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giovedì 15 marzo 2007

lettera ad un nemico onorevole

Caro martinez,
sappiamo entrambi che in questo fragile rapporto nasce sulla una gravissima differenza - gestita da entrambi con il fioretto - e non certo sulla concordia. Eludere la differenza significa eludere il fragile rapporto (epilogo che - intendiamoci - ovviamente non si può escludere.)
Il punto è questo: gli abissi politici che che ci separano sono immensi: io non credo che il sistema sia mosso da una o poche volontà concordi, ma dalla somma di volontà discordi, interessi diversi, contrasti ed unioni. Un insieme fragile e caotico, ed immensamente complesso. Tu - per quello che io ho capito di te, prendilo con beneficio di inventario - pensi il contrario: che le forze che tengono il sistema siano poche e concordi nelle linee guida del potere. La tua visione presuppone un umanità nata innocente e in seguito corrotta, la mia che il male nasca insieme al bene, e insieme all'uomo stesso. Per me la lotta del bene contro il male è una costante. Non può avere un inizio, non può avere una fine. Conseguentemente, nel mio minuscolo mi batto perché il sistema muti tramite costante lavoro di miglioramento, che ovviamente non esclude strappi: tu perché cessi di esistere. Dunque ogni mia vittoria allontana te dalla tua e viceversa.
Siamo nemici, Martinez. Mortali.
Se un giorno che io temo e non auspico (e tu? e tu?) le nostre schiere si armassero sul serio, io e te dovremmo ucciderci.
Fatta questa premessa (cribbio, sono solo alle premesse?) quella sarebbe una battaglia - e voglio dirlo con il tuo linguaggio, non con il mio - terribile, atroce, ma fatta con onore. Ecco, quello che voglio dirti, Martinez, è che invece non c'è onore, ad usare un piccolo popolo la cui impotenza è autoevidente a chi non è cieco, che ha avuto la terribile disavventura di entrare nell'epopea mitica di un'altra religione immensamente potente con il ruolo dell'assassino, per eccitare le proprie schiere.
L'hanno fatto i crociati, i nazisti, gli stalinisti, i maccartisti, gli integralisti islamici: è stata una battaglia impari, e gli ebrei l'hanno sempre subita, e spesso persa. Non è una cosa nuova, e non è una cosa coraggiosa ne' onorevole.
Se verrà un giorno in cui tu dovrai uccidermi mi asupico per il tuo onore che tu non lo faccia perché io sono un simbolo millenario utile per armare le schiere, e non una persona.