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10 marzo 2007

Kilombo: risposte e chiarimenti

Dopo aver letto tutti i commenti arrivati al post precedente, ho deciso di scrivere questo per riassumere e chiarire i punti sollevati in un'unica soluzione - anche per comodità di lettura. Naturalmente vi ringrazio per avermi dato l'occasione di tornare sull'argomento, ho cassato un commento solo, che chiamava in causa inesistenti problemi di tipo personalistico e che, per questo, mi pareva fuorviante e fuori luogo.
Il primo punto mi pare quello dell'antisemitismo della IADL, per il quale molti degli intervenuti cercano fonti e spiegazioni. Tra l'altro, molti cercano fonti e spiegazioni di affermazioni non fatte da me. E questo mi pare curioso.
Io ho risposto, non a caso, all'articolo di Francesco, e precisamente alla parte che quoto qui:

" E' vero, non si trova tantissimo sulla IADL in rete. Ma quel poco che si trova non è nè antisemita nè filoterrorista. Poi si può discutere sulle idee di questo o quel membro della IADL, ma dal giudizio su una persona non segue eguale giudizio per una organizzazione. Applicando lo stesso criterio, non potremmo - ad esempio - accettare un premio nemmeno dalla Cgil, visto che nelle sue file si sono nascoste (e forse si nascondono ancora) persone che attentano all'integrità dello Stato. Ma questo rende la Cgil filoterrorista? No, secondo me."

Secondo Francesco, dalla personale posizione politica di qualcuno non è possibile risalire ad una responsabilità dell'associazione; questa considerazione non mi convince. La IADL non ha mai preso le distanze - al contrario di quanto ha fatto la CGIL per quel che concerne i terroristi - da affermazioni razziste di alcune dei suoi membri, e questa mancata presa di distanza configura una responsabilità che non può essere negata. E che pesa.
Allo stesso modo, - e l'analogia da me proposta mi pare più opportuna di quella configurata da Francesco - si è comportata la chiesa cattolica nei confronti dei preti pedofili, non allontandoli, non prendendo le distanze, non denunciandone le pratiche. E infatti, proprio per questi motivi, i cittadini comuni, ma anche i tribunali, hanno ritenuto di poter addossare alle gerarchie ecclesiastiche le loro responsabilità per quelle drammatiche vicende. Io un premio dalla chiesa cattolica lo rifiuterei per questo solo motivo (poi ce ne sarebbero anche altri, ma questo mi pare sufficiente).
Altra accuse alla IADL nel mio post non ce ne sono.

Skeight afferma: "Io credo che Kilombo continuerà ad essere uno spazio di discussione credibile sinché darà a tutti coloro che vogliono occasione di parlare; accettare o meno questo premio, non credo possa fare la differenza in questo senso."

Io penso di no. E per due ragioni: dare a tutti la possibilità di parlare non significa ipso facto essere uno spazio di discussione credibile, e lo confermano altre esperienze passate (ricordate i microfoni aperti di radio radicale? E più recentemente Indymedia?), e accettare il premio di una organizzazione politicamente schierata, e di certo non a sinistra, sarebbe un duro colpo alla credibilità di uno spazio nato autonomo, dal basso, e che si propone come uno spazio democratico che non isola nessuna delle voci della SINISTRA.
E metto SINISTRA in maiuscolo, perchè è questa la caratteristica di Kilombo che mi interessa e alla quale tengo di più.

Francesco scrive: "Io non credo esistano i margini per giustificare il rifiuto del premio; tuttalpiù, credo che un premio "allo splendido lavoro [...] e alla democrazia interna" assegnato in una cornice del genere possa essere un'occasione preziosa per portare un certo tipo di messaggio: che democrazia è partecipazione, uguaglianza, libertà. E 'democrazia', 'uguaglianza' e 'libertà' sono parole che in determinati ambienti vicini all'Islam difficilmente si sente pronunciare o elogiare."

Francesco, io penso che le ultime righe smentiscano le prime, e sono convinta che l'assegnazione del premio a Kilombo sia assolutamente strumentale, e funzionale a un tentativo di accreditamento. Usano e mettono in campo strumenti democratici che non condividono, un'operazione che - nel suo piccolo - ricorda quella dell'ufficio stampa di Komeini nei suoi anni francesi. Tra l'altro, piccolo particolare da non dimenticare, chi riceve il premio della IADL ne diventa membro onorario, e - come tale - anche politicamente responsabile di ciò che l'associazione mette in atto. Contenti i redattori di Kilombo...

My two cents.

ps. Per quel che riguarda l'intolleranza, ripeto: il mondo sarebbe un posto migliore se fossimo un po' più intolleranti.

09 marzo 2007

Kilombo

Leggo abitualmente il blog di Francesco Costa, e sono spesso d'accordo con quello che scrive. Non ho linkato, per pigrizia, il suo post sull'otto marzo, e quindi lo faccio ora.
Ma quello che scrive sul premio che la IADL vuole assegnare a Kilombo non mi pare condivisibile; Francesco dice che quello che ha trovato in rete sulla IADL è poco, ma non lo trova antisemita. Sbaglia, e l'errore sembra tanto più rilevante perchè viene da una persona avvezza a farne pochi; continua dicendo che non si può imputare a un'associazione le posizioni di qualcuno dei suoi membri: è vero fino a un certo punto. Se le associazioni accettano dai loro membri - per quanto poco rappresentativi - posizioni che sono in contrasto con la loro politica poi devono assumersene le responsabilità; se non ne prendono le distanze allora noi tutti dobbiamo tenerne conto. (la CGIL ha ben preso le distanze, e non da ora, dal terrorismo.)
Passiamo quindi a parlare direttamente del problema: premio si o premio no.
Per quel che mi riguarda la risposta è: Kilombo deve rifiutare il premio, a costo di apparire intollerante.
E' ora di rivalutare l'intolleranza, non è sempre e comunque un valore negativo. Anzi. Sono spesso intollerante, e mi par d'esserlo troppo poco.
Sono intollerante nei confronti del razzismo aperto, quello volgare e becero di cui tutti abbiamo fatto esperienza nei bar o sugli autobus.
Sono intollerante nei confronti del razzismo che non si riconosce, spesso mascherato da paternalismo buonista.
Sono intollerante nei confronti della dittatura della libertà di espressione, che troppo spesso diviene il tabù al quale dobbiamo sottostare per un malinteso senso di "civiltà".
Sono perfettamente consapevole che per moltissimi uomini "le donne sono tutte troie". Non mi interessa, possono continuare a pensarlo, ma dobbiamo togliere loro gli spazi per "dirlo".
Ecco, la mia speranza è che Kilombo resti uno spazio in cui certe cose non si possono dire.
Che i razzisti scompaiano mi par risultato arduo da raggiungere, mi limito ad auspicare che ci siano degli spazi in cui non sia loro consentito parlare.
In breve, quello che penso è questo: se Kilombo vuole rimanere uno spazio credibile per la discussione a sinistra deve rifiutare il premio.