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14 agosto 2009
Dell'arte di far specchietto con perizia
Rosalucsemburg su it.cultura.religioni.cattolici. Da non perdere: RU 486 e stili propagandistici
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13 settembre 2008
Prostituzione e reato
Ecco, io la penso così:
Ciascuno ha piena sovranità sul suo corpo, quindi ha anche il diritto di venderlo.
Nessuno ha il diritto di comprare il corpo di un altro.
Ciascuno ha piena sovranità sul suo corpo, quindi ha anche il diritto di venderlo.
Nessuno ha il diritto di comprare il corpo di un altro.
13 luglio 2008
Possibilità
Certo che questo papa potrebbe fare molto per il movimento GLBT se facesse coming out.
foto da: claudio caprara.
foto da: claudio caprara.
28 giugno 2008
28 giugno - Gay Pride, Bologna
Grazie a noi che c'eravamo.
Non conosco i numeri, variano dai 200mila di repubblica ai ventimila (rotfl) del resto del carlino, che per non sbagliare pubblica solo primi piani o quasi.
Però so che alle 15.30 il primo carro è partito da qui e che alle 16.45 l'ultimo carro era ancora fermo qui.
Non conosco i numeri, variano dai 200mila di repubblica ai ventimila (rotfl) del resto del carlino, che per non sbagliare pubblica solo primi piani o quasi.
Però so che alle 15.30 il primo carro è partito da qui e che alle 16.45 l'ultimo carro era ancora fermo qui.
21 giugno 2008
Pubblicità omofoba? No, grazie.
Mi piacerebbe sapere chi ha avuto l'idea di questo spot. Non riesco a capire se sia più ridicolo o più razzista.
Magari potremmo chiedere ai "creativi" della Mercedes di venire a Bologna al Gay Pride sabato prossimo.
Hat tip: ornitolella.
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12 giugno 2008
Gay Pride!
Il post di Uriel mi ricorda che il 28 giugno a Bologna c'è il Gay Pride nazionale.
Chi viene?
Chi viene?
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14 marzo 2008
Olimpiadi?
E' mostruosa (nel senso etimologico del termine) l'opportunistica acquiescenza del mondo intero nei confronti della Cina, in particolar modo per quello che riguarda le Olimpiadi.
Non manco di realismo, e penso che il mondo economico (e del lavoro in generale) segua regole proprie.
Si può, e forse si deve, lavorare anche con persone che non ci piacciono, delle quali non condividiamo le idee, anche con persone che conducono vite e fanno scelte che possiamo aborrire.
Ma non ci pranziamo insieme, non ci andiamo al cinema, in vacanza, non le coinvolgiamo in ciò che lavoro non è.
Con la Cina e le Olimpiadi nessuno ragiona in questo modo. E qui il famoso occidente democratico mostra tutta la sua fragilità.
Ho sempre seguito i giochi olimpici. Da quando posso ricordare almeno. Anche la vicenda di Monaco, con l'ignavia e la vigliaccheria del mondo intero, non è riuscita ad allontanarmi da quell'appuntamento.
I giochi olimpici li guardo tutti, riesco a provare emozioni anche davanti al curling.
Sarà l'eredità classica, sarà la spiccata propensione individuale alla competizione e al gioco (all'agone), non saprei dirlo; ma l'idea che i tutti i paesi mandino la loro gioventù migliore a gareggiare mi coinvolge e mi appassiona.
Per questo escluderei dalle Olimpiadi tutti i paesi che non consentono alle loro donne di partecipare ai giochi. Escluderei tutti quei paesi che discriminano i loro cittadini. Escluderei tutti i quei paesi che reprimono i loro cittadini con la violenza, con le torture, con le condanne a morte indiscriminate. La prima della lista sarebbe la Cina.
E allora perchè ci andiamo?
Non manco di realismo, e penso che il mondo economico (e del lavoro in generale) segua regole proprie.
Si può, e forse si deve, lavorare anche con persone che non ci piacciono, delle quali non condividiamo le idee, anche con persone che conducono vite e fanno scelte che possiamo aborrire.
Ma non ci pranziamo insieme, non ci andiamo al cinema, in vacanza, non le coinvolgiamo in ciò che lavoro non è.
Con la Cina e le Olimpiadi nessuno ragiona in questo modo. E qui il famoso occidente democratico mostra tutta la sua fragilità.
Ho sempre seguito i giochi olimpici. Da quando posso ricordare almeno. Anche la vicenda di Monaco, con l'ignavia e la vigliaccheria del mondo intero, non è riuscita ad allontanarmi da quell'appuntamento.
I giochi olimpici li guardo tutti, riesco a provare emozioni anche davanti al curling.
Sarà l'eredità classica, sarà la spiccata propensione individuale alla competizione e al gioco (all'agone), non saprei dirlo; ma l'idea che i tutti i paesi mandino la loro gioventù migliore a gareggiare mi coinvolge e mi appassiona.
Per questo escluderei dalle Olimpiadi tutti i paesi che non consentono alle loro donne di partecipare ai giochi. Escluderei tutti quei paesi che discriminano i loro cittadini. Escluderei tutti i quei paesi che reprimono i loro cittadini con la violenza, con le torture, con le condanne a morte indiscriminate. La prima della lista sarebbe la Cina.
E allora perchè ci andiamo?
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06 ottobre 2007
dirlo non dirlo
Tra rosalux, palmiro e cadavrexquis un'interessante discussione. La trovate qui, e qui.
Cosa posso aggiungere? Che comprendo le posizioni di tutti e tre. La sfera della sessualità è privata, dice Palmiro, nessuno può essere costretto a parlarne. Ha ragione. Rosalux e cadavrexquis ne fanno una questione politica e sociale: se un politico rende nota la sua omosessualità compie un'azione con innegabili ricadute positive per tutti gli omosessuali (e non, ricordiamocelo sempre). Hanno ragione.
cadavrexquis spiega molto meglio di quanto potrei fare io perchè ha ragione.
Il mio cuore sta con palmiro, ma la mia ragione con cadavrexquis e rosalux.
Cosa posso aggiungere? Che comprendo le posizioni di tutti e tre. La sfera della sessualità è privata, dice Palmiro, nessuno può essere costretto a parlarne. Ha ragione. Rosalux e cadavrexquis ne fanno una questione politica e sociale: se un politico rende nota la sua omosessualità compie un'azione con innegabili ricadute positive per tutti gli omosessuali (e non, ricordiamocelo sempre). Hanno ragione.
cadavrexquis spiega molto meglio di quanto potrei fare io perchè ha ragione.
Il mio cuore sta con palmiro, ma la mia ragione con cadavrexquis e rosalux.
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27 settembre 2007
Le risate non seppelliscono
[Aggiornamento: adesso il link al video dovrebbe funzionare.]
Non seppelliscono, ma a volte sono uno spettacolo da non perdere.
Via anellidifumo il video nel quale gli studenti ridono in faccia ad Ahmadinejad.
Non seppelliscono, ma a volte sono uno spettacolo da non perdere.
Via anellidifumo il video nel quale gli studenti ridono in faccia ad Ahmadinejad.
20 giugno 2007
09 marzo 2007
DICO
Come segnala restodelmondo dieci buone ragioni per non andare alla manifestazione di domani le potete trovare su villag (colgo l'occasione per linkarlo, dovevo farlo da tempo).
07 marzo 2007
Domande
In questo periodo non riesco ad aggiornare il blog. Un po' perchè sono murata in studio a scrivere e alla fine della giornata ho il cervello in pappa, un po' perchè - ovviamente - c'è ben poco che io possa raccontare della mia giornata. Scrivi di politica, mi ha suggerito un amico; ma, a parte il fatto che non seguo la politica quotidiana, io ho votato la coalizione di sinistra perchè si occupasse dei seguenti argomenti:
1. Legge sulla procreazione assistita (schifosa, oscena, indecente)
2. Unioni civili
3.La Bossi-Fini (un'infamia)
4. Legge elettorale
5. Conflitto di interessi
esattamente in quest'ordine, per altro.
Detto questo, che altro volete che possa aggiungere sulla politica italiana?
ps. ah, si, un sentito vaffanculo alla "sinistra" (?) radicale che di questi argomenti se ne frega altamente, tutta impegnata a difendere la poltrona.
(si, andate a vedere i progetti di legge presentati dagli eletti del partito di Diliberto: potrete fare gratis un bel tour che dovrebbe intitolarsi "alla ricerca della riconferma in parlamento".
1. Legge sulla procreazione assistita (schifosa, oscena, indecente)
2. Unioni civili
3.La Bossi-Fini (un'infamia)
4. Legge elettorale
5. Conflitto di interessi
esattamente in quest'ordine, per altro.
Detto questo, che altro volete che possa aggiungere sulla politica italiana?
ps. ah, si, un sentito vaffanculo alla "sinistra" (?) radicale che di questi argomenti se ne frega altamente, tutta impegnata a difendere la poltrona.
(si, andate a vedere i progetti di legge presentati dagli eletti del partito di Diliberto: potrete fare gratis un bel tour che dovrebbe intitolarsi "alla ricerca della riconferma in parlamento".
15 febbraio 2007
civiltà e politica
Il post dell'inquilina sulla costituzione di un nuovo partito politico in Polonia mi ha fatto pensare che nessuno dei parlamentari eletti nella maggioranza di governo ha nemmeno lontanamente ventilato la riforma di quella schifosa, oscena, bastarda, nauseante, fascista legge sulla fecondazione artificiale approvata dal governo precedente.
Questo blog augura a tutti coloro che non sono andati a votare al referendum di non diventare mai nonni.
Colgo anche l'occasione per ripetere che il partito dei comunisti italiani è farsesco.
Questo blog augura a tutti coloro che non sono andati a votare al referendum di non diventare mai nonni.
Colgo anche l'occasione per ripetere che il partito dei comunisti italiani è farsesco.
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15 novembre 2006
Abu Ghraib
Sulla vicenda di Abu Ghraid sembrava fosse stato detto tutto. Così non è, in realtà, ed Eugenio Mastroviti di inminoranza ci propone alcune notizie e alcune riflessioni molto interessanti.
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13 novembre 2006
Immigrazione
Come al solito: benedetta la pigrizia. Di mio, ci metto solo il link e un'approvazione incondizionata. L'immigrazione non si ferma, non si può fermare. Nel senso che non è nemmeno giusto cercare di fermarla. E allora mi limito a linkare il blog di Pangloss e l'articolo Traghetti che ha postato qualche giorno fa.
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Novità da Brescia
Qualcosa si muove. Ricordate la vicenda delle due ragazze di Brescia?
Bene, si sta preparando a Brescia per il 25 novembre una manifestazione nazionale.
Ne parla Un fine occhio sul mondo. La manifestazione viene organizzata dall'Arcigay di Brescia ed è in coincidenza con la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. A questo link trovate il volantino della manifestazione mentre se volete potete leggere anche l'appello all'amministrazione comunale di Mazzano.
Bene, si sta preparando a Brescia per il 25 novembre una manifestazione nazionale.
Ne parla Un fine occhio sul mondo. La manifestazione viene organizzata dall'Arcigay di Brescia ed è in coincidenza con la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. A questo link trovate il volantino della manifestazione mentre se volete potete leggere anche l'appello all'amministrazione comunale di Mazzano.
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10 novembre 2006
video israeliani
Dal blog hottest un video intrigante sul gay pride a Gerusalemme.
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09 novembre 2006
Gay Pride /4
Algeria
L'art. 338 prevede fino a 3 anni di reclusione e un'ammenda.
- Arabia Saudita
L'omosessualità è punita con la pena di morte.
Esecuzioni capitali in Arabia Saudita (GB)
- Bahrain
- Recentemente è stata attivata la legge islamica, ma l'art. 337 prevede la deportazione e fino a 10 anni di reclusione.
- Bangladesh
L'art. 377 del codice penale prevede la prigione a vita.
- Cecenia
L'omosessualità è punita con la morte.
- Djibouti
- L'omosessualità è illegale e punita prigione.
- Egitto
Non vi è un vero e proprio articolo contro l'omosessualità, ma i gay sono condannati giuridicamente perché lesivi della pubblica morale con pene da 1 a 5 anni e con invii ai lavori forzati.
- Emirati Arabi Uniti
L'art. 354 del codice penale federale prevede la pena di morte. L'art. 80 del codice di Abu Zhabi prevede la prigione fino a 14 anni, mentre il codice penale di Dubai prevede la reclusione fino a 10 anni (art. 177 del codice penale).
- Giordania
Gli atti omosessuali sono severamente proibiti e la pena consiste nella reclusione.
- Iran
Per i maschi, la morte. Per i minorenni, 74 fustigate, per le femmine, 100 fustigate. Articoli 108 - 113 cod. penale.
- Kenia
Gli articoli 162 e 165 del codice penale condannano l'omosessualità come crimine contro-natura con la prigione da 5 a 14 anni..
- Kuwait
L'art. 193 del codice penale prevede la reclusione fino a 7 anni.
- Libia
In base all'art. 407 del codice penale è previsto l'imprigionamento da 3 a 5 anni.
- Malesia
Art. 377 del codice penale: la condanna prevede fino a 20 anni di carcere e una multa in denaro.
- Marocco
L'omosessualità è illegale anche in Marocco, dove la pena prevista dall'articolo 489 del codice penale prevede una condanna alla reclusione da 6 mesi a tre anni, più il pagamento di una multa.
- Mauritania
Dall'introduzione della Sharia, la pena prevista è la morte.
- Nigeria
Condanna a morte (il condannato viene schiacciato da una parete spintagli addosso dal boia).
- Oman
In base all'art. 33 del codice penale, l'atto omosessuale è punito con la prigione da 6 mesi a un anno.
- Pakistan
100 fustigate o morte per lapidazione.
- Qatar
L'art. 201 del codice penale prevede fino a 5 anni di prigione.
- Senegal
L'art. 319 del codice penale prevede la reclusione da 1 a 5 anni e una multa.
- Somalia
Art. 409 del codice penale: carcere da 3 mesi a 3 anni.
- Siria
E' prevista la prigione, in base all'art. 520 del codice penale, fino a 3 anni.
- Sudan
In base all'art. 316 del codice penale, la pena prevista varia da 100 fustigate alla pena capitale.
- Tagikistan
L'omosessualità è illegale, art. 125.1 (ex 121 dell'URSS).
- Tunisia
L'omosessualità è illegale, ma tollerata. L'art. 330 del codice penale prevede fino a 3 anni di carcere.
- Uzbekistan
L'art. 120 del codice penale del codice penale del 1995 prevede la reclusione fino a 3 anni.
- Yemen
Pena di morte, viene applicata la Sharia.
tratto da molecularlab
L'art. 338 prevede fino a 3 anni di reclusione e un'ammenda.
- Arabia Saudita
L'omosessualità è punita con la pena di morte.
Esecuzioni capitali in Arabia Saudita (GB)
- Bahrain
- Recentemente è stata attivata la legge islamica, ma l'art. 337 prevede la deportazione e fino a 10 anni di reclusione.
- Bangladesh
L'art. 377 del codice penale prevede la prigione a vita.
- Cecenia
L'omosessualità è punita con la morte.
- Djibouti
- L'omosessualità è illegale e punita prigione.
- Egitto
Non vi è un vero e proprio articolo contro l'omosessualità, ma i gay sono condannati giuridicamente perché lesivi della pubblica morale con pene da 1 a 5 anni e con invii ai lavori forzati.
- Emirati Arabi Uniti
L'art. 354 del codice penale federale prevede la pena di morte. L'art. 80 del codice di Abu Zhabi prevede la prigione fino a 14 anni, mentre il codice penale di Dubai prevede la reclusione fino a 10 anni (art. 177 del codice penale).
- Giordania
Gli atti omosessuali sono severamente proibiti e la pena consiste nella reclusione.
- Iran
Per i maschi, la morte. Per i minorenni, 74 fustigate, per le femmine, 100 fustigate. Articoli 108 - 113 cod. penale.
- Kenia
Gli articoli 162 e 165 del codice penale condannano l'omosessualità come crimine contro-natura con la prigione da 5 a 14 anni..
- Kuwait
L'art. 193 del codice penale prevede la reclusione fino a 7 anni.
- Libia
In base all'art. 407 del codice penale è previsto l'imprigionamento da 3 a 5 anni.
- Malesia
Art. 377 del codice penale: la condanna prevede fino a 20 anni di carcere e una multa in denaro.
- Marocco
L'omosessualità è illegale anche in Marocco, dove la pena prevista dall'articolo 489 del codice penale prevede una condanna alla reclusione da 6 mesi a tre anni, più il pagamento di una multa.
- Mauritania
Dall'introduzione della Sharia, la pena prevista è la morte.
- Nigeria
Condanna a morte (il condannato viene schiacciato da una parete spintagli addosso dal boia).
- Oman
In base all'art. 33 del codice penale, l'atto omosessuale è punito con la prigione da 6 mesi a un anno.
- Pakistan
100 fustigate o morte per lapidazione.
- Qatar
L'art. 201 del codice penale prevede fino a 5 anni di prigione.
- Senegal
L'art. 319 del codice penale prevede la reclusione da 1 a 5 anni e una multa.
- Somalia
Art. 409 del codice penale: carcere da 3 mesi a 3 anni.
- Siria
E' prevista la prigione, in base all'art. 520 del codice penale, fino a 3 anni.
- Sudan
In base all'art. 316 del codice penale, la pena prevista varia da 100 fustigate alla pena capitale.
- Tagikistan
L'omosessualità è illegale, art. 125.1 (ex 121 dell'URSS).
- Tunisia
L'omosessualità è illegale, ma tollerata. L'art. 330 del codice penale prevede fino a 3 anni di carcere.
- Uzbekistan
L'art. 120 del codice penale del codice penale del 1995 prevede la reclusione fino a 3 anni.
- Yemen
Pena di morte, viene applicata la Sharia.
tratto da molecularlab
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Gay Pride /3
Dal sito lettera22 un articolo del gennaio scorso.
LA DURA VITA DEI GAY MEDIORIENTALI 22/01/06
L’omosessualità è legale solo in Israele e in Giordania. Negli altri paesi della regione le pene per i gay vanno da un anno di reclusione alla condanna a morte
Irene Panozzo Domenica 22 Gennaio 2006
Barra, “fuori” in arabo. Ovvero il corrispettivo dell’outing inglese. È questo il nome della prima (e per ora unica) rivista gay del Medio Oriente. E non è un caso che sia nata e sia distribuita nel paese più liberale della regione, il Libano. Un manipolo di coraggiosi giornalisti, membri dell’associazione Helem, l’acronimo arabo che sta per “Protezione libanese per lesbiche, gay, bisessuali e transessuali”, ha deciso l’anno scorso di dar vita a un trimestrale nuovo e senza precedenti. Da qualche mese la rivista è realtà, nonostante le difficoltà di budget e i possibili problemi con le autorità (in Yemen, nel 2004, un tribunale ha condannato tre giornalisti ad alcuni mesi di reclusione per aver pubblicato sul settimanale per cui lavoravano delle interviste fatte a uomini in carcere perché omosessuali). In Libano queste cose non accadono. Ma nonostante la relativa liberalità del paese, l’omosessualità – o, per seguire la definizione dell’articolo 534 del codice penale libanese, “le relazioni sessuali contrarie alle leggi della natura” – è ancora illegale e punibile per legge con un anno di reclusione. Una punizione blanda se paragonata a quelle previste nei paesi vicini e che non viene applicata quasi mai. Ma che permette alla polizia di vessare in ogni modo la locale comunità omosessuale.
Proprio l’annullamento dell’articolo 534 è l’obiettivo primario di Helem e dei suoi membri, perché – recita il loro sito – l’abrogazione della legge potrebbe “aiutare a ridurre la persecuzione dello Stato e della società e aprire la strada al raggiungimento dell’uguaglianza per la comunità lesbica, gay, bisessuale e transessuale in Libano”. Barra, con articoli in arabo, francese e inglese, diventa quindi uno strumento di lotta, per fare advocacy, aprirsi al resto della società e cercare un dialogo. Anche attraverso delle provocazioni, più o meno pesanti. Nel numero zero della rivista, consultabile online all’indirizzo www.helem.net/barra.htm, il primo articolo in inglese apre con un titolo che attira l’attenzione: “Il Libano come destinazione del turismo gay?” Il paese ha molto da offrire dal punto di vista turistico e naturalistico, alcune delle spiagge del paese sono considerate gay-friendly e Beirut offre una gay life che, per quanto nascosta, è piuttosto viva. Ciononostante, no, ci dice il redattore, purtroppo il paese non è percepito come una meta consigliabile, essenzialmente per i problemi di insicurezza legati all’instabilità politica della regione.
Non è quindi il timore per un’eventuale applicazione della legge a impedire lo svilupparsi di un turismo gay in Libano. Altrettanto non si può dire per gli altri paesi del Medio Oriente, le cui leggi in materia sono spesso molto più restrittive e dove la pressione sociale sulle comunità omosessuali è molto più schiacciante. L’omosessualità è legale solo in Israele e in Giordania. Per il resto, si va da pene di un anno di reclusione previste in Libano e in Siria ai dieci anni di prigione previsti in Palestina e Bahrein, per finire con la pena di morte con cui possono essere puniti gli omosessuali di Iran, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Yemen. In realtà però difficilmente le pene vengono portate a termine, anche se ciò non significa certo che la condizione degli omosessuali in questi paesi sia migliore di quanto appaia considerando solo la legislazione in vigore. L’eccezione a questa regola è l’Iran, dove nel luglio scorso due ragazzi sono stati impiccati. Ufficialmente, con l’accusa di aver violentato un ragazzo più giovane di loro. Ufficiosamente, secondo quanto hanno sostenuto i gruppi di tutela dei diritti umani, in primis Amnesty International e Human Rights Watch, solo perché omosessuali. I fatti di quest’estate confermano un dato di fatto noto già da tempo. Cioè che a detenere il record negativo per quel che riguarda la persecuzione nei confronti degli omosessuali sia proprio il paese degli ayatollah, dove dalla rivoluzione islamica del 1979 a oggi pare che siano state eseguite le condanne a morte di migliaia di uomini gay (o presunti tali).
Negli Emirati Arabi Uniti, invece, dove la pena di morte per omosessualità, seppur in vigore, non viene comminata, non si sa bene quale sia stato il destino dei ventisei uomini arrestati a novembre perché, secondo le autorità, avevano preso parte a un matrimonio gay in un hotel di Abu Dhabi. Secondo le dichiarazioni rilasciate dalla polizia e da funzionari del ministero degli interni, poi in parte smentite, pare che i detenuti subiranno una cura ormonale e psicologia forzata per “guarire” la loro identità sessuale. Tutte le richieste di chiarimenti e i richiami alla lettera dei trattati internazionali e all’etica medica fatti da Amnesty International e da altri gruppi per la tutela dei diritti umani, oltre che da alcuni governi occidentali, non hanno per ora sortito alcun effetto.
Una vicenda simile, che ha avuto una grande risonanza internazionale, è accaduta al Cairo nel maggio 2001, quando la polizia fece irruzione su uno dei barconi ancorati lungo le sponde del Nilo. Il Queen Boat era conosciuto come un locale abitualmente frequentato da omosessuali. Cinquantadue uomini furono arrestati per offese alla moralità e alla religione, oltre che per depravazione. In Egitto, infatti, l’omosessualità non è esplicitamente fuori legge, ma è considerata un tabù sociale ed è punita con pene fino a un massimo di cinque anni facendo ricorso a varie norme, in particolare a quelle solitamente usate per i reati legati alla prostituzione. L’eco internazionale che il caso del Queen Boat ha avuto ha in parte oscurato il fatto che la retata nel locale sul Nilo sia stato di fatto l’inizio di un progressivo giro di vite nei confronti della comunità omosessuale egiziana, che è continuato negli ultimi anni. Tutti i ritrovi per gay sono stati chiusi, uno dopo l’altro, costringendo gli omosessuali a ritrovarsi in internet per evitare di essere arrestati e torturati.
Anche per questo clima di crescente persecuzione, la presenza tra i personaggi di Imarat Ya’qoubian (“Palazzo Yacubian”), il romanzo del dentista cairota Alaa al-Aswany apparso nel 2002 e diventato subito un bestseller in tutti i paesi di lingua araba, di un giornalista omosessuale, Hatim, che vive una tragica storia d’amore con Abduh, ha fatto scalpore. È proprio Hatim la vera novità sociale, ancor più che culturale, del romanzo. “Da noi”, spiega Aswany, “gli atteggiamenti sono solo due. O non vediamo gli omosessuali, cioè non li identifichiamo come tali, oppure non ci piacciono. Io ho tentato di fare quello di cui la letteratura è capace: di renderci solo essere umani, più tolleranti e anche più comprensibili agli altri”.
L'articolo è apparso sul numero di gennaio di New Politics, l'inserto mensile de Il Riformista
LA DURA VITA DEI GAY MEDIORIENTALI 22/01/06
L’omosessualità è legale solo in Israele e in Giordania. Negli altri paesi della regione le pene per i gay vanno da un anno di reclusione alla condanna a morte
Irene Panozzo Domenica 22 Gennaio 2006
Barra, “fuori” in arabo. Ovvero il corrispettivo dell’outing inglese. È questo il nome della prima (e per ora unica) rivista gay del Medio Oriente. E non è un caso che sia nata e sia distribuita nel paese più liberale della regione, il Libano. Un manipolo di coraggiosi giornalisti, membri dell’associazione Helem, l’acronimo arabo che sta per “Protezione libanese per lesbiche, gay, bisessuali e transessuali”, ha deciso l’anno scorso di dar vita a un trimestrale nuovo e senza precedenti. Da qualche mese la rivista è realtà, nonostante le difficoltà di budget e i possibili problemi con le autorità (in Yemen, nel 2004, un tribunale ha condannato tre giornalisti ad alcuni mesi di reclusione per aver pubblicato sul settimanale per cui lavoravano delle interviste fatte a uomini in carcere perché omosessuali). In Libano queste cose non accadono. Ma nonostante la relativa liberalità del paese, l’omosessualità – o, per seguire la definizione dell’articolo 534 del codice penale libanese, “le relazioni sessuali contrarie alle leggi della natura” – è ancora illegale e punibile per legge con un anno di reclusione. Una punizione blanda se paragonata a quelle previste nei paesi vicini e che non viene applicata quasi mai. Ma che permette alla polizia di vessare in ogni modo la locale comunità omosessuale.
Proprio l’annullamento dell’articolo 534 è l’obiettivo primario di Helem e dei suoi membri, perché – recita il loro sito – l’abrogazione della legge potrebbe “aiutare a ridurre la persecuzione dello Stato e della società e aprire la strada al raggiungimento dell’uguaglianza per la comunità lesbica, gay, bisessuale e transessuale in Libano”. Barra, con articoli in arabo, francese e inglese, diventa quindi uno strumento di lotta, per fare advocacy, aprirsi al resto della società e cercare un dialogo. Anche attraverso delle provocazioni, più o meno pesanti. Nel numero zero della rivista, consultabile online all’indirizzo www.helem.net/barra.htm, il primo articolo in inglese apre con un titolo che attira l’attenzione: “Il Libano come destinazione del turismo gay?” Il paese ha molto da offrire dal punto di vista turistico e naturalistico, alcune delle spiagge del paese sono considerate gay-friendly e Beirut offre una gay life che, per quanto nascosta, è piuttosto viva. Ciononostante, no, ci dice il redattore, purtroppo il paese non è percepito come una meta consigliabile, essenzialmente per i problemi di insicurezza legati all’instabilità politica della regione.
Non è quindi il timore per un’eventuale applicazione della legge a impedire lo svilupparsi di un turismo gay in Libano. Altrettanto non si può dire per gli altri paesi del Medio Oriente, le cui leggi in materia sono spesso molto più restrittive e dove la pressione sociale sulle comunità omosessuali è molto più schiacciante. L’omosessualità è legale solo in Israele e in Giordania. Per il resto, si va da pene di un anno di reclusione previste in Libano e in Siria ai dieci anni di prigione previsti in Palestina e Bahrein, per finire con la pena di morte con cui possono essere puniti gli omosessuali di Iran, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Yemen. In realtà però difficilmente le pene vengono portate a termine, anche se ciò non significa certo che la condizione degli omosessuali in questi paesi sia migliore di quanto appaia considerando solo la legislazione in vigore. L’eccezione a questa regola è l’Iran, dove nel luglio scorso due ragazzi sono stati impiccati. Ufficialmente, con l’accusa di aver violentato un ragazzo più giovane di loro. Ufficiosamente, secondo quanto hanno sostenuto i gruppi di tutela dei diritti umani, in primis Amnesty International e Human Rights Watch, solo perché omosessuali. I fatti di quest’estate confermano un dato di fatto noto già da tempo. Cioè che a detenere il record negativo per quel che riguarda la persecuzione nei confronti degli omosessuali sia proprio il paese degli ayatollah, dove dalla rivoluzione islamica del 1979 a oggi pare che siano state eseguite le condanne a morte di migliaia di uomini gay (o presunti tali).
Negli Emirati Arabi Uniti, invece, dove la pena di morte per omosessualità, seppur in vigore, non viene comminata, non si sa bene quale sia stato il destino dei ventisei uomini arrestati a novembre perché, secondo le autorità, avevano preso parte a un matrimonio gay in un hotel di Abu Dhabi. Secondo le dichiarazioni rilasciate dalla polizia e da funzionari del ministero degli interni, poi in parte smentite, pare che i detenuti subiranno una cura ormonale e psicologia forzata per “guarire” la loro identità sessuale. Tutte le richieste di chiarimenti e i richiami alla lettera dei trattati internazionali e all’etica medica fatti da Amnesty International e da altri gruppi per la tutela dei diritti umani, oltre che da alcuni governi occidentali, non hanno per ora sortito alcun effetto.
Una vicenda simile, che ha avuto una grande risonanza internazionale, è accaduta al Cairo nel maggio 2001, quando la polizia fece irruzione su uno dei barconi ancorati lungo le sponde del Nilo. Il Queen Boat era conosciuto come un locale abitualmente frequentato da omosessuali. Cinquantadue uomini furono arrestati per offese alla moralità e alla religione, oltre che per depravazione. In Egitto, infatti, l’omosessualità non è esplicitamente fuori legge, ma è considerata un tabù sociale ed è punita con pene fino a un massimo di cinque anni facendo ricorso a varie norme, in particolare a quelle solitamente usate per i reati legati alla prostituzione. L’eco internazionale che il caso del Queen Boat ha avuto ha in parte oscurato il fatto che la retata nel locale sul Nilo sia stato di fatto l’inizio di un progressivo giro di vite nei confronti della comunità omosessuale egiziana, che è continuato negli ultimi anni. Tutti i ritrovi per gay sono stati chiusi, uno dopo l’altro, costringendo gli omosessuali a ritrovarsi in internet per evitare di essere arrestati e torturati.
Anche per questo clima di crescente persecuzione, la presenza tra i personaggi di Imarat Ya’qoubian (“Palazzo Yacubian”), il romanzo del dentista cairota Alaa al-Aswany apparso nel 2002 e diventato subito un bestseller in tutti i paesi di lingua araba, di un giornalista omosessuale, Hatim, che vive una tragica storia d’amore con Abduh, ha fatto scalpore. È proprio Hatim la vera novità sociale, ancor più che culturale, del romanzo. “Da noi”, spiega Aswany, “gli atteggiamenti sono solo due. O non vediamo gli omosessuali, cioè non li identifichiamo come tali, oppure non ci piacciono. Io ho tentato di fare quello di cui la letteratura è capace: di renderci solo essere umani, più tolleranti e anche più comprensibili agli altri”.
L'articolo è apparso sul numero di gennaio di New Politics, l'inserto mensile de Il Riformista
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