Rossana Di Fazio
(Vita di redazione)
Se non mi sbaglio, era una giornata di fine inverno. 1996.
Stavamo preparando il secondo numero di Golem. Siccome la parola «multimediale» sapeva ancora di nuovo e prometteva bene, pensai di telefonare ad Alda Merini, perché avevo in mente di registrare delle voci care, vicine, importanti.
La sua voce - cercavo di spiegarle al telefono: avremmo potuto farla sentire a tutti i suoi lettori, a chi la amava, a chi non l'aveva ancora mai sentita. Allora non erano troppo frequenti le sue uscite pubbliche.
La mia era una telefonata per sentire il suo parere, ed eventualmente organizzare un appuntamento.
Lei ascoltò e poi mi raccontò molte cose successe quel giorno, e poi che era morto, due giorni prima, un amico molto caro.
Mi disse sì, mi piace, va bene.
Solo un attimo di silenzio, poi partì. Andò a prendere un'altra voce: più alta, più lontana, più simile a un lamento.
Poetava, e io stavo alla cornetta. E non avevo niente, non un registratore – ricordo che mi venne, dalla disperazione, di trascrivere quel che diceva, ma era assurdo! ma io come potevo immaginare che lei componesse così, al telefono?!
Realizzato in un attimo che non potevo farci niente, stetti al mio posto. Mi sentivo come una piccola coppa, con tutta quella roba che arrivava, tanta, da così lontano, e che non potevo raccogliere per altri... Tutto quel ben di Dio per me sola. Le persone che lavoravano nella stanza accanto a me intuivano il mio stato; ero immobile, turbata, non potevo parlare, non potevo fermarla, non potevo fare niente. Mi sembrava di stare con Omero al telefono.
Non avevo mai capito bene, fino a quel momento, la poesia senza scrittura, la poesia come voce; in altre situazioni, pubbliche, la voce recitante dei poeti mi era sembrata uno spettacolo, qualcosa di imbarazzante (per me) che niente aveva a che fare né con l' origine né con la necessità della poesia.
Altri scriveranno e bene della sua poesia, della sua bocca tinta di rossetto, della sua audacia. La sua poesia, come la sua persona, potevano davvero abitare in tutti i registri della vita in perfetto agio, e la confluenza di vita e opera, che forse oggi non si usa più far notare, in lei si realizzava senza esitazione né posa.
A me oggi, sembra di poter dire che lei è stata davvero una persona: maschera e imbuto dell'universo e della vita molteplice.
Siccome anche le tecnologie lasciano molto il poco tempo che trovano, un secondo contributo che lei mi mandò - questa volta mi ero organizzata - giace in un archivio che ancora non abbiamo sistemato per i nostri lettori, «incompatibile con i moderni sistemi operativi»... Ne riderebbe lei, e ne sorrido anch'io.
(02 novembre 2009)
In questi giorni si è parlato molto di Alda Merini, come sempre succede quando se ne va una persona conosciuta ed apprezzata in tutto il mondo. Fra i tanti che hanno voluto ricordarla mi ha colpito, su Golem l'Indispensabile, la testimonianza di Rossana Di Fazio (Rossella Vita) che mi ha permesso di conoscere da vicino, quasi di accarezzare, il viso umanissimo, arguto, sorridente, di un grande poeta.
Habanera
Visualizzazione post con etichetta Alda Merini. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Alda Merini. Mostra tutti i post
giovedì 5 novembre 2009
Ricordo di Alda Merini
Pubblicato da Habanera alle 16:50 7 commenti
Etichette: Alda Merini, Habanera, Poesia, Rossana Di Fazio
Iscriviti a:
Post (Atom)