Domenica
mi sono finalmente decisa ad affrontare un tema su cui rimurgino da
tempo: la panificazione!
Nel
corso di questo anno di blog ho ammirato molte ricette viste in giro
e me ne sono segnata qualcuna di piuttosto semplice, alla portata
anche di una neofita come me.
Io
ho seguito quasi alla lettera, anzi al grammo!, gli ingredienti e
anche la lavorazione che qui è ben spiegata e documentata
fotograficamente.
Nel
mio post mi limito solo ad aggiungere un paio di annotazioni (col
colore grigio) su come ho proceduto o su cose lette in giro e che
trovo utili.
Pronti?
Si comincia!
Ingredienti Tempo: prendetevi
mezza giornata libera!
350
g di farina 00
150 g di farina manitoba
200 g di acqua minerale Difficoltà: ci vuole un po' di pazienza.
100 g di latte
intero
7 g di lievito di birra secco (1 bustina)
10 g si sale
10 g di zucchero
30 g di olio evo
Versate
in una tazza il latte tiepido (io ho usato
quello che avevo in casa, ovvero parzialmente scremato) e
l’acqua a temperatura ambiente (utilizzare una parte di latte e due
parti di acqua vi permetterà di ottenere un pane ancora più morbido
che nel caso in cui usiate solo acqua) e scioglietevi dentro il
lievito disidratato e lo zucchero, quindi lasciate riposare 5-6
minuti. I liquidi non devono essere nè troppo
freddi nè troppo caldi poichè in entrambi i casi potreste uccidere
il lievito. Se per caso avete un termometro per alimenti, si parla di
una temperatura ottimale di 27°C.
In
una capiente ciotola versate le farine, miscelate le polveri e
praticate il caratteristico cratere (un buco al centro della fontana
di farine). Versate al centro del cratere i liquidi della tazza,
contenenti lievito e zucchero, e l’olio extra vergine d’oliva.
Iniziate ad amalgamare l’impasto, aiutandovi con i rebbi di una
forchetta finchè i liquidi saranno ben assorbiti. Per
ultimo aggiungete il sale e amalgamatelo all'impasto. Da molte parti
ho trovato che il sale è bene aggiungerlo alla fine altrimenti
potrebbe causare qualche problema al lievito.
Trasferite
l'impasto sulla spianatoia infarinata e lavorate a lungo, snervate la
pasta e lavorate con i polsi – sbattetela sul piano di lavoro e
riprendete ad impastare - per 15-20 minuti.
Lasciate
l'impasto, che dovrà presentarsi liscio e morbido, a forma di palla
– sulla quale praticherete un taglio a croce - coperto con un
canovaccio a riposo per circa 1 ora. Anche il
luogo in cui viene lasciato a riposare l'impasto ovviamente ne
condiziona la lievitazione. L'ambiente ideale è un luogo senza
correnti d'aria e con una temperatura di 30°C. Per questo alcuni
consigliano di riporre l'impasto nel forno preriscaldato a 50°C. Io
ho fatto così per la seconda lievitazione.
Trascorso
il tempo della prima lievitazione (il volume
del panetto dovrebbe essere raddoppiato), appiattite il
panetto e procedete al folding o piegatura.
Se
volete potete ripetere il folding, con relativi tempi di
lievitazione, anche due o tre volte. Io,
essendo la mia prima volta, avevo troppa fretta di vedere il
risultato finale e così ho seguito le indicazioni del post di PdM
secondo cui anche con una sola volta viene bene.
Lasciate
dunque lievitare l’impasto, così piegato, coperto dal canovaccio e
lontano da possibili spifferi d’aria, ancora per 1 ora. Trascorso
questo secondo tempo di lievitazione, date all'impasto la forma del
pane desiderato e accendete il forno regolandolo a 180°C. Io
ho diviso l'impasto in due panetti in modo da provare due diverse
soluzioni per la copertura: semi di sesamo e di papavero.
Quando
il forno sarà ben caldo, infornate il pane (se preferite prima
potete completarlo con semi di sesamo: con un pennello, bagnate la
superficie del pane con dell’acqua minerale e cospargete con il
sesamo) e cuocete il pane, in forno ben caldo, per circa 30 minuti
circa. Pur avendo creato panini più piccoli ho
preferito mantere il tempo di cottura come quello indicato e, dopo
aver spento, l'ho lasciato in forno per altri 10.
Attendete
che si raffreddi prima di tagliarlo o mangiarlo. Se volete
conservarlo, basterà avvolgerlo in un canovaccio pulito, si manterrà
morbido per i due giorni seguenti la cottura.
Considerazioni
finali
E'
stato davvero emozionante vedere il pane crescere durante le fasi di
lievitazione (da proprio l'idea di una cosa viva!) e poi in forno
mentre si cuoceva. Il profumo che sprigiona in giro per la casa poi
fa pensare a storie antiche, ad un tempo che non c'è più.
Devo
dire che il gusto di questo pane mi è piaciuto abbastanza, un po'
insipido da mangiare da solo, magari ci andava un po' più di sale,
ma quando ci ho inserito una bella fetta del salame “di casa”
procuratomi da mio zio ci stava benissimo! Quindi da accompagnare
agli affettati è perfetto.
Come
primo esperimento mi reputo comunque soddisfatta, ma so che siamo
solo all'inizio di un lungo percorso. Ora voglio provare anche altri
metodi e ingredienti, per capire le differenze, fino ad arrivare a
LUI, il famigerato “lievito madre”!
Quindi
a presto con le successive sperimentazioni!