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giovedì 6 dicembre 2012

Due giorni speciali

Siamo appena tornati da una splendida gita infrasettimanale in un posto molto speciale, talmente speciale che anche solo definirlo non è facile: agriturismo, fattoria biologica, ecomuseo, azienda multifunzionale, agrinido. Abbiamo la testa e il cuore piena di idee, sogni, immagini, esperienze.

Ma partiamo dall'inizio.
Vista la prima nevicata che ha imbiancato i monti a noi più vicini, i Sibillini (sull'Appennino Centrale) abbiamo deciso di fare una fuga veloce in montagna per portare i bimbi a toccare la neve. Questa volta, invece di andare alla nostra casetta montanara, abbiamo però deciso di concederci una notte in agriturismo. Troppo sbattimento caricare l'auto di lenzuola, coperte, cibo, vestiti e tutto il necessario per soli due giorni.
Siamo stati qui.
Le nostre prime visite a questo luogo magico risalgono a quando Fagiolina aveva pochi mesi, ancora non c'erano le camere per dormire, era tutto in divenire. Già allora solo pranzarci era  stata un'esperienza unica: cibo biologico strettamente legato al territorio e alla stagionalità, legumi e cereali "antichi" riscoperti e coltivati a km 0, le stoviglie del commercio equo e solidale, cotture lunghe in pentole d'altri tempi. Recentemente l'azienda ha inaugurato un agrinido interno alla struttura, il primo agrinido nella nostra Regione, e noi abbiamo chiesto se i nostri piccoli potevano partecipare, per un giorno, alle attività insieme ai bambini iscritti. Ci sembrava una splendida occasione per vivere una giornata diversa dal solito.
E così è stata.

(disegno di G. Zavalloni)

Difficile raccontare tutto in poche righe.
Fagiolina e Nanetto, belli imbacuccati, hanno trascorso la mattinata nel grande orto della struttura, insieme alle educatrici, ai cinque bimbi del nido e a noi.
Hanno osservato tutti insieme un uccellino morto, forse per il freddo, forse per un gatto cacciatore. L'hanno toccato, hanno osservato gli occhietti senza vita, l'hanno soppesato per sentirne la leggerezza, hanno visto le piume volare via, le penne speciali delle ali, le unghiette appuntite. Hanno constatato che "non vola più" o che "non si muove". Hanno avuto il loro primo contatto con la morte.
Poi hanno dato mangiare alle quattro capre dell'azienda. Si sono sporcati col fango e hanno toccato il fieno profumato. Un pochino incuriositi, un pochino spaventati, le hanno viste avvicinarsi e allontanarsi e correre e spingersi. I nostri Fagiolini sono abituati alle nostre caprette e a dargli da mangiare, perciò sono stati belli spavaldi; Fagiolina faceva quasi la fighetta...
Poi, tra la scoperta di un bruco di cavolaia che camminava su una foglia e l'osservazione di insettini e lumache in mezzo alle foglie marce, i bimbi hanno raccolto legnetti, hanno spezzato con mani e piedi i bastoncini più lunghi, hanno fatto palline di carta. Insieme all'educatrice hanno costruito una piccola pira e hanno acceso il fuoco. Sì! Bambini di 2-3 anni hanno fatto il fuoco! Hanno osservato che il fuoco  "scalda", che "le foglie bruciando diventano nere", che "il fumo si muove col vento", e anche che "il fumo brucia negli occhi". Fagiolina, che alla soglia dei suoi 4 anni era la bimba più grande, ha pure fatto la sua marachella prendendo un fiammifero e accendendolo: non l'aveva mai fatto, si è appena appena scottata un dito (ha subito spento il fiammifero e si è data un bacino sul dito: non è rimasto neanche un minimo segno). Ha imparato che il fuoco scotta e che i fiammiferi non sono un gioco. Nanetto, col suo fare concentrato e riflessivo, ha osservato e toccato e annusato tutto quello che desiderava.

Poi i bimbi del nido sono andati a mangiare, noi abbiamo fatto una passeggiata e abbiamo proseguito la nostra giornata. Nel pomeriggio la responsabile della struttura ci ha fatto visitare le aree del nido, illustrandoci le funzioni dei materiali, degli allestimenti, degli spazi, dei mobili. Stanze piene di materiali naturali, di foglie, di sassi, di pigne, di colori, di legnetti. Specchi per osservarsi e osservare. Una stanza dell'accoglienza con grandissime finestre per guardare dal vero le stagioni che si succedono, con uno spazio per coltivare i semini raccolti, e in un angolo gli stivaletti di gomma pronti per uscire.
Abbiamo parlato molto molto a lungo con Federica, l'anima di questo progetto, educatrice ambientale, mamma e molto molto di più. Abbiamo parlato di approcci didattici, di come va la scuola italiana, delle nostre impressioni di genitori (che provano ad essere) attenti, delle nostre delusioni e delle speranze che riponiamo nei nostri figli. Abbiamo parlato di Pedagogia della lumaca, di scuola creativa, di approccio lento, di diritti dei bambini, del diritto di sperimentare il rischio. Il principale ispiratore di Federica ci è sembrato Gianfranco Zavalloni, il grande educatore e maestro purtroppo recentemente scomparso. Ma abbiamo anche osservato materiali steineriani, scritti di Loris Malaguzzi, disegni libri e illustrazioni di Bruno Munari, mobili montessoriani. Abbiamo sbirciato la ricca biblioteca del centro di documentazione ambientale (C.R.E.D.I.A. WWF), in cui oltre a titoli di educazione ambientale, c'erano un mucchio di libri di psicologia dello sviluppo, favole, giochi all'aperto, ... non so neanche io quanta roba c'era, mi è sembrato il paradiso, avrei voluto leggere tutto, c'erano testi che desidero da anni! La nostra lunga chiacchierata è stata interrotta da una nevicata straordinaria, con i fiocchi che venivano giù a valanghe, e che ci ha costretti a saltare in auto il più presto possibile per non rimanere bloccati lassù.

Questa esperienza ce la ricorderemo per un po', e anche i nostri figli.
Speriamo che qualcosa si muova anche da noi, non (o non solo) a livello di asilo nido, dove secondo me ci sono comunque ottime esperienze in corso (il nido montessoriano-psicomotorio che hanno frequentato/frequentano i nostri bimbi ci piace moltissimo, l'ho già scritto), ma a livello di scuola dell'infanzia e scuola elementare, dove secondo me c'è invece ancora tanto-tanto-tanto da fare!

domenica 30 settembre 2012

L'asilo nido: l'inserimento

Ed eccoci quasi arrivati al traguardo del primo mese di nido per Nanetto.
Mamma mia, quanto sono diversi i bambini! Ti sembra di esserti comportato con loro allo stesso modo, di aver seguito le stesse regole, i geni di mamma e babbo sono sempre quelli, eppure...
Mi dicevo: ci sei già passata con Fagiolina, che sarà mai questo inserimento? Vedrai che sarà più o meno lo stesso! Anche il nido è lo stesso!!

Eh, no!

Nanetto è tutto di un'altra pasta.
Nanetto è il nostro patatino buono, non è Fagiolina-carroarmato.
E così anche io, per niente avvezza ai pianti di commiato mattutino (Fagiolina non ha mai fatto una lacrima) ho assaggiato l'amaro calice. E fa male, uuhhh, se fa male!

Le tappe dell'inserimento sono state:
1° giorno: io e Nanetto siamo stati insieme un'oretta al nido. Lui ha preso un pochino confidenza con gli ambienti e i giochi e ha conosciuto la sua educatrice di riferimento; un paio di volte è tornato da me per prendermi la mano, per la maggior parte del tempo si è ciucciato l'adorato dito.
2° giorno: io sono entrata con Nanetto, siamo stati insieme mezz'ora, poi l'ho salutato e sono uscita dall'aula per un'altra mezz'ora. Sono rimasta in una stanza vicina con l'orecchio teso e non ho sentito strepiti di sorta.
3° giorno: entrata con Nanetto, saluto quasi subito, attesa fuori un'ora. Durante quest'ora ho sentito una decina di minuti di pianto, vicino alla porta. Che pena! La maestra mi ha poi detto che andava bene così, perchè sembrava quasi, nei giorni precedenti, che Nanetto non avesse realizzato cosa stava succedendo, e che quindi non avesse avuto modo di reagire. Il suo pianto significava che si stava rendendo conto della novità.
Ecco, diciamo quindi che dal quarto giorno in poi Nanetto ha reagito.

I pianti, purtroppo, si sono ripetuti quasi ogni mattina. E poi Nanetto non piange urlando e strepitando, ma fa una lagna, un lamento straziante che ti distrugge psicologicamente. Lo saluti, gli dici "mamma torna fra poco, adesso va a lavorare e poi viene a prenderti" e ti senti di schifo. Ti vengono tutti i dubbi del mondo. Pensi che sei un'egoista e lo sottoponi a questo strazio mentre potresti evitarglielo (potresti??) e tenerlo a casa con te. Lo lasci solo 3 ore, ma non passano mai!  Quando lo torni a prendere pendi dalle labbra dell'educatrice come se dalle sue parole dipendesse la vita o la morte. Desideri terribilmente che ti dica che, malgrado 5 minuti di lacrime iniziali, la giornata è poi andata liscia e serena, e il Nanetto ha giocato e si è divertito come un matto. Insomma... che ansia! E devi anche cercare di non trasmettergliela, perchè lui si accorge di tutto, e se si rende conto che non sei tranquilla, anche lui poi si sfiducia.

Vabè, per farla breve, pare che sia riuscita, in questa ultima settimana, a trovare la formula magica. Riti, riti e ancora riti. Tutte le mattine gli stessi riti. Nanetto nella ripetizione trova sicurezza e tranquillità. Si entra in macchina con il cappellino (che ormai è diventato il suo oggetto transizionale), lo prendo in braccio per uscire dall'auto, e mentre cammino dal parcheggio alla porta dell'asilo gli anticipo che andrò a lavorare, ma che tornerò presto presto a prenderlo (ho notato che se gli dico questa formula  al momento di lasciarlo, quando è con la lacrima sul ciglio, già non mi ascolta più). Poi gli faccio suonare il campanello. Poi salutiamo le farfalle e i pupazzetti dell'atrio. Poi gli faccio bussare alla porta della sua aula. Infine lo lascio nelle braccia della maestra, lo saluto, lo bacio e me ne vado piuttosto rapidamente, senza ripensamenti e sguardi all'indietro. Mi deve vedere sicura. Fiduciosa. Tranquilla. Ecco!
Insomma, solo quest'ultima settimana Nanetto non ha pianto all'ingresso (e neanche io, a casa).

Durante la giornata Nanetto gioca, prende (e dà, credo) morsi e botte, si sfoga in Stanza Magica, mangia con appetito. Dimostra tutta la sua insofferenza attaccandosi ai suoi oggetti: non vuole togliere MAI il cappellino, non vuole essere spogliato, non vuole essere cambiato. Povere maestre! Lo so bene che piccolo mostro può diventare quando non vuole togliere il pannolino sporco! Non parlando ancora non è facile per lui esprimere bisogni e fastidi, per cui è necessario, per noi adulti, imparare ad interpretare i suoi gesti e le sue richieste non verbali. Ma mi sembra che qualcosa si stia muovendo, e anche Nanetto sta imparando a farsi capire sempre meglio.

Insomma, 'sto primo mese l'abbiamo sfangata.
Mi è tornata la gastrite.
Era dai tempi della specializzazione che non avevo più la gastrite.

Ma non ci devo pensare, perchè  domani, lunedì, Nanetto dovrà avere ancora una volta al suo fianco una mamma sorridente e allegra, pronta a salutare farfalline e coniglietti e a traghettarlo verso mille nuove fantastiche avventureeeee!!!

lunedì 10 settembre 2012

Tutorial: il sacchetto per l'asilo

E così, anche Nanetto ha fatto la sua prima settimana di inserimento al nido. Vi racconterò presto di come sta andando. Le maestre ci hanno dato una lista di cose da portare all'asilo: sospetto che sia un modo per tenerci un po' occupati e calmare la nostra ansia da separazione (eh, sì, perchè non si sa se st'ansia ce l'abbiamo di più noi genitori o i piccoletti!!).
Io anche questa volta mi sono cimentata nella confezione della sacca per l'asilo personalizzata: mi piaceva che Nanetto avesse una cosa originale e non i soliti sacchetti celestini ricamati a punto croce.

Occorrente:
-Un rettangolo di cotone a vostro piacimento*
-Forbici
-Filo in tinta
-Macchina per cucire
-Un nastrino o un cordino per la chiusura lungo circa 1 metro
-Un pezzetto di feltro (30 x 30 cm circa) di un colore in tinta o a contrasto con la stoffa di base

*DIMENSIONI del rettangolo di cotone
Calcolatele così:
Prendete le misure che vorrete per il vostro sacchetto finito (ad es. 50 x 40 cm); raddoppiate la dimensione più lunga (quindi (50 x 2) x 40 cm=100 x 40 cm), aggiungete poi 8 cm alla dimensione lunga e 4 cm alla dimensione corta (quindi 108 x 44 cm), perchè serviranno per gli orli e per la "tasca" per il cordoncino finale.

Prima di tutti ho cucito sul dritto del cotone il nome con le lettere in feltro, usando la stessa tecnica dei bavaglini di Fagiolina: vedete qui il tutorial.

 Poi ho cucito così il sacchetto (cliccate sull'immagine per vederla meglio):



Ed ecco qua il risultato finale:



Oh, per i criticoni: lo so che è molto facile da cucire, e magari non c'era bisogno di fare un tutorial... però io, che sono alle prime armi col cucito, sono stata molto soddisfatta del risultato finale!

domenica 2 settembre 2012

Asilo "vecchio", bimbo nuovo!




No, no, non sto facendo l'annuncio di una nuova cicogna, non vi allarmate!

Nanetto sta per cominciare l'inserimento al nido: da martedì prossimo si parte, io e lui, per questa grande avventura! Il nido è quello che frequentò anche Fagiolina. Quando iniziò lei eravamo pieni di dubbi e riserve: avendo la possibilità di tenerla con noi a casa non eravamo affatto certi dell'utilità di "parcheggiarla" all'asilo. Lei però ci aveva chiaramente fatto capire che voleva stare con i suoi coetanei, mostrava un grande desiderio di socializzazione, e ciò ci convinse ad iscriverla. Mai scelta fu più azzeccata. Sicuramente la chiave di volta è stata proprio mandarla in quel nido, perchè ho sentito testimonianze da brivido di altre mamme su altri asili. Noi siamo stati fortunati, dire che ci siamo trovati bene è dire poco.
Con Nanetto avremmo fatto carte false per poterlo mandare proprio lì. Grazie alla nascita del piccolo Fagiolino, e al fatto che i nostri redditi sono quel che sono, abbiamo guadagnato quei punti nelle graduatorie comunali che ci hanno permesso di realizzare il nostro desiderio. Ed eccoci infatti pronti per cominciare!


L'asilo è a doppio indirizzo: montessoriano-psicomotorio. Significa che, oltre alla didattica montessoriana, grande importanza viene data alla pratica della psicomotricità, che viene svolta quasi quotidianamente. Ma di questo ne ho già parlato: vedete qua cosa scrissi in proposito.
Le maestre che avrà Nanetto sono un po' cambiate, ma l'atteggiamento di attenzione e accoglienza che il giorno della riunione hanno dimostrato nei confronti di bambini e genitori, quello no, non è cambiato. Questo è un buon segno: in un panorama scolastico italiano in cui tanto, troppo, dipende dalla fortuna (fortuna di capitare in una buona classe, fortuna di incontrare buoni insegnanti, fortuna di avere dei buoni dirigenti), il fatto che un asilo abbia un'impostazione comune, condivisa e omogenea non è poco.
Anche stavolta, alla fine dell'incontro, la maestra che Nanetto avrà come riferimento per tutto l'anno si è fermata a parlare con noi per conoscere meglio noi e Nanetto. Ci ha fatto una lunga intervista-chiacchierata, per quasi un'ora! Che bello! Che differenza con la scuola materna!
Nanetto intanto esplorava gli spazi della scuola, giocava dentro e nel grande giardino (facendo anche la doccia sotto gli irrigatori), litigava con Fagiolina e altri bambini, saltavae correva.
Lui è meno spavaldo e indipendente di come era la sorella a suo tempo, e le sue difficoltà nel linguaggio lo frustrano molto, rendendolo a volte un po' aggressivo. Per il resto è però buono, non nel senso di tranquillo e ubbidiente, ma proprio buono d'animo, sensibile, affettuoso. Speriamo che gli altri bimbi, magari più "scafati", non ne facciano polpette.
Mentre non avevamo alcun dubbio sulla capacità di inserirsi di Fagiolina, per Nanetto temiamo giorni di pianti strazianti all'ingresso, cosa che la sorella non ha mai fatto. Il nostro orsetto tenerello è un gran babbone (nel senso che è molto attaccato al padre), per cui mi occuperò io di accompagnarlo i primi giorni; tra l'altro, è già abituato a vedermi uscire per andare a lavorare. Speriamo così di rendere il distacco meno traumatico. Abbiamo fatto presente questi dubbi alla maestra, la quale ci ha assicurato che rispetteranno i suoi tempi e le sue necessità.
Insomma, anche se non siamo novellini, un po' d'ansia c'è sempre. Però, grazie all'esperienza già fatta, ci fidiamo della professionalità delle educatrici.
Nanetto, uscendo, ha tirato spontaneamente un bacino alla sua nuova maestra: mi sembra un ottimo primo passo!

venerdì 29 luglio 2011

Esperienze al nido - 2: La psicomotricità

Io, figlia di una maestra elementare, sento parlare di psicomotricità fin da quando ero bambina. Non avevo mai capito di cosa si trattasse con esattezza: immaginavo che i bambini a scuola facessero una specie di sport, chessò, una ginnastica pensata, o un pensare ginnasticoso. Anche perchè mi risultava difficile figurarmi mia madre che correva per la palestra o faceva gli addominali. E chi la conosce sa perchè.



Quando all'inizio dell'anno scolastico le educatrici di Fagiolina ci presentarono gli ambienti e le attività quotidiane del nido, posero grande enfasi sulla "Stanza magica": una grande sala piena di tappetoni, cuscini, stoffe, cordicelle, palle di ogni dimensione, dove i bambini sono liberi di scatenarsi e sfruttare liberamente tutto lo spazio e i materiali a loro disposizione. Nella Stanza magica si può correre, ballare, strillare, fare le capriole per terra e stare scalzi: bisogna rispettare le uniche regole di non farsi male e di non farne agli altri. Successivamente, i bambini sono invitati a rilassarsi e riposare; quindi si dedicano al disegno. Fagiolina, da bimba selvatica quale è, ha mostrato subito una particolare predilezione per la Stanza magica, e sia dalle sue parole che da quelle delle maestre abbiamo constatato che era uno dei suoi momenti preferiti al nido. Io ho sempre pensato: "Però, furbille 'ste maestre! Li fanno scatenare per bene, così poi i bimbi, almeno per un po', se ne stanno tranquillini!".
E invece no.
Non si tratta di una furbata. Si tratta proprio della famosa psicomotricità.
Ho avuto l'illuminazione grazie, ancora una volta, al libro dei lavori di Fagiolina. La Stanza magica mi si è rivelata quindi come uno strumento educativo molto potente. In fondo, bastava che leggessi con maggiore attenzione il progetto educativo* che il nido ci aveva fornito ad inizio anno: c'era scritto tutto!

Psicomotricità
Il metodo psicomotorio favorisce il processo di identità e crescita del bambino utilizzando:
  1. il gioco, dove tutto può essere sperimentato e dove ognuno può scegliere le soluzioni più adatte alla realizzazione di sé;
  2. il corpo, come sede della comunicazione non verbale, protagonista dello sviluppo cognitivo, affettivo e relazionale.
La psicomotricità attraverso l’osservazione e le conoscenze delle tappe di sviluppo del bambino e le problematiche ad esse relative entra con tatto nel gioco del bambino, aiutandolo se necessario nell’evoluzione delle sue problematiche.
Le attività di psicomotricità avvengono attraverso l’utilizzo di oggetti e materiali particolari: materie morbide e dalle forme indefinite, quali stoffe e cuscini; palle di diverse dimensioni, consistenze e colori; corde di diverse lunghezze e consistenze; cerchi di diverse dimensioni; tubi o “bastoni” sia rigidi che morbidi;“materiale da costruzione”, ovvero cubi, parallelepipedi e cilindri che permettono di dar forma a paesaggi e scenari fantastici.
La psicomotricista annota le fasi più significative del vissuto  di ogni bambino.
Alla fase di gioco in movimento segue una fase di rielaborazione grafica per condividere le esperienze vissute e stimolare la coscienza rispetto ai messaggi che ognuno veicola con i propri gesti e comportamenti coscienti o inconsci; per questo al termine della seduta il bambino depone le emozioni del suo vissuto con il disegno.

Sfogliando il librone di Fagiolina ecco i commenti delle educatrici ai disegni fatti dopo la "seduta" di psicomotricità:
A settembre:
"Utilizza tutto lo spazio della stanza magica, gioca soprattutto con le stoffe, le piace farsi dondolare sulla palla grande e farsi coccolare. Ha quasi sempre un'espressione sorridente [...] Disegna con impegno e scegliendo accuratamente i colori [...]"

Stavano per arrivare parecchi cambiamenti. Ecco cosa scriveva Roby tre giorni dopo la nascita di Nanetto (io ero ancora in ospedale):
"Insiste per entrare nella stanza magica e la accontento. Inizialmente gioca con le stoffe, poi si rotola sui cuscinoni. Mi cerca per salire sulla palla grande e per farcela dondolare sopra. Ogni tanto è infastidita da una bambina, ma non si difende come ha fatto altre volte, scoppia subito a piangere. Provo a suggerirle di reagire, di rispondere che non vuole all'altra bambina, ma sembra più abbattuta, così per oggi decido di difenderla, ed intervengo quando la vedo in difficoltà [...] durante il riposo si sdraia su un cuscino e si copre con una stoffa celeste. Disegna a lungo."

Fagiolina sulle prime reagì bene alla nascita del fratellino, tanto da stupirci molto. La bomba scoppiò un mese dopo, con crisi di pianto e capricci. Al nido:
"Cerca molto il contatto corporeo, ogni tanto mi abbraccia, le piace quando la avvolgo con una stoffa e la trascino per la stanza, poi la sollevo e la dondolo sempre nella stoffa." 
E durante il periodo più difficile:
"Oggi non è serena come al solito, gioca sempre con le stoffe, ci si copre, vuole essere dondolata sulla palla, ma soprattutto cerca molte coccole e vuole stare in braccio. La accontento."

Il librone non manca di spiegarci anche il significato degli oggetti:
Materiali informi (stoffe, cuscini, acqua) rappresentano il vissuto concreto della prima fase della vita. E' il passaggio dall'appagante sicurezza del contenimento materno (all'interno del quale non c'è però alcuna evoluzione, crescita, riconoscimento di sè) ai rischi e alle responsabilità (ma anche alle grandi soddisfazioni) del vivere e del doversi battere per realizzare i propri desideri.
Palla di gomma morbida, più o meno grande, è il simbolo dell'individualità. Le palle grandi possono rappresentare un corpo grande o parti di esso (pancia, seno)  sul quale abbandonarsi e ricercare sensazioni di intenso piacere e di forte regressione. Per un bambino la palla media è spesso l'immagine di sè stesso, mentre le palle piccole possono rappresentare parti di sè o "pezzi" della sua identità non ancora integrate. Spesso vengono tenute insieme come dei beni preziosi.


E' incredibile come riusciamo ad assistere ai moti più reconditi dell'animo di un bambino (moti di cui il bambino stesso ha scarsa percezione) grazie a dei materiali così semplici. Le educatrici, che semplicemente hanno offerto gli strumenti giusti al momento giusto e sono poi restate ad osservare, ci hanno aperto una finestra sull'anima di Fagiolina!


*Ancora una volta mi rendo conto di come siamo stati fortunati a poter mandare Fagiolina in questo nido. Ho scoperto che non è così scontato che un nido, o una scuola materna, abbiano e forniscano un progetto educativo chiaro, ampio e interessante come quello che ci è stato consegnato (e che comunque si poteva anche scaricare da internet dal sito dell'azienda che lo gestisce). 

giovedì 21 luglio 2011

Esperienze al nido - 1

Questi sono, per Fagiolina, gli ultimi giorni di asilo nido: a settembre passerà alla scuola materna. Io e GF cerchiamo di approfittare delle ultime mattinate Fagiolina-free: i dieci giorni di vacanza (ah! ah! ah!) in montagna ci hanno ricordato la fatica di gestire 24 ore su 24 i "terrible twos".

Durante la festa di fine anno al nido (che comunque rimarrà aperto per tutto luglio), le educatrici ci hanno consegnato un bellissimo librone rilegato a mano con materiali riciclati: si intitola "Esperienze al nido" e raccoglie tutti i disegni, i pasticci e i lavoretti "prodotti" da Fagiolina.



Il libro è suddiviso in sezioni, ed ogni sezione è preceduta da brani delle opere della Montessori, di Piaget o di Steiner che aiutano ad interpretare ciò che segue. Ci sono inoltre foto di Fagiolina durante le attività quotidiane, i testi delle canzoncine cantate durante l'anno, un video, i commenti delle educatrici ai disegni o alla giornata appena trascorsa.

Questo libro mi ha commossa. Sfogliarlo è stato come ripassare un anno intero di grandi emozioni. E' stata inoltre un'occasione in più per constatare che Fagiolina ha già una vita sua: impara, sperimenta, cresce (anche) senza di noi.
In questo anno Fagiolina è stata accolta con entusiasmo, seguita con attenzione, accompagnata con rispetto. E' cresciuta tanto, grazie alla compagnia degli altri bimbi e alla guida delle educatrici.
Il libro ci ha aiutato a capire meglio le premesse su cui si basavano alcune attività o le finalità di quelli che ci sembravano semplicemente "giochi". Abbiamo anche  compreso finalmente le parole delle canzoncine che Fagiolina canticchiava a casa!

Io vorrei ringraziare, dalle pagine di questo blog, le educatrici di Fagiolina: Roberta, una guida sempre serena, attenta e sicura, Loredana, allegra e materna, e Maila, dolce e tenera. Siete state splendide, avete fugato tutte le nostre incertezze sull'opportunità di inserire così presto Fagiolina in un contesto "scolastico". Temevamo che venisse imbrigliata, addomesticata, inquadrata; l'avete invece incoraggiata ad esprimersi liberamente, l'avete guidata nella scoperta della socialità, l'avete sostenuta nei suoi momenti di difficoltà. Sempre col sorriso sulle labbra, sempre serene. Grazie.

Questa è la frase che introduce il libro del nido:

"Non si può essere liberi se non si è indipendenti; quindi, ai fini di raggiungere l'indipendenza, le manifestazioni della libertà personale debbono essere guidate dalla primissima infanzia." (M.Montessori)
Una fan come me del metodo Montessori non poteva non andare in brodo di giuggiole!


L'esperienza col nido è stata talmente positiva che siamo molto, molto spaventati dal passaggio ormai prossimo alla scuola materna. Sarà difficile trovare un così bell'ambiente.