”) che è senza uova, si lavora come una sablée ed è quella che preparo io. In entrambe le versioni i profumi dominanti sono sempre vaniglia, burro e mandorle. La cosa che hanno in comune questi con altri cornetti che, tra Germania, Austria e Ungheria, hanno nomi simili come  Kipfel, Kipferl o Kifli , è la forma curva. Qualsiasi siano gli ingredienti, infatti, la sagoma di questi biscotti è storicamente importante come tutti i dolci "a mezzaluna" che hanno preso piede in Europei nel '700 per una ragione storica comune a tutti ma sconosciuta ai più. A dar fama e fortuna a ques

biscottini natalizi svizzeri di famiglia, puntata 1: i Brunsli

Ho avuto occasione ultimamente di dover spiegare ad amici recenti come la mia famiglia composita non abbia in verità sviluppato vere e proprie tradizioni di ricette natalizie. Se mediamente nel Nord Italia è poco considerata la cena della Vigilia e si da più importanza al pranzo di Natale, sia come momento di riunione familiare che come allestimento di un pasto speciale.  Eppure noi abbiamo invece due curiose abitudini: la colazione della Vigilia , primo momento in cui tutta la famiglia si siede attorno allo stesso tavolo, e la "cena leggera" della sera della Vigilia, come continua a definirla mia madre, che prevede zuppa di cipolle  di nostra mamma e  baccalà  di nostro padre, a volte affiancato o sostituito da  trippa .  Per quanto riguarda il pranzo di Natale la tradizione di famiglia, da quando sono mancati la nonna paterna ed il suo pollo arrosto, è stata rifarci ogni volta ad un tema differente, allestendo di anno in anno un pranzo sempre diverso e sempre speciale, che

polenta viola e moscardini rosè... viaggiare per tornare (vicino) casa!

Sono cresciuta in una famiglia appassionata di polenta e fino a che c'è stato mi nonno praticamente era il "piatto speciale" di ogni domenica. C'era chi la preferiva accompagnata dallo spezzatino, chi dalle salsicce, chi dai funghi, chi dal formaggio, chi dai cetrioli (!), chi dalla soppressa, chi dal baccalà, chi tuffata in una tazza di latte... La cosa che non cambiava mai era la polenta in sè: rigorosamente gialla e rigorosamente "soda". Perché della polenta esistono fondamentalmente due partiti: quello della "polenta vera", come sostenevano a casa mia, e quello da loro decisamente disprezzato della "polentina molla", ovvero della polenta cremosa. In famiglia erano solo due gli estimatori della seconda versione: una delle mie adorate zie anziane, sorella di mio nonno... ed io, che da lei ho imparato il trucco per ottenere una polenta morbida e cremosa anche se si parte da farina bramata. E che così la preparo sempre, tranne qua

a tu per tu con il Fleischkäse svizzero, questo sconosciuto di famiglia

Nel curioso elenco dei cibi svizzeri che hanno caratterizzato la mia infanzia mi rendo conto che, fatto strano, sul blog non ho ancora parlato del  Fleischkäse, una via di mezzo tra un polpettone ed un würstel gigante di cui da bambini venivamo spesso nutriti. Ma un episodio di vita vera me lo ha messo sotto il naso proprio l'altro giorno, ed eccomi qui con il mio reportage storico-familiare. Alcuni Svizzeri, come quelli di casa mia, vivono il   Fleischkäse come un salume, da comprare pronto, intero o affettato sottile in buste, da servire in tavola come fosse prosciutto cotto o da infilare nei panini per merenda con maionese, senape e cipolline sottaceto (Be'... che c'è?! Se mia mamma per evitare che noi figli mangiassimo troppa Nutella la teneva in frigo ad indurire, così era più difficile da spalmare e sul pane se ne metteva di meno, perché stupirsi di quella che lei invece considerava una merenda "sana"?!) Altri amanti del  Fleischkäse  lo compran

mac n cheese alla svizzera, coinvolgendo Marco Pierre White

Ho sentito qualche tempo fa Marco Pierre White, famosissimo chef inglese di madre italiana, definire i mac n cheese come una ricetta tipicamente americana. Della cosa sono convinti credo tutti gli abitanti degli Stati Uniti, così come più della metà di loro giura che anche la pizza sia un'invenzione tutta americana. In effetti, visione sciovinista a parte, la versione più diffusa in America ha proprio radici lì, nell'evoluzione della cucina familiare degli eredi di immigrati italiani. Visto che nulla succede per caso, che lo chef propone, come sua interpretazione personale, il piatto non gratinato, che è, appunto, la consuetudine nel mondo anglosassone, ma morbido e filante, a pasta appena condita. Be', sai che novità! Se una certa evoluzione di pasta e formaggio gratinata è partita dagli italoamericani di prima generazione per poi diventare piatto iconico e popolare targato davvero USA, figuriamoci se al futuro chef, quando era bambino, la madre italiana non ha mai p

una salsa di cipolle svizzera per würstel e per mamme lavoratrici

Lo so: sono rimasta indietro di una puntata! Parlavo di  ricette svizzere  quando un'irrefrenabile tentazione di cibo americano  si è intrufolata in cucina ed ha avuto  la meglio. Riprendo ora il filo con un piatto che ho proposto pochi giorni fa anche alla mia cara mammina svizzera in occasione del suo compleanno: Bratwurst con salsa di cipolle. L'aspetto curioso non sta tanto nel tipo di würstel utilizzato, una salsiccia bianca di vitello il cui nome per alcuni significa "salsiccia di carne spezzettata" e per altri "salsiccia da arrostire". In Germania di solito viene speziata in modo deciso con pepe, noce moscata e/o cumino, mentre in Svizzera il suo sapore è molto più delicato. In Ticino ne esiste una versione mignon, una "collana" di micro-salsiccine detta cipollata  non perchè contenga cipolle ma perchè, appunto, di solito si serve in salsa di cipolle. Ma, a casa della mia mamma lavoratrice senza tempo ne' passione per la cucina,

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!