8 dicembre 2011
Il Leopardo
Amo i triller ed i polizieschi. Sono la lettura d'evasione che preferisco, specialmente quando sono ben scritti. E di triller e gialli e polizieschi ben scritti per fortuna ce ne sono tanti. Da ragazzina ho trascorso notti e pomeriggi interi immersa nelle pagine di Rex Stout, di Conan Doyle, di Agatha Christie o di Chandler tanto per citarne qualcuno.
E non ho mai smesso, ne ho letti tantissimi.
Ultimamente sono fantastici gli scrittori noir che vengono dal Nord, carichi di un fascino tutto particolare, soffuso e cupo, in cui la solitudine dei paesaggi è spesso intimemente correlata alla solitudine dei personaggi. Le storie narrate sono il più delle volte molto angoscianti, i crimini efferati, la crudeltà senza limiti, la follia sempre dietro l'angolo. E le storie avvincono!
Non fa eccezione "Il leopardo" dello scrittore nervegese Jo Nesbo. Ancora una volta , protagonista di questa storia è Harry Hole, il tormentato poliziotto alcolista e solitario che già troviamo nelle opere prcedenti e le prime vittime sono due donne morte soffocate nel loro sangue, la bocca con ventiquattro ferite identiche. Si inizia così, e non si smette più. O meglio, a volte si smette perchè le pagine sono tante, i nomi norvegesi anche, ed ogni tanto bisogna andare a controllare di chi si parla, poi però si continua e da Hong Kong si va ad Oslo e poi dai ghiacci norvegesi ai vulcani africani ed il libro assolve alla sua funzione, intriga ed avvince, ed i pensieri, anche quelli cupi, si devono rincantucciare in un angolino e starsene lì, buoni per un po'.
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