Ma partiamo dall'inizio.
Vista la prima nevicata che ha imbiancato i monti a noi più vicini, i Sibillini (sull'Appennino Centrale) abbiamo deciso di fare una fuga veloce in montagna per portare i bimbi a toccare la neve. Questa volta, invece di andare alla nostra casetta montanara, abbiamo però deciso di concederci una notte in agriturismo. Troppo sbattimento caricare l'auto di lenzuola, coperte, cibo, vestiti e tutto il necessario per soli due giorni.
Siamo stati qui.
Le nostre prime visite a questo luogo magico risalgono a quando Fagiolina aveva pochi mesi, ancora non c'erano le camere per dormire, era tutto in divenire. Già allora solo pranzarci era stata un'esperienza unica: cibo biologico strettamente legato al territorio e alla stagionalità, legumi e cereali "antichi" riscoperti e coltivati a km 0, le stoviglie del commercio equo e solidale, cotture lunghe in pentole d'altri tempi. Recentemente l'azienda ha inaugurato un agrinido interno alla struttura, il primo agrinido nella nostra Regione, e noi abbiamo chiesto se i nostri piccoli potevano partecipare, per un giorno, alle attività insieme ai bambini iscritti. Ci sembrava una splendida occasione per vivere una giornata diversa dal solito.
E così è stata.
(disegno di G. Zavalloni)
Difficile raccontare tutto in poche righe.
Fagiolina e Nanetto, belli imbacuccati, hanno trascorso la mattinata nel grande orto della struttura, insieme alle educatrici, ai cinque bimbi del nido e a noi.
Hanno osservato tutti insieme un uccellino morto, forse per il freddo, forse per un gatto cacciatore. L'hanno toccato, hanno osservato gli occhietti senza vita, l'hanno soppesato per sentirne la leggerezza, hanno visto le piume volare via, le penne speciali delle ali, le unghiette appuntite. Hanno constatato che "non vola più" o che "non si muove". Hanno avuto il loro primo contatto con la morte.
Poi hanno dato mangiare alle quattro capre dell'azienda. Si sono sporcati col fango e hanno toccato il fieno profumato. Un pochino incuriositi, un pochino spaventati, le hanno viste avvicinarsi e allontanarsi e correre e spingersi. I nostri Fagiolini sono abituati alle nostre caprette e a dargli da mangiare, perciò sono stati belli spavaldi; Fagiolina faceva quasi la fighetta...
Poi, tra la scoperta di un bruco di cavolaia che camminava su una foglia e l'osservazione di insettini e lumache in mezzo alle foglie marce, i bimbi hanno raccolto legnetti, hanno spezzato con mani e piedi i bastoncini più lunghi, hanno fatto palline di carta. Insieme all'educatrice hanno costruito una piccola pira e hanno acceso il fuoco. Sì! Bambini di 2-3 anni hanno fatto il fuoco! Hanno osservato che il fuoco "scalda", che "le foglie bruciando diventano nere", che "il fumo si muove col vento", e anche che "il fumo brucia negli occhi". Fagiolina, che alla soglia dei suoi 4 anni era la bimba più grande, ha pure fatto la sua marachella prendendo un fiammifero e accendendolo: non l'aveva mai fatto, si è appena appena scottata un dito (ha subito spento il fiammifero e si è data un bacino sul dito: non è rimasto neanche un minimo segno). Ha imparato che il fuoco scotta e che i fiammiferi non sono un gioco. Nanetto, col suo fare concentrato e riflessivo, ha osservato e toccato e annusato tutto quello che desiderava.
Poi i bimbi del nido sono andati a mangiare, noi abbiamo fatto una passeggiata e abbiamo proseguito la nostra giornata. Nel pomeriggio la responsabile della struttura ci ha fatto visitare le aree del nido, illustrandoci le funzioni dei materiali, degli allestimenti, degli spazi, dei mobili. Stanze piene di materiali naturali, di foglie, di sassi, di pigne, di colori, di legnetti. Specchi per osservarsi e osservare. Una stanza dell'accoglienza con grandissime finestre per guardare dal vero le stagioni che si succedono, con uno spazio per coltivare i semini raccolti, e in un angolo gli stivaletti di gomma pronti per uscire.
Abbiamo parlato molto molto a lungo con Federica, l'anima di questo progetto, educatrice ambientale, mamma e molto molto di più. Abbiamo parlato di approcci didattici, di come va la scuola italiana, delle nostre impressioni di genitori (che provano ad essere) attenti, delle nostre delusioni e delle speranze che riponiamo nei nostri figli. Abbiamo parlato di Pedagogia della lumaca, di scuola creativa, di approccio lento, di diritti dei bambini, del diritto di sperimentare il rischio. Il principale ispiratore di Federica ci è sembrato Gianfranco Zavalloni, il grande educatore e maestro purtroppo recentemente scomparso. Ma abbiamo anche osservato materiali steineriani, scritti di Loris Malaguzzi, disegni libri e illustrazioni di Bruno Munari, mobili montessoriani. Abbiamo sbirciato la ricca biblioteca del centro di documentazione ambientale (C.R.E.D.I.A. WWF), in cui oltre a titoli di educazione ambientale, c'erano un mucchio di libri di psicologia dello sviluppo, favole, giochi all'aperto, ... non so neanche io quanta roba c'era, mi è sembrato il paradiso, avrei voluto leggere tutto, c'erano testi che desidero da anni! La nostra lunga chiacchierata è stata interrotta da una nevicata straordinaria, con i fiocchi che venivano giù a valanghe, e che ci ha costretti a saltare in auto il più presto possibile per non rimanere bloccati lassù.
Questa esperienza ce la ricorderemo per un po', e anche i nostri figli.
Speriamo che qualcosa si muova anche da noi, non (o non solo) a livello di asilo nido, dove secondo me ci sono comunque ottime esperienze in corso (il nido montessoriano-psicomotorio che hanno frequentato/frequentano i nostri bimbi ci piace moltissimo, l'ho già scritto), ma a livello di scuola dell'infanzia e scuola elementare, dove secondo me c'è invece ancora tanto-tanto-tanto da fare!