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Visualizzazione dei post con l'etichetta crostacei

pranzo giapponese parte 5: tsukemono, zuppa e dolcetti

Ed eccomi alle ultime ricette del mio pranzo giapponese dalle stagioni fluide, di cui avevo raccontato qui l'aperitivo con stuzzichini,  qui dei piattini di verdure, qui il riso ai 5colori e qui  il piatto d'onore, tonno stufato con funghi enoki. Questo ultimo capitolo è dedicato invece a due presenze immancabili in un pasto giapponese, comunque sia composto: la zuppa e lo tsukemono , 漬物, ovvero una verdura conservata che, se in passato fungeva da unica risorsa disponibile oltre al riso per tutto l'anno, oggi è un elegante modo di separare tra loro i sapori delle vivande che accompagna. E come tsukemono  non potevo che presentare ai miei ospiti il kohaku namasu , il cui nome è composto da antichi kanji , 紅白 kohaku , ovvero "rosso e bianco", e dai temporalmente successivi caratteri  kana, なます, namasu , "condito con aceto".  Se infatti l'accoppiamento di bianco e rosso è nella cultura giapponese un antichissimo simbolo di buon auspicio (e ci sarebb

New Orleans a tavola: menù di compleanno "Southern" parte 1

Quando mi offro di preparare il pranzo per un compleanno di famiglia e chiedo quale tema potrebbero preferire mi si risponde "un menù della Louisiana". Colpa mia che ho domandato! Non ho ovviamente problemi perchè adoro la cucina regionale americana (tempo fa mi avevano anche chiesto di scriverci un libro!), mi stupisce solo che sia spuntato un tema tanto specifico in persone che degli Stati Uniti conoscono quasi solo hamburger e bistecche.  Ecco dunque, un po' riassunto, il pranzo di compleanno a tema New Orleans, con ricette in parte popolari in parte dei ristoranti locali più tipici: Aperitif and Appetizers: (nella foto di apertura tutto l'insieme, comprese delle noci pecan tostate e salate) - Southern mint juleps , cocktail con bourbon e menta - New Orleans hot bacon shrimps , involtini di gamberi con mozzarella e pancetta - Delmonico Creole Eggplant Gratin, cocotte di melanzane e granchio Main Course: - Cajun Jambalaya , riso speziato con carne e pe

paella? Be'... quasi, in versione insalata di riso

Si organizza un pranzo a tema "Revival anni '70-'80" dove ciascuno provvede a una portata, e a me commissionano il primo. So che ci saranno tra i convitati dei golosi di paella, che tanto piaceva a casa dei miei verso la fine di quegli anni, ma sinceramente non ho voglia di cucinare a lungo e all'ultimo momento: vorrei poter preparare tutto prima e godermi la giornata in relax, come avrei fatto se avessi portato quello che avevo in mente, l' insalata di pasta e verdure grigliate della mia adolescenza. Ma per fortuna ecco che scatta la folgorazione: preparo una insalata di riso ispirata alla paella! Cerco di ricalcarne l'aspetto e gli aromi ma in modo che il piatto tragga vantaggio da qualche ora di riposo. E magari, già che ci sono, uso un condimento che citi pure la fideuà , la "paella di pasta" che di solito si accompagna con una salsa aioli.  In sostanza, rispetto ad una paella classica, uso un tipo di riso differente e quasi tutto quello che

carne giapponese Wagyu in Italia e come cucinarla

Grazie al Consolato Giapponese di Milano  ho potuto partecipare ad un interessante incontro della stampa italiana con esponenti del Ministero Giapponese dell’Agricoltura, del Ministero della Cultura e del loro Ente Nazionale del Turismo, in cui ci si è confrontati sulla diffusione della cucina giapponese in Italia, sulla conoscenza che se ne ha nel nostro Paese e sulla volontà nipponica di promuovere maggiormente i loro prodotti alimentari in Italia.  So di essere su questi argomenti una interlocutrice privilegiata, perché per cucinare giapponese a casa mia almeno un paio di volte a settimana non ho avuto bisogno di attendere che il washoku (cucina tradizionale giapponese) venisse proclamato Patrimonio Immateriale dell’Umanità Unesco nel 2013, ne’ di vedercelo insegnare e servire in infinite occasioni durante Expo 2015: sono Japanese inside da decenni! Anche se con un po' di ricerca ho sempre reperito la materia prima, vivere ora a Milano certamente mi facilita nel trovare ingre

ravioli ai porri, farciti di gamberi come in Cina e brasati come in Giappone

Dopo la scorpacciata di biscottini natalizi svizzeri , che qui sul blog ha seguito una serie di preparazioni miste tra orientali e italiane, non posso che chiudere questo 2021 con una ricetta che miscela tre culture: sono dei ravioli, ma anche un po' xiao mai  e un po' gyoza,  la cui sfoglia viene pensata e stesa all'italiana, la cui farcitura è concettualmente cinese e la cui cottura risulta tipicamente giapponese. Degli xiao mai , i ravioli aperti cinesi, avevo già parlato qui , proponendo un ripieno misto di maiale e gamberi e spiegando come la farcitura di soli gamberi esiga una sfoglia più sottile. Ho invece nominato spesso i gyoza giapponesi  senza però mai raccontarne la storia e i dettagli. In attesa di dedicare loro un post specifico ne propongo qui il tipico metodo di cottura, che mi riservo di illustrare in futuro in modo più ampio. A livello di ingredienti, questa diventa una ricetta tutta italiana se si sostituisce il vino di riso con due parti di Marsala dilu

ravioli aperti a vapore cantonesi: un antistress naturale

Quando ti capita una giornata in cui devi farti passare il nervoso non c'è niente di meglio che dedicarsi in cucina a qualche operazione ripetitiva e leggermente complessa, che catturi la tua concentrazione e diventi una forma di antistress naturale.  A questo scopo si prestano perfettamente gli  siu mai , shumai , xiao mai , shāomai ,  xiumai ; la trascrizione di 烧卖 cambia a seconda del sistema di traslitterazione di riferimento e anche dell'epoca, ma sono tutti nomi che significano una cosa sola: “ravioli”, e in specifico sono i ravioli cinesi a vapore. Sono nati nel nord della Cina come parte dei dim sum (letteralmente “tocchi del cuore”), gli snack che fino dal X secolo si servivano nelle case da tè lungo la via della Seta. Hanno forme e ripieni e forme diverse ma i più famosi sono quelli aperti di Guangzhou, nel Canton, porto commerciale antico e ricco di scambi anche culturali. In Italia i ravioli aperti più diffusi sono quelli farciti di gamberi e decorati sulla cima

melanzane farcite di gamberi alla cinese: il mio nuovo mood

(English recipe below)  Nonostante le recenti puntate del Calendario del cibo Italiano mi tengano in patria l 'essere che mi vive a fianco cerchi costantemente di riportare la mia cucina se non proprio in Campania almeno in Italia, devo ammettere che ultimamente il mio mood culinario reale vive di Cina. Allora se l'essere mi arriva a casa con voglia di melanzane non gli preparo una parmigiana ma un dim sum (stuzzichino) cinese di melanzane ripiene, che poi "casca a fagiuolo" per aprire una cena con amici che non  mangiano carne. Il nome del piatto è jiān niàng qiézi , 煎釀茄子, letteralmente "melanzane ripiene fritte", che di solito si farciscono con un composto di maiale, gamberi e cipollini molto simile a quello che si usa per riempire i ravioli a vapore jiaozi.  E' un piatto molto amato in varie regioni della Cina e ogni versione locale ha aromi e spezie distintivi per la farcia, che può essere anche a base di solo maiale, di solo pollo oppure un misto d

riso rosso al granchio, con cavolo blu e nuvole di cielo Gullah: la ricetta creativa partendo dal red rice dell'MTC Taste the World

(Full English version, here , English recipe below) All'interno del novello MTC Taste the World stiamo conoscendo sulla cultura Gullah-Gheechee e sul red rice che ne caratterizza la specificità gastronomica. Nel  mio post precedente  dove ho riprodotto la ricetta base originale, ragionavo sul colore rosso donato al piatto dal pomodoro, che si chiama anche  Mulatto rice  per la tinta brunita che prende il riso, dovuto sia al pomodoro che alla tostatura delle verdure e del grasso del bacon. Ogni famiglia Gullah ha ovviamente la propria ricetta: chi lo preferisce bello rosso e profumato di pomodoro chi invece predilige un sapore più complesso ed un colore meno spiccato, in modo che il pomodoro partecipi ma non sia protagonista. Avendo scoperto che Alessandra è della prima scuola perchè lega molto il piatto alle sue origini africane, e di conseguenza al jollof rice e al thieboudienne , mentre io mi dedicavo ad approfondire la sua evoluzione sul suolo americano, ho deciso di non ra

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!