Alle dieci e trenta di un martedì, il Funzionario cerca un po' di conforto sul balcone piccolo del suo ufficio: meglio una sigaretta all'aria aperta che un simulacro di caffè all'aria condizionata dalle chiacchiere altrui.
Con gli occhi chiusi, al sole benevolo di aprile, il funzionario interroga un inaspettato senso di benessere. Apre gli occhi.
"Cosa ci fai, rondinella, in un palazzo così ?"
"Ci faccio la casa, signore; e lei cosa ci fa sul balcone, che non ce l'ho mai visto?"
"Mi rilasso, ci provo.
Pensavo che le rondini scegliessero delle case diverse, più accoglienti."
"Qui non è affatto male, signore. È piuttosto pulito, ci batte sempre il sole, e di solito non c'è nessuno. Con rispetto parlando."
"Grazie."
"Poi c'è una vista interessante, balconi , finestre, persone nelle case, bambini nel cortile, cani, panni stesi..."
Il funzionario esamina l'affermazione al cospetto della realtà aspirando con calma la sua sigaretta.
"A me non sembra granché . Io non guardo mai dal balcone; ho sempre molto da fare. La sera tardi, quando arrivo a casa è buio. D'inverno è buio. D'estate no."
La rondine non si interrompe: va e viene e porta in bocca un rametto, un brandello di stoffa, delle foglie secche. Si ferma appena per ascoltare (sempre guardandosi intorno) e poi, ripassando, replica.
"Eppure lei dovrebbe essere uno che vede, uno che sa vedere, intendo. Non è il suo mestiere decidere cosa far vedere agli altri? Dovrà ben vedere lei, prima."
"Già , è proprio il mio mestiere. Adesso usa la radio. È più chic."
"Ironico?"
"No, solo che è così, è la moda; e scoprono quanto siamo stupidi noi e quanto sono intelligenti loro."
"E hanno ragione?"
"Certo che ne hanno, ma è sempre stato così. Solo che adesso il pubblico lo sa.
Come se non bastasse hanno ricominciato a fare le cose piacevoli che si facevano una volta: racconti, commedie, letture. Tanto di cappello. Comunque li stanno infarcendo di pubblicità anche lì. Però gli è piaciuta la fama della televisione, in tutti questi anni, a tutte le belle menti..."
"Io non so. La radio mi sembra semplicemente più discreta, dico a parte quella che urla parole o musiche. Anche un programma non troppo riuscito, se condotto con garbo, è gradevole; invece alla televisione sembra tutto stupido, perché è eccessivo, tutto deve diventare un evento.
E però anche le cose importanti si perdono, in mezzo alle altre.
Ho visto un servizio in quel notiziario su una mostra delle corone delle regine inglesi, il giorno che vennero qui a Roma, tanta di quella gente che non s'era mai vista... Tutto uguale. Però poi si parla sempre di voi, no? C'è da chiedersi di cosa parlerebbero le persone se non avesse da parlottare e scrivere sulla televisione."
"Grazie della clemenza; qualche volta la penso anch'io così. Ma, scusa, tu cosa ne sai?"
"Io guardo, signore, giro per le case e non posso fare a meno di tirare un'occhiata, sentire le voci e farmi una idea."
"E allora che idea ti sei fatta? "
"Prima di tutto mi ha colpito che c'è sempre il pubblico. Dico , allora che ve ne fate del pubblico, a casa? È un modo per dirgli che non serve a niente."
"Bè, ma si fa così, per scaldare l'ambiente, per simulare una situazione di dialogo, come a teatro..."
"Guarda che anche quello è cambiato; l'anno scorso avevo fatto il nido in un teatro. C'era un gruppo che accettava solo quindici spettatori, e un'altra compagnia che recitava per uno spettatore solo per volta. Avete paura voi? Paura di stare faccia a faccia con la telecamera, di essere guardati dalle persone vere?"
"Non credo, non mi sembra. Forse sì."
"Il pubblico della televisione è una copia del pubblico che voi desiderate, numeri (magari molti numeri) che facciano sì e no con la testa. Una specie di vostra creatura, che assecondi le emozioni che credete di suscitare. In un certo senso fate tutto da soli."
"Però quei programmi lì, col pubblico, piacciono sempre, la gente ha bisogno di rispecchiarsi."
"Questo è vero; di specchi nelle case, quanti ne ho visti!
Di programmi che funzionassero davvero come specchi, mai."
"Sempre così, nessuno guarda più la televisione, ma tutti la criticano. È un paradosso, qualcuno bara."
"Secondo me tutti ci provano ad accendere il televisore, ma poi lo spengono, perché non c'è niente da vedere, neanche i film."
"No, qui ti sbagli, dalla seconda serata in su la fiction è di qualità. Io guardo solo quella televisione lì, dalle undici... al mattino: mi consola, ne traggo beneficio."
"Se posso permettermi, la sua mi sembra una consolazione malinconica; nostalgia dei varietà di una volta, dei film di una volta, della qualità semplice dei bei tempi andati. Non ho niente contro i vampiri, ma dopo un po' non le manca l'aria e la luce dei giorni nostri?"
"Sai cos'è rondinella? Che persino le cose stupide di una volta erano molto meglio delle cose stupide di adesso. Dev'essere la distanza storica."
"E io invece, signore, devo confessarle che nutro una certa tenerezza per questi varietà ruspanti della prima serata, mi ricordano il circo: tutti troppo truccati, troppo entusiasti. Tra qualche anno li guarderete in modo diverso, i conduttori, le conduttrici, le ballerine, vi sembreranno più ingenui, più mascherati. Comunque siete stati furbi a mettere la fiction migliore in seconda serata. Così il mercato pubblicitario si è interessato di più alle fasce serali e notturne."
"Mi sembri un po' troppo informata, questo non ti fa onore...potresti pensare ad altro, volare alto e invece sei invischiata in meschine ed umane questioni. Che te ne importa?"
"Ho pur scelto di vivere qui e non nella palazzina di fianco, agli uffici della radio, che pure erano abitati da persone molto perbene, colte, e amanti degli animali...troppo amanti degli animali."
"Come sarebbe a dire?"
"Ho a cuore l'amicizia degli umani, ma non la loro tendenza a prendersi confidenze non richieste. Devo far nascere i miei bambini, allevarli qui e non potrei sopportare le improvvisate di impiegati, redattori, amici dei redattori, ospiti...Lei invece, saranno più di dieci giorni che tengo d'occhio questo balcone, e lei è uscito solo oggi, e per una conversazione di tutto interesse, non per sorridermi o disturbarmi e basta."
"Onorato. E quanto vi fermate ?"
"Non lo so, dipende dalla stagione e anche da quel che c'è da vedere, qui."
"In che senso?"
"Vede, noi non ci spostiamo solo per problemi di temperatura, ma anche per il piacere di volare."
"Posso capirlo. Noi sono secoli che ci proviamo, ma ci serve sempre qualcosa, un'attrezzatura, una macchina, e dobbiamo stare attenti e vigili. La leggerezza è un dono della natura."
"Volare è bello perché si vede; si immagina lei cosa sarebbe volare senza vedere? Volare vuol dire vedere colori, forme linee che si muovono, e portare la mente a quelle forme e giocarci , cambiando prospettive. Vedere è, come dite? "sublime": un nutrimento dell'anima e del pensiero. Voi ci state rinunciando alla vostra bella macchina visionaria.. La prima volta che ci buttai un'occhiata mi aveva colpito, dietro una finestra, questa luce incredibile che sgorgava da una scatola. Davvero stupefacente, persino quando si vedevano solo delle righe, che io trovavo piuttosto belle; ma nessuno le guardava, solo il cane e un bambino piccolo. Gli altri sembravano arrabbiati, dicevano che c'era un disturbo. Quello dovreste far vedere: colori, suoni, forme che si muovono. C'è bisogno di questo."
"Video arte, si chiama, forse."
"Non lo sapevo."
"Fate parlare gli altri, in attesa che i tempi migliorino e che abbiate qualcosa da dire, e ospitate un po' di visioni"
"Prove tecniche di trasmissione?"
"Come?"
"Niente, un ricordo. Ma chi le guarderebbe delle cose così?"
"Non lo so. Lei, io. "
"E la pubblicità?"
"Non si preoccupi, è gente brillante, piena di iniziative. Sa quanto valgono le visioni, anzi in quello oggi sono i migliori. Si inventeranno qualcosa; non può mica occuparsi di tutto, lei."
"Dici?"
"Dico."
Il funzionario e la rondine sentono il cielo cambiare. Una melodia maestosa e imponente si fa spazio con grazia grave nell'aria. Cos'è questa musica? La luce prende una tonalità accesa, grigia, ma abbagliante, che disegna le curve candide e morbide delle nuvole. Una struttura lucente ed elicoidale appare e lentamente si innalza: ambiziosa, lenta, interminabile .
Il funzionario conosce questa visione, l'ha già incontrata, ma non saprebbe dire quando né dove era stato sorpreso da lei, così, come adesso. Era qualcosa che aveva a che fare con l'Inizio o la Fine di qualcosa.
Quando la musica sfuma e i colori riprendono una tonalità familiare e terrena, il funzionario cerca la rondine, compagna di una simile luminosa visione. La trova addormentata, nel nido appena sistemato; non può disturbarla. Piacevolmente turbato, torna al tavolo del suo lavoro. Il cielo turchese e uniforme dello schermo del computer gli appare quale esso è: niente più che uno sfondo, immobile, finto. Clicca qui, apri questa finestra, chiudi quell'altra, apprezzabili competenze di un calcolatore che misura le tendenze attuali dell'immaginazione. Finalmente nessuna soggezione.
(01 aprile 2002)
Golem l'Indispensabile