Visualizzazione post con etichetta uomini. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta uomini. Mostra tutti i post

29 aprile 2014

Una milf alla cassa.

Cassiere giovane e caruccio.

"Ciao! E questo bimbo così piccolo conosce già la sigla di Mazinga? Brava che gli fai vedere i cartoni giusti. Ma lo danno ancora? era già vecchio ai miei tempi. "
"No guarda, era già vecchio ai MIEI, di tempi."
"Esagerata, io sono del..."
"Preferirei non sap..."
"...del 93."
"Ecco. Appunto."
"Perché? ci sarà mica tutta questa differenza, sei giovanissima! di che anno sei?"
"Io? Hem, uh? intrno ann ottnat..stttnov...cresciut anni ott, sai uan, milaeshiro...fff...zzzz, hem."
"??"
"Sì ma verso fine dell'anno eh."

Tìììo, che tristezza.


7 novembre 2013

quando non ci sei.

Quando tu non ci sei mangio da sola davanti al computer e lascio i piatti nel lavello.
Quando tu non ci sei sto comoda nel mio limbo di singletudine, a lasciar i peli ricrescere, sfrenati e selvaggi.
Quando tu non ci sei il mocho sta fisso nella doccia, perché a me non da noia anzi mi torna comodo.
Quando tu non ci sei la casa è mia e faccio ciò che voglio.
Quando tu non ci sei tu non ci sei e ci sono solo io.
Se la notte arriva quello piccolo lo sento arrotolarmisi intorno, allora mi piego su di lui e gli annuso la testa: come fanno da secoli tutti i mammiferi del mondo, nel gesto più antico di sempre.
Siccome tu non ci sei non posso chiamarti col piede, allora  lo prendo -pesante com'è- e lo riporto in camera sua. Passando sul tappeto calpesto un cavaliere del lego la cui lancia mi si conficca nel piede. Silenziosamente bestemmio e lo appoggio.
Quando tu non ci sei torno e dormo dalla mia parte del letto, ma la tua è fredda.
Quando tu non ci sei gioco a ruzzle sotto le coperte, sfrenata e selvaggia, fino a tardi.
Quando tu non ci sei guardo vecchie commedie sentimentali in seconda serata e m'imbruttisco abbestia perché io non sono jennifer lopez, tu non sei richard gere e nessuno dei due sa ballare il tango.
Quando tu non ci sei e devo fare una cosa importante che non ho voglia di fare, mi prende come un groviglio di lana nella pancia e resto nervosa e incarognita tutta la mattina.
Se invece ci sei penso che la fai tu e basta.
Quando tu non ci sei se mi dai fastidio spengo la chat e sono da sola.
Quando tu non ci sei lavoro con la radio accesa e faccio pausa stendendo i panni.
Quando tu non ci sei potrei stare senza di te per giorni perché so stare da sola, so fare tutto da sola.



D'altra parte - quando torni e sento la macchina che arriva - salto i bambini, schivo la ruspa, atterro sul tappetino, chiudo la porta e davanti allo specchio mi sciolgo i capelli pizzicando le guance.


7 maggio 2013

Che faccio, lo sputo?

"Non puoi immaginare che situazione."
"?"
"Da solo, con due bambini."
"..."
"Che tipo c'erano queste madri con 1 solo figlio, tipicamente piccolo e addormentato in culla, ma con 2 nonne e 5 amiche al seguito."
"Io ero l'unico DA SOLO. E con 2 bambini poi. Lei che urlava nel passeggino e lui che dava segni d'insofferenza per l'attesa."
"Ma và..."
"No guarda, ti dico, credimi: pesante."
"Humm."
"Mi guardavano tutte con compassione. Loro sembravano così rilassate. Solo io ne avevo due che non stavano fermi, e mi arrabattavo, mi arrabattavo. Ma non sembrava mai abbastanza, ed ero il solo."
"Maddai..."
"No no, una faticaccia. Giuro."

Capito?
Lui giura.

28 marzo 2013

Ella se chiude gli occhi.

Ella, se chiude gli occhi, vede un divano.
Nella mente di Ella, Ella dorme, a lungo, fasciata tra piumini ikea molto pesanti, che attutiscano il rumore del mondo.

Ella, se glielo chiedete, vi risponderà che è felice, che va tutto bene.
Ella ha riscoperto un po' di cose che aveva perso, non sa neanche come, un giorno per strada.
Eran cadute, per caso, e se n'era scordata. Tutto qui.

Guardarsi.
Ella si guarda nel finestrino del treno e ha i capelli sciolti e rossi. Si era dimenticata, Ella, che fossero cresciuti così tanto.

Colare il rimmel.
Ella ha pianto sul treno, per via della mamma della Bignardi, e il rimmel è colato.
Ella ha deciso di cambiare rimmel.
Ella ha letto un libro di giorno, da sveglia.
Ella HA un rimmel.

Delegare.
Ella ha detto "Ciao a tutti". Ella ha chiuso la porta, manco il bordo vegetale ha fatto.

Imparare.
Ella si è seduta e ha ascoltato, ha aggrottato le sopracciglia e sospirato, ha provato e riprovato.
Ella ha fatto la cosa che le riesce meglio da quando aveva 6 anni: sbagliare.
Ella ha detto "cazzo" e quello che spiega ridendo le ha detto "Ecco la più sana dimostrazione del fatto che stai imparando: brava. Ci devi litigare, ma alla fine vincerai."

Fare cambio.
Ella ha trovato la casa buia e lui distrutto sul divano.
Per questa volta, Ella, non lui, Ella puzzava di treno, di gente, di pausa alla macchinetta. Per questa volta Ella ha portato in salotto, entrando, un po' di mondo, un po' di altro.
Per questa volta lui profumava di casa, ciabatte, sonno e camomilla. Profumava di bimbi, di buono.

Consapevolezza.
Ella ha preso coscienza del fatto che sì, si sono organizzati così, le cose non possono cambiare e questo è solo un corso e non andranno diversamente dopo. Lei lavorerà da casa e lui invece da fuori, è così e non possono scegliere diversamente. Ma lei - lo ha ribadito, perchè è importante dirselo- lei non è fatta per fare lavoretti pasquali prima di cena. Lo fa, lo farà, c'è un tempo per tutto e Ella non è una che si tira indietro quando c'è da rimboccarsi le maniche.
Ma Ella - è giusto ammetterlo- è fatta  per litigare col mac e dirgli cazzo e puzzare di treno, buttare la borsa a terra e portare il mondo dentro al salotto, la sera tardi.

Sorpresa.
A Ella non importa delle tazze nel lavandino, del pavimento macchiato, del letto malrifatto da lui come una tana.
Ella ha trovato il suo passato di verdure delizioso, sinceramente delizioso.
Ella ha raccolto Giulio Coniglio da terra e li ha baciati, nella notte.
Lui per farli addormentare gli ha detto di pensare alle cose belle: la neve, le pozzanghere, la cioccolata e le bolle con la cannuccia.
"E tu, Magù? qual è la cosa bella a cui pensi?"
"La mamma."
 
 Ella è contenta, stanca, e va tutto bene.

5 febbraio 2013

La cruda verità.

La cruda verità I.

"Non so, forse dovrei lasciarlo, Zia."
"Ma chi? Bulldog? quello che un mese ti chiama un mese no, che riceve messaggi softpornogalanti da tue ex-amiche? Forse???"
"Sì ma lui non gli risponde. E' che poi c'è la questione Topolino: lui invece è dolce e abbiamo un sacco di cose in comune."
"Seeee, vabbè. Non risponde. Ma ti pare? Dimmi solo dove abita, va bene anche solo la targa."
"Ho  chiesto consiglio alle mie amiche. Chiarina dice che Topolino è romantico come Edward Cullen. Il problema è che Bulldog è Edward Cullen. Chiarina mi dice anche che comunque devo scegliere."
"Maddai, non mi dire. Pensavo volessi crogiolarti così per altri 3 mesi. Altre proposte utili?"
"Bulldog è un cretino, lo so, però a volte è tanto cariiiiiino..."
"Non fare quella voce lì, eh. Mi sembri cretina mi sembri. Ascolta, tesoro, è l'eterno dilemma del gnoccomastronzo e quello del seicomeunfratello. La verità? Nessuno dei due."
"Hai ragione, giusto. Hai proprio ragione. Io ho bisogno di persone che prendano almeno una posizione, che mi mettano di fronte ad argomentazioni forti, non come Chiarina. Si vede che tu sei grande, che hai un sacco di esperienza."
"Hem, hum, sì."
"Perchè tu hai un sacco di esperienza di ragazzi, vero? non è che le stai sparando così a cazzo?"
"Ma chi, io? figurati."
"Quanti?"
"Quanti che?"
"Zia con quanti ragazzi sei stata?"
"Ma chi? io? ora così su due piedi di preciso non so, fammi pensare: tr.., no vabbè du, no aspetta forse...poi insomma tuo zio era dolcissimo e..."
"Zia!!"
"Giacomino in quarta elementare lo contiamo? dai, povero giacomino. Eh? Che dici?"
"Pronto, Chiari?"

------------------------------------

La cruda verità II.

"Ma ti pare che a 17 anni e tutto il ben di dio che puoi fare nella vita stai qui a perdere tempo per uno come Bulldog? Chiariamoci: per uno che si fa chiamare Bulldog!"
"Appunto. Si dovrebbe baciare le chiappe per una come me, giusto? Giusto. E poi è un bambino, Magù è più maturo di lui."
"Ecco, brava."
"Nel frattempo posso anche divertirmi un po', no? Dico, se non mi diverto ora quando? A 30 anni?"
"?"
"No, volevo dire, hem, scusa. Ho detto una cazzata."
"Ah ecco. Mò che è, 30 è il capolinea? Cos'hai contro i 30 anni??"
"Ma no, niente, è solo che..."
"Che?"
"E' che non sono 17."

-------------------------------------

La cruda verità III.

"Zia, ma lo zio com'era quando vi siete messi assieme, era romantico?"
"Sì, molto romantico. Era."
"Non essere cattiva, siete carini anche adesso sai?"
"Dici?"
"Sì, l'altra sera vi guardavo mentre bisticciavate ed eravate proprio carini. Vi ho visti, che vi siete baciati. Caruuucciiii...peccato per la bimba, che stava cappottata per terra e nessuno la raccoglieva. Siete veramente due storditi."
"Esagerata."
"Insomma pure io tra 15 anni voglio essere così: con un uomo con cui bisticcio e che poi bacio. Noi e i nostri 6 figli."
"Auguri."
"Sì, proprio così. Tranne che per la figlia, naturalmente."
"Quale figlia?"
"Ecco, appunto."

15 maggio 2012

Vento.

Hai finito? Dai, adesso stenditi un po'.
Bel lavoro, bravi.
No, qui è da rifare: si potrebbe avere, che ne so...uguale ma anche diverso? cioè, tipo classico ma anche innovativo? ma soprattutto: mica mi esponete un sovrapprezzo, eh?
Dobbiamo essere fuori per metà Giugno.
Quand'è di preciso che li mandiamo a cagare?
Spegni quel computer.
Non ci credo: gliel'hai venduto sul serio. Sei una bestia del commerciale, il mio guru, ti amo.
Ho fatto le due di notte.
Vi detesto, siete intollerabili, adesso io mollo tutto e entro in maternità, voglio vedere chi vi sopporta poi a voi altri due.
Certo che mi fido di voi, ciecamente. Non vorrei lavorare con nessun altro al mondo.
Scusa se sono stato stronzo nella mail.
Lui è migliorato tanto, ti dico: ora scrive, dice cose. Prima bofonchiava e basta: bof e pfff e hum.
Scuse accettate.
E' che non te lo dico ma sei come un fratello per me. E coi fratelli è così, un po' odioetamo, un po' che ci si scanna, ma è che ti devo ancora ringraziare per quella volta che al liceo mi hai spiegato gli integrali. E la vacanza dei 18, quando abbiamo fatto Leonardo Di caprio e Kate Winslet ubriachi marci e poi hai vomitato tutta notte, o quella in tenda con 150.000 lire per 10 giorni e siamo sopravvissuti a pasta al pesto sul fornello da campo. Son cose che lasciano il segno, tu mi capisci.

"Non sarà semplice senza di te nel periodo in cui sarai in maternità."
"Hum??"
"Dico: non sarà per nulla semplice."
"Scusa, ma allora tutti quei discorsi sul sei sbadata, confusionaria, imbranta, irrazionale, la tua mente è quanto di più lontano ci possa essere da un'approccio ingegneristico? erano solo balle da tecnico maschilista?"
"No. Sei  definitivamente imbranata, irrazionale, ti dimentichi le scadenze, sei molto stordita e a tutti gli effetti non ho mai incontrato una persona più lontana dall'avere un approccio ingegneristico."
"Ah grazie. Quindi?"
"Che c'entra? E' che sei una in gamba e noi...noi, bè...abbiamo bisogno di te."
"..."
"Che c'è?"
"Lo sai che in tre anni non me l'avevi mai detto prima?"
"Mmpff, bof, hum. Senti poi ti ricordi di mandarmi il file, vero?"

Sono giorni di vento, e il vento ti stanca.
Sono giorni di vento, e il vento ci cambia.

Poi c'è quell'altro.
Che mischia la marcia di Radetzky con Rino Gaetano e canta Aida (Alala Aidaaa...come sei beellaaa...).


Lei sfogliava i suoi ricordi
le sue istantanee
i suoi tabù
le sue madonne i suoi rosari
e mille mari
e alalà. 


"Beella queetta..."!"
Che ama lavarsi i piedi.
Che non sopporta i tappetini risvoltati e passando li rimette a posto ("tu lo sai che ciò è inquietante, vero? c'ha già le manie, come te, che ti piglia male e ti prendono le fisse per la birra rossa doppio malto e non ne bevi altra.").
Che ha una libreria che straborda, e solo due anni: se la passa in rassegna ogni sera, sceglie con perizia e poi intima:
 "Tu. Lezzi!"
"Io non leggo proprio un bel niente finchè non me lo chiedi per favore."
"Peffavoe. Lezzi, tu?"
Che:
"Voeei un susio, amisi."("Vorrei un ciuccio, amici")
"Da quando siamo stati declassati a suoi amisi?"
"Non so. Ma soprattutto: dovè, quand'è di preciso che abbiamo sbagliato?"





9 marzo 2012

Ciò che non sono*.


Non sono un clichè.
Non amo la moda, non guardo sexandthecity, mi vesto alla cazzo, non soffro se non mi sposi.
E guido male di mio, da sempre, pure se mi chiamassi Bertrando.
Ma ci rimango male se m'insulti perchè faccio piano la rotonda.
Ti faccio il dito -sia chiaro- ma quelle parole continuano a restarmi appiccicate addosso e mi offendono e feriscono, sappilo.
La ricrescita dei baffetti, in effetti, mi manda un po' in paranoia.
Se passando mi guardi il culo e ti passi la lingua sulle labbra non lo trovo sexy. Lo trovo ridicolo (e un po' patetico).
Cerco di non dirlo troppo in giro ma vorrei essere un po' più alta, a volte avere più tette.
Poi rimango incinta, mi crescono e mi lamento perchè mi danno noia.
Ho cominciato a mettere la gonna a 2 anni e ho smesso a 8.
Ho ripreso solo dopo i 25 e ancora oggi non è che ci credo veramente quando mi dici che sono bella.

Non sono un uomo.
Mi perdo per strada: in macchina, a piedi, e sui mezzi. Nel caso, fermo un passante e chiedo indicazioni. Ciò non mi suscita scompensi.
Conosco il significato di “cestino del bucato”, sai quella roba in cui metto i calzini quando sono sporchi. Sorprendente.
So dove in casa teniamo il cambio delle lenzuola e sul cellulare ho il numero della pediatra di nostro figlio.
Se nel frigo non vedo la carne non penso: “è vuoto”. Penso: “è finita la carne”.

Non sono una bambina.
Quando vedo un neonato, adesso, è diverso. Per via di quella notte, sai, in cui ho pianto e gridato.
Per via dell'odore del latte, delle lacrime e delle mandorle.
Il mio corpo è mio, ma mi piace se ci giochi.
Non mi puoi più prendere in giro tanto facilmente, e se lo fai, poi me ne accorgo: e m'incazzo.
Ma non mi fa paura dirti che mi piaci, spudorata, saltellando sui calzini mentre brucio la cena.
Rido ancora guardando Gatto Silvestro arrotolata sul divano.
E quando lecco il gelato, d'estate, dondolo le gambe.

Ma se anche fossi tutto questo o invece il suo opposto; se valesse, per me, per te o per gli altri, tutto e il contrario di tutto, andrebbe bene comunque.
Perchè non mi aspetto che siamo uguali, né solo per oggi né da domani.
Perchè mi aspetto che rimaniamo diversi ma veniamo pagati uguali, che t'indigni se ciò non accade, che non ti eccitino le farfalline, anzi che te ne vergogni.
Che lotti per te, per me e per noi, che insegni a nostro figlio a fare altrettanto e che ci mettiamo l'anima, in definitiva, per farne un uomo.


* questo post sarebbe dovuto uscire ieri ma ho evidenti problemi di connessione. Comunque auguri a tutte, in ritardo.

23 febbraio 2012

L'evidente inutilità degli anniversari.

S.:"Ciao!"
P.:"Ciao!"
S.:"Come va?"
P.: "Tutto ok."
S.:"E... hem ...sai che giorno è oggi?"
P.:"Mmm...giovedì?"




29 dicembre 2011

Una brava ragazza.

"E quando avrà tipo 23 anni probabilmente vorrà fare l'Erasmus e andare - che ne so- in Svezia"
"Un paese a caso, certo."
"Bhè la Svezia è un paese interessante."
"Ah si dice 'interessante', adesso? a 18 anni dicevi 'materassabile'..."
"Sei proprio cinica."
"Quindi secondo te quando noi lo chiameremo nel suo appartamentino in condivisione a Oslo e lui mi dirà ciao mà, scusa ma devo andare ti richiamo io nel fine settimana che stasera c'ho una festa, vengono Gunter, Olga, Marja, Peter e Katrina...io non avrò ragione di preoccuparmi perchè lui sarà lì a tutti gli effetti perchè il paese è 'interessante', e non perchè materasserà su lettini ikea posticci con biondine slavate e dall'alito alcoolico."
"Tutti clichè, luoghi comuni. Come sei bacchettona."
"Bene. Capisco. D'altra parte è pur vero che non possiamo sapere."
"Sapere cosa?"
"Bhè Coso, il Pesce, l'Inquilino non Pagante. Non sappiamo di che sesso sarà. Magari femmina."
"Bellina lei, l'amore di babbo..."
"Bellina, sì. Chissà quanto si sarà fatta bellina a 23 anni, quando partirà in Erasmus per Barcellona e organizzerà una cena con Pedro, Claudio, Miguel, Sarah, Julia e quel gran figo di Pablo che avrò intravisto il giorno prima su skype."
"Non credo."
"Ah no? E perchè, di grazia?"
"Perchè lei sarà una brava ragazza."

Papone sta messo male, e non sa ancora quanto.



21 ottobre 2011

Lei legò i lunghi capelli biondi in una coda alta, il laccino in bocca e un libro aperto sulle ginocchia.
Fece un grosso nodo dietro la nuca, scostò l'ultima ciocca, inarcò la schiena e fece scricchiolare il collo, voltò pagina.
Il grosso gatto bianco dentro il trasportino di vimini miagolò.
Lei sporse l'indice oltre le sbarrette per una distratta grattatina sotto il mento, senza staccare gli occhi dalla pagina.
Le 7.
L'uomo accanto a lei si alzò, spense la sigaretta.
"Andiamo, tra poco chiamano.".
Lei  chiuse il libro e lo infilò nella borsa, si alzò con precauzione, un po' sbilanciata, e si avviò verso la dogana con quell'andatura cadenzata, vagamente ridicola, della donna incinta.

Lui avrà avuto 25 anni, un corpo esile e probabilmente del tutto insulso fuori dalla divisa.
Un paio di baffetti neri curatissimi e l'aria di chi sta portando la proria carriera esattamente dove aveva programmato che andasse.
Che noia, gli ci voleva un'altra sigaretta.


"La borsa."
"Buona, Cleo, che c'è? ora saliamo, ntch-ntch, stai tranquilla."
"Amore, la borsa."
"La borsa. La svuoti qui."
"Eh? Cosa? Ah la borsa, sì."
L'astuccio del trucco, un pacchetto aperto di caramelline alla menta, gli occhiali, il foglio spiegazzato con la ricetta della torta allo yogurth di sua madre, il libro.
Il libro.
Lui lo prese in mano, lo rigirò. Fissò il titolo sulla copertina, le labbra increspate in un sorriso sarcastico. Disse qualcosa al collega alle spalle, qualcosa di brutto.
Con disprezzo, si capiva, perchè lo fece sputando le consonanti.
"Merda. Non può portare questa merda dentro al paese."
Gettò il libro nel cestino dietro di lui, lei lo vide cadere tra mozziconi e fazzoletti sporchi.
"Mer...? Cosa?? ma come si perm..."
"Zitta. Lascia stare. Va bene, arrivederci, grazie. Toh, piglia i documenti e andiamo."
"Ma come grazie? Ehi, non tirare, hei!"
"Cosa ti credi, di essere a Malpensa? Non ti voltare, non li guardare. Occhi bassi e andiamo."
Lei fece solo in tempo a rivedere la copertina, tra le carte e la cenere.
Per.Chi.Suona.La.Campana.
Qualcuno ci sputò sopra.

Così poteva succedere, ad atterrare alle 7 di una mattina del 1980, mentre Tripoli si stava appena svegliando.

Ieri ho pensato tutto il giorno a quel soldato.
Che ne è stato, della sua carriera. Dei suoi sogni, del suo credo.
Se si è ricreduto, o gli e è rimasto fedele.
Se è stato felice, se si è innamorato, sposato.
Se ha mai regalato un libro.
Se qualcosa gli è mai stato rubato.
Se ha amato un figlio, o più di uno.
Se ha preso botte, o ucciso qualcuno.
Se è stato tradito.
Se ha provato pietà.
Se ha capito di avere torto oppure ragione.
Se ha mai pensato che la campana suona per tutti, mai per uno solo.


14 settembre 2011

Se quello non smette di piangere io non reggo lo stress.

Telefonata 1: Susibita - Nonna Oroscopo

"Ciao, l'hai sentita?"
"Sì, poco fa"
"Che dice-che dice?"
"Il solito, mà. Non mi mettere l'ansia"
"Io lo sapevo che doveva restare con me. L'avevo detto io. Probabilmente sono delle incapaci."
"Non dire idiozie mà, sono professioniste, sanno quello che fanno, ci vuol solo pazienza."
" Un bambino più grande, grosso e antipatico gli ha rubato la palla. Che stronzo."
"Mamma!! Ma sono bimbini, perdiana! un po' di tolleranza..."
"Gli ha anche dato una sberla, l'ha colpito di proposito, il mio amoruccolo."
"Gambizziamolo."


Telefonata 2: Susibita - Sorella Subly

"Ciao, come va?"
"Una tragedia, sono arrivata ed era in lacrime, completamente fradicio di sudore. Uno strazio."
"Ma stai tranquilla, vedrai che si risolve, è solo un po' di ansia da separazione, poi ci si abituano."
"Tu dici?"
"Certo. Cerca anche sui libri, che ne so, ci sarà scritto qualcosa su come gestire queste situazioni, no? Prova internet,  qualche forum specializzato."
"Tata Lucia nisba. Non ne parla. Infingarda."
"Ecco qua...allooora...crisi del distacco...ecco vediamo...inserimento al nido...hum...possibili scompensi alimentari..."
"Addirittura?"
"Disturbi del sonno..."
 "Pure?"
"Terapie di psicologia evolutiva..."
"Stai scherzando..."
"...psicofarmaci..."
"...oddìo..."
"Sì, ma stai tranquilla, eh?!"

Tichitichi è disperato. Non ne vuole sapere.
La compagine femminile della famiglia la sta prendendo con un tantinello d'ansia.
A nulla valgono le mediazioni del padre.
"Ma tu che ne vuoi sapere? al nido ce lo porto io ogni mattina. E' me che guarda con la faccia spiaccicata sul vetro come una mosca."
"C'ha ragione lei. Tu che ne vuoi sapere? Sei proprio un uomo..."
"Sì ma lo conosco, è mio figlio..."
"Che c'entra adesso, scusa?"
"..."

A nulla quelle dello zio (Papone).
"Non è che la state prendendo un po' troppo pesante? Trasmettete ansia, lui ne risente, poverino."
"Non siamo affatto ansiose, qui c'è un problema oggettivo. Cosa ne vuoi sapere tu? Sei proprio un uomo...passami un'aspirina, dai. DDDìììo che cerchio alla testa...".

Ricoverateci.

13 settembre 2011

Quel che resta della mia dignità (assai poco)

Il primo anno in cui sono andati a vivere assieme, Susibita e Papone stavano in un piccolo monolocale in cui gli amici andavano e venivano, si facevano cene, si ascoltava musica, si andava in palestra, si arrivava tardi, s'improvvisava.
Una sera Papone, che allora Papone non era, chiama al telefono e dice:

"Susibita, amore, bagliore d'alba nella notte oscura, mia fulgida cometa" (non è vero, non mi chiama "amore" manco se lo prendo a fustigate, ma ripensare alla giovinezza che fu mi rende romantica)
 Comunque, dicevo, mi fa:
"Sto arrivando con F.,  abbiamo del lavoro da fare, ci vediamo a casa?"
"Sìsì, sono già arrivata, faccio un salto da M. la dirimpettaia e le scrocco il caffè."
"Bravissima, a tra poco."

Susibita conosce F. da diverso tempo, non è proprio in confidenza, però vabbhè non importa, è un tipo alla mano, uno alla buona, e poi -diciamocelo- mi capita a casa dopo cena un po' tra capo e collo, vedete un po' voi.
Decide quindi di sorvolare sui  pantaloni del pigiama con stampe a forma di cono gelato e sulla  canottierina di Pukka. Ma anche sulle pantofole a forma di cane.

Scena I

"Heei, di casa??? siete già arrivati? Avete cenat..."
"Ah ciao Susi, questo è il socio di F., è venuto anche lui."

STOP.  FERMO IMMAGINE.
Perchè dovete capire che quello che mi sono trovata davanti sulla soglia di casa non era un uomo.
Era Febo Apollo.
Era...come faccio a  spiegare?
Era tipo Brad Pitt ma senza Angelina e 40 marmocchi.
Era tipo Tom Cruise ma alto e non psicopatico.
Era tipo Kevin Costner ma non puttaniere.
Era tipo Robert Redford ma trentenne.
Insomma era bello, ma proprio bello come quelli che vedi sui giornali, l'uomo più bello che abbia mai visto.


CIAK! Scena II

Ragazzo Figo: "Ciao, piacere! scusa se ti piombiamo in casa così senza preavviso."
Susibita:"Hi-hi."
Ragazzo Figo:"Che casa colorata, com'è carina, complimenti."
Susibita:"Hi-hi"
Papone:"Susi che dici, caffè?"
Susibita: "Hi-hi" .
Ragazzo Figo: "Volentieri, grazie"
Susibita: "Hi-hi"
Papone: "Zucchero?"
Ragazzo Figo: "Sì, grazie"
Susibita: "...Sssscussate le pp-pantofole..."

E mentre Papone e F. lavoravano Ragazzo Figo raccontava a Susibita della flora marina lungo la costa tirrenica, dei set fotografici coi ventilatori e le modelle anoressiche, di vela e  apnea, di sagre del cinghiale in collina e di quanto era felice e innamorato di sua moglie e della loro bellissima bambina,  magari volevo vedere una sua foto?
"Hi-hi. Ma certo." rispondeva Susibita accantonando di malavoglia il pensiero di colpirlo violentemente in testa e tapparlo in una teca di cristallo da mettere di fianco al comodino per accenderci davanti lumini la sera e intonare laudes al mattino.

Poi Susibita e Papone hanno fatto un sacco di cose tra cui studiare ancora, viaggi, adottare un cane e chiamarlo come un motore di ricerca, cene con gli amici, almeno tre traslochi, rimanere incinti per caso.
E Ragazzo Figo è rimasto un tormentone, un episodio mitologico risalente al Giurassico cui nessuno crede più veramente se non per rinfacciare "Scusa, è come se io avessi portato in casa Michelle Pfeiffer e non ti avessi detto nulla, lasciando che tu ti presentassi in pigiama. Questa non me la dovevi fare. E' sleale."
Ma in fondo, poi, nessuno ci pensa più.

Finchè.
Stasera.

Papone: "Sai chi ho incontrato oggi? F., un sacco di tempo che non lo vedevo. Dice che ha in mente progetti nuovi, che dovremmo vederci, magari anche con M."
Susibita: "Hi-hi"
Papone:"Non cominciare a ridere come una cretina"
Susibita: "Hi-hi. Ma de che? Io? Hi-hi"
Papone: "Susi, non sembri neanche tu, insomma. Datti un contegno."
Susibita: "Glu-glu"
Papone:"Non c'è speranza, un po' di dignità perdinci. Poi magari lo vedi ed è pure diventato pelato"
Susibita:"Hi-hi."
Papone:"Vabbhè senti, cambiando argomento: sei poi uscita oggi con Magù?"
Susibita: "Chi???"
Papone: "..."

8 giugno 2011

Ginger Girl

Lei è una rossa, occhi dolci variegato nocciola.
Se ne sta là seduta come fosse al centro del mondo.
Quando si alza è perchè lo ha deciso lei, non perchè lui la stia chiamando da venti minuti.

Lei gli ruba il giocattolino di plastica.
Si lascia rincorrere. Per un minuto, circa.
Poi si risiede e lo ignora di nuovo. Per il successivo quarto d'ora.

Lui è un maschio, ed è semplicemente quello che è un maschio davanti a una rossa-occhidolci-variegatonocciola-chegliruba-ilgiocattolino.
Un idiota.
In questo momento ti venderebbe per mezzo cammello, il deficiente.
Lo guardi impetosita, cercando col lumicino un residuo di dignità nei suoi occhi, qualcosa che non ti confermi l'ovvio, quello che già sapevi, che sai da sempre.
Lui ti restituisce quello sguardo un po' mortificato e molto imbecille, che ci posso fare? è più forte di me.

Finchè a un certo punto tutta la manfrina finisce perchè il babbo viene a riprendersela.
E sta a te prepararti a consolarlo mentre lei sale sulla macchina senza neppure voltarsi, quell'altro stagliato sulla soglia, struggente come Albano Carrisi al Festival.
Imbarazzante.

Adesso sei qui a fargli i grattini dietro alle orecchie, a sussurrargli dai, ma che ti frega? non sa quello che si perde. Quella è una che se la tira, non perderci tempo.
Lui ti guarda con quegli occhi languidi, un po' umidi, piazzando la testina sulla tua coscia.
Mentre batte la coda sul pavimento, piano piano.

13 aprile 2011

Comunicazione non verbale

Stop.
Semaforo rosso.
Tavolini sul marciapiede, baretto con pischelli universitari.
Alla radio questa.

...E aaa-rriverà... iiil profumo del bacio più dolce, l'abbraccio che ci scal-derààà...
Il pischello scandice le sillabe gettando sguardi e sorrisino dentro al finestrino aperto.
...Uuuna frase, una luna di quelle che poi ti...ti sorprenderàààà!!!!

(Pisch.): Allora? Come la mettiamo, bellina?
(S.): Ma 'bellina' de che? no - dico- ma ti sei visto? che c'avrai giusto quei 7-8 anni meno, eddai. Non se ne parla, guarda, sei sulla strada sbagliata.
(Pisch.): Eddai, non fare la difficile, c'è il sole, è primavera...
(S.): No, guarda, sei tu che non hai proprio capito una sega. 'Scolta, fidati, non c'è proprio trippa per gatti.
(Pisch.): Su-su -
occhiolino - senti che bella canzonicina...
(S.): Aridaje. N-O. Ma che ti devo fare, i segnali morse? Toh! guarda, ti faccio pure il segno col pollice dell'autostoppista: la vedi -adesso- quella roba lì sul sedile posteriore?
(Pisch.): ...ah.
(S.): Ehhggià.
(Pisch.): Ma davvero?
(S.):No, per finta. Avevano finito i dadoni di pelusche e allora mi sono comprata il trio navicella-seggiolino multiage 0-3 anni. Così, come gadget.
(Pisch.): Oh, cazzo.
(S.): Ecco, appunto.

11 febbraio 2011

Me, Myshelf and I

Una casa non è casa senza i miei libri.
Cucina e libreria: ecco cosa fa casa.
Poi posso pure dormire su una brandina.


Così pensava Lei.
Lei non-ordina i suoi libri negli scaffali, tirandoli fuori così come sono dagli scatoloni, con amore distribuendoli casualmente uno in fila all'altro, fitti e densi su-su per le mensole che scalano il muro.
Tutt'al più lascia che i suoi preferiti restino ad altezza occhio, per vederli ogni volta che ci passa davanti e sorridere.

Lei ama l'idea che siano i suoi libri a stupirla, con le loro dimore casuali dopo ogni trasloco.
Toh! eccoti, Bàrnabo.
Ivanhoe e Rebecca tra Buzzati e Il Manuale Del Buon Fotografo.
Fico.
Oh, Heathcliff, tu il tuo bavero rialzato, il tuo capello fluente e spettinato dal vento, tu che fai il figo su-su per le tempestose cime e ci lasci qui, a me e a Catherine, ad aspettarti ancorae ancora e ancora .
Lei desidera che ogni scaffale sia memoria, testimonianza.
Una foto sgualcita, la scena tra Bezuchov e Helène. Lo rimpiangerà per il resto del libro, poraccio.
Natale 2005. A Susi, tanti auguri, la tua mamma.
Un fiore secco tra pag. 260 e 261.
Lei ama pensare che ai libri piaccia cambiare posto e vicino: che Dante s'innamori della Karenina, che la Deledda si spanci per Herriot, che Hugo vada a spasso coi Coniglietti Suicidi e Shakespeare legga VivereBiologico.
Che Jane Austen, Baricco, la Cantarella e Harry Potter si facciano un pokerino con Bradbury.
Che la Christie faccia paura a Dickens, Dickens commuova Vitali, Vitali irriti Baudelaire, Budelaire annoi Marquez, Marquez pianga su Calvino, Calvino ritrovi Omero.
Che la Mazzantini declami i PromessiPaperi.
Che Omero sfogli Itinerari d'Italia, Itinerari d'Italia stia addosso a Severgnini, Severgnini ammicchi a Coe, Coe traduca Guareschi, Guareschi bruci il Castiglioni-Mariotti.
Che Zola covi segreta e insana passione per la selezione dei Reader's Digest di mia nonna.

Lei avrà una libreria così: improvvisata, disomogenea, intima.
E invece no, cari miei. No.
No perchè lei non vive da sola: Lei vive con Lui.

Lui sa che i libri sono identificabili e sono categorizzabili.
Hanno titoli, case editrici, etichette e -haimè- collane.
Lui ha elementi sufficienti per farne un database e costruirci delle query.
Per allinearli, ordinarli, raddrizzarli, migrarli militarmente di scaffale in scaffale.

Visto?! Adesso sì che è in ordine.
Ma come NOOOOOOOOOO.
Non ti piace? C'ho messo 2 ore, eh.

Senti Susi, adesso non esagerare.
Non ti farà piacere saperlo perchè ne sei totalmente priva ma ogni vera opera d'arte ha dietro di sè razionalità, ordine, ferrea logica ingegneristica.
Come credi che Michelangelo abbia fatto al Sistina, eh?? Mischiando tutto a casaccio?


... In che senso "pazzo megalomane"?

12 luglio 2010

C'è che sei un po' scema

C'è che a volte li prenderesti a sberle.
Quando, tanto per fare un esempio, ignorano candidamente il detergente per doccia che, strategicissime, gli avete lasciato in vasca.
Niente da fare: non entra nel loro campo visivo.
Entrano, scavalcano, fischiettano, escono.

Poi però.

Lui: "Eddai stasera usciamo, abbiamo lavorato tutto il giorno...ce lo meritiamo!"
Lei:"Mmm, nnii...'sta settimana 100 € solo di parcella veterniaria e biscottini bio-ayurvedici per Google, che altrimenti gli vengono le bollicine..."
Lui: "Eh, hai ragione. Adesso che ci penso, però..."
Lei: "Però?"
Lui:"Ci sarebeb quel posticino tranquillo ed economico..."
Lei:"Ma quale?"
Lui:"Massì, dai. Quello dove fanno quella pasta e zafferano buonissima, quello un po' piccolo ma carino, che c'è quella cuoca giovane..."
Lei:"Giovane? Giovaneee?? Ma-giovane-dde-che, DDECHE!??"
Lui: "Guarda che la conosci, daai, ti è pure simpatica. Quella carina, che ha appena avuto un bambino pochi mesi fa. Un bambino bellissimo..."

Ecco, strike.
Che paraculi.
Ma perchè parlo? Maddeche m'impiccio, io?!?Del budget settimanale, m'inpiccio, ecco de che!!
Malimorta£***称!

Bilancio della serata:

Lui: magna gratis, non cucina, lei lo ama.
Lei: cucina, c'ha i piatti da lavare, ma hei...è innamorata, eh.

C'è che a volte ti prenderesti a sberle.

21 aprile 2010

Fiaba di P.F.

C'era una volta un bambino assai ridanciano che era sempre molto felice, a qualunque ora del giorno ma soprattutto della notte.
Il suo nome era infatti Pigiamino Felice.
P.F. viveva (letteralmente, sic!) in una casa sottoterra insieme al resto della sua simpatica famiglia: la mamma, tale Morta Di Sonno, e il padre, Mi Rigiro Nel Letto, entrambi giovani, belli e con disturbi del sonno.
P.F. era un bambino felice ma anche molto molto affamato e giammai saltava un pasto, sisammai-gli-mancasse-un-etto-a-far-prosciutto: ogni 3- massimo 4 ore, fosse giorno o notte fonda, svegliava quindi mamma Morta Di Sonno dal suo inutile, improduttivo torpore.
Nelle lunghe notti d'inverno P.F. smetteva di mangiare alle 5.30 del primo mattino quando ancora fuori dalla finestrella ogni cosa era buia e tutto taceva. Allora Morta Di Sonno si rallegrava e, ficcato alla male peggio il dormiente Pigiamino Felice nella carrozzina, riprendeva goduriosa il suo sonno dietro l'esempio dell'indisturbato Mi Rigiro Nel Letto.
Ma molte lune passarono, venne la Primavera, e con essa la luce chiara dell'alba e il canto (troppo) mattiniero degli usign(u)oli.
Pigiamino Felice era in estasi e alle 5 della mattina esprimeva tutta la sua gioia con grasse risate e rigurgiti volanti senza che nulla potesse farlo riaddormentare.
Morta Di Sonno era sempre più turbata.

Ma è al climax della crisi che ogni donna trova sostegno nel suo fido compagno, ed ecco far capolino dal cuscino l'ingegnoso Mi Rigiro Nel Letto.
"Adesso ci penso io.", disse, eroicamente destandosi dal letargico anfratto.
Detto ciò sollevò il ridacchiante Pigiamino, e scomparve oltre la porta...

"O mio prode Mi Rigiro Nel Letto, come hai tu potuto riportare quiete e serenità in queste stanze?
Quale progidio? Quale magia facesti?"
"L'ho portato su da mia madre, la Nonna Aiutaci Tu".

...
ecco.
E fu così che Mi Rigiro Nel Letto risolse il problema in modo tipicamente maschile: delegando.

FINE.

11 novembre 2009

De (aliquibus) viris et imbecillitate - 27.10.09

Io vivo in un paese.
L'amena località in questione rispetta in effetti alcuni dei principali canoni che la rendono degna di appartenere alla sopracitata categoria, giacchè ha almeno:

n.1 vigile, pura reincarnazione dello sceriffo di Nottingham;
n.1 cartolaia dissociata con gatta addormentata in vetrina;
n.1 piccolo commerciante tanto onesto quanto arguto (così, giusto per quotare il Nostro Presidente...);

Il ruolo di quest'ultimo è, nello specifico caso, magistralmente interpretato dal furmagiatt o formaggiaio locale.

DLIIN...
F: “Buongiorno, ragazzina (privilegio della vita di provincia: ti hanno vista comprare figurine Panini e ciucciare galatine, per loro sarai SEMPRE ragazzina...)!Allora, come stiamo? Come va il pancino?”
S: “Molto bene, grazie.”
F: “Eh, ma vediamo di mangiare un po' di più! Mi sembri magrolina...dov'è la pancia?”
S: “Mah, è uscita un attimo a farsi una sigaretta...
Sa com'è, Signor formaggiaio, pensavo di essere semplicemente incinta e non in una batteria di POLLI AMADORI...comunque è solo nascosta molto bene”.
F: “E ma perchè te sei magrettina! Vabbhè che non vuol dire niente: mia moglie pesava 30 kg e ora, dopo due figli, ne peserà 70! Altro che tenere la linea...HAHA...

...

Allibita, guardo la moglie, placida donna sui 60, costituzione normalissima e certo non sovrappeso: si limita a sollevare un sopracciglio e continua ad affettare, rassegnata, mortadella.
S: “Veramente mi pare che la signora si tenga al contrario molto bene: conosco gente che pagherebbe per una linea così dopo due figli.”
F: “Bah...”
Fa lui, il taleggiocefalo.
S:” In ogni caso ci sarebbe da domandarsi come sareste voi uomini dopo due figli, visto che pare sappiate lievitare benissimo anche senza la scusa della maternità...” -puntualizzo- l'occhio fisso al suo sporgente girovita da Frate Indovino.
F:” Chi? Noi?? Non siamo mica donne!!”
...
S: “Su questo, guardi, non c'è proprio dubbio...”
F:”Noooo... se fossero gli uomini a dover partorire, di bambini in giro se ne vedrebbero ben pochi...troppo spirito di dedizione, troppo sacrificio: noi non ci siamo portati”.
...
Ma buongioooorno...! Bene arrivato, Signor Neurone Solitario! Che aria tira in quel cervelletto di gorgonzola, così, sempre tutto solo-soletto??! Meno male che ogni tanto rinfrescano l'ambiente e ti accendono d'sipirazione con un'osservazione sensata...

Dovrei forse sentirmi lusingata, dovrei forse sentirmi intimamente compiaciuta.
Noi siamo quelle con lo spirito di dedizione, noi quelle pronte a sacrificarsi, noi quelle che portiamo avanti il grande disegno di Madre Natura.
E invece, non so come mai, mi girano un po' le balle.
E invece, non so come mai, mi sento un po' presa per il culo.
Bella scusa, vien da dire.