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lunedì 5 ottobre 2015

Zona Verziere - La facciata di San Giovanni restaurata

Finalmente il bel portale romanico del Tempio Valdese di Via Francesco Sforza è tornato a risplendere del suo candido marmo. Durati qualche mese, i lavori avevano interessato la parte centrale del portale.

Per chi non lo sapesse, il Tempio Valdese di Milano è un edificio moderno costruito tra il 1949 e il 1952, ma la facciata è in parte (marmi e decorazioni in cotto) la ricostruzione pezzo per pezzo della vecchia facciata dell'antichissima basilica di San Giovanni in Conca del V-VI secolo al XVII, che si trovava nell'attuale Piazza Missori.

La comunità Valdese nel 1879 aveva ottenuto la sconsacrata basilica di San Giovanni in Conca per officiare i propri riti. Dopo la consacrazione la chiesa fu usata come magazzino, poi i Valdesi una volta ottenuta la chiesa, la fecero restaurare da Angelo Colla che la riportò all'antico splendore ricostruendone alcune parti. La nuova facciata era stata nel frattempo arretrata di diversi metri per esigenze viabilistiche, per l'apertura di Via Carlo Alberto, oggi Via Mazzini. Sopravvisse fino al 1948 e nel 1952, per realizzare l'asse viario di via Albricci-piazza Missori, venne completamente demolita (oggi rimane solo parte dell'abside e la cripta). Così la comunità valdese costruì un nuovo luogo di culto lungo via Francesco Sforza trasportando in parte la facciata antica della chiesa.








martedì 16 giugno 2015

Zona Verziere - Il buio in Piazza Fontana

Questa città pare non sia mai in grado di valorizzare i suoi tesori così come rendere gli stessi più attraenti. Ad esempio passando alla sera in Piazza Fontana, ci si può render conto di come questa sia poco illuminata o nel buio totale in alcuni punti. La parte centrale è la più penalizzata, infatti le chiome folte degli alberi rendono buia questa parte di piazza, che viene illuminata solo dai due faresti puntati sulla fontana del Piermarini, il resto rimane nell'ombra.
Non ci starebbero bene una serie di lampioni vecchio stile, quelli già in dotazione di A2A che possiamo vedere in piazza della Repubblica? Perché sempre questa sciatteria diffusa quando basterebbe poco? Anche perché la sera, favoriti dal buio, alcuni senza tetto dormono sulle panchine.

La situazione attuale

La situazione se venissero sistemati alcuni lampioncini nel centro della piazza

Esempio di lampione in piazza della Repubblica





lunedì 15 giugno 2015

Zona Verziere - Inaugurato il monumento ai 90 mila caduti in Russia

Rozza. “Ci aiuta a tenere viva la memoria su una delle grandi tragedie vissute dall’Italia nel ‘900”

E’ stato inaugurato sabato mattina, 13 giugno 2015, nel giardino di via Verziere, alla presenza dell’assessore ai Lavori pubblici e Arredo urbano Carmela Rozza, il monumento in ricordo dei 90 mila caduti in Russia nel corso della seconda guerra mondiale. Si tratta di un’opera della scultrice Bruna Zanon donata dalla sezione U.N.I.R.R. ( Unione Nazionale Italiana Reduci di Russia) di Milano al Comune di Milano.

“Questo monumento è importante perché ci aiuta a tenere viva la memoria su una delle grandi tragedie vissute dall’Italia nel ‘900. Novantamila uomini persero la vita in terre lontane nel corso di combattimenti contro forze superiori e nei campi di prigionia dove furono lasciati morire di freddo, fame, tifo e dissenteria. Ricordare quanto accaduto ai nostri connazionali significa anche sapere affrontare i nuovi drammi che oggi stanno coinvolgendo tanti popoli di continenti vicini”, ha dichiarato Rozza.

L’opera si compone di una base rettangolare su cui si appoggiano due parallelepipedi in bronzo alti 2,50 e 2,30 metri, perfettamente simmetrici sull’asse longitudinale. Il fronte di ciascun parallelepipedo è profondamente inciso da tagli e incavi e la materia scavata si raggruma ai piedi mentre il retro è liscio.

Il monumento è posato su un largo basamento di calcestruzzo con altezza massima di 40 centimetri. Sulla base ci sono tre iscrizioni: “A perenne memoria dei Novantamila che non tornarono dalla campagna di Russia luglio 1941-marzo1943” sul lato ovest, “Dono della sezione città di Milano” sul lato est, “Opera di Bruna Zanon” sul lato sud.

Friulana di nascita e milanese di adozione, Bruna Zanon ha frequentato all’Accademia di Brera i corsi di disegno del nudo, di modellazione e di scultura. Attratta dal figurativo, in particolare dalla figura umana, si è ispirata soprattutto al mondo esterno e alla mitologia. Le sue opere si trovano in Svizzera, Austria, Germania e Francia.

L’U.N.I.R.R. fu costituita a Roma nel 1946 da reduci della campagna di Russia. La sua attività si è sempre indirizzata nel fare luce sulle vicende dell’Armir, l’armata italiana che ha combattuto in Russia durante l’ultima guerra mondiale, e sulla sorte dei militari che ne facevano parte. Nel 1996 l’Associazione ha ricevuto la Medaglia d’oro di Benemerenza Civica e l’Ambrogino d’Oro, massimo riconoscimento del Comune di Milano.




martedì 31 marzo 2015

Zona Verziere - Piazza Fontana il Verzaro e il Palazzo dell'arcivescovo Giovanni Visconti

Chi mai può immaginare com'era quest'angolo di Milano 1000 o 500 anni fa, così tanto stravolto nel corso dei secoli?

Noi ci abbiamo provato

Area di Piazza fontana come appariva all'epoca romana 49 a.C.

La storia di questa piazza la possiamo far risalire all'epoca romana. Quando qui passavano le mura repubblicane erette a partire dal 49 a.C., quando Milano venne elevata al rango di municipium. Oltre alle mura vi era anche un fossato che passava al lato dell'odierno palazzo Arcivescovile e scendeva verso via San Clemente per sfociare nel laghetto di via Larga.

Come immaginabile la città si è espansa, nuove mura hanno inglobato anche questo luogo che col tempo si è arricchito di edifici.

Stesso punto di vista in epoca medievale
Piazza Fontana negli anni 20 poteva apparire così

Piazza Fontana come appare oggi

Mediolanum 300 d.C.

Milano nel 1300 circa

Milano nel 1500 circa

A dominare la piazza tutt'ora c'è la facciata possente dell'Arcivescovado. Il primo palazzo Arcivescovile era un estensione del palazzo del Broletto vecchio o Arengo, del 1174, edifici posti accanto alla basilica metropolitana di Santa Maria Maggiore. La prima vera trasformazione in palazzo arcivescovile la si deve a Giovanni II Visconti che, nel 1342, ottenuta la nomina ad arcivescovo di Milano, inizia i lavori per la nuova Curia arcivescovile. Il palazzo arcivescovile venne anche collegato tramite una passerella al "castelletto" formato dalle case fatte costruire dai Visconti sui ruderi delle mura di massimiano distrutte dal Barbarossa, tra le vie San Clemente e Tenaglie. La via Tenaglie, ora scomparsa, era una delle più vecchie contrade milanesi e correva un po' obliqua lungo la fronte dell'attuale stabile bancario fino a raggiungere il fianco meridionale del palazzo del Capitano di Giustizia in angolo con l'attuale via Verziere.

Ipotetica ricostruzione eseguita nel 1926 da Agnol Domenico Pica

Veduta settecentesca di Marcantonio Dal Re del palazzo rifatto dal Piermarini del 1783

Si sa ben poco del palazzo di Giovanni Visconti, solo notizie frammentate e un'incisione di Marcantonio Dal Re che mostra la ponticella che univa i due palazzi, quello della famiglia Visconti e la Curia Vescovile. Vi è anche un ipotetica ricostruzione eseguita nel 1926 da Agnol Domenico Pica, che mostra la torre del Verzaro e l'insieme di case che formavano appunto il "castelletto" dimora di Giovanni Visconti.

Giovanni Visconti nacque nel 1290, fu l'ultimo figlio di Matteo I Visconti e Bonacosa Borri. Dopo aver ricevuto un'istruzione in studium generale, fu avviato alla carriera ecclesiastica e durante la seconda metà del Trecento detenne la signoria di Milano, in precedenza guidata da Ottone Visconti.
Fu amante delle arti e divenne anche mecenate del Petrarca che soggiornò a Milano e ne elogiò le sue virtù. Nel 1323-1324 Giovanni fu scomunicato e accusato di eresia, ma trovò un alleato nell'antipapa Nicolò V che, nel gennaio 1329, lo nominò cardinale, con il titolo di (pseudo) cardinale di Sant'Eusebio. Tuttavia il 15 settembre 1329 egli fece, per procura, atto di sottomissione al legittimo papa (e di persona, il 26 novembre dello stesso anno); egli non venne comunque mai promosso cardinale da un papa legittimo. Nel 1332, invece, divenne vescovo e signore di Novara e, dopo aver risolto le controversie con l'arcivescovo legittimo Aicardo da Camodeia, rientrò a Milano (1341) in quanto signore, insieme al fratello Luchino Visconti. Venne eletto arcivescovo nel 1339 succedendo così ad Aicardo, ma il suo titolo arcivescovile fu confermato da papa Clemente VI, per mezzo di una bolla, solo nel 1342. Nel 1352, Giovanni estese il potere dei Visconti fino a Genova e l'anno seguente a Bologna e Novara. Alla sua morte, il 5 ottobre 1354, lo Stato milanese fu diviso fra i tre nipoti (figli di Stefano Visconti): Matteo II, Galeazzo II e Bernabò che erano già stati associati alla signoria di Giovanni e furono confermati come possessori della città di Milano. (da Wikipedia)

Piazza Fontana e la via San Clemente, la Torre del Verzaro o di Giovanni Visconti torre Medioevale

Resti della torre del Verzaro all'imbocco di via San Clemente e delle Ore in piazza Fontana 1900 Circa

Piazza Fontana vista dall'angolo della scomparsa Via Tenaglie

L'arcivescovado nel 1489 per volontà dell’arcivescovo Giovanni Angelo Arcimboldi con l'approvazione del duca Gian Galeazzo Sforza commissiona un progetto di ampliamento che includa il Palazzo del Capitano di Giustizia e le annesse carceri, al fine di realizzare un nuovo complesso che racchiuda sia la residenza del Vescovo e dei Canonici che la Curia arcivescovile. Il progetto viene realizzato in parte e del palazzetto di Giovanni Visconti inizia la lenta trasformazione in case d'abitazione.
A partire dal 1569, sotto Carlo Borromeo, su progetto di Pellegrino Pellegrini detto de’ Tibaldi, il palazzo arcivescovile viene ancora una volta completamente ristrutturato.
Del vecchio palazzo medievale rimaneva ancora la ponticella che sovrastava la via San Clemente, sempre ricordata nei documenti, è ben visibile nella veduta settecentesca di Marcantonio Dal Re e che nei rifacimenti del Piermarini del 1783, verrà rimossa definitivamente.
Su questo lato, sorsero delle abitazioni tra cui l'albergo Biscione, già antica osteria del Biscione ed erede delle strutture delle case viscontee.
Di tutto quel complesso medievale giuste quasi fino ai nostri tempi solo il basamento in pietra della torre del Verzaro -testimoniata dall'unica foto trovata-, posta ancora all'angolo con via San Clemente fino alla sua totale demolizione avvenuta nel 1940 per la costruzione dell'edificio di Giovanni Maggi, in seguito diventato filiale della Banca nazionale dell'agricoltura poi reso famoso per la strage avvenuta il 12 dicembre 1969.



Qui trovate un album fotografico di Piazza Fontana come appariva nelle foto antiche


Piazza Fontana lato meridionale oggi sparito

Piazza Fontana lato meridionale oggi sparito, via Tenaglie

Piazza Fontana lato meridionale oggi sparito verso via Tenaglie

Piazza Fontana verso il lato meridionale

Immagini della demolizione dei palazzi negli anni Venti/Trenta





  

giovedì 26 marzo 2015

Zona Verziere - Rinvenuti resti al Verziere

Per i lavori del teleriscaldamento nella zona centrale, tra Corso Europa e Santo Stefano, sono saltati fuori dei reperti archeologici come era presumibile, vista la centralità della zona. 

Nei pressi del Palazzo del Capitano, ora sede del Comando dei Vigili urbani e dell'assessorato ai trasporti e alla Viabilità, nello scavo realizzato per le tubature sono in corso dei rilievi effettuati da dei tecnici per determinare l'origine dei ritrovamenti. Come si vede dalle foto scattate da Rustego, si vedono dei pozzi e delle pareti in muratura. Sicuramente appartenenti a degli edifici. Forse facenti parte delle palazzine demolite per aprire l'incrocio Corso Europa Via Verziere. Qui vi erano infatti i palazzi che formavano il bellissimo Verziere che vi mostriamo in alcune foto d'epoca.


Foto Rustego

Foto Rustego

Ultimi residui del Verziere, anni 50

Verziere e Piazza Fontana nel 1935

Via San Zeno 1930 e Inizio del Verziere

venerdì 20 marzo 2015

Zona Verziere - Istallato il primo di 100 totem di orientamento pedonale

E’ stato installato oggi, all’angolo tra via Francesco Sforza e via Verziere, il primo dei 100 totem pedonali che, nelle prossime settimane, saranno distribuiti in tutta la città per guidare milanesi e turisti nella scoperta di luoghi, monumenti, parchi, servizi e tanto altro.

I primi 50 arriveranno entro Expo, altri 50 saranno collocati entro giugno, anche fuori dalla Cerchia dei Bastioni. Il progetto di “wayfinding” (orientamento pedonale) fa parte del piano“city operations” e mira a facilitare la mobilità pedonale e l’orientamento in città, soprattutto in vista del grande flusso di visitatori in arrivo per l’Esposizione Universale.

“Milano segue il modello di grandi città come Parigi, Londra e New York – dichiara l’assessore alla Mobilità e Ambiente Pierfrancesco Maran -, offrendo un servizio importante e utile non solo per i turisti in arrivo per Expo, ma anche per i milanesi, che avranno l’occasione di scoprire la città spostandosi a piedi”.

Il progetto è stato realizzato in collaborazione con Amat e Touring Club, che ha contribuito all’individuazione dei siti di maggiore interesse turistico. Oltre a indicare le principali attrazioni della città dal punto di vista culturale, storico e architettonico, i Totem garantiscono preziose informazioni sulle fermate del trasporto pubblico, le stazioni di bike sharing, gli ospedali, i cinema, i centri sportivi. Una vera e propria guida, di facile e intuitiva fruibilità, che resterà a disposizione dei milanesi anche dopo i sei mesi dell’Esposizione Universale.





martedì 3 marzo 2015

Zona Verziere - Gli angoli dimenticati di Milano: il Laghett e la Madonna dei tencitt

Via Laghetto, che nome particolare per una via immersa nel cuore della città e circondata da case e palazzi e dove segni della presenza dell'acqua non ve ne sono. Quanta storia di Milano persa e dimenticata trasformata in un orrendo parcheggio.




Via Laghetto oggi, un parcheggio

Per quei pochi che non conoscono la storia di Milano, suona proprio strano, eppure qui vi era una piccola darsena ricavata dal naviglio che scorreva in Via Francesco Sforza.

il Laghetto di Santo Stefano nel '700, ricostruzione eseguita nel 1905 ca. da Arturo Ferrari.

Stampa 1845

Infatti alla fine del 1300 la costruzione della nuova cattedrale necessitava un approdo per poter scaricare i grossi marmi che servivano per la grande fabbrica del Duomo. Marmi che provenivano su barconi dalle cave di Candoglia nella Val d'Ossola, Verbania. Così nel 1388 Gian Galeazzo Visconti decise di far scavare un laghetto artificiale con porticciolo per far approdare i barconi e permettere lo scarico dei grossi massi di marmo. A guardia dell'imboccatura tra le mura di cinta, sorgeva una sorta di Pusterla fiancheggiata da due Torricelle è fornita di un robusto cancello che la notte veniva chiuso o in caso di pericolo.
L'area del laghetto nel 1500


Oltre ad una banchina munita di bitte, vi era perfino la classica gru o come allora si diceva, il falconetto per lo scarico e la pesatura dei marmi, lo stesso che se ne sta oggi ricoverato nel primo cortile del castello in un angolo quasi ignorato da tutti (io sono riuscito a scoprire di che si trattava solo poche settimane fa).
Il destino dello specchio d'acqua iniziò ad essere in pericolo quando l'Ospedale Maggiore della Ca' Granda venne allungato fino a lambire le acque del laghetto con la nuova ala.
Poiché le sue acque stagnanti "inutile semenzaio di zanzare" erano considerate dannose per gli infermi ricoverati nell'Ospedale, nel 1857 per ordine del primario Andrea Verga, che aveva strappato un assenso di massima all'imperatore Francesco Giuseppe in visita alla Ca' Granda. Sordo alle necessità della fabbrica e ai diritti degli scaricatori della ghetto, da bravo decisionista il Verga con spigliata disinvoltura ed a spese dell'amministrazione dell'ospedale, sorvolando sulle burocratiche procedura austriache, fece immediatamente sparire il piccolo laghetto. Seguirono quarant'anni di questioni legali ma il laghetto era perduto per sempre. Oggi solo il nome della via è rimasto a ricordarci la sua presenza.

Il palazzo dei Tincitt al Laghetto

Particolare della gru Falconetto

Il laghetto nel 1850

Il laghetto nel 1850

Piazza Santo Stefano

Via Laghetto dopo l'interramento e trasformato in deposito per carrozze

Via Laghetto negli anni 30

Via Laghetto trasformata in deposito carrozze





Altro cimelio di quest'angolo perduto è la Madonna dei tencitt. Una dipinto che risale al 1630 circa, posto in un edicola raffigura la madonna protettrice a braccia aperte che accoglie i Santi Carlo, Rocco e Sebastiano. In origine era protetto da due ante che venivano aperte una volta all'anno in occasione della festa del tencitt a ferragosto. Oggi il dipinto è quasi impossibile vederlo perché protetto da una teca di vetro che a causa dei riflessi e della posizione è difficile scorgere.






I tencitt era il nome in milanese che si dava ai lavoratori di questa zona che oltre a scaricare i marmi per la fabbrica del Duomo, scaricavano altro materiale come la legna e il carbone, che conciava i manovali da sembrare tinti (tencc) di nero.

Come dicevamo oggi tutto ciò passa quasi inosservato, dalla madonna alle case superstiti di quest'angolo popolare e rimasto quasi intatto. Oltre alla fiancata dell'Ex Ospedale Maggiore, oggi Università Statale, si trova il palazzetto dei Tencitt con la Madonna posta dove c'è l'osteria del Laghetto e quasi nascosta dall'eccesso di piante. Poi i palazzi sul lato di levante ben tenuti se non fosse che sono stati occupati decenni fa e che ora hanno ancora bandiere e finestre colorate in modi assurdi. Mentre sul lato meridionale della via, all'incrocio con via della Signora, si trovano una serie di edifici moderni che hanno sostituito quello che era il vecchio edificio per il porticciolo. Assieme a tutto ciò mettiamo anche il rimasuglio trecentesco del fallimento conservato nel Castello Sforzesco.


Di seguito le immagini della Gru Falconetto ricoverata al Castello Sforzesco










 Via della Signora







La via, ora interessata ai lavori di teleriscaldamento



 Il vicolo verso via Festa del Perdono





Il nostro sogno sarebbe trasformare la "piazzetta" con una fontana che ricordi il laghetto e sarebbe troppo bello venisse riproposto anche il "falconetto".


Perché Milano ha angoli antichi e belli, ma non ce ne accorgiamo nemmeno noi milanesi.


Come si trova la piazza ora senza memoria

Come ci piacerebbe fosse la piazzetta


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