Visualizzazione post con etichetta con il trucco e con l'inganno. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta con il trucco e con l'inganno. Mostra tutti i post

giovedì 9 febbraio 2012

tant'è tanto

IMG_2363
No, non è tanto è troppo.
Troppa gente sotto la neve, troppa gente in mezzo al traffico impazzito (anche se stavolta non sono stati quattro fiocchi), tanta la disorganizzazione e tante le polemiche tutte insopportabili, comunque.
Io dal canto mio, con la famiglia numerosa che mi trovo, ho deciso che era il momento di rintanarsi e da brava mamma previdente m'ero fatta la spesa latte compreso fino a martedì, tiè.

Morale, l'occasione fa l'uomo ladro e io sono ladra dentro.
A tavola a pranzo eravamo 18, bambini compresi, un pò meno l'indomani.
Insomma bloccati si, ma soli no.

Domenica ci siamo regalati una passeggiata sotto casa.


neve

Sembra che la neve torni a trovarci, non è che ne sia particolarmente contenta ma alla fine ci si adegua e consola come si può.
E se la spesa è già fatta, la legna è stata aggiunta nella legnaia e gli amici avvisati che fare?

CHURROS

Veniamo al titolo del post. Il fatto è che si tratta di un impasto fatto da farina 00 e la stessa quantità d'acqua bollente leggermente salata.
Tanta farina per tanta acqua.
Stando alla regola potete decidere la quantità che volete.

Il processo è semplicissimo, basta far bollire l'acqua con il sale, spegnere il fornello e scaraventare dentro la pentola tutta la farina in una botta secca.

Difficile? No.

Dopodiche mescolare non badando ai grumi più di tanto e mettere il composto nella churrera, ovvero caccavella da avere assolutamente se andate in Spagna (insieme al ferro da arroventare per la catalana). Friggere in olio profondo e spolverare calde calde di zucchero. Per intenderci la churrera è quel cilindro che tiene la mia bambina nel logo delle caccavelliadi.
La ricetta l'ho trovata nella scatola, nel foglietto illustrativo, a darmi conforto e sostegno è la Cuoca Itagnola una persona scoperta da poco e che gia mi piace.

Vi lascio con una foto di Siviglia a propiziare l'arrivo del bel tempo.

IMG_2054

lunedì 2 gennaio 2012

prima l'edit e poi il mantecato e la tumminia

mantecato e tumminia

Edit al penultimo post.
Ho visto che sul sito di annies eats c'è praticamente tutta la grammatura. comunque ve la riscrivo così come vi scrivo il procedimento tenendo presente che gli americani, dotati di grande senso pratico, usano per qualsiasi misurazione la cup buttando praticamente al secchio la bilancia.
Questo tipo di espediente ha due vantaggi: il primo è che così ovunque voi siate, anche sulla prua di una barca potete misurare quello che vi pare senza essere schiavi della bilancia, il secondo che per una come me che va a occhio sempre e fa dei casini immani, è di un comodo ma di un comodo.
Inoltre anche io come Marzia uso i comodi dosatori Ikea e la tabella di conversione che lei ha pubblicato in un vecchio post, eccola qui è preziozizzimaaaa

Ah, ovviamente per i maniaci della grammatura...(tipo mia mamma) voglio vedervi a pesare 313 grammi di un qualcosa.

Anyway per circa 20 mini-pie

313 gr di farina per tutte le preparazioni (per me bestemmia vera perchè ogni preparazione ha la propria farina specifica, in questo caso ho usato la 0)
25 gr di zucchero semolato
113 gr di burro freddo tagliato a pezzetti
un cucchiaino raso di sale
120 ml di acqua ghiacciata

Mescolare con un coltello o con una lama da impasto il burro con la farina, lo zucchero e il sale fino ad ottenere un briciolame tipo crumble. A questo punto aggiungere l'acqua e sempre con la punta delle dia impastare velocemente ottenendo un impasto abbastanza elastico e liscio. Mi raccomando che l'operazione sia veloce ed in punta di dita che si rischia di sciogliere il burro con risultati appiccicosi.
A questo punto formare un disco di pasta piuttosto altino e mettere in frigo per almeno due ore ma potete tenerlo fermo lì anche un paio di giorni.
Sta cosa del disco è una genialata da tenere l'appunto attaccato con il magnetino al frigo.
Formando un disco ci si sbatterà meno a rendere la pasta fredda meno dura da lavorare, non si scalderà troppo nello stenderla, non si spatascerà nel trasferimento dal piano alla teglia e il risultato sarà migliore nella metà del tempo.
A questo punto la flacky pie crust è pronta.
Io mi sono limitata a farcirla con un paio di granny smith tagliate a fette sottili e macerate con cannella, zucchero di canna e un goccio di marsala.
Forno a 180-200° C.

E veniamo a questo di post. Per ripartire uso l'onda lunga delle amicizie nate per merito del blog.
No, non è la prima volta mi era già successo con la torta al cioccolato e fleur de sel di Marzia (aka Adrenalina) e adesso mi succede con altre due naviganti nel mondo del cibo: Virginia (Spilucchino) e Alex (Ombra nel portico).
Da dire c'è poco, forse avrei dovuto filmare l'espressione estasiata di mio suocero più che altro.

 Sulla polenta sorvolo perchè non è nel mio DNA, io terrona sono.

Ma devo dire che la polenta (che tradizione vorrebbe bianca) viene superbamente sostituita da questo pane di farina di tumminia.
Ora: la farina di tumminia non si trova proprio dietro l'angolo, ma nemmeno quella di grano arso se è per questo.
Comunque per trip e curiosità varie potete tranquillamente accomodarvi su questo sito risparmiandomi tempo e fatica.
Per il resto ho anche ravanato un pò qui e là trovando versioni a lunga cottura con il latte.
Ora io sarò anche terrona ma a Padova ci son stata, a Venezia anche e lì guai a parlare di latte nel mantecato.
Mi risulta che il latte si metta nel baccalà alla vicentina ma non essendoci stata mai di persona non ci giurerei. La cosa che mi è tornata utile è stato l'uso della planetaria per montare la crema di pesce senza l'uso di minipimer, il che mi ha permesso di risparmiare tempo, cosa non da poco essendo nel frattempo affaccendata nel sistemare per la cena della notte del 31 dicembre.

Vi ringrazio per essere passati, per non esservi dimenticati di me e per alimentare con linfa nuova il mio animo.

giovedì 10 marzo 2011

Non versarla!

chocolate chips pancake



Ieri, pardon, l'altro ieri era martedì grasso ovvero fat tuesday ovvero il pancake day come ci ricorda la blogger italiana in prestito all'Irlanda, cuochina sopraffina.
A me l'ha ricordato Floriana (FarmaFlo) che era da un pò che mi domandavo come mai non vedessi in giro foodblog di trapanesi ed ecco lei che non vedo l'ora di conoscerla di pirsona pirsonalmenti.
Sarebbe stata anche la festa della donna e io l'ho festeggiata facendo la donna, cosa che d'altra parte faccio per 365 giorni l'anno e mi viene pure naturale.

Ogni volta che sento parlare di discriminazioni o di quote rosa mi copro di bolle.
Ma ne so poco perchè, personalmente, non ho mai subito discriminazioni di alcun tipo ho sempre avuto la possibilità di un confronto paritario e faccio uno di quei mestieri che per anni (per fortuna lontani) era lavoro da uomini.

Insomma io non avrei tutto sto tempo per riflessioni profonde sul mondo femminile, anche perchè coincidendo con martedì grasso ho dovuto scarrozzare 3 femmine debitamente vestite da principesse alle regolamentari feste di carnevale con tanto di battaglia dei coriandoli e delle stelle filanti e le impostore Raperonzolo e Aurora che pur di far vedere che loro sapevano fare la ruota si sono liberate di lustrini e falpalà mentre con la bocca piena di ogni schifezza possibile si esibivano in un vero e proprio saggio ginnico.
Devo dire che Cenerentola e il suo hot dog hanno mantenuto un fiero distacco.


chocolate chips pancake



Sul pancake niente da ridire.
Primo: una scusa fantastica per usare in anteprima la padellina che mi servirà per l'iniziativa di FrancescaV sul compleanno dell'unità d'Italia, che poi questa sia regolarmente rosa e pure di Hello Kitty...sorvolare please.

Secondo: ti viene da dire che gli americani e gli anglosassoni in genere sono un popolo di sostanza, alla raffinata crepe francese preferiscono qualcosa di più consistente. (anche se sempre di frittatina trattasi, conzala comu voi sempri cucuzza è).

Terzo: se ci metti una candelina sopra e pensi intensamente ad un'amica ti sembra che le distanze si accorcino e le fai anche gli auguri virtuali.
Auguri Alex


auguri Alex



Lo so, il titolo non c'azzecca assolutamente niente con quello che ho scritto in qui, ma il fatto è che per rinverdire i ricordi 'mmericani (dove credo di aver esagerato a colazione tra crumpets e pancakes) mi sono affidata ad una ricerca via san Foodgawker, uno dei templi del food fotography.
Non l'avessi mai fatto, non c'è una foto che non abbia il suo regolamentare filo di salsa, vuoi che sia una colata di sciroppo d'acero o una fontanella di cioccolata.
Mi son detta che non ci sarei caduta e invece...

anyway.


CHOCOLATE CHIPS PANCAKE
1 tazza e mezzo di farina autolievitante
1 tazza e 1/4 di latte intero
2 cucchiai di zucchero di canna
1 uovo intero
30 gr di burro fuso + quello per ungere la padellina
un pizzico di sale
gocce di cioccolata a tinchitè (a volontà o meglio a profusione)
padellina diametro 10 possibilmente di Hello Kitty :D
Ganache al cioccolato fondente ancora semifluida
50 ml di panna portata a bollore da versare su 50 gr di cioccolata fondente.
Mescolare fino a che la cioccolata si sia sciolta e la salsa appaia vellutata
Come scrivevo prima gli anglosassoni sono gente di sostanza, non amano perdere tempo e allora si fa così.
1. in un recipiente gli alimenti secchi, nell'altro gli alimenti liquidi mescolati e amalgamati.
2. Versare i fluidi dentro la ciotola dei secchi e girare con una forchetta.
Ho detto girare non sbattere, nè montare, nè stare lì a perdere tempo che questi si fanno a colazione e la campanella suona e noi ancora stiamo lì.
3. Ungere la padellina e mettere un mestolino di questa pastella abbastanza fluida.
Quando affioreranno le bolle allora sarà il momento di voltarla e hop.
Le mie sono sparite subito, quelle lì di ritorno dalla piscina avevano fame.



chocolate chips pancake

domenica 6 marzo 2011

Sciogliamo il maiale anzichè liberarcene.

IMG_2924



Cantava De Andrè che dai diamanti non nasce niente e dal letame nascono i fior.
Chi non lo ricorda.
Son tempi in cui non si può dimenticare.

Che poi a me il porco maiale mica mi ha fatto qualcosa, anzi.

Però, date le vicissitudini di questa nazione trasformata in una megaporcilaia di lusso, mi aggiungo in ritardissimo all'iniziativa di merendasinoira e di un manipolo di blogger con le quali condivido gli stessi sentimenti.
Ho smesso di comprare il quotidiano che compro da una vita (a dire il vero ho resistito pochi giorni) per evitare di sgrufolare nello stesso trogolo.
Mi sembrava di sguazzare nella melma.





Mi aggiungo in ritardo perchè, tra tubi del lavello sbriciolati, vita da famiglia numerosa e impicci lavorativi come si fa a mettere mano ad una preparazione che richiede almeno 6 ore di presenza a casa quando io nelle ultime 3 settimane a casa ci son stata al massimo 30 minuti.

Ho scelto di trasformare qualcosa di poco pregio, una parte del maiale bistrattata, diciamolo.
Ed ecco la peggiore parte del maiale si trasforma sciogliendosi in un oleoso massaggio benefico almeno per la gola.
Ti faccio morbido come una sugna si dice in toscana, sul significato lascio i toscani a ridacchiare e i non toscani ad immaginare.

Ah dimenticavo, last but not least, la signora della macelleria a cui ho fatto la corte per settimane ha gentilmente glissato una volta l'aveva già venduto, per due settimane consecutive il maiale era troppo magro, poi l'ho dovuta blandire elargendo consigli e consulenze sui suoi acciacchi.
Alla fine ha capitolato all'assedio.

Mamma Ferrante, calabra in trasferta da 40 anni, mi ha spiegato come fare insieme al norcino che una volta a settimana viene a sezionare il maiale.
E mi ha tagliato il lardo in pezzi.
Poi scambi coloriti tra lui e lei e la spiega.
Antò ci deve mettere l'acqua, vero? Si, un poco sennò attacca.
Antò e poi per farlo venire bello bianco ci deve mettere il ghiaccio vero? Si quando non è nè bollente nè freddo.

Con le loro indicazioni son tornata a casa e dimentica della rete mi son data da fare.
Ho messo la sugna nella pentola antiaderente (per sicurezza) sul fornello più piccolo a fuoco minimo con una goccia d'acqua e rimestando di tanto in tanto.

IMG_2911


Nel frattempo mi son messa in rete.
Su prezzemoloefinocchio la mia amica Clelia consiglia di tagliarlo a dadini piccoli e metterlo ammollo in acqua per 24 ore il che ha un suo perchè visto che sa un pò di forte.

Su coquinaria si trita grossolanamente facendolo passare per il tritacarne oppure si taglia a dadini piccoli piccoli e poi spuntano foglie di alloro o sale.
Si raccomanda di non far bollire, di non mandarlo oltre i 100°C e mi sembra un ottimo consiglio.

Paoletta di anice e cannella mi da l'input di uno struttolio aggiungendo l'olio in misura di circa il 10%

la fesseria che ho fatto è stata quella di lasciarlo tagliato a grossi pezzi, di non metterlo a bagno per fargli perdere il forte ma vabbè sbagliando si impara.

Tutti concordano nella resa, circa la metà.
La mia resa è stata sbalorditiva, da 2,5 chili di sottopancia lardosa ho ricavato 1,450 ml di strutto e sarebbe stato anche di più se solo avessi continuato a scioglierlo e a strizzare i ciccioli.

Insomma per farla breve

1. corteggiare il macellaio di fiducia
2. una volta avuto il pezzo giusto o tagliarlo in pezzi piccolissimi (una follia se è tanto) oppure chiedere un passaggio al tritacarne
3. metterlo a bagno in acqua per 24 ore
4 scolare e mettere in una pentola capace
5. il fornello è quello per il caffè al minimo
6. rimestare di tanto in tanto, il grasso fonderà senza bruciare
7. man mano che fonde raccoglierlo con un mestolo e metterlo nei vasi sarà trasparente giallognolo e oleoso
8. il grasso man mano che raffredda diventa sempre più opaco fino a virare al bianco.
Io ho provato anche a sciogliere il cubetto di ghiaccio per avere uno strutto bianco candido, comparando il senza e il con non c'è alcuna differenza ma magari sono io che non ho capito bene come fare.
8. i ciccioli andrebbero strizzati con uno schiacciapatate e conservali nel loro grasso salandoli.
io non l'ho fatto perchè non ne potevo più dopo 6 ore e il tubo di scarico del lavello della cucina che ha deciso di suicidarsi proprio in quell'istante.
Sarò giustificata.


IMG_2922



IN CONCLUSIONE
Per sciogliere il maiale ci vuole tempo e si finisce per averne abbastanza e non poterne più.
Comunque il maiale sciolto si può processare con risultati brillanti.
Un paio di esempi tratti dal questo blog?

I cannoli siciliani secondo l'antica ricetta

Pizza di pasqua al formaggio

La pasta da rosticceria per pizzette, calzoni, iris, treccine con lo zucchero, cartocciate
Quest'ultima è presa dal forum di coquinaria la trovate come pasta da rosticceria di Ro.

giovedì 3 marzo 2011

alcol e grasso (caccavelliadi's post)

le ciambelle e l'olivo



Che poi come titolo, visto che domani è giovedì grasso, calza pure parecchio.
Io adoro i trucchetti, i tips and tricks.
Li adoro nel mio lavoro serio, li adoro in cucina.
Li considero una specie di scorciatoia, minimo sforzo massimo risultato.

Da anni friggo a carnevale, prima per noi ora per uno stuolo di principesse invariabilmente rosa o celesti, Winx, fatine e anche qualche Spiderman qua e là.

E da anni uso sempre la stessa ricetta, quella dei bomboloni di Rossanina senza uovo per carità.
Ora, qui ci vorrebbe Bressanini a spiegare il perchè, si dice sempre che il segreto per un fritto dolce perfetto sia il grasso nell'impasto (olio o burro) e che la formazione delle bolle che lo rendono leggero sia dovuta alla presenza dell'alcool.

E infatti che si chiamino frappe, galani, cenci o chiacchere il grasso c'è sempre e anche l'alcool.

A me questa volta (ed era la prima, giuro) è scappato un bicchierino abbondante di passito di pantelleria anche nell'impasto per i bomboloni che poi son diventate ciambelle.
Bingo.

Ritroverete una cosa simile anche su Sale e Pepe di questo mese, impasto con il vin santo e le uova.

Che sia un segno?
Che ci debba riprovare aggiungendo le uova?

Se avete la pazienza di andare fino in fondo al post troverete anche la torta del compleanno di Sara che di diritto dovrebbe partecipare alle caccavelliadi non fosse altro per lo stampino a forma di farfalla con il timbrino per le ali.
Si ringrazia la fonte di ispirazione: Alex di foto e fornelli.
Io non ho usato la buttercream perchè francamente l'idea di mangiare burro a cucchiaiate mi fa schifo.
Ho utilizzato panna stabilizzata con del latte condensato e si vede.
Sara e le sue amiche che non vanno molto per il sottile non hanno fatto caso ai buchi decorativi e se so magnate tutte le farfalle, tutta la torta e anche la panna.
Ovviamente la foto è agghiacciante ma ringraziatemi per avervi risparmiato il fiore effetto fuochi di artificio con girandola di candeline rotanti al suon di musica ovviamente di Hello Kitty.

Amen. :D


torta sara




torta sara






250 g. di farina 0
250 g. di farina di forza o Manitoba, o americana (se non riuscite a trovarla usate una farina da pane o una 0)
250 ml. di acqua tiepida
un quarto scarso di panetto di lievito di birra (circa 5 grammi)
90 g. di zucchero per l’impasto + zucchero per la copertura
75 g. di burro morbido
un pizzico di sale
un bicchierino di alcool (vino bianco, passito, vin santo, grappa...)


Anche sull'impasto lievitato io ho dei trucchi.
Non si aggiungono grassi e sale al lievito, prima il lievito va sciolto nel liquido e in un paio di pugni di farina e fatto fermentare per una mezz'ora fino a quando avrà formato una schiuma consistente, tipo birra, poi si impasta con la farina e poi si aggiungono il sale e il grasso (burro, olio, strutto...quello che prevedete di usare).
Insomma impastati gli ingredienti con questi accorgimenti fate una palla di impasto e mettetela a lievitare fino a che non avrà raddoppiato il suo volume.
E qui fermi tutti.
Rossanina scrive 5 gr di lievito il che vuol dire lievitazione lenta. Almeno 5 ore e comunque ci mette una vita a lievitare.
Dipende dal vostro tempo, dal vostro grado di dimestichezza con il lievito e i lievitati, dai vostri impegni mondani e non.
Io sono per la lievitazione lenta che tanto non vi corre dietro nessuno ma se i vostri tempi sono stretti vi potete spingere anche a 15-20 grammi basta poi non dirlo ai talebani del lievito e state a posto lo stesso.

Insomma pigliate quest'impasto lievitato e cospargetene la superficie di farina.
Scaravoltatelo sulla spianatoia infarinata e abbassatelo ad un'altezza di circa 1 cm.
Io ho usato poi un bicchiere e un levatorsoli per il buco centrale.
Insomma ritagliate l'impasto e fate riposare ancora fino a che non sarà ulteriormente rilievitato aumentando in altezza.
Tuffate in olio caldo ma non caldissimo.

I ritagli vanno reimpastati, fatti rilievitare ancora una ventina di minuti e ristesi e coppati e ritagliati e reimpastati e ristesi e ricoppati.
Fino ad esaurimento vostro e loro.

Siete riusciti stoicamente a resistere e ad arrivare fino in fondo?
Bene, allora sappiate che il tagliere di legno di olivo e la coppa di legno di olivo ma anche il mortaio di legno di olivo non fotografato sono il gentile omaggio di Don Vito Marino e Signora per il 39° compleanno della loro scombinata figlia .


solo l'olivo

martedì 15 febbraio 2011

la degna fesseria

frittata di riso

Ci sono cose che prepariamo tutti i giorni talmente facili, banali, da ridere, che ci sembra non possano essere degne delle pagine di un blog.

Magari ci salvano la cena improvvisata.

Basta un avanzo di risotto come in questo caso, ma questo non le rende meritevoli delle luci della ribalta, non ai nostri occhi almeno.

Cibi buoni, buonissimi ma troppo facili.


Che ci vuole a fare un pò di pane cunzato o a bagnare una frisella? Che ci vuole a fare una frittata o due uova sode?

Non ci vuole niente è vero, ma che buone sono?

Ecco questo è il caso dell'avanzo di risotto alla zucca mescolato ad un paio di uova sbattute (no formaggio, c'è già nel risotto) e livellato in una padella appena oliata antiaderente causa mia avversione per la padella ceramica che Dio perdoni chi l'ha inventata.
Ci si mette su quella fetta di prosciutto cotto avanzata dal panino della ricreazione delle figlie, un paio di fette di un formaggio fondente (caciotta di Siena in questo caso) si ricopre con altro risotto e si fa fare una bella crosticina.

Se fossi lombarda sarebbe riso al salto (forse), se fossi.

Insomma una fesseria degna di avere un suo posticino tra quelle cose che, alla fine, fesserie non sono mai, almeno non del tutto.

Ah ne approfitto per dirvi che non ci son sottilette perchè in questa casa non piacciono a nessuno e poi non so che ne pensiate ma fondono, si squagliano e non filano nemmeno se le preghi in turco.
Insomma non è un ostracismo legato al loro essere catalogabili come schifezze.
Non in questa casa almeno, dove le schifezze non hanno di certo un posto d'onore ma comunque ci sono.

domenica 23 gennaio 2011

trucchetti per siure

pomodori




Si per te, signora che vai dal verduraio con il filo di perle e mi rovini la piazza con i pomodori.
Ti servono per la dieta? Per fare il sugo al pupo? Tu, che chiedi i pomodori a gennaio e dal macellaio la vitella quella rosa tenere tenere per il tuo bambino o il petto di pollo.
A parte che non basterebbe una vita per farti capire quanto danno stai facendo che transeat la scelta per la tua famiglia ma davvero a me rovini la piazza.
Vabbè ti do sto consiglio e che non se ne parli più.

A luglio (non me ne frega niente che stai sdraiata sulla spiaggia più figa della Sardegna) comunque LUGLIO compra i pomodori maturi li prendi così per come sono e li metti nei sacchetti della congelazione, no dai non ti si rovinerà lo smalto per così poco...e li schiaffi nel freezer.

A GENNAIO prendi i pomodori ancora congelati, li passi sotto l'acqua del rubinetto calda e quelli PLOP lasceranno cadere la buccia, li butti nella padella con l'olio e l'aglio e ci fai il sugo.

Come dici? Crudi? Basilico?
Allora è un vizio, arrangiati.

martedì 28 dicembre 2010

Di concetto e senza foto

Mi piacciono le tecniche, i trucchetti, i consigli, le dritte.
E di solito girellando per la rete e soprattutto per i blog trovo sempre quello giusto per tutto.
Essendo stata incaricata di occuparmi degli antipasti natalizi ho cominciato come sempre accade in last minute e gira di qua e gira di là mi sono imbattuta nelle terrine.

E' una vita che mi voglio cimentare, complice anche l'ultimo sconsiderato acquisto targato Emile Henry viola fescion.

Leggendo a destra e a manca trovo che alla fine sulla terrina di carne i concetti fondamentali da non toccare siano soltanto 4, non di più.

1. L'impasto fatto con carne tagliata in piccoli pezzi in modo da essere consistente mista a carne tritata che possa fare da legante senza che la terrina assomigli ad un enorme polpettone

2. la marinatura della carne a tocchetti lunga e alcolica

3. L'uso di un grasso, quello che più vi piace e che aiuti a tenere il tutto morbido semplicemente foderando il recipiente

4. la cottura lenta in forno a bagno maria

ci sarebbe anche un quinto punto sempre nel caso della carne e sarebbe un buon macellaio disossatore io ho optato per il fai da te.

E via.
Aromi, spezie, frutta, tipo di alcool.
Fate voi, assolutamente fate voi.

Nel mio caso la combinata è stata faraona e salsiccia tritata al coltello, cognac, succo di arancia, scorza di arancia, pistacchi, cannella, erbe di provenza e marroni lessi.

Ho impastato tutte le carni con gli odori e le ho messe a marinare per una notte insieme ad un bicchiere di cognac, il succo di due arance.
I marroni non li ho aggiunti all'impasto ma lasciati da parte per il montaggio.

Ho poi foderato la terrina con guanciale a fettine sottili e steso il primo strato di impasto (che nel frattempo s'era bevuto sia il liquore che l'arancia) poi ho steso uno strato di marroni lessi e il secondo strato di carne.
a chiudere fettine di guanciale.
Ho incoperchiato e messo in forno a bagno maria per 1 ora e 1/2.

Da delirio di onnipotenza.

sabato 4 settembre 2010

le mani d'oro delle sorelle

meravigliose mani
My creation

Ecco le sorelle in azione.
In omaggio al genero che per gli gnoccoli con l'aglio farebbe follie.
In effetti questa pasta è meno conosciuta, rispetto alla busiata.
Non in casa mia, però dove la busiata è stata praticamente banditaper disposizione paterna.
Niente di particolare, basta la farina di grano duro, acqua e fare una pasta morbida, non appiccicosa, elastica.
Tutto qui.
Gli spaghettoni che si ottengono si cavano con le dita.
La morte dello gnoccolo è il pesto alla trapanese o pasta con l'aglio.
Aglio rosso di Nubia, of course che per noi aglio vuol dire Nubia ma forse nessun trapanese ne conosceva le proprietà prima che qualcuno lo valorizzasse eleggendolo a presidio slow food.
Per noi era ed è solo aglio.
Adoro queste mani, bellissime con tante storie da raccontare.