" La leggerezza interiore nasce forse dal sentirmi libera dalla zavorra terribile del futuro, indifferente al cruccio del passato, immersa nell'attimo presente, come prima mai era accaduto, faccio finalmente parte del giardino, di questo mondo fluttuante di trasformazioni continue."
Questa notte ho finito l'ultimo lavoro di Pia Pera, intellettuale e giardiniera, donna sensibilissima e poco convenzionale che da anni vive in solitudine nel suo podere in Lucchesia, dove si è ritirata per seguire un personalissimo percorso fatto di lavoro in giardino, di letture, di meditazione e non solo.
Nell'"Orto di un perdigiorno" raccontava proprio del suo ritorno al podere in abbandono e degli sforzi, la fatica e la gioia di farlo rinascere, il tutto con una visione del giardino in cui l'umiltà ed il rispetto sono le linee guida.
Purtroppo tutto questo è destinato ad interrompersi molto presto, Pia Pera si è ammalata e la sua malattia non lascia speranza, ed è una delle più crudeli.
Questo è un specie di diario, in cui Pia cerca di prendere commiato con lucidità, serenità, ma anche tantissima rabbia dalla sua vita e naturalmente, dal suo giardino. E la sua penna dà vita presto ad una riflessione sulla vita nel suo approssimarsi alla morte che è anche cronaca di un corpo che appassisce obbedendo alle leggi di natura. "È cresciuta l'empatia. La consapevolezza che, non diversamente da una pianta, io pure subisco i danni delle intemperie, posso seccare, appassire, perdere i pezzi... Se il giardino era stato il luogo dove coltivare metamorfosi ed impermanenza, adesso l'accelerazione della corrente mi costringe a rendermi conto di esservi io stessa immersa".
Provo grande tristezza per questa donna che ho sempre sentito così vicina nel suo sentire, nel suo stupore di fronte alla bellezza straordinaria della natura, nel suo sapersi immergere totalmente nell'incanto della luce di un tramonto, negli occhi di un cane, nel chiasso delle cicale nei pomeriggi d'estate.
Il titolo del libro è il titolo di una poesia di Emily Dickinson, e come dice Pia Pera:"La poesia suggerisce che verrà un giorno in cui il giardiniere non potrà tenere fede all'appuntamento consueto. Il giardino questo non lo sa. Di colpo cesserà ogni cura. C'era un disegno che verrà presto cancellato. Mi ha colpito il ribaltamento della prospettiva della morte: la preoccupazione per gli esseri, animati e non, che abbiamo tratto in inganno abituandoli alla nostra presenza. Senza avvertirli dell'inevitabile défaillance". È un pensiero che faccio anch'io di tanto in tanto..