Al di là della polemica nei confronti della Boiron, il cui comportamento è arrogante e patetico, e premesso che sono personalmente convinta che sia assurdo considerare l'omeopatia come medicina scientifica, io semplicemente mi chiedo: è un bene che un medico regolarmente laureato abbia a disposizione, laddove una malattia o un disagio non sia curabile con farmaci scientifici, un sistema di cura che non è facilmente sottoponibile a trial classici ma che abbia la capacità - certificata quella sì e senza dubbi dalla scienza - di sollecitare le possibilità di autocura del corpo? Abbiamo qualche trial che confronta non già la pilloletta omeopatica contro farmaco scientifico o contro placebo, ma la cura nel suo complesso del medico che si avvale dell'omeopatia, con il suo approccio con il paziente, il suo tipo di ascolto, quell'arsenale di farmaci che saranno anche chimicamente nulli ma che hanno dei nomi che già da soli fanno venire voglia di guarire (Absinthium! Malandrinum! Mercurius Solubilis Hannemanni!) contro "semplice" placebo? Perchè mai un medico non dovrebbe curare con la poesia, acclarata l'inefficacia o uno scarso rapporto costi/benefici di un farmaco chimico? Eppure lo sanno tutti che Montale è antidepressivo e D'Annunzio è emetico...
E quando mi faccio questa domanda, mi rispondo che sì, che sono contenta che un medico possa ad un tempo praticare la scienza E la magia, perchè scopo della medicina è curare, è non nuocere, ed è lenire le sofferenze del paziente ovunque e in quasiasi modo possibile, che sia questo semplicemente empirico o rigorosamente confermato da esperimenti e statistiche.
In definitiva, un medico che si rifiuta di usare un antibiotico su una setticemia per curare con esoterici termini latini è da galera, ma un medico che per aderenza al suo modello e terrore dell'ignoto abbandona il paziente al suo tormento è un medico assai incompleto.
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lunedì 12 settembre 2011
in difesa dello sciamanesimo occidentale
Pubblicato da
Rosa
alle
10:37
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