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domenica 23 gennaio 2011

trucchetti per siure

pomodori




Si per te, signora che vai dal verduraio con il filo di perle e mi rovini la piazza con i pomodori.
Ti servono per la dieta? Per fare il sugo al pupo? Tu, che chiedi i pomodori a gennaio e dal macellaio la vitella quella rosa tenere tenere per il tuo bambino o il petto di pollo.
A parte che non basterebbe una vita per farti capire quanto danno stai facendo che transeat la scelta per la tua famiglia ma davvero a me rovini la piazza.
Vabbè ti do sto consiglio e che non se ne parli più.

A luglio (non me ne frega niente che stai sdraiata sulla spiaggia più figa della Sardegna) comunque LUGLIO compra i pomodori maturi li prendi così per come sono e li metti nei sacchetti della congelazione, no dai non ti si rovinerà lo smalto per così poco...e li schiaffi nel freezer.

A GENNAIO prendi i pomodori ancora congelati, li passi sotto l'acqua del rubinetto calda e quelli PLOP lasceranno cadere la buccia, li butti nella padella con l'olio e l'aglio e ci fai il sugo.

Come dici? Crudi? Basilico?
Allora è un vizio, arrangiati.

lunedì 14 giugno 2010

sharifa asma

Eccola, che pensavate?
E' una rosa, una rosa inglese, una rosa di porcellana...elegante senza essere frivola, una di quelle rose che starebbero bene sul cappellino di paglia di una elegante country lady quale io non sono.
Una rosa da bouquet da sposa se non fosse fragile e diafana, una rosa che pur essendo diafana ed eterea ti avvolge di un profumo denso, forte, quasi pesante.
Insomma bella ma non scema, qualità rara in questi tempi.

Un profumo da imbottigliare per mille motivi.

Primo perchè via Dulcis in furno via lettrice senza blog ha svelato il segreto per ottenerla, poi perchè con l'acqua di rose ci si possono fare mille cose, lavadita d'antan per tirarsela alquanto ad esempio.
Dolci da mille e una notte per immaginarsi come Sherazade e anche una tonificatina alla pelle che con tutti i guai che sto passando mi vedo le occhiaie, sfatta tirata e non sono più la squinzia di una volta ammesso che io lo sia mai stata.
Eccezionale, imbottigliare la mia sharifa è stata una soddisfazione.
Non oso immaginare che risultati avrei ottenuto con la Nahema (ibrido Delbard eccezionalmente profumata oltre che bellissima) ma defunse questa primavera di male talmente tanto scognito che nessun esperto nemmeno quelli più quotati m'ha saputo dare una spiegazione.
Un mistero ma tanto la ricompro.

Oppure la prossima tornata di fiori provo con Baron Giraud de L'Ain, uno spettacolo con quelle pennellate di bianco proprio sui bordi ma da l profumo leggermente più discreto rispetto alle prime due.

Anche la Teasing Georgia potrebbe essere papabile ma c'è il problema del colore, essendo gialla...

ne approfitto per ricordarvi che il DMBLGIT del mese di maggio scade il 20 giugno e che finalmente c'è una giurata italiana, Dulcis in furno.
Tutte le spiegazioni qui da lei

NAHEMA, UNA PRECE


Baron Giraud de L'Ain

giovedì 4 marzo 2010

produzione propria



Si, ho la passione dei fiori ma anche delle piante, delle verdure, della frutta.
Aver a che fare con terra, forbici, concimi, potature, bulbi e semi mi rilassa e mi gratifica, sempre.
Potessi non mi limiterei al terrazzo ma mi piacerebbe avere 1 mq di terra da curare.
Ma chi si contenta gode e io mi godo il mio piccolo agrumeto sul terrazzo di cui raccolgo i pochi frutti annuali contenta come se fossi un coltivatore iscritto alla coldiretti.
Quest'anno il mio melangolo o meglio citrus aurantium o arancia sevillana o arancia amara (ma talmente amara da essere immangiabile) mi ha regalato ben sei frutti.
Il melangolo ha un uso limitato dal suo essere praticamente immangiabile così com'è.
Se ne può fare marmellata o usare la buccia che è particolarmente spessa e profumata.
In questo caso ho utilizzato la buccia per un'infusione in olio extravergine di oliva semplicemente scaldando l'olio a 65° C insieme alle bucce del melangolo in modo da far rendere al meglio gli oli essenziali e lasciate a macerare per 24 ore.
L'olio l'ho poi filtrato.
La mercante di spezie in arte Lory sostiene che sia perfetto sul pesce, io non faccio fatica a crederci anche se tale e tanto è il profumo che ne sto meditando un uso dolce.

domenica 14 febbraio 2010

a tamburo battente e le crisi schizofreniche

Martedì grasso sta per arrivare con tutto il cucuzzaro di fate, principesse, gormiti e tartarughe ninja anche se non mancano i nostalgici dell'indimenticabile Zorro.
E le tre jene che anche sotto il vestito rimangono jene, si ricordano le loro identificazioni e si parte con:
- La bella addormentata nel bosco (Sara), detta la principessa con le crisi di identità affetta da schizofrenia indotta. Eccerto, mettetevi nei suoi panni: nasce e la chiamano Aurora.
Cresce come una contadinella con tre fate svampite che la chiamano Rosaspina (che poi perchè cambiarle nome se nella foresta non passa nessuno) e un giorno le dicono che si chiama Aurora, che è una principessa e che deve sposarsi con un emerito sconosciuto (che poi le va di culo e l'emerito sconosciuto è lo stesso che l'ha concupita nel folto della foresta)...ditemi voi come fa a rimanere sana di mente una così.
- Biancaneve (detta baccaneve da Livia e caccaneve da Marta): praticamente una tossica.
una che per farsi un trip di una settimana se le inventa tutte, anche la storiellina della strega che le affibbia la mela.
ma dai....che poi diciamolo, a me la strega Grimilde m'ha sempre fatto un pò pena. che sfiga...sembra willi coyote, ci prova ci prova e le va sempre male.
- Cenerentola.
l'unica principessa controtendenza. tra una nuvola rosa l'unica a scegliere l'azzurro. Vuoi vedere che..in ogni caso è l'unica dotata di grandioso culo.
In lei trova la sua identificazione Marta, la più piccola, va da se che le altre due sono da considerarsi al pari di Anastasia e Genoveffa.
lo so c'entra poco con le frittelle di riso di cui guduriosa foto in alto.

Ma anche un pezzo di "still life" ha il suo perchè.
Frittelle di riso
(grazie alla zia Giuliana, Montevarchi Valdarno Arezzo dove è conservato ben stretto un pezzo del mio cuore)
- 150 gr di riso (i puristi dicono da minestra a chicco piccolo, io avevo arborio da risotto e quello ho usato)
- 1/2 litro di latte
- un pizzico di sale
- scorza di limone
- 4 cucchiai di zucchero
- 5 cucchiai di farina
- 1 uovo
- 3 cucchiai di vin santo o marsala o passito
- 10 gr di lievito di birra
Lessare il riso in acqua leggermente salata, scolarlo a metà cottura e completare la cottura nel latte e scorza di limone.
Dovrà avere la consistenza di un risotto.
Far raffreddare ben bene e mescolarlo a tutti gli altri ingredienti (uovo,zucchero, farina, vino, lievito).
Lasciare riposare per qualche ora o almeno fino a quando non affioreranno in superficie delle bolle.
Più riposa meglio è, io dopo aver preparato l'impasto nel primo pomeriggio sono stata costretta dalle coliche di Irene a lasciarlo lì fino a sera (diciamo 5-6 ore) e il risultato finale ne ha guadagnato e molto.
Friggere a piccole cucchiaiate

Con grandissimo orgoglio di mamma vi presento le prove tecniche di scrittura e disegno di Livia, 4 anni

martedì 9 febbraio 2010

lucide considerazioni tecniche

La storia è lunga e arzigogolata.
Sono anni che cerco di fare la gelatina.
Provo e riprovo con il risultato di salsette liquide, al massimo appena appena consistenti tanto quanto il miele fluido.
Niente.
Poi qualche anno fa, per puro caso, mi capita di filtrare la marmellata appena fatta mettendola in un pantalone.
Non sto scherzando, mai stata così seria in vita mia.
Il mio pantalone di lino bianco, quello estivo, quello bello che ho messo fino a distruggerlo irrimediabilmente è stato trasformato in un paio di sacchetti di tela e continua ad essermi indispensabile.
Insomma, per farla breve, non ricordo che ne ho fatto del liquido percolato ma ricordo perfettamente che il residuo rimasto sul fondo era gelatinoso al punto giusto.
Poi questo input è rimasto nel fondo della mia memoria fino all'arrivo della cassetta di arance.
Provenienza: Trapani.
Terronamente le arance buone vengono solo da lì e guai a chi dice il contrario!
E lì è scattata l'operazione gelatina complici mia mamma e Lenny che mi guarda dalla finestra di fronte.
La ricetta della marmellata proviene da una vecchissima enciclopedia, eccola:
- 1,5 kg arance
- 500 gr di zucchero
- 200 gr di mele
Pelare le arance e tagliarle a pezzetti raccogliendo il succo e la frutta in una pentola.
Sbucciare e tagliare a pezzi anche le mele e metterle nella pentola.
Cuocere fino a che le mele siano tenere.
Passare il composto al passaverdure e rimettere il passato sul fuoco.
Aggiungere le bucce tagliate a striscioline sottili (bastano le bucce di due arance).
Far bollire fino a che abbia raggiunto la consistenza desiderata.
E questa la ricetta originale.
E poi io con i miei soliti two cents.
Le mele non le ho sbucciate nè private del torsolo perchè si sa che torsolo e buccia contengono pectina così come i semi delle arance.
Che mi frega, tanto poi ci pensa il passaverdure.
Ho cotto frutta e zucchero a fuoco dolce intenerendo le mele.
E qui comincia la doppia operazione.
La parola d'ordine è: PERCOLARE
Quest'operazione consiste essenzialmente nel chiudere la frutta cotta con lo zucchero in un sacchetto di tela fitta o in un colino rivestito di garza o in un pantalone e lasciare colare il liquido per almeno 12 ore SENZA SCHIACCIARE LA FRUTTA.
Colerà poco liquido, la resa non è alta, a me su 3 kg di frutta son venuti fuori due vasetti da 150 ml.
Al liquido percolato ho aggiunto le scorzette di arancia e l'ho rimesso sul fuoco e l'ho fatto restringere fino a che non ha assunto una consistenza sciropposa e, mettendone qualche goccia in un piattino proecedentemente raffreddato in freezer immediatamente ha assunto la consistenza della gelatina.
EVVAI!!!
Rimaneva il problema del contenuto del sacchetto.
E allora mi son detta perchè buttarlo, procedo come per la marmellata classica.
E quindi l'ho ugualmente passato al passaverdure e ho proceduto come da copione.
Risultato: 3 vasetti da 150 ml di marmellata di arance morbida e 2 vasetti da 150 ml di gelatina perfettamente gelatinosa.
Altro che la cristal britannica!!!
Penso di provare con qualche altro frutto come le albicocche che ad ogni primavera invadono la mia casa.
E magari percolando percolando e gelatinando gelatinando potrei dare anche una lucidatina al babà di Artemisia AAA
Siccome poi non si butta via niente e m'erano rimaste delle meravigliose bucce di arancia come non provare la Polvere di arancia di Alex cuoca del mio mondo?
Potevo non farmi prendere dal polvevirus?

lunedì 7 dicembre 2009

scoperta scientifica (ultimo post delirante prima del delivery)




Il blogger tour romano è una delle cose più divertenti in assoluto.

Il triangolo delle Bermude per un gruppo di foodblogger in giro per Roma è via Cola di Rienzo, ovviamente.

Si comincia con Castroni dove ci si scioglie davanti alle boccette del sale di Persia (che sempre cloruro di sodio è), si ammira Franchi con i nasi incollati alla vetrina, si bramano le lampade Berger del negozio di coloniali a fianco (blogger si ma sempre femmine), capatina al reparto casa di Coin per poi finire allegramente dentro l'antro delle meraviglie di Peroni.

Inutile dire che man mano che il tour prosegue almeno un blogger uscirà con la busta contenente l'oggetto dei suoi sogni, quello che deve avere, quello che proprio gli manca e per fortuna che Castroni non vende ancora la fava tonka!

E non succede solo a Roma, leggete cosa scrive Giovanna in questo divertentissimo post.

Però nel caso romano, avendo un pò di tempo in più è possibile estendere il tour.

Dal lato di via Crescenzio/Borgo Pio c'è Le Comptoir de France con la cave di vini e formaggi, lato viale Giulio Cesare verso piazzale degli Eroi ecco che il nuovo mercato Trionfale ti fa l'occhiolino e ti attira....vieni....vieni...

Che poi capita di scoprire anche delle interessanti new entry tipo fabrica di Calisto posto in cui sicuramente tornerò presto.

Via Cipro altra tappa, vabbè se ci cascate ad ora di pranzo Pizzarium è d'obbligo e vi farete male, molto male, vedi post precedente .

Oppure se ci cascate in un'ora ibrida allora il negozio dei formaggi salumi e altre golosità della Tradizione è quello che fa per voi.

E proprio di questo voglio raccontare.

Oggi sono in vena di sproloqui bloggari.
Al termine di un tour allargato entriamo proprio alla Tradizione.

Il negozio stretto e lungo ci accoglie con un banco frigo lungo e aperto dove occhieggiano caprini freschi e stagionati, creme di mascarpone artigianali, robiole e insomma una lunga fila di formaggi freschi e anche un bel vaso di ceramica contentente Bruss nonchè una serie infinita di vaschette che accolgono psichedeliche composte di frutta senapata.
E davanti al banco un ragazzino faccia pulita, sorriso da entusiasta cultore della materia, occhi brillanti è lì per descrivere minuziosamente le particolarità di ogni formaggio, si commuove davanti a quell'erborinato francese, diventa orgasmico con le fragoline di bosco sciroppate piccanti e addirittura delirante davanti ad una vaschetta che contiene una cremina marrone.
E lì il suo autogol clamoroso.

Ora i casi sono due: o io e la mia amica abbiamo fatto la figura delle signore fighette che gli puoi raccontare che sei stato sulla luna e se la bevono o non hai proprio capito che davanti non hai due squinzie ma due volpi blogger pronte a carpire qualsiasi segreto.
Il campanello d'allarme avrebbe dovuto suonare all'occhiata scintillante che ci siamo scambiate alla frase "abbiamo scoperto che le caldarroste stanno bene con la sambuca".
S-C-I-E-N-T-I-F-I-C-O
Ah si??? fa assaggiare va...così tira fuori un erborinato francese dolce e muffato allo stesso tempo tipo un camembert meno grasso con la muffetta un pezzetto di scrocchiarella e la cremina.
E lì parte la seconda occhiata, questa volta più romana che blogger...che me stai a piglià pe cu...?

Marron glaceè schiacciati e conditi con una quantità spropositata di sambuca a copertura delle lastrine di zucchero cristallizzato che scricchiolano sotto i denti, nessun sentore di bruciaticcio, di affumicato.

Niente.

E voi lo sapete quanto io adori le castagne, vero?
Dalla felice combinazione di una scampagnata, un barbecue e un paio di chili di castagne finite a caldarroste è nata questa cosa qui.

Tutt'altra storia.

Stampatela e crocifiggetela sul frigo, siete ancora in tempo per stupire.

L'erborinato? di capra trentino comprato in un banco spettacolare al mercato trionfale.

Come una scema non ho chiesto spiegazioni :(

Ah se qualcuno di voi facesse una capatina alla Tradizione per piacere:

1. non ridete in faccia al ragazzino, è stato bravo dopotutto

2. non fate come me portatevi un bloc notes e prendete appunti


CREMA DI CALDARROSTE AL ROSMARINO ZENZERO E SEMI DI FINOCCHIO


- caldarroste

- sciroppo di zucchero 50% zucchero e 50% acqua

- un rametto di rosmarino

- un pezzetto di zenzero

- un cucchiaino di semi di finocchio


Mettete a bollire lo sciroppo di zucchero insieme agli odori.

Una volta preso il bollore tuffatevi dentro le castagne e proseguite la cottura per circa 10-15 minuti.

Lo sciroppo dovrà sobbollire e non diventare troppo spesso.

Scolate le castagne dal liquido e mettetele nel bicchiere del mixer insieme a qualche cucchiaiata di sciroppo.

Frullate e aggiungete ancora sciroppo se dovesse essere troppo densa.

Potete invasare sterilizzando i barattoli a bagno maria per 20 minuti alla ripresa del bollore oppure conservare qualche caldarrosta intera nel suo sciroppo.

Fate voi.
Questo probabilmente sarà il mio ultimo post prima di affrontare l'ultima fatica e di presentarvi Irene.

Ne approfitto però per invitarvi a dare un'occhiata agli scatti Flickr di Remy Machet aka uno dei Cuochi di carta, le sue foto mi faranno rimpiangere l'autunno (e le castagne).

Io dal mazzo ho scelto questa.






giovedì 29 ottobre 2009

il carattere dei siciliani. una doppia dop.



Senza cadere nei luoghi comuni o comunque tenendosi in equilibrio sul filo della banalità descrivere il carattere dei siciliani non è cosa semplice.
Primo perchè sono siciliana e li conosco bene.
Secondo perchè se c'è una cosa che li caratterizza praticamente tutti è che sono permalosi.

Permalosi, focosi, ombrosi, schivi.
Le probabilità che finisca a schifìo per un nonnulla sono altissime.
Spinosi insomma, non si sa mai come prenderli.

Se li blandisci si sentono presi in giro...chi mi stai pigghiannu pu 'u culu? se ironizzi sui loro comportamenti finisce a schifìo, se li ignori finisce a schifìo, se non ti comporti come loro vorrebbero che tu ti comportassi si sentono mancati di rispetto e finisce a schifìo.

Insomma come la metti metti finisce sempre a schifìo.

Però se sei loro ospite allora ti apriranno la loro casa, il loro cuore, la loro dispensa senza pretendere nulla in cambio se non manifestazioni esagerate d'affetto.
Non ve ne uscite mai con uno striminzito "grazie per l'ospitalità" sembrerà una mancanza di rispetto, ma profondetevi in ringraziamenti dal più profondo del cuore, siate prodighi di riconoscenza, promettete amicizia eterna e se proprio dovete fare un regalo per contraccambiare che sia assolutamente adeguato.
Niente regali simbolici, niente mazzolini di fiori, piuttosto una corbeille piena piena in modo che tutto il vicinato possa dire...miiiii chi regalu ci ficiru! (accipicchia, che bel regalo) si perchè il siciliano è grande, grande in tutto e una cosa sola lo atterrisce: la mala fiùra.
Non sia mai che qualcuno dica che ha fatto una cattiva figura...mai e poi mai se non si sentirà adeguatamente ricambiato se ne ricorderà per anni, se a sua volta non si sarà sdebitato a dovere se ne ricorderà per anni e tramanderà il ricordo alle generazioni future.

Insomma spinosi fuori e dolci dentro.

Proprio come i fichi d'india dell'Etna che la DOP se la sono davvero meritata e la portano orgogliosamente in giro per i supermercati sotto forma di bollino (si, come le banane).

Il formaggio ragusano DOP poi è piccante, pungente, direi quasi arrabbiato se stagionato a dovere, si scioglie in bocca ed è focoso, caldo, salato e sa di selvatico.

Insomma è schivo e selvaggio come i siciliani.
Sa anche di vacca, di stalla, di erba secca, di cardo selvatico.

Ora...io non è che ne sappia molto di degustazioni e di sapori, questo è quel che sento io
Mai sia che passi di qua qualche esperto...metto le mani avanti.

E qui la lunghissima premessa.

Il resto nasce da un'idea...chutney...conserva speziata...gelatina...rimuginando son partite le prime telefonate a Maite dei cali(n)canti , Elena aka Comida e ad Alex che sta in questo mondo.

E dall'unione di quattro teste pensanti e ridenti è nato questo.

Ha le spezie del chutney suggerite da Elena ed Alex e se per Maite nel chutney ci va la cipolla allora sia anche se non mi convince(va)...fosse solo per la soddisfazione di darle ragione.

E io? io ci ho messo l'idea della gelatina che poi è venuta morbida e viscosa come miele ad avvolgere in un sensuale abbraccio il compagno focoso e selvaggio.


E così non saprei come chiamare questo composto.

Gelatina speziata di fichi d'india?

Gelatina chutney di fichi d'india?

Sapor di chutney ai fichi d'india?

Genny scegli tu visto che tutto questo è anche legato alla partecipazione al tuo contest in collaborazione con la Compagnia del Cavatappi.


Si lo so manca solo una cosa, la ricetta:


- 500 gr di fichi d'india privati della buccia (usate forchetta e coltello mi raccomando)

- 200 gr di zucchero di canna

- 1 cucchiaino scarso di chiodi di garofano

- 1 cucchiaino scarso di curry

- 1 peperoncino piccante secco

- 3 cm di cannella in stecca

- 2 cm di zenzero grattugiato

- 100 gr di cipolle

- 1 spicchio di aglio sbucciato

- 1 mela a pezzi privata della buccia ma non del torsolo nè dei semi

- 50 ml di aceto di mele

- 1 pizzico di sale


Ho messo insieme tutti gli ingredienti in una pentola dal fondo spesso e ho fatto andare per circa 30 minuti a fuoco basso.

La mistura deve solo sobbollire.

Ho poi versato il tutto in un colino a trama fitta e messo a percolare in una pentola (schiacciando leggermente il composto) per una notte intera.

Il composto percolato l'ho poi rimesso a bollire dolcemente per circa 1 ora fino a quando non ha assunto la consistenza del miele.

Invasato bollente nei vasetti sterilizzati in forno per 30 min a circa 120 °.


Il risultato mi ha pienamente soddisfatto, caldo, dolce, speziato, con il sapore della frutta matura, e il colore aranciato che ricorda il sole di sicilia, il passito di Pantelleria.

L'incontro è stato sensuale, un'esplosione, una passione.

Proprio come i siciliani.

venerdì 2 ottobre 2009

bagnett? bah...

I momenti di inattività si fanno sempre più frequenti e lunghi.
Momenti in cui rileggere il metro cubo e passa di riviste di cucina.
Momenti per farsi prendere a tratti dal sacro fuoco e cucinare ad oltranza fino a stremarsi o mettere in barattolo tutto quello che capita tra le mani.

Così tra la lettura di Sale e Pepe e questa loro versione del bagnett piemontese passa pochissimo.
In realtà non credo che questa ricetta corrisponda all'originale lo vedo troppo semplice, ma non avendo mai assaggiato il bagnett non posso far paragoni mi sembra qssomigli tantissimo ad un ketchup casalingo peraltro buonissimo.

Quindi tocca a voi dirmi o segnalarmi le ricette doc di bagnet, io in questo caso posso solo trascrivere la ricetta.

- 1 kg di pomodori maturi e dolci

- 1 peperone rosso di grandi dimensioni e dolce

- 1 cipolla

- 1 cucchiaio colmo di zucchero

-una presa di sale

- 30 ml di aceto di vino bianco.


Far cuocere in una pentola i pomodori tagliati a pezzetti, il peperone, la cipolla tritata lo zucchero e il sale.
Passare al passaverdure per ottenere una salsa da addensare a fuoco bassissimo sfumare con l'aceto di vino bianco e far addensare ancora.
Invasare nei barattoli sterilizzati in forno per mezz'ora a 120° C capovolgere e aspettare che si raffreddino.
Vi piace questa brutta copia delle Cuoche dell'Altro Mondo?

La versione di Nonna Genia suggerita da Elena

Nonna Genia.

Di Beppe Lodi e luciano De Giacomi.

E' un classico della cucina regionale piemontese, di Langa. se vuoi la storia, bellissima, raccontata dal suo pronipote eccola qui

Bagnèt rus

1 kg pomodori

- una cipolla

- una manciata di basilico

- una manciata di prezzemolo

- un rametto rosmarino

- due spicchi di aglio

- un peperoncino piccante e rosso

- una carota

- un peperone

- un gambo di sedano

- sale

- olio

- pepe

Si sbucciano i pomodori ben maturi e si mettono a cuocere, privi di semi, con gli aromi (cipolle, basilico, prezzemolo, rosmarino, aglio, un pezzo peperoncino piccante, un pezzo peperone).

Quando tutto è ben condensato si passa al setaccio, si rimette nella casseruola, aggiungi olio, pepe e sale, si porta a bollore, si scodella e si serve caldo.

Lo abbiniamo con il bollito

E questa la versione della famiglia del marito della mia mercante preferita

Questi gli ingredienti.

pomodori molto maturi

cipolla

carota

sedano

rosmarino

aglio

basilico

olio

aceto

zucchero

sale pepe e anche peperoncino