Non avrei mai creduto di poterlo dire, ma mi ritrovo a rimpiangere le mense scolastiche italiane. Ebbene, sì, dopo aver partecipato allo sport nazionale della mamma lamentosa all'uscita della scuola, dopo aver detto la mia su "mangiano troppa XXX e troppa poca YYY" (e al posto delle incognite metteteci quello che vi pare), adesso ricordo con nostalgia i tempi in cui qualcun altro provvedeva ai pranzi dei bimbi.
Qua niente mensa, niente cuoche amorevoli, niente inservienti attenti, niente pasto caldo.
Qua c'è il LUNCHBOX.
All'inizio sembra una novità divertente: "Ah, adesso sì che avrò il controllo su quello che mangiano i MIEI figli!". Vai da Tiger* e cerchi il bento-box più cool, immaginando i meravigliosi pasti giapponesi dei film di Miyazaki.
La realtà è diversa: i bambini hanno FAME. Io non so se i bambini giapponesi, così magrolini, riescono a stare dalle 8 alle 16 con quelle scatolettine là, ma i miei figli italiani, cresciuti a vincisgrassi e porchetta, con quelle due cazzatelle colorate ci fanno l'aperitivo. Ci vuole una scatola GROSSA, capiente, che non si apra al primo lancio di zaino e che possa contenere un pranzo e una merenda.
Qua la policy delle scuole sconsiglia fortemente (per non dire VIETA...qua la parola "vietato" viene spesso sostituita da complicati giri di parole per non sembrare troppo definitivi) di fornire junk food o dolci ai bambini. E vabè, su quello c'ero arrivata anch'io, le caramelle per pranzo non sono il massimo. Purtroppo non c'è la possibilità di riscaldare i cibi, neanche col microonde, per cui bisogna prevedere cibi appetibili anche freddi. Infine devo tentare di preparare cose che si mangino facilmente, possibilmente con le mani (oppure devo fornire forchette o cucchiaino, che rubano spazio). Niente minestre o zuppe, che se si rovesciano fanno un casino. Insomma, i cappelletti in brodo o la parmigiana di melanzane non sono adatti.
Il risultato è che ogni mattina mi tocca svegliarmi mezz'ora prima per preparare i lunchbox, scervellarmi per inventare menù sani e gustosi e variarli il più possibile. Ricordo i primi tempi dell'università, quando ancora non avevo capito che era meglio andare in mensa e prendevo un panino al bar ogni giorno: dopo 2 anni ho sviluppato una gastrite che ogni tanto mi fa una visitina ancora oggi.
Oh ragazzi, io ci provo.
I miei lunchbox prevedono sempre un elemento principale di carboidrati + proteine (es.: insalata di pasta con verdure, riso con piselli e carote, un panino integrale con insalata e crema di tonno, un uovo sodo, insalata di legumi), verdura da mangiare cruda (ad es.: sticks di carote o cetriole, pomodorini, cavolfiori crudi), frutta fresca, frutta secca (mandorle, noci, nocciole), a volte hummus, a volte yogurt greco con miele e mandorle, a volte un salatino di sfoglia con prosciutto e formaggio.
A volte è proprio la morte delle idee e gli faccio un panino col salame e sticazzi. Ho deciso di fare del mio meglio, ma anche di non sentirmi troppo in colpa se a volte gli dò una semischifezza. Che poi noi degli anni 70 a panini col salame ci siamo cresciuti.
Emma e Leo hanno il doposcuola dalle 14 alle 16, che prevede che facciano non una, ma ben 2 merende. Aggiungo un frutto per ciascuno e una fetta di torta che di solito faccio la domenica e cerco di far durare qualche giorno. In mancanza della torta, vado di minisandwich o biscotti.
Che stress! alla fine dell'anno scolastico in Italia ero stremata dai loro compiti, quassù sarò stremata dai lunchbox.
Lunedì: Muffin di carote e mandorle, insalata di pasta con pomodoro e feta, stick di carote, spicchi di mele, uvetta |
Martedì: Salatino prosciutto e formaggio, cavolfiore crudo, banana, mandarino, mela, stick di parmigiano, fettine di banana secca |
Mercoledì: Insalata di ceci e pomodori, stick di carote, fetta di pane integrale, spicchi di mela, noci |
Giovedì: Panino con salsa di tonno e insalata, panino con mascarpone e marmellata, banane, pomodorini, noci, banane secche |
Venderdì: Muffin carote e mandorle, pomodorini, uva, banane secche, sandwich con hummus e insalata |
* Ho scoperto che Tiger è una firma danese, che si pronuncia Tier e che significa non solo "tigre", ma anche "a spende poco".