Se si cerca qualche informazione in rete sui segreti che governi e potenti ci nasconderebbero ci si imbatterà praticamente sempre su enormi sciocchezze. Che l'opinione pubblica possa venire manipolata tramite l'informazione "ufficiale" non è certo un mistero ma un complotto storico ha bisogno di prove per dimostrarsi vero.
Quali sono i complotti "governativi" più gettonati? Quello sugli UFO, sull'11 settembre e quello sulle medicine alternative. Questi argomenti, venduti come ormai "dimostrati" sono basati su illazioni, sospetti e scorrettezze. Non esiste una sola prova che degli alieni abbiano visitato il nostro pianeta, non esiste una prova che l'attentato alle torri gemelle dell'11 settembre 2001 non sia andato come visto da tutti, non esistono prove che vi sia una cura "nascosta" nei confronti di gravi malattie.
Se una sola di queste ipotesi venisse verificata e dichiarata reale saremmo tutti a guadagnarci per amore della verità, della storia e della giustizia ed anche per interesse personale nel caso della medicina. Il problema è che il "complottista" (colui cioè che crede a questi complotti nascosti) vede chiunque non la pensa come lui, come un nemico, un "disinformatore" (magari pagato da chi il complotto l'ha compiuto) e non esita ad aggredirlo anche violentemente.
Se una sola di queste ipotesi venisse verificata e dichiarata reale saremmo tutti a guadagnarci per amore della verità, della storia e della giustizia ed anche per interesse personale nel caso della medicina. Il problema è che il "complottista" (colui cioè che crede a questi complotti nascosti) vede chiunque non la pensa come lui, come un nemico, un "disinformatore" (magari pagato da chi il complotto l'ha compiuto) e non esita ad aggredirlo anche violentemente.
Eppure queste teorie sono vendute come verità. Vendute appunto, non è un caso, visto che chi le diffonde non è proprio disinteressato. Di queste "affascinanti" storie ne fa un commercio, un mercato, si crea una clientela affezionata che a sua volta contribuisce a diffondere il messaggio di marketing.
Naturalmente chi vende questi argomenti non si occuperà di problemi reali o di complotti che sono più che un sospetto. Non vedrete mai un sito "alternativo" occuparsi seriamente di inquinamento o di difesa dei diritti umani, non si venderanno DVD sulla distruzione di intere foreste o su ciò che comportano i reati nei confronti dell'ambiente. Nonostante i "guru" del complotto si presentino come "difensori della verità" alla fine si rivelano dei "commercianti del complotto", prodotto che qualche soldino lo fa guadagnare, rispetto a "noiosi" argomenti da tribuna cittadina. Vuoi mettere i "cerchi nel grano" con la povertà di certe zone del mondo? Vuoi paragonare la "diffusione di malattie tramite i vaccini" con chi non ha nemmeno l'acqua da bere? Un adolescente in fase di allucinazione ormonale sarà più attratto dagli "uomini in nero" che impiantano chip sottopelle per controllarci la mente o dai bambini di sei anni costretti a cucire i palloni che rotolano nei nostri grassi campi di calcio ultrasponsorizzati?
Devo dire che probabilmente questo articolo attirerà anche nel mio blog meno indignazione rispetto a quelli che raccontano di stupidi truffatori che dicono di guarire le malattie o furbi imbonitori che falsificano le cartelle, è così, è umano.
Devo dire che probabilmente questo articolo attirerà anche nel mio blog meno indignazione rispetto a quelli che raccontano di stupidi truffatori che dicono di guarire le malattie o furbi imbonitori che falsificano le cartelle, è così, è umano.
Ma visto che i sedicenti "ricercatori della verità" si occupano delle loro verità che non hanno nessun nesso con la realtà, oggi voglio farvi vedere come si discute di un complotto vero, reale. Non vendo nulla, nè DVD nè cappellini e quindi posso permettermi di parlare dei veri complotti, quelli che non hanno mercato, che non attirano esaltati in cerca di misteri e che sono suffragati da prove, non da indizi.
Un fatto che si compie sotto la luce del Sole, che non è frutto di sospetti ed indizi ma di prove, dimostrazioni, misure scientifiche e conseguenze reali. Un complotto vero. Non attira frotte di giovani in crisi rivoluzionaria, certo, ma denuncia uno scempio che riguarda tutti noi.
Un fatto che si compie sotto la luce del Sole, che non è frutto di sospetti ed indizi ma di prove, dimostrazioni, misure scientifiche e conseguenze reali. Un complotto vero. Non attira frotte di giovani in crisi rivoluzionaria, certo, ma denuncia uno scempio che riguarda tutti noi.
Oggi voglio raccontarvi di una vera sciagura provocata dall'uomo. Una di quelle che uccide lentamente e che non fa notizia, che è dimostrabile, dimostrata e risaputa ma che nessuno diffonde. Può essere definito come un complotto, gli ingredienti ci sono tutti: la multinazionale, il menefreghismo, tante famiglie e storie di sofferenza, solo che il finale di questa storia, pur non essendo del tutto lieto, ha avuto almeno un risarcimento.
Un complotto in un blog che parla di medicina? Sì, perchè la prima volta che osservai le conseguenze di questo complotto lo feci come medico.Qui la storia si incrocia con quella dei vaccini. Ricordate la lotta serrata contro il mercurio contenuto nei vaccini? Il Thiomersal (o Tiomersale, è il derivato del mercurio, etilmercurio, contenuto in alcuni vaccini), è stato spacciato per anni come capace di provocare gravi malattie. La maggioranza dei critici ha accusato, senza averne alcuna prova, questa sostanza (e quindi indirettamente i vaccini) di causare patologie come l'autismo. L'accusa, gravissima, nonostante continui a diffondersi soprattutto in internet, non ha avuto conferme scientifiche ed anzi gli studi in proposito l'hanno smentita ma anche la semplice considerazione che il Thiomersal non ha nulla a che vedere con il mercurio più tossico (che è rappresentato da un'altra molecola, il metilmercurio) essendo metabolizzato ed espulso velocemente dal corpo umano ed alla fine tutto porta a confermare che il mercurio dei vaccini non rappresenta attualmente un "pericolo".
Il metilmercurio al contrario è un prodotto dalla pericolosità accertata.
Il fatto meno conosciuto è che questa sostanza è presente nel nostro organismo costantemente in quanto la assorbiamo dall'ambiente in molti modi.
Il metilmercurio al contrario è un prodotto dalla pericolosità accertata.
Il fatto meno conosciuto è che questa sostanza è presente nel nostro organismo costantemente in quanto la assorbiamo dall'ambiente in molti modi.
L'assorbimento di mercurio è possibile in tutte le zone del nostro pianeta (tranne in quelle assolutamente incontaminate, rarissime), quindi anche nel nostro paese.
Esiste una zona nel sud dell'Italia nella Sicilia sud orientale, è chiamata "triangolo" perchè è delimitata da tre paesi, Augusta, Melilli e Priolo. Ci troviamo nei pressi di Siracusa, una zona ad altissima concentrazione industriale e definita già dal 1990 "zona ad alto rischio ambientale".
La presenza di numerose industrie in quella zona, è caratterizzata da un'emissione altissima di inquinanti ambientali e si tratta di emissioni che ricadono direttamente sopra le teste delle persone, che vengono inalate, ingerite ed assunte tramite l'acqua e l'alimentazione. I nuclei abitati in quella zona sono vicinissimi e nemmeno tanto piccoli. L'aria malsana si avverte anche passando in auto dalle strade di quelle zone e recandosi in autostrada da Catania a Siracusa o Ragusa. Non si parla solo di mercurio ma anche di altre sostanze: cadmio, cromo, piombo, arsenico e vari metalli pesanti.
In alcune alghe rinvenute nei fondali dell'area sono stati rilevati livelli di zinco altissimi e pericolosi
In alcune alghe rinvenute nei fondali dell'area sono stati rilevati livelli di zinco altissimi e pericolosi
L'inizio della conversione industriale di una delle tante zone costiere d'Italia si colloca poco dopo la II guerra mondiale, nel 1949 vi fu la nascita di una raffineria di petrolio.
La costa marina interessata dal fenomeno è (era) una delle più belle d'Italia. Il mare pulitissimo, la ricca flora e fauna, le spiagge, unite al clima incredibilmente piacevole, era potenzialmente un paradiso terrestre. Lo può capire chi conosce i litorali di quella zona a meridione: spiagge incantevoli che sembrano disegnate con lo scopo di far sognare chi ama il mare.
Tutto questo oggi non esiste più, restano ancora fruibili i territori ancora più a sud nei quali sono state costituite anche delle riserve naturalistiche e che rappresentano ancora dei piccoli gioielli ambientali e paesaggistici. L'arrivo di grandi industrie ha cancellato tutto il resto e se le spiagge sono ormai discariche, l'acqua marina è un misto di inquinanti, idrocarburi, batteri e sostanze velenose.
L'arrivo delle industrie fu salutato con allegria anche dagli abitanti della zona: migliaia di posti di lavoro, agglomerati urbani che consentivano di raggiungere comodamente il luogo e la sicurezza di investimenti continui.
La situazione si capovolse e la bella notizia dell'arrivo di nuove prospettive lavorative si scontrò con l'evidenza che qualcosa non andava per il verso giusto.
Una regione marina basa la propria economia e la propria vita sulle risorse del mare e la presenza delle industrie ha intaccato proprio quelle in quanto una fonte sicura e stavolta davvero tossica di mercurio è il pesce.
Apriamo una parentesi per capire quanto può essere tossico il mercurio e quali sono i limiti attualmente concessi.
Apriamo una parentesi per capire quanto può essere tossico il mercurio e quali sono i limiti attualmente concessi.
La FDA considera accettabile e priva di rischi un'ingestione di pesce che contenga al massimo 1 ppm (1 parte per milione) di mercurio, equivalente a circa 200 grammi a settimana. Praticamente tutti i pesci sono contaminati dal mercurio ma più in alto si sale nella piramide alimentare più questo inquinamento è consistente e preoccupante. I grandi pesci (tonno, pesce spada, squali) in confronto ai piccoli (pesce azzurro, crostacei) sono un serbatoio incredibile di mercurio tossico.
Secondo Mike Bolgers, tossicologo della FDA, ogni anno sono immessi in atmosfera fino a 6000 tonnellate di mercurio per normale rilascio naturale dalla crosta terrestre ed altre 3000 da attività umane (industrie, scarichi...).
Il mercurio libero viene poi trasformato dai batteri naturalmente presenti sulla Terra nel suo composto attivo (e tossico) metilmercurio. In questa forma si dissolve nell'acqua e viene assorbito dagli abitanti del mare. Un pesce che si nutre di un altro pesce oltre alla sua quota corporea di mercurio assorbe pure quella della sua preda accumulandone le dosi, oltretutto i pesci di taglia grossa vivono mediamente di più ed hanno così "più tempo" per accumulare i composti tossici. Il metilmercurio si metabolizza in un lungo periodo di tempo, anni, tanto che si pensa che un pesce possa solo aumentare la sua quota di mercurio senza mai diminuirla.
La cottura non degrada e non scompone il mercurio. Le analisi del pesce in zone considerare non contaminate ha spesso riscontrato livelli di metilmercurio superiori al limite di 1 ppm.
La cottura non degrada e non scompone il mercurio. Le analisi del pesce in zone considerare non contaminate ha spesso riscontrato livelli di metilmercurio superiori al limite di 1 ppm.
Bisogna comunque considerare che il limite fissato dalla FDA (di 1ppm) non è tossico, è ampiamente sicuro ed è quindi una precauzione in più quando si definiscono i limiti di tossicità del mercurio. Per capire meglio si possono ricordare due drammatici episodi di intossicazione da parte di questo metallo, uno avvenuto a Minamata e l'altro a Nigata, in Giappone. In ambedue i casi furono tantissimi gli intossicati dal metallo perchè avevano mangiato per mesi del pesce contaminato e diverse persone morirono. Le analisi nelle due zone trovarono un contenuto in mercurio nel pesce da 9 a 24 ppm ed in un paio di casi di 40 ppm. Questo per dimostrare che in ogni caso per diventare pericolosa l'assunzione dev'essere prolungata ed in quantità assai superiori ai limiti fissati per sicurezza.
Sappiamo che la concentrazione di mercurio in un essere umano non esposto a fonti di inquinamento può essere stimata con un controllo sanguigno o del capello (quest'ultimo meno attendibile), in questi casi la quantità media è di 8 ppm e 2 ppm rispettivamente. Nei casi giapponesi gli esami davano risultati di 200 ppm e 50 ppm dopo mesi (anni, a volte) di esposizione.
Questo vuol dire (riferendosi sempre a situazioni di normalità, non di inquinamento industriale o da mercurio) che in linea generale il pesce si può mangiare tranquillamente ma senza eccedere e che in particolari situazioni (gravidanza, allattamento) è bene controllare l'assunzione settimanale. Sembra che un quantitativo di 350 grammi al massimo, ogni settimana, sia sicuro. Se possibile preferire i pesci di piccola taglia (pesce azzurro). Cento grammi di tonno in scatola contengono in media 0,2 mg di mercurio, ciò vuol dire che una scatoletta di tonno a settimana è una quantità ampiamente sicura.
Questo vale per la popolazione normale quanto per le donne in gravidanza. Il metilmercurio attraversa la placenta e raggiunge il feto accumulandosi anche nei suoi tessuti con effetto tossico (soprattutto neurotossico) accertato.
Questo per quanto riguarda la situazione normale.
Non dovunque è così. In aree industrializzate la quantità di inquinamento in generale e di mercurio in particolare non è per nulla "controllata" o accettabile. Non è solo il mercurio ad essere assorbito tramite l'aria, l'alimentazione e l'acqua ma tutta una serie di inquinanti dannosi e spesso letteralmente velenosi. Idrocarburi, pesticidi, solventi, prodotti chimici, c'è tutta una serie di sostanze che non dovrebbero superare un limite imposto dalle direttive ma che in certe zone lo superano impunemente. Il limite superato non è un'anomalia amministrativa o un'inceppo burocratico è un vero e proprio avvelenamento dell'ambiente che oltre a colpire flora e fauna fa vittime immediate o potenziali anche fra gli uomini.
Perchè non si protesta? Per due motivi fondamentali: poca gente conosce i rischi legati all'inquinamento, pochi conoscono il livello di inquinamento delle zone di residenza e spesso questi rischi sono legati alla presenza di industrie che assicurano lavoro e sostentamento delle famiglie che vi abitano attorno. Protestare contro queste industrie quindi potrebbe significare la perdita della propria fonte di reddito.
Tutto questo finchè gli effetti dell'avvelenamento non diventano visibili e fonte di sofferenza.
Tutto questo finchè gli effetti dell'avvelenamento non diventano visibili e fonte di sofferenza.
Ma torniamo al triangolo industriale siciliano.
Lo sviluppo industriale avanzò inesorabilmente vi fu anche l'illusione di un nuovo "eden" quando si annunciarono trivellazioni al largo in quanto erano state rilevate falde petrolifere da sfruttare. Così tra fabbriche, industrie di produzione di vernici, solventi e colle, raffinerie petrolifere e tutto l'indotto conseguente, la zona industriale siracusana diventò un'area vastissima (ancora oggi esistente) e sempre attiva.
Gli incidenti non mancavano: intossicati, qualche morto sul lavoro, continue corse in ambulanza che però venivano viste come "normali" conseguenze della presenza dell'agglomerato industriale.
Ma qualcosa non sembrò più una conseguenza "normale" ed accettabile. Si notò, prima da parte di medici degli ospedali della zona e poi anche da parte di medici in province vicine, che il tasso di malformazioni di neonati provenienti da quelle zone era più alto del normale. Le autorità promisero un intervento mentre i rappresentanti delle industrie rassicuravano la popolazione invitando alla calma in quanto tutte le precauzioni del caso erano già attivate da tempo e non vi era pericolo reale di inquinamento pericoloso.
Ma chi vedeva la nascita di quei bambini, l'aumento delle interruzioni di gravidanza, degli aborti spontanei non la pensava allo stesso modo. Fu così che furono presentati i primi esposti e successivamente iniziarono le inchieste della magistratura che ordinò degli studi anche sui neonati e sulle donne che avevano partorito in quegli anni.
A volte può trattarsi di una coincidenza, un errore di interpretazione, come dico spesso una conseguenza temporale non sempre è "causale", bisogna studiarla ed analizzarla attentamente e facendo così emerse quello che nessuno voleva credere.
Lo sviluppo industriale avanzò inesorabilmente vi fu anche l'illusione di un nuovo "eden" quando si annunciarono trivellazioni al largo in quanto erano state rilevate falde petrolifere da sfruttare. Così tra fabbriche, industrie di produzione di vernici, solventi e colle, raffinerie petrolifere e tutto l'indotto conseguente, la zona industriale siracusana diventò un'area vastissima (ancora oggi esistente) e sempre attiva.
Gli incidenti non mancavano: intossicati, qualche morto sul lavoro, continue corse in ambulanza che però venivano viste come "normali" conseguenze della presenza dell'agglomerato industriale.
Ma qualcosa non sembrò più una conseguenza "normale" ed accettabile. Si notò, prima da parte di medici degli ospedali della zona e poi anche da parte di medici in province vicine, che il tasso di malformazioni di neonati provenienti da quelle zone era più alto del normale. Le autorità promisero un intervento mentre i rappresentanti delle industrie rassicuravano la popolazione invitando alla calma in quanto tutte le precauzioni del caso erano già attivate da tempo e non vi era pericolo reale di inquinamento pericoloso.
Ma chi vedeva la nascita di quei bambini, l'aumento delle interruzioni di gravidanza, degli aborti spontanei non la pensava allo stesso modo. Fu così che furono presentati i primi esposti e successivamente iniziarono le inchieste della magistratura che ordinò degli studi anche sui neonati e sulle donne che avevano partorito in quegli anni.
A volte può trattarsi di una coincidenza, un errore di interpretazione, come dico spesso una conseguenza temporale non sempre è "causale", bisogna studiarla ed analizzarla attentamente e facendo così emerse quello che nessuno voleva credere.
La media di malformazioni nel triangolo dell'inquinamento nel decennio 1980-89 fu dell'1,9% contro una media nazionale dell'1,5% e locale (Italia del sud) dell'1,1%. Nel decennio successivo un aumento ancora più preoccupante, la media di nati malformati fu del 3,1% contro una media nazionale sostanzialmente invariata, il picco evidenziato nel 2000 (il 6% dei bambini nati nella zona era malformato) rappresentava il triplo del limite considerato normale dall'OMS. Metalli pesanti oltre ai valori soglia sono stati rinvenuti anche nel latte materno.
Strabiliante.
In aumento anche i tumori e le malattie respiratorie.
Furono così intentate delle azioni civili con l'obiettivo di risarcire le famiglie che avevano subìto le conseguenze più gravi di quell'inquinamento. Le indagini scoprirono che non vi era nessun errore e che in effetti non solo i livelli di contaminazione erano più elevati dei limiti previsti e lo erano stati per anni senza che nessuno prendesse provvedimenti ma che anche le malformazioni e le morti fetali inspiegabili avevano un nesso molto probabile con la contaminazione ambientale. Si seppe pure che nonostante le autorità fossero a conoscenza dei rischi non fu preso nessun provvedimento efficace almeno per limitare i danni (per esempio il monitoraggio continuo delle emissioni o la depurazione degli scarichi).
Nel 2006 la Syndiam, ex Enichem ed ancora prima Montedison, procede al risarcimento delle vittime da inquinamento. L'evidenza e le prove erano schiaccianti e non fu possibile evitare la condanna dopo le indagini che hanno condotto alla cosiddetta "operazione mare rosso" e che si è conclusa con l'appello alla corte di giustizia europea che ha confermato la condanna e l'obbligo del risarcimento. Per la giustizia la colpa dell'inquinamento ricade tutta sull'impianto cloro-soda gestito dalla Montedison fino agli anni 80, il quale rilasciava in mare tutti gli scarichi (tutti...) senza alcun trattamento preventivo o depurativo. per la sentenza la Montedison era consapevole del danno che stava compiendo. In seguito sono stati adottati alcuni accorgimenti (demercurizzazione delle acque) che hanno ridotto fortemente l'inquinamento ma il danno era già compiuto. Inoltre non è del tutto evitato il rischio: esistono molte aree anche estese della zona che sono ancora a rischio elevato e che mostrano la presenza di alterazioni ambientali. E' comune infatti (e superiore a quella di altre zone del paese) la pesca di pesci con evidenti malformazioni (quindi con alterazioni genetiche). Qui alcune foto.
Attualmente la situazione è lievemente migliorata anche se la massiccia presenza di industrie non consente letteralmente di tirare un sospiro di sollievo. Nel 2006 un incendio in una raffineria ha causato l'immissione in atmosfera di 1917 microgrammi su metro cubo d’aria di idrocarburi (quando il limite massimo è di 220 microgrammi) e questi incidenti continuano ad avvenire. Non è completa l'opera di bonifica dei siti inquinati, c'è chi continua a pescare nelle zone di mare interdette, c'è chi fa il bagno dove c'è il divieto di balneazione e molte industrie continuano a non fornire i dati delle loro emissioni con monitoraggio continuo.
Insomma, la situazione, seppur meno drammatica è ancora grave ed ancora i tassi di incidenza dei tumori e delle malformazioni sono più altri rispetto ad altre zone della penisola.
Cominciai ad interessarmi a questa vicenda quando notai che tanti (la maggioranza) dei casi di malformazione che diagnosticavo avevano la stessa provenienza e la stessa cosa fu notata dai miei colleghi. Inizialmente pensai ad una coincidenza, quando un giorno ho assistito alla nascita di un bambino con una gravissima malformazione letale. Anche se quest'ultimo caso poteva non dipendere dalla zona di provenienza i suoi genitori abitavano proprio in uno di quei paesi.
Le mie successive "indagini" mi fecero scoprire l'intera vicenda: erano numeri scritti nero su bianco, le malformazioni umane provenienti dal triangolo industriale erano statisticamente e significativamente maggiori di quelle che provenivano da altre zone dell'isola e dell'Italia.
Sappiamo quindi che in quella zona c'è un inquinamento ambientale causato da aziende presenti ed attive. Sappiamo che questo inquinamento ha causato danni, decessi e malattie, sappiamo che riducendo le emissioni e bonificando i siti inquinati potremmo riportare tutto a livelli accettabili, perchè non rimediamo? Se queste industrie inquinano senza far nulla per diminuire l'impatto ambientale e renderlo almeno accettabile, perchè sono ancora lì?
Questo è un complotto o no?
Portare alla luce del sole questi drammi è cercare la verità o no?
Lo sanno gli abitanti della zona, i governanti, gli industriali. In questi casi bisognerebbe provvedere subito, all'istante per porre fine ad una strage silenziosa, evidente e pubblica. Perchè oltre alle parole non si fa nulla?
Perchè si copre tutto con le urla su problemi nazionali che problemi non sono e si fanno manifestazioni su temi assolutamente inconsistenti?
Perchè si copre tutto con le urla su problemi nazionali che problemi non sono e si fanno manifestazioni su temi assolutamente inconsistenti?
Ecco quindi una storia che non tutti conoscono. In questo caso studi, evidenze e statistiche hanno supportato il sospetto trasformandolo in fatto, quando invece i sospetti, nonostante gli studi, anni di ricerche, i riflettori puntati addosso, non si trasformano mai in realtà restano teorie, ipotesi.
Purtroppo la storia del "triangolo della morte" non è l'unica in Italia, altre zone sono ad altissimo rischio ambientale ed hanno lasciato (e lasciano!) sulla pelle di chi è nato e vive attorno alle industrie gravissime ferite e dolori immensi. Taranto, alcune zone della Campania, della Lombardia e di altre regioni italiane fanno registrare un tasso di malformazioni neonatali e di morti da tumore molto più alto che nel resto d'Italia. Nel tarantino i livelli di diossina riscontrate nei molluschi allevati in quella zona sono superiori ai limiti consentiti per quasi il 70% in più. Quel pescato finisce nelle tavole di tutti gli italiani e le diossine sono tra i composti più tossici che possano inquinare l'ambiente. La cosa più impressionante è il fatto che questi dati sono ufficiali, conosciuti dagli enti preposti al controllo, dagli amministratori cittadini e dalla stessa popolazione senza che si muova foglia e tutti viene osservato con un distacco preoccupante
Spesso è la paura di perdere il lavoro che rende incapaci di ribellione chi abita in quelle zone ma altre volte è l'ignoranza che cancella l'istinto di sopravvivenza: nessun lavoro e nessuna industria può toglierci la salute che è un diritto inviolabile e sacro.
Questa storia poi, dimostra che davanti all'evidenza non è possibile nascondersi, nemmeno se sei una multinazionale potentissima e ti chiami Montedison e nemmeno se dai da mangiare a centinaia di migliaia di persone (i lavoratori del luogo). Nessun risarcimento potrà ripagare i sacrifici fatti da quelle famiglie e probabilmente ci sarebbe altro da fare ma almeno si sappia che nessuno è sicuro di farla franca. Ah, i venditori di DVD sugli UFO e sul bicarbonato per curare il cancro, i cosiddetti "ricercatori della verità" non realizzeranno un commercio altrettanto florido su questi temi. Non vendono. Per questo continueranno ad occuparsi di cerchi nel grano e pranoterapia, questi sì che sono argomenti decisivi per aiutare la popolazione.
Forse il "nuovo ordine mondiale" è proprio questo, distrarre la popolazione dai temi più gravi e reali inducendoli a credere alle fandonie.
Forse il "nuovo ordine mondiale" è proprio questo, distrarre la popolazione dai temi più gravi e reali inducendoli a credere alle fandonie.
Alla prossima.