Oggi è il giorno in cui tutti siamo in prima linea nella politica americana: ne sappiamo un sacco tutti e un sacco, tutti, ne parliamo. Non possiamo proprio farne a meno.
E quando dico tutti, intendo proprio tutti.
H 7.00 interno giorno, gente in pigiama.
"Mamma perché fai quella faccia?"
"Si vede tanto, eh? Dopo ti spiego, me la fai una cortesia? Devo vestire tua sorella che gira in mutande da 20 minuti, tu che sei pronto piazzati qua davanti e dimmi cosa dicono. Io ascolto dalla camera, ok?"
Qualche minuto dopo.
"Allora mamma, ci sono due notizie buone e una cattiva. Quella buona è che un tizio che si chiama tramp tamp o qualcosa del genere ha vinto ed è contento, è un signore. Invece la signora che ha perso adesso la mettono in manette. L'altra notizia buona è che comunque fanno una guerra fredda tutti quanti con la Russia."
Se stamattina vi siete alzati e il caffè vi è andato un pochino di traverso, immaginate chi ha ascoltato il comunicato stampa del biondino.
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9 novembre 2016
25 aprile 2014
lezioni, qua e là.
buongiorno anche a te, amore.
"Mamma quando tu muori io vado a vivee in zittà con papà e lo zio A."
pugni atomizi.
"Mamma mi ha mossicato un ragno e mi ha passato i potei di Mazinga"
"Quello era l'Uomo Ragno."
"Z'ho anche il pugno atomico."
"Ottimo."
"Ora peò mi devi bazae tre votte, per rompee l'incantesimo."
"Come mai? e i pugni atomici?"
"Pecchè io pefeicco essere me ttesso."
più o meno.
"Te lo ricordi che festa è oggi? ricordi cosa ti ha spiegato mamma?"
"Sì che me lo ricordo."
"Che festa è?"
"Della felizità."
siamo noi questo piatto di grano.
In paese vive A.
Siccome il padre di A. era fascista, e siccome dopo la guerra ci andavan giù pesante, e siccome per la famiglia non fu una passeggiata.
Siccome A. ha una passione per la storia e gli eventi bellici, per i corpi militari e i documentari sulla Guerra Fredda, allora tutti credono che A. sia fascista.
Siccome è più facile, siccome pare logico, siccome sarebbe strano il contrario, siccome lui è silenzioso e non dice nulla, lo credono tutti, financo i suoi parenti.
Siccome io non sono quella gran furbona che m'atteggio d'essere, siccome son banale come tutti gli altri, siccome il luogo comune è comodo, siccome dài si capisce, sarà uno di quei simpatizzanti nostalgici, lo credevo anch'io.
Siccome la vita è tutto fuorché banale, siccome la storia siamo noi, siamo noi padri e figli, siamo noi bella ciao che partiamo, allora lo incroci mentre sparge un intruglio di aceto e sapone per piatti sulle rose ("dice che funziona, contro i pidocchi") e sorridendo ti fa: "Ah, auguri. Buon 25 Aprile."
"Mamma quando tu muori io vado a vivee in zittà con papà e lo zio A."
pugni atomizi.
"Quello era l'Uomo Ragno."
"Z'ho anche il pugno atomico."
"Ottimo."
"Ora peò mi devi bazae tre votte, per rompee l'incantesimo."
"Come mai? e i pugni atomici?"
"Pecchè io pefeicco essere me ttesso."
più o meno.
"Te lo ricordi che festa è oggi? ricordi cosa ti ha spiegato mamma?"
"Sì che me lo ricordo."
"Che festa è?"
"Della felizità."
siamo noi questo piatto di grano.
In paese vive A.
Siccome il padre di A. era fascista, e siccome dopo la guerra ci andavan giù pesante, e siccome per la famiglia non fu una passeggiata.
Siccome A. ha una passione per la storia e gli eventi bellici, per i corpi militari e i documentari sulla Guerra Fredda, allora tutti credono che A. sia fascista.
Siccome è più facile, siccome pare logico, siccome sarebbe strano il contrario, siccome lui è silenzioso e non dice nulla, lo credono tutti, financo i suoi parenti.
Siccome io non sono quella gran furbona che m'atteggio d'essere, siccome son banale come tutti gli altri, siccome il luogo comune è comodo, siccome dài si capisce, sarà uno di quei simpatizzanti nostalgici, lo credevo anch'io.
Siccome la vita è tutto fuorché banale, siccome la storia siamo noi, siamo noi padri e figli, siamo noi bella ciao che partiamo, allora lo incroci mentre sparge un intruglio di aceto e sapone per piatti sulle rose ("dice che funziona, contro i pidocchi") e sorridendo ti fa: "Ah, auguri. Buon 25 Aprile."
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26 febbraio 2013
Mi sono persa qualcosa.
Probabilmente sono vecchia.
Dev'essere questo.
Se avessi 20 anni vedrei la luce oltre il buio e saprei riconoscerla in Grillo.
Invece ne ho 33 e mi viene un po' da piangere.
Dev'essere questo.
Se avessi 20 anni vedrei la luce oltre il buio e saprei riconoscerla in Grillo.
Invece ne ho 33 e mi viene un po' da piangere.
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16 ottobre 2012
Ho di nuovo scritto troppe parolacce.
Quando in una mattina come oggi apro l'home banking e vedo i nostri splendidi f24 che -puntuali come le zecche in primavera- partono verso gli ameni lidi delle casse statali per non fare mai più ritorno, ecco: in queste giornate qui un po' mi girano i coglioni gli zebedei.
In effetti se mando mio figlio all'asilo è perchè sto oggettivamente impaccata di soldi, altrimenti me ne starei a casa senza lavoro (che ho perso perchè sono rimasta incinta) e me lo guarderei io il pupo, amorevolmente.
No ma è logico, eh. Non fa una grinza.
In effetti se voglio fare un'offerta libera a un'associazione religiosa è giusto poterla detrarre, mentre con una onlus no,col cazzo decisamente pretenzioso.
E allora io gli f24 li pago lo stesso, li pagherò sempre, perchè non ha senso il contrario.
Ma non vedo l'ora di andare al voto: perchè stavoltaun calcio nel culo un grosso, grossissimo smacco non ve lo leva nessuno.
Spero.
In effetti se mando mio figlio all'asilo è perchè sto oggettivamente impaccata di soldi, altrimenti me ne starei a casa senza lavoro (che ho perso perchè sono rimasta incinta) e me lo guarderei io il pupo, amorevolmente.
No ma è logico, eh. Non fa una grinza.
In effetti se voglio fare un'offerta libera a un'associazione religiosa è giusto poterla detrarre, mentre con una onlus no,
E allora io gli f24 li pago lo stesso, li pagherò sempre, perchè non ha senso il contrario.
Ma non vedo l'ora di andare al voto: perchè stavolta
Spero.
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25 aprile 2012
Nel portafogli di mio nonno.
Mio nonno era un bell'uomo.
Nelle vecchie foto ha la barba corta, la pelle dorata e gli occhi intensi e malinconici di mia madre.
Indossa camicie a scacchi ma fisicamente è una specie di via di mezzo tra Sean Connery e Vladimir Il'ič Ul'janov Lenin.
Mio nonno era comunista quando in paese i comunisti erano tre e la gente ti chiamava col nomignolo, e i nomignoli che giravano erano tipo "Pinìn" (piccino, basso), "Barba" o "Ciàpalaluna"(lett."acchiappa la luna", te che sei alto).
Roba che quando incontri i vecchi in paese ancora oggi ti chiedono ah ti ta set la nevuda del Barba! (sei la nipotina del Barba!) o quel lì l'ha mìa ciapaa dal so nonu (peccato sia un tappo, suo nonno invece acchiappava la luna).
Cose così. Vita di provincia, nonostante tutto. Nonostante il multisala, o il centro commerciale.
Mio nonno era così comunista che litigava di brutto, ma bruttobruttobrutto, con suo padre, colpevole di votare socialista.
Era così comunista che se l'Italia giocava contro la Russia lui tifava Italia, ma stava male per tutta la partita, dilaniato da un insanabile, lacerante conflitto interiore.
Era così comunista che forse è meglio se ne sia andato prima di vedere il resto, quel che è restato.
Mio nonno amava fischiare ai merli e ai canarini, andare a caccia coi segugi, il lavoro del tipografo e quello del contadino.
Mio nonno amava lavorare e pare abbia testato la validità del futuro genero sottoponendolo a una giornata di lavoro nell'orto con lui. Alla fine pare abbia decretato "l'è ingles, ma al laùra." (poraccio, non è italiano, ma almeno lavora.). E fu così che i miei zii convolarono a nozze.
Molti anni prima della bonduelle ha inventato l'insalatina già pronta pulita, sua moglie stava su di notte a lavarla e asciugarla, pronta nel sacchettino di carta per rivenderla il giorno dopo al mercato delle signore in città. Però non ha mai fatto i soldi della bonduelle.
Negli anni in cui la gente, se aveva un pezzo di terra, ci faceva l'orto e ci campava, lui aveva un orto e ci campava, ma lasciava sempre una striscia solo per le azalee. Così, perchè erano belle.
Mio nonno è morto quando ero molto piccola ma io credo di averlo sognato, una volta.
Una barba bianca che si piega sulla culla, un tocco ruvido e caldo, un sorriso.
Non mi è sembrato neanche un sogno. Come un ricordo, piuttosto. Remotissimo.
Mia madre ha trovato il suo portafogli e, tra le altre cose, dentro c'erano la tessera del circolo di caccia, quella della sezione provinciale del partito e pochi spicci.
Mio nonno aveva le unghie nere e pantaloni a coste anche ad Agosto, col torso abbronzato.
Non andava al bar, non beveva, non guardava le donne.
La domenica mattina mia nonna lavava e cambiava le bambine per la messa, lui all'alba era già a caccia coi suoi cani.
Mio nonno si vestiva da festa solo un certo giorno dell'anno, e questo giorno non era la domenica.
Quello era il giorno in cui andava a votare.
Diceva che aveva aspettato 20 anni e ne valeva la pena.
Perchè si lavora come bestie, ma a votare ci si va da Uomini.
Volevo dire a mio nonno che dopo 30 anni le cose sono cambiate un tantinello.
Ad esempio non ho idea di che fine abbia fatto la culla su cui lui si piegava, non amo la caccia nè i canarini in gabbia e - perdonami- neanche il comunismo.
Però parlo con i cani, con la terra, amo la dignità del lavoro, l'inutile splendore delle azalee in fiore.
E non mi scorderò mai, maimaimai, della tua tessera elettorale.
Nelle vecchie foto ha la barba corta, la pelle dorata e gli occhi intensi e malinconici di mia madre.
Indossa camicie a scacchi ma fisicamente è una specie di via di mezzo tra Sean Connery e Vladimir Il'ič Ul'janov Lenin.
Mio nonno era comunista quando in paese i comunisti erano tre e la gente ti chiamava col nomignolo, e i nomignoli che giravano erano tipo "Pinìn" (piccino, basso), "Barba" o "Ciàpalaluna"(lett."acchiappa la luna", te che sei alto).
Roba che quando incontri i vecchi in paese ancora oggi ti chiedono ah ti ta set la nevuda del Barba! (sei la nipotina del Barba!) o quel lì l'ha mìa ciapaa dal so nonu (peccato sia un tappo, suo nonno invece acchiappava la luna).
Cose così. Vita di provincia, nonostante tutto. Nonostante il multisala, o il centro commerciale.
Mio nonno era così comunista che litigava di brutto, ma bruttobruttobrutto, con suo padre, colpevole di votare socialista.
Era così comunista che se l'Italia giocava contro la Russia lui tifava Italia, ma stava male per tutta la partita, dilaniato da un insanabile, lacerante conflitto interiore.
Era così comunista che forse è meglio se ne sia andato prima di vedere il resto, quel che è restato.
Mio nonno amava fischiare ai merli e ai canarini, andare a caccia coi segugi, il lavoro del tipografo e quello del contadino.
Mio nonno amava lavorare e pare abbia testato la validità del futuro genero sottoponendolo a una giornata di lavoro nell'orto con lui. Alla fine pare abbia decretato "l'è ingles, ma al laùra." (poraccio, non è italiano, ma almeno lavora.). E fu così che i miei zii convolarono a nozze.
Molti anni prima della bonduelle ha inventato l'insalatina già pronta pulita, sua moglie stava su di notte a lavarla e asciugarla, pronta nel sacchettino di carta per rivenderla il giorno dopo al mercato delle signore in città. Però non ha mai fatto i soldi della bonduelle.
Negli anni in cui la gente, se aveva un pezzo di terra, ci faceva l'orto e ci campava, lui aveva un orto e ci campava, ma lasciava sempre una striscia solo per le azalee. Così, perchè erano belle.
Mio nonno è morto quando ero molto piccola ma io credo di averlo sognato, una volta.
Una barba bianca che si piega sulla culla, un tocco ruvido e caldo, un sorriso.
Non mi è sembrato neanche un sogno. Come un ricordo, piuttosto. Remotissimo.
Mia madre ha trovato il suo portafogli e, tra le altre cose, dentro c'erano la tessera del circolo di caccia, quella della sezione provinciale del partito e pochi spicci.
Mio nonno aveva le unghie nere e pantaloni a coste anche ad Agosto, col torso abbronzato.
Non andava al bar, non beveva, non guardava le donne.
La domenica mattina mia nonna lavava e cambiava le bambine per la messa, lui all'alba era già a caccia coi suoi cani.
Mio nonno si vestiva da festa solo un certo giorno dell'anno, e questo giorno non era la domenica.
Quello era il giorno in cui andava a votare.
Diceva che aveva aspettato 20 anni e ne valeva la pena.
Perchè si lavora come bestie, ma a votare ci si va da Uomini.
Volevo dire a mio nonno che dopo 30 anni le cose sono cambiate un tantinello.
Ad esempio non ho idea di che fine abbia fatto la culla su cui lui si piegava, non amo la caccia nè i canarini in gabbia e - perdonami- neanche il comunismo.
Però parlo con i cani, con la terra, amo la dignità del lavoro, l'inutile splendore delle azalee in fiore.
E non mi scorderò mai, maimaimai, della tua tessera elettorale.
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21 ottobre 2011
Lei legò i lunghi capelli biondi in una coda alta, il laccino in bocca e un libro aperto sulle ginocchia.
Fece un grosso nodo dietro la nuca, scostò l'ultima ciocca, inarcò la schiena e fece scricchiolare il collo, voltò pagina.
Il grosso gatto bianco dentro il trasportino di vimini miagolò.
Lei sporse l'indice oltre le sbarrette per una distratta grattatina sotto il mento, senza staccare gli occhi dalla pagina.
Le 7.
L'uomo accanto a lei si alzò, spense la sigaretta.
"Andiamo, tra poco chiamano.".
Lei chiuse il libro e lo infilò nella borsa, si alzò con precauzione, un po' sbilanciata, e si avviò verso la dogana con quell'andatura cadenzata, vagamente ridicola, della donna incinta.
Lui avrà avuto 25 anni, un corpo esile e probabilmente del tutto insulso fuori dalla divisa.
Un paio di baffetti neri curatissimi e l'aria di chi sta portando la proria carriera esattamente dove aveva programmato che andasse.
Che noia, gli ci voleva un'altra sigaretta.
"La borsa."
"Buona, Cleo, che c'è? ora saliamo, ntch-ntch, stai tranquilla."
"Amore, la borsa."
"La borsa. La svuoti qui."
"Eh? Cosa? Ah la borsa, sì."
L'astuccio del trucco, un pacchetto aperto di caramelline alla menta, gli occhiali, il foglio spiegazzato con la ricetta della torta allo yogurth di sua madre, il libro.
Il libro.
Lui lo prese in mano, lo rigirò. Fissò il titolo sulla copertina, le labbra increspate in un sorriso sarcastico. Disse qualcosa al collega alle spalle, qualcosa di brutto.
Con disprezzo, si capiva, perchè lo fece sputando le consonanti.
"Merda. Non può portare questa merda dentro al paese."
Gettò il libro nel cestino dietro di lui, lei lo vide cadere tra mozziconi e fazzoletti sporchi.
"Mer...? Cosa?? ma come si perm..."
"Zitta. Lascia stare. Va bene, arrivederci, grazie. Toh, piglia i documenti e andiamo."
"Ma come grazie? Ehi, non tirare, hei!"
"Cosa ti credi, di essere a Malpensa? Non ti voltare, non li guardare. Occhi bassi e andiamo."
Lei fece solo in tempo a rivedere la copertina, tra le carte e la cenere.
Per.Chi.Suona.La.Campana.
Qualcuno ci sputò sopra.
Così poteva succedere, ad atterrare alle 7 di una mattina del 1980, mentre Tripoli si stava appena svegliando.
Ieri ho pensato tutto il giorno a quel soldato.
Che ne è stato, della sua carriera. Dei suoi sogni, del suo credo.
Se si è ricreduto, o gli e è rimasto fedele.
Se è stato felice, se si è innamorato, sposato.
Se ha mai regalato un libro.
Se qualcosa gli è mai stato rubato.
Se ha amato un figlio, o più di uno.
Se ha preso botte, o ucciso qualcuno.
Se è stato tradito.
Se ha provato pietà.
Se ha capito di avere torto oppure ragione.
Se ha mai pensato che la campana suona per tutti, mai per uno solo.
Fece un grosso nodo dietro la nuca, scostò l'ultima ciocca, inarcò la schiena e fece scricchiolare il collo, voltò pagina.
Il grosso gatto bianco dentro il trasportino di vimini miagolò.
Lei sporse l'indice oltre le sbarrette per una distratta grattatina sotto il mento, senza staccare gli occhi dalla pagina.
Le 7.
L'uomo accanto a lei si alzò, spense la sigaretta.
"Andiamo, tra poco chiamano.".
Lei chiuse il libro e lo infilò nella borsa, si alzò con precauzione, un po' sbilanciata, e si avviò verso la dogana con quell'andatura cadenzata, vagamente ridicola, della donna incinta.
Lui avrà avuto 25 anni, un corpo esile e probabilmente del tutto insulso fuori dalla divisa.
Un paio di baffetti neri curatissimi e l'aria di chi sta portando la proria carriera esattamente dove aveva programmato che andasse.
Che noia, gli ci voleva un'altra sigaretta.
"La borsa."
"Buona, Cleo, che c'è? ora saliamo, ntch-ntch, stai tranquilla."
"Amore, la borsa."
"La borsa. La svuoti qui."
"Eh? Cosa? Ah la borsa, sì."
L'astuccio del trucco, un pacchetto aperto di caramelline alla menta, gli occhiali, il foglio spiegazzato con la ricetta della torta allo yogurth di sua madre, il libro.
Il libro.
Lui lo prese in mano, lo rigirò. Fissò il titolo sulla copertina, le labbra increspate in un sorriso sarcastico. Disse qualcosa al collega alle spalle, qualcosa di brutto.
Con disprezzo, si capiva, perchè lo fece sputando le consonanti.
"Merda. Non può portare questa merda dentro al paese."
Gettò il libro nel cestino dietro di lui, lei lo vide cadere tra mozziconi e fazzoletti sporchi.
"Mer...? Cosa?? ma come si perm..."
"Zitta. Lascia stare. Va bene, arrivederci, grazie. Toh, piglia i documenti e andiamo."
"Ma come grazie? Ehi, non tirare, hei!"
"Cosa ti credi, di essere a Malpensa? Non ti voltare, non li guardare. Occhi bassi e andiamo."
Lei fece solo in tempo a rivedere la copertina, tra le carte e la cenere.
Per.Chi.Suona.La.Campana.
Qualcuno ci sputò sopra.
Così poteva succedere, ad atterrare alle 7 di una mattina del 1980, mentre Tripoli si stava appena svegliando.
Ieri ho pensato tutto il giorno a quel soldato.
Che ne è stato, della sua carriera. Dei suoi sogni, del suo credo.
Se si è ricreduto, o gli e è rimasto fedele.
Se è stato felice, se si è innamorato, sposato.
Se ha mai regalato un libro.
Se qualcosa gli è mai stato rubato.
Se ha amato un figlio, o più di uno.
Se ha preso botte, o ucciso qualcuno.
Se è stato tradito.
Se ha provato pietà.
Se ha capito di avere torto oppure ragione.
Se ha mai pensato che la campana suona per tutti, mai per uno solo.
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13 giugno 2011
E adesso pedala.

Nonna Oroscopo: "Mmm, bravo. Non mi pare rischiamo di disintegrare intere città, in questo modo. Bell'idea."
Quello che mi piace della mia famiglia è che non siamo d'accordo su niente.
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"Mi stai dicendo che ti sei dimenticato a casa la tessera elettorale???"
"Stai calma. Niente panico."
"Ma certo!! noi ci spariamo 350 km perchè tu possa votare e tu che fai?? mi dimentichi la tessera??? Ti sembra un comportamento maturo? civile?? E adesso????????"
"Adesso vado e mi faccio dare la copia, poi ti confermo che è tutto ok. "
1/2 h dopo.
B-POP. Messaggio gtalk:
"Il cittadino Papone ha votato".
Mi farà venire i capelli bianchi, quest'uomo.
13 gennaio 2011
I have a nightmare
Casa di Susibita, anno 2020.
"Mamma ma chi è quel vecchietto lampadato e un po' nano che si vede sempre in tv?"
"E' il nostro Presidente del Consiglio, amore."
"E che cosa fa?"
"I cazzi suoi, tesoro mio. Si fa i cazzi suoi."
[Nononotiprego...]
"Mamma ma chi è quel vecchietto lampadato e un po' nano che si vede sempre in tv?"
"E' il nostro Presidente del Consiglio, amore."
"E che cosa fa?"
"I cazzi suoi, tesoro mio. Si fa i cazzi suoi."
[Nononotiprego...]
5 aprile 2010
Bisnonne e politica

Passo accanto alla bisnonna, classe Millenovecentotredici: raggiante, culla Magù in stato semicomatoso pre-sonno.
"Ma come cei belo, come cei belo tuu...! Cei plopio beliicimoo..."
Mi verrà su deficiente e con considerevoli disturbi del linguaggio, macheccevoifà: guarda quella come se lo spupazza.
Ahhh, il commovente incontro tra le opposte generazioni, l'infinito ciclo della vita, l'imperscrutabile, atavica, forza della famiglia...
"Ti piace canzoncina? ti piace canzoncina della nonna? Eh cì che ti piace...cì-cì, hehe...canta, canta: eja eja allallà-eja eja allallà!"
!!!
...
Brivido di panico. Naaaa...non starà mica davvero...naaaa...sarà sicuramente stato eppa eppa-trallallà, non essere malfidente.
"EJA EJA ALLALLA', EJA EJA ALLALLAAAAA', EJA EJA ALLALLA', EJA EJA ALLALLAAAAA'...!!".
E giù a ridere, lei e pure il piccolo squadrista.
E passi per i disturbi del linguaggio, ma fascista no eh...!!
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