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La Fine del Mondo. Manuale per l’uso — José Luis Zárate

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Profeta

— La fine è vicina!
Fine.


Futuro lavorativo

Allorché si ebbe conferma che vi sarebbe stata un’apocalisse i Profeti della Fine del Mondo si resero conto che sarebbero rimasti disoccupati.


Il dubbio

Nel pieno dell’apocalisse alcuni consultarono il proprio oroscopo.


Il tempo

L’Apocalisse fu lo spezzarsi del tempo, il suo fermarsi. Le sue vittime immobili comprendono con orrore che la Fine del Mondo non terminerà mai.

The End of the World

Gli extraterrestri scelsero il giorno peggiore per dare inizio all’invasione.


Polvere

Dato che i Maya potevano vedere tutto in anticipo non avvertirono dell’apocalisse, secondo il loro punto di vista tutti erano già polvere.


Una data

I Maya decisero di dare una falsa data della Fine del Mondo perché l’umanità godesse tranquilla i suoi veri ultimi giorni.


Ah!

E in uno spazio della stele di pietra vi fu posto non solo per profetizzare la fine del mondo ma anche per prendere in giro Nostradamus.



José Luis Zárate (Messico), tradotto da El Fin del Mundo. Manual de uso

Dolore — José Luis Zárate

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(Immagine dal film Herman Melville's Moby Dick di John Huston, 1956)


La gamba che non esisteva cominciò a dolergli, batté sulla coperta della nave con la sua gamba di bastone affinché quel fantasma cessasse di tormentarlo.
Questa è la realtà, questo legno.
Si avvicinavano di gran carriera e l’animale non mostrava alcun segno di voler fuggire. Che diavolo?
La balena bianca era morta da parecchio, galleggiava rigonfia dei gas della decomposizione.
Achab gridò al vederla. Pianse come non avrebbe fatto neanche alla vista della sua nave che affondava.
Finiva tutto così?
Quella notte la gamba strappata gli fece male come mai prima. Montò in coperta cercando di calmarla. Guardò l’orizzonte e allora sentì la vecchia ira, e l’antica smania di vendetta. Perché quella era ancora lì, nel punto esatto del dolore, e anche la ferita, proprio lì, dove non c’era nulla (e perciò fuori della sua portata): Moby Dick.


José Luis Zárate (Messico), Dolor

(Tradotto da Químicamente impuro)

Sollievo — José Luis Zárate

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(Immagine: Evilbalrog)


L'anatomia comparata ci mostra, una volta ancora, che le fate non hanno nulla a che fare con noi. Diversa fisiologia, organi, struttura ossea e sangue. La qual cosa è un sollievo, perché ci consente di ignorare le loro lacrime durante la vivisezione.


José Luis Zárate (Messico), Alivio

(Tradotto da Cuenta atrás)

Premonizione — José Luis Zárate

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Seppe che sarebbe morta per colpa d'un proiettile vagante, il 12 di marzo di quello stesso anno, all'angolo tra Rosado e Manríquez. Seppe anche che i suoi tentativi per evitare quel luogo l'avrebbero condotta irrimediabilmente là, che nessuno l'avrebbe creduta e che supplicare aiuto o compassione per qualcosa che ancora non era successo sarebbe stato inutile, che il giubbotto in kevlar avrebbe finito per perdersi con la posta, che l'arma acquistata per difendersi si sarebbe inceppata, che il sonno le era negato nel tempo che mancava, che avrebbe smesso di mangiare e tutto le sarebbe sembrato macchiato di morte, una commedia crudele, e che il 12 di marzo, all'angolo tra Rosado e Manríquez, lei avrebbe accolto felice il proiettile, perché la tremenda attesa sarebbe giunta al suo termine.


José Luis Zárate (Messico), Premonición

(Tradotto da Cuenta atrás)

Colui che È — José Luis Zárate

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(Immagine: Denis Olivier)


Uno, fra mille, È.
Egli pensa, quindi esistiamo.
Dovemmo arrenderci all’evidenza quando, senza alcun motivo, Parigi scomparve. Non fu distrutta, non fu niente a devastarla, semplicemente non c’era più. Poi perdemmo un colore. E varie specie animali.
Crediamo che Colui che È sia malato, che stia agonizzando da qualche parte. Lo cerchiamo senza sapere bene perché.
Forse per vedere il suo volto prima che tutto finisca.
Nel frattempo, cerchiamo di ricordare ciascuna parte che lui ha dimenticato, che ha perduto, che al suo ignorarla scompare per sempre.
Tocchiamo il nostro volto e quello di coloro che amiamo e preghiamo che la memoria non sia qualcosa lui scordi.


José Luis Zárate (Messico), Él que Es

(Tradotto dal blog dell'autore Cuenta atrás)

Occam — José Luis Zárate

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G
iurano che teniamo una fata ibernata in un hangar segreto, e che le dissezioniamo gli organi, uno per uno. Assicurano che le fate le abbiamo confinate per impedire che la popolazione entri nel panico. Ci dicono che usiamo la loro polvere magica per i nostri scopi tortuosi, calcolano che ciascuna di loro è in grado di generare campi energetici tali da fornire forza a congegni inconcepibili, ci dicono che i cerchi nel grano sono messaggi di altre fate affinché liberiamo quelle che sono recluse.
Dimenticano il principio del rasoio di Occam: è la spiegazione più semplice che finisce per essere quella vera.
Le occultiamo, imprigioniamo, rinchiudiamo, perché non vogliamo farcele rubare da nessuno.


José Luis Zárate (Messico), Occam

(Tradotto dal blog dell'autore Cuenta atrás)