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venerdì 2 ottobre 2015

Zona Brera - Una chiesa persa e nascosta: Santa Maria di Brera

Altra preziosissima chiesa milanese sparita, Santa Maria di Brera.

Stampa settecentesca

Tutto ebbe inizio nel 1200, col dono da parte di un tale Algiso il Guercio, dei suoi terreni incolti chiamati Braida - terreno incolto, ortaglia - nei pressi della pusterla Beatrice, alla congregazione monastica degli Umiliati. Questi edificarono monastero e chiesa, dedicandola a Santa Maria.

Il palazzo di Brera con in basso la sagoma della vecchia chiesa

Disegno della facciata


Un capitello

Planimetria

La piazzetta con la posizione della facciata



La costruzione della chiesa aveva pianta rettangolare e priva di transetto. Le absidi erano tre vani quadrati, mentre l'interno era suddiviso in tre navate separate da eleganti pilastri cilindrici in serizzo, con basi modulate ad anelli e capitelli che rimandano, per il tipo di esecuzione ed il repertorio figurativo a decorazioni zoomorfe, alla scultura lombarda tardoduecentesca. Le navatelle laterali contavano undici campate ciascuna; sull'ultima campata orientale era innestata la torre campanaria.




La facciata, una delle più belle di Milano, forse realizzata da Giovanni di Balduccio nel 1347 come rivela l'iscrizione posta in origine sull'architrave del portale, aveva profilo a capanna ed era ornata al centro da un grande portale in marmo chiaro a tutto sesto con profonde strombature, coronato da un'alta ghimberga con rosoncino cieco e da un'edicoletta finale. La suddivisione dello spazio interno era visualizzata attraverso la successione dei quattro sottili contrafforti. Insieme con l'amplissimo portale essi conferivano slancio verticale al complesso, bilanciato dall'andamento prevalentemente orizzontale della decorazione. La facciata era infatti interamente rivestita in lastre marmoree a bande orizzontali alternate bianche e grigie, di cui resta un unico frammento nell'estremo angolo sud-ovest del palazzo di Brera. Anche le aperture erano organizzate in tre ordini orizzontali: bifore nell'ordine inferiore e centrale, trifore in quello superiore.





Nei secoli successivi l'interno della Chiesa non dovette subire sostanziali trasformazioni: essa viene infatti descritta all'inizio del settecento come "formata con architettura antica" - Lattuada -. Vi si trovavano sette cappelle, alla cui decorazione avevano lavorato artisti importanti. Di questi si sono salvati due affreschi attribuiti a Vincenzo Foppa: una Madonna col bambino e santi e un San Sebastiano, quest'ultimo anticamente molto apprezzato per l'impianto prospettico (i dipinti sono oggi nella vicina pinacoteca).
Nella cappella della famiglia Busti si conservava un affresco di Bernardino Luini, firmato e datato 1521, rappresentante la Madonna col bambino e santi, in seguito fu strappato ed è oggi in deposito presso il museo della Scienza e della Tecnica. Sull'altare della stessa cappella era collocata una pala, anch'essa del Luini datata 1515, sulla quale sono raffigurati la Madonna col bambino santi e donatori. Il dipinto è oggi nella pinacoteca di Brera. In due differenti cappelle si trovavano infine due opere di Francesco Caio. Una trasportata nel 1816 alla Parrocchiale di Casalpusterlengo, rappresenta San Carlo e del beato Luigi Gonzaga ritenuta del 1650 circa, in un'altra, andata perduta, erano raffigurati San Girolamo San Francesco Saverio.










Lo scomodo Ordine degli Umiliati predicava umiltà, austerità e basava la vita quotidiana sul lavoro, decisamente in contrasto con la sontuosità e lo sfarzo della Chiesa. Furono accusati di simpatizzare per le idee protestanti di Calvino, quindi l'ordine fu soppresso il 7 febbraio 1571 con una bolla di papa Pio V.

Con la soppressione dell'ordine degli Umiliati la chiesa venne data in commenda nel 1571 al Cardinale Giampaolo Chiesa. Dal 1572 nell'antica casa si insediarono i Gesuiti che posero mano negli anni successivi alla costruzione del grande collegio, e a partire dall'inizio del Seicento ad opera di Francesco Maria Ricchini assunse l'assetto attuale, solido e austero.
Unico intervento certo all'interno della chiesa fu all'inizio del settecento, dove venne rinnovato l'altare maggiore.
I Gesuiti crearono a Brera una grande scuola umanistica dove s’insegnava il latino, la retorica, la filosofia, la teologia, ma anche le scienze e l’astronomia, tanto che nel 1760 due padri gesuiti, Giuseppe Bovio e Domenico Gerra, scoprirono una nuova cometa. Nonostante l'importanza di Brera e della sua scuola raggiunse apici nella cultura cittadina, nel 1773 la soppressione dell’Ordine dei Gesuiti, decisa da papa Clemente XIV, costrinse tutti i frati ad andarsene e Santa Maria di Brera venne sconsacrata.




Riproduzione in gesso di tomba



L'abside coi resti delle vecchie aperture

Il campanile della chiesa poi trasformato in osservatorio

La facciata austera


Sia il Collegio e l’Osservatorio passarono alle dipendenze del governo austriaco che appoggiò il progetto di Ruggero Boscovich, uno tra i fondatori dell'osservatorio astronomico di Brera. Nel 1796 cacciato da Napoleone il governo austriaco lasciò Milano e l’anno seguente fu fondata la prima Repubblica Cisalpina che finanziò generosamente l’acquisto di nuovi e meravigliosi strumenti scientifici per l’Osservatorio. Così nuovi indirizzi politici e culturali diedero impulsi differenti alle istituzioni braidensi. La soppressione della compagnia di Gesù, nel 1772, ed i successivi lavori per completare il palazzo e trasformarlo in sede di importanti istituzioni culturali, causarano la rovina della Chiesa, che fu inglobata nell'estensione dell'ala destra dell'edificio. L’antica chiesa degli Umiliati, Santa Maria di Brera, l’unica a Milano in stile gotico pisano fu abbattuta senza tanti scrupoli per dare spazio alle raccolte d’arte.





Tra il 1808 ed il 1809 un intervento dell'architetto Pietro Gilardoni divise infatti orizzontalmente, da una soletta posta all'altezza delle navatelle laterali, il corpo di fabbrica della chiesa per ricavare, nella parte superiore, i saloni della neonata pinacoteca braidense. Nella parte inferiore ancora oggi possiamo ammirare quel poco che è sopravvissuto dopo gli interventi Ottocenteschi all'interno dell'Accademia di Belle Arti di Brera nelle aule di scenografia.

Dell'antica e bella facciata gotica si è salvato ben poco, ci rimane un'immagine della nota incisione settecentesca pubblicata da Giorgio Giulini, mentre alcuni pezzi del portale sono stati ricomposti presso le Civiche Raccolte d'Arte del Castello Sforzesco e altri frammenti di finestre oggi si possono vedere nella graziosa facciata della cascina San Fedele nel parco di Monza e ricomposti dal Canonica in un gusto neogotico.

Vincenzo Foppa - Madonna del tappeto

Vincenzo Foppa - San Sebastiano

Bernardino Luini Madonna con Bambino

Della ricca decorazione pittorica interna sono sopravvissuti alcuni brani trecenteschi, ancora visibili in quella che era la penultima campata settentrionale della chiesa (oggi aula di scenografia dell'Accademia): nel sottarco d'ingresso restano in particolare alcuni busti di Santi e Profeti inscritti in esagoni o riquadri polilobati che, per la gravità dei volti, l'ampiezza delle forme e la delicata modulazione cromatica e luminosa possono essere assegnati a Giusto de' Menabuoi e all'anonimo Maestro del 1349, entrambi attivi intorno al 1350 nell'abbazia di S. Pietro a Viboldone.

Di difficile accesso per ora, speriamo che in futuro, una volta riordinata e ammodernata la pinacoteca e l'accademia, questo spazio diventi fruibile e visitabile.

La parrocchiale di Bellano, lago di Como, simile alla chiesa di Brera
 Di seguito alcune immagini della Cascina San Fedele al Parco di Monza dove sono stati inseriti i pezzi della chiesa demolita.









mercoledì 16 settembre 2015

Zona Castello - Foro Bonaparte restituito

Foro Bonaparte da Via Tivoli sino a Via Arco finalmente è stata sistemata. Dopo anni di completa negligenza, finalmente sono stati sistemi i marciapiedi, le aiuole e il problema delle radici degli alberi che oramai avevano trasformato il percorso un sentiero ad ostacoli.
Al posto del vecchio catrame è stato posato un composto simile ma bianco candido. Mentre sono state risistemate le vecchie rizzate (ciottoli di fiume) tra gli alberi. Oramai, a breve, verranno tolte anche le ultime transenne e riconsegnato quest'angolo ai milanesi.
















Qui sotto via Tivoli, sistemata con una pista ciclabile (qui al posto delle pietre avrebbero potuto mettere l'asfalto, più facile per le biciclette.



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